Zucco di Manavello – Rosalba (20,2 km – 1685 m D+)
Abbadia Lariana – Rongio lungo il Sentiero del Viandante. Zucco di Manavello (1120 m) – Zucco di Pertusio (1674 m) – rifugio Rosalba (1730 m). Discesa dal sentiero delle Foppe, Piani Resinelli e carrozzabile fino ad Abbadia Lariana.
Periodo: Maggio 2020
Partenza: Abbadia Lariana
Distanza: 20,2 km
Dislivello: 1685 m
Acqua: fontanella a Rongio, poi più niente fino ai Piani Resinelli
GPX (clic dx, salva link con nome)
Milanesi, vi do una bella notizia: per arrivare alle Grigne, che dalle statistiche risultano essere le nostre montagne preferite, non è necessario salire in massa dai soliti due o tre sentieri dalla Valsassina. Ci sono altre vie di accesso, molto meno frequentate, sul versante sud, quello del lago, per intenderci. Da Rongio, in particolare, si diparte un’infinità di sentieri che attraversano in lungo e in largo queste incredibili montagne, sempre con una vista spettacolare sul lago. Certo si tratta di percorsi lunghi e faticosi, adatti solo a chi è sufficientemente allenato e ha dimestichezza con l’ambiente impervio e selvaggio di questi posti.
Il giro che vi propongo oggi, solo per escursionisti/runner esperti (EE), parte da Abbadia Lariana. Si può lasciare l’auto nel comodo parcheggio in fondo a via per Castello: nel weekend, cercate di non arrivare troppo tardi se volete trovare posto facilmente. Il primo tratto, pianeggiante e corribile, passa per il sentiero del Viandante, un percorso molto bello che da Abbadia porta fino a Colico passando per boschi e paesini, a destra le ripide pareti delle Grigne e a sinistra una vista stupenda sul lago.
Seguiamo le targhette arancione del Viandante (aiutandoci con la traccia gpx, perché non sono sempre evidentissime) per circa 4 km fino a Rongio, dove troveremo anche l’unica fontanella utile. Tra tante indicazioni, quella che ci interessa è per il sentiero n. 13, che comincia come strada asfaltata in salita e si trasformerà poi in mulattiera. Al primo bivio, teniamo la sinistra, anche se lo Zucco di Manavello è dato verso destra. Percorriamo la mulattiera fino a incontrare sulla destra le indicazioni per il Baitello di Manavello, che seguiremo da qui in avanti. La salita fino al Baitello è lunga e faticosa, con una pendenza che a tratti sfiora il 50%. In un chilometro e mezzo guadagniamo circa 600 m di dislivello.
Poco prima di arrivare al bivacco, la fatica viene finalmente ripagata da una terrazza con vista spettacolare sulle Grigne e sul lago. Questa vista ci accompagnerà, da qui in avanti, fino al rifugio Rosalba. Superiamo il Baitello e al bivio teniamo la sinistra, continuando lungo il sentiero n. 13 fino al vicino Zucco di Manavello (1112 m). Il sentiero aggira la “cima” vera e propria dello Zucco e prosegue, sempre più scosceso, verso i successivo Zucco di Portorella. Qualche tratto in piano o in discesa permette di tirare il fiato prima dei nuovi strappetti.
Attenzione, il sentiero diventa ora un EE e richiede un po’ di esperienza. La traccia non è sempre evidente, i bolli sono pochi e sbiaditi, ma ogni tanto un ometto di pietre aiuta a orientarsi. Se non siete sicuri e non vedete bolli, tornate indietro e cercate di capire dove passa il sentiero. Per quanto a volte difficile da vedere, il percorso corretto è segnato, mentre le tracce non segnate possono essere di camosci e non portare da nessuna parte. Meglio non avventurarsi a caso tra le roccette, franano!
In pochi tratti delle catene aiutano a salire in sicurezza, ma diversi punti sdrucciolevoli non sono attrezzati e richiedono attenzione. Superiamo lo Zucco di Portorella e passiamo ai piedi dello Zucco di Pertusio: qui siamo intorno ai 1600 m, quota che manterremo per un lungo tratto più o meno pianeggiante.
A questo punto cambiamo versante e si apre davanti a noi la Grignetta in tutta la sua maestosità. Finalmente si vede anche il rifugio Rosalba!
Per arrivare al rifugio percorriamo con attenzione un sentierino strettissimo che taglia il pendio erboso, piuttosto ripido e vertiginoso. Suggerisco di evitare in caso di pioggia, l’erba può diventare pericolosamente scivolosa se bagnata. In prossimità del Rosalba, il sentiero aggira l’ultimo sperone roccioso, passa per un tratto nel bosco e risale poi al rifugio con un ultimo tratto in salita.
L’affollamento che inevitabilmente troveremo sul piazzale davanti al Rosalba contrasta in modo singolare con l’ambiente selvaggio e semideserto che abbiamo attraversato finora.
Si scende lungo la più semplice e popolare via di accesso, il sentiero delle Foppe. Volendo, si può utilizzare il parallelo e più diretto sentiero dei Morti, che tuttavia dal mio punto di vista è più interessante in salita. Seguiamo le indicazioni fino ai Piani Resinelli, a circa 1200 m di altezza. Se abbiamo bisogno di rifornimenti, attraversiamo l’enorme parcheggio e saliamo al Forno della Grigna, affezionato punto di appoggio per tutti gli alpinisti e gli escursionisti della zona.
Per scendere, invece, prendiamo come punto di riferimento la chiesetta, che superiamo lasciandocela sulla destra, poi svoltiamo a destra lungo via privata Bodoni.
Da qui proseguiamo lungo la strada, che diventerà poi via Campelli, sempre in discesa con le guglie della Grignetta che ci fanno da sfondo sulla destra. La strada asfaltata diventerà poi una carrozzabile, i cui tornanti qua e là si possono tagliare con tratti di sentiero. All’altezza dei Campelli, dove troviamo tra l’altro una fontana, vedremo le indicazioni per Abbadia Lariana. In ogni caso, su strada o su sentiero, perdiamo rapidamente i quasi 1000 metri che mancano per arrivare all’altezza del lago. Quasi sempre all’ombra, possiamo corricchiare tranquillamente in discesa fino alla macchina.
Traversata Curò – Coca (15 km – 1600 m D+)
21 Giugno 2020 by marta • Orobie, Senza categoria Tags: coca, corsa in montagna, curò, diga, lago del barbellino, orobie, orobie orientali, rifugio, running, stambecchi, trail, traversata, valbondione • 0 Comments
Valbondione – Rifugio Curò (1915 m) – traversata lungo il sentiero 303 – Rifugio Coca (1892 m) – Valbondione
Periodo: Giugno 2020
Partenza: Valbondione (900 m)
Distanza: 15 km
Dislivello: 1600 m
Acqua: fontana al rifugio Curò
GPX (clic dx, salva link con nome)
Un vero e proprio “classico” delle Orobie, questo percorso si fa di solito al contrario – affrontando subito il temibile vertical da Valbondione al rifugio Coca, poi la traversata lungo il sentiero 303 con arrivo al Curò e, infine, la facile discesa lungo la mulattiera per Valbondione. Io ve lo propongo nel senso opposto, con il vantaggio di anticipare al Curò la fiumana di escursionisti che vi si trova nelle belle giornate e di arrivare al Coca, meno frequentato, in tempo per l’ora di pranzo!
Si parte da Valbondione: l’ideale è lasciare l’auto in via Beltrame subito prima del tornante, nel punto in cui comincia il sentiero 301 per il rifugio Coca, in modo da recuperarla comodamente al ritorno. Non sempre è possibile, vista la popolarità di questo posto. In ogni caso ci si può arrangiare parcheggiando un po’ prima o un po’ dopo, dove si riesce. Consiglio comunque di partire di buon mattino per evitare il bagno di folla.
Ci si incammina lungo la strada in leggera salita fino a incontrare sulla destra il sentiero per il rifugio Curò: è difficile sbagliare, i sentieri da queste parti sono indicati molto bene. Ben presto si arriva alla trafficata mulattiera che sale lentamente verso il rifugio. Possiamo tagliare un po’ di tornanti prendendo il ripido sentierino che si stacca sulla sinistra a circa 4 km dalla partenza. Una volta al Curò, dove si arriva dopo circa 1000 m di dislivello, la vista si apre sul lago del Barbellino e sulle spettacolari vette circostanti.
Da qui si prende il sentiero 303 per il rifugio Coca. Si tratta di un EE, piuttosto tecnico nella parte alta, da affrontare solo con la dovuta esperienza e con condizioni meteo buone. Il periodo giusto è da giugno a ottobre, quando non c’è neve. Conviene comunque verificare con i rifugisti le condizioni della traversata prima di intraprenderla. Si comincia con un tratto in piano lungo il lago e una breve discesa verso la base della diga – dove non è insolito trovare atletici stambecchi in arrampicata libera.
Seguiamo sempre le indicazioni per il Coca, attraversando il fondovalle e il torrente Valmorta, per poi cominciare la faticosa risalita – in un chilometro e mezzo guadagneremo circa 500 m di quota – che ci porterà alla traversata vera e propria, ai piedi del Pizzo di Coca. Da qui la vista, che pure finora non è stata male, diventa davvero fantastica; dobbiamo però prestare attenzione a dove mettiamo i piedi, perché ora comincia il tratto più tecnico del giro. Un ripido canalino in discesa, pieno di sfasciumi, è attrezzato con catene, mentre in altri punti un po’ esposti o franosi non si può fare altro che procedere con cautela. Dal passo del Corno (2220 m) vedremo finalmente il rifugio Coca, parecchio più in basso.
Ancora qualche saliscendi, poi una bella discesa e finalmente arriviamo al ponticello che attraversa il torrente Coca. Il rifugio è poco più sopra e vale davvero la pena di farvi una sosta.
Volendo allungare di poco il giro, si può salire al vicino lago di Coca, sempre debitamente indicato. Altrimenti si riattraversa il ponticello e, senza possibilità d’errore, si prosegue in ripida ma facile discesa lungo il sentiero 301, seguendo le indicazioni per Valbondione. Si attraversa il fiume Serio e si risale alla strada dove si è parcheggiato.