Resegone EE (20,5 km – 1850 m D+)
Erve – Magnodeno (1241 m) – Creste della Giumenta (EE) – Passo del Fo – Piani d’Erna – Passo del Giuff – Colletto di Brumano – Monte Resegone (1875 m) – Passo del Fo – Capanna Monza – Erve via sorgente San Carlo.
Periodo: Marzo 2022
Partenza: Erve
Distanza: 20,5 km
Dislivello: 1850 m
Acqua: varie fontane, trovate chiuse
GPX (clic dx, salva link con nome)
Una fredda domenica dal meteo incerto è l’occasione ideale per una corsetta sul Resegone, troppo frequentato nei weekend di bel tempo. Ha nevicato, ma non sappiamo quanto: io e Tony partiamo quindi ben coperti e con i ramponcini nello zaino.
Uno dei miei percorsi preferiti è quello che da Erve sale al Magnodeno e percorre poi le Creste della Giumenta, un sentiero solo per escursionisti/runner esperti, fino al passo del Fo e a Capanna Ghislandi. Potete trovare qui una versione più breve dello stesso giro. Dal passo del Fo, invece che ridiscendere subito a Erve, io e Tony abbiamo seguito l’anello del Resegone verso i piani d’Erna e il passo del Giuff, per poi salire in vetta al Resegone dal Colletto di Brumano.
Sul versante settentrionale, tra i piani d’Erna e il colletto di Brumano, ci siamo trovati immersi in un clima polare, con il sentiero coperto di ghiaccio e un sottile strato di neve fresca (ramponcini a tratti utili, ma non indispensabili). Su quello meridionale, invece, abbiamo trovato condizioni più miti, con le primule in fiore e qualche raggio di sole. La partenza è appunto da Erve, dove troviamo parcheggio nella piazzetta davanti alla chiesa. Si attraversa il ponticello e si seguono senza possibilità d’errore le indicazioni per il Magnodeno.
Ci sono diversi sentieri: noi seguiamo quello in direzione “falesia”, facile e panoramico, che in breve ci porta in vista della croce di vetta del Magnodeno. Dal momento in cui si intravede la croce a quello in cui si arriva effettivamente in cima passa parecchio tempo, con alcuni tratti ripidi e faticosi. Ma veniamo ripagati da una vista fantastica, che spazia dalla valle dell’Adda fino alla Valsassina.
Dopo la foto di rito, torniamo sui nostri passi e scendiamo brevemente lungo un ripido sentiero. Al primo bivio teniamo la sinistra e al secondo prendiamo il sentiero in leggera discesa verso destra. Perdiamo un po’ di quota attraversando il bosco fino ad arrivare a una fontanella (chiusa, come tutte quelle che troveremo da qui fino alla sorgente San Carlo). In questo punto si dividono il sentiero n. 23, indicato – in modo un po’ eccessivo – come EEA, e il n. 24, escursionistico e più veloce: entrambi portano al passo del Fo e si ricongiungono un chilometro e mezzo più avanti, alla fine delle creste.
Le Creste della Giumenta sono divertenti e panoramiche, a patto di non soffrire di vertigini. Ci si arrampica su e giù per roccette attrezzate con catene, fino a raggiungere Capanna Ghislandi, dove si riprende un sentiero di grado escursionistico.
Ci troviamo qui al passo del Fo e dobbiamo seguire le indicazioni per i Piani d’Erna lungo l’anello del Resegone. Il sentiero è facile, semipianeggiante e bene indicato. Ci troviamo ben presto a un bivio, dove teniamo la sinistra seguendo le indicazioni per la funivia. Questa è la variante EE dell’anello del Resegone, mentre quella escursionistica passa poco più in basso.
Il sentiero in realtà è sempre corribile, tranne per un brevissimo tratto dove una catena aiuta nell’attraversamento di un canale. Ben presto raggiungiamo i Piani d’Erna e proseguiamo in salita verso il passo del Giuff.
Il clima cambia radicalmente mentre ci spostiamo verso nord: la temperatura si abbassa e troviamo il sentiero ricoperto di neve e ghiaccio. Proseguiamo in leggera salita, con lunghi tratti corribili, fino al passo del Giuff (1515 m), poi, da qui alla sorgente delle Forbesette, possiamo tirare il fiato con una bella discesa. A un nuovo bivio, dove troveremo le indicazioni per la vetta del Resegone e il rifugio Azzoni (da non confondere con il rifugio Resegone, che si trova molto più in basso), abbandoniamo l’anello e intraprendiamo l’ultima salita del nostro giro.
Poco meno di 500 m di dislivello ci separano dalla croce di vetta e, nonostante le condizioni non ottimali, troviamo decine di escursionisti che salgono e scendono – si tratta della classica salita al Resegone da Brumano.
Infreddoliti e anche piuttosto affamati, considerando che siamo in giro da quasi quattro ore con solo un paio di gel sullo stomaco, raggiungiamo il rifugio Azzoni e valutiamo di fermarci per una fetta di torta. La ressa però ci dissuade e decidiamo di tirare dritto fino a Erve, non prima di essere saliti alla croce per una foto – che oggi esce più bella del solito, perché qualcuno ha installato tra le rocce la bandiera della pace.
Sempre più congelati, cominciamo la discesa dal sentiero n. 1, la via normale per i Piani d’Erna. Torniamo finalmente sul versante solivo del Resegone e recuperiamo una temperatura corporea accettabile. Dopo un breve tratto ancora per roccette, il sentiero diventa corribile, e qui ci riscaldiamo davvero! Abbandoniamo il sentiero principale per prendere il cosiddetto Sentiero della Staffa – molto poco battuto – che taglia verso sinistra in direzione Capanna Ghislandi / Passo del Fo.
Passando dall’attacco della ferrata del Centenario, arriviamo al passo del Fo e a Capanna Ghislandi.
Da qui seguiamo le indicazioni e il facile sentiero per il rifugio successivo, Capanna Alpinisti Monzesi (o Capanna Monza).
Scendiamo ora lungo il sentiero principale verso Erve. A un bivio, prendiamo la facile discesa che passa per la sorgente San Carlo e lungo il corso del torrente Erve: tra le due varianti, è quella più corribile e veloce, e a noi lo stomaco brontola dalla fame! Percorriamo in fretta i circa 4 km che ci mancano e, arrivati in paese, ci precipitiamo al circolo Arci dove veniamo rifocillati con ottimi panini e birra.
Grignone EE (20 km – 1900 m D+)
16 Giugno 2022 by marta • Valsassina Tags: corsa in montagna, grigna settentrionale, grigne, grignone, pialeral, skyrunning, trail running, traversata alta, traversata bassa, utlac, valsassina, zacup • 0 Comments
Un giro davvero tosto, tanto panoramico quanto impegnativo dal punto di vista fisico e tecnico. Ottimo allenamento per gare come Maga e Kima!
Periodo: Giugno 2022
Partenza: Balisio (LC)
Distanza: 20 km
Dislivello: 1900 m
Acqua: fontane solo fino al Pialeral, portare scorta abbondante.
GPX (clic dx, salva link con nome)
Il mio amico Demetrio, abituato alle dolci pendenze dell’Appennino emiliano, non è mai stato sulle Grigne e bisogna rimediare! Faccio mentalmente un elenco delle cose imperdibili in questo ambiente così selvaggio, eppure tanto popolare tra noi milanesi: la pendenza estrema del muro del pianto sotto il sole di un pomeriggio estivo, la cresta del Grignone fino alla croce di vetta e al rifugio Brioschi, la traversata alta verso il buco di Grigna e la Grignetta, l’arsura e l’acqua che non si trova neanche a pagarla, le discese tecnicissime, i sentieri che non si trovano, i chilometri che ci metti quaranta minuti a percorrere, i camosci che la fanno da padroni quando, all’ora del tramonto, la maggior parte degli umani ha finalmente tolto il disturbo.
La mia idea è partire da Balisio, salire in vetta al Grignone dalla via invernale – più bellina, a mio avviso, rispetto a quella estiva – e scendere poi lungo l’alta via delle Grigne verso la Grignetta. Risalire fino al bivacco Ferrario dal canalino Federazione, scendere dalla Cermenati, intercettare la traversata bassa e seguirla fino al Pialeral, da cui si riscende a Balisio. Ho calcolato in modo molto ottimistico di fare tutto in cinque, massimo sei ore, ma come spesso accade da queste parti i tempi si sono dilatati soprattutto per le difficoltà tecniche della discesa lungo l’alta via, che sarebbe più comodo percorrere – come fanno quasi tutti – in senso opposto.
Arrivati in prossimità del buco di Grigna, dove comincia la salita verso la Grignetta, ci siamo resi conto di avere al massimo un’ora di luce e nemmeno una goccia d’acqua. Ho allora proposto a Deme di accorciare il giro e scendere al Pialeral seguendo il percorso della Utlac, una gara tostissima che si è appena tenuta da queste parti. Purtroppo gli organizzatori sono stati diligentissimi e non abbiamo trovato traccia di balise, per cui ci siamo persi nella vegetazione – nella prima parte il sentiero è davvero poco visibile, senza le indicazioni della gara – e abbiamo finito per metterci lo stesso tempo che avremmo impiegato a salire in Grignetta e scendere dall’altra parte. Puniti per la pigrizia!
Chi vuole ripetere il giro non si preoccupi: nella traccia gpx qui allegata ho eliminato la pur divertente parte di “ravanage”, se la seguite bene non potete sbagliare. Altrimenti consiglio di finire il giro come l’avevo pensato inizialmente: dovrebbero venire circa 200 m di dislivello positivo e 3 km in più. Ad avere tempo (e acqua) ne vale assolutamente la pena!
La partenza è calda, alle quattro del pomeriggio, ma molto semplice. Parcheggiamo al BricOk di Balisio, l’unico posto dove pare sia ancora lecito farlo, torniamo brevemente verso l’Alva seguendo la strada e prendiamo la stradina in leggera salita verso destra subito dopo il bar. Da qui un sentierino ci porta alla strada carrozzabile che sale verso la chiesetta e il Pialeral. Dalla chiesetta, per evitare le frotte di escursionisti in discesa, anziché il solito sentiero prendiamo quello per l’agriturismo Brunino, bene indicato.
Seguiamo questa stradina carrozzabile, con un breve taglio su sentiero, attraversando dei bellissimi alpeggi. E pensare che si sale sempre al Grignone passando dal sentiero “standard” del Pialeral, come se non ci fossero alternative! Qui non incontriamo più nessuno e troviamo anche un paio di fontane, una rarità da queste parti.
Continuando a salire lungo la carrozzabile, si sbuca infine sulla salita per il Brioschi, senza passare dal Pialeral. Altrimenti ci sono dei sentieri che portano al Pialeral e, da qui, si prende la stessa salita.
Superati gli ultimi alberi, si sale faticosamente sotto il sole ancora forte di questo pomeriggio di giugno. Da Balisio al Pialeral sono 500 m di dislivello, ne mancano 1200 per la cima del Grignone… meglio non pensarci! Teniamo la destra per prendere la via invernale, mentre l’estiva sale verso sinistra. Incontriamo gli ultimi escursionisti in discesa, dopodiché sono i camosci a intrattenerci con i loro salti acrobatici su e giù per rocce e prati. Si arriva infine ai Comolli, al bivacco Riva Girani (1860 m).
Da qui comincia il cosiddetto “muro del pianto”, che fa piangere in inverno, quando lo si affronta con i ramponi, ma anche in versione estiva non scherza. La pendenza aumenta drammaticamente: quantomeno il dislivello si fa in fretta e ben presto, accaldati e affaticati, sbuchiamo sulla cresta.
Seguendo il filo di cresta e le corde fisse, non necessarie in assenza di neve, proseguiamo verso il rifugio, con una pendenza ora molto più dolce e una bella vista sul selvaggio versante settentrionale delle Grigne, dove è rimasta un’ultima lingua di neve.
Raggiungiamo la croce di vetta e il rifugio, che con i suoi 2410 m rappresenta il punto più alto del giro.
Comincia ora la parte più tosta del giro, l’alta via delle Grigne, meglio nota come “traversata alta”. Si tenga conto che, rispetto ad altri sentieri attrezzati che tecnicamente potrebbero risultare equivalenti, per esempio il sentiero Roma, l’alta via delle Grigne ha come difficoltà aggiuntiva una segnaletica che lascia molto a desiderare, catene vecchie e in cattivo stato e una roccia che si frantuma solo a guardarla. Solo alla fine del giro abbiamo saputo, purtroppo, dell’incidente capitato proprio oggi a Claudio Ghezzi, in assoluto il più esperto conoscitore delle Grigne, a ulteriore dimostrazione, in caso qualcuno avesse dei dubbi, che queste montagne sono davvero infide e richiedono una dose doppia di attenzione proprio per la qualità della roccia.
Una prima discesa ci porta al bivacco Merlini, da dove si prende il sentiero estivo per il Pialeral. Noi invece proseguiamo dritto e più o meno in piano lungo l’alta via, che appunto non è indicata benissimo ma ogni tanto è pur indicata. Comincia infine la discesa lungo gli Scudi.
Le catene, come già detto, non sono in ottime condizioni e conviene usarle il meno possibile. Procediamo piano e con cautela. Quando finalmente ci sembra di avere toccato terra, la pacchia dura poco, perché ben presto il sentiero cede il posto a una nuova parete, questa volta più franosa e instabile.
Dopo avere perso quella ci pare un’infinità di quota, con un certo sollievo vediamo che il sentiero riprende a salire. Tutto intorno a noi i camosci corrono e saltano sugli sfasciumi, incuranti dei continui crolli. Poco male, il sentiero sale rapidamente e in un attimo siamo di nuovo in cresta. La Grignetta sembra sempre lontanissima, sono ormai le 19,30 passate e la sete ci sta provocando strane visioni. Decidiamo allora di prendere il sentiero in discesa per Balisio, visto che è indicato e che è parte del percorso di gara della Utlac, che si è tenuta giusto ieri.
Si tratta di un sentiero che conosco per averlo già fatto seguendo il percorso balisato della gara. Oggi però le balise non ci sono, gli organizzatori sono stati troppo solerti nel rimuoverle! La prima parte di sentiero, nonostante il recente passaggio della gara, è nascosta dall’erba e ben presto ci rendiamo conto di esserci spostati troppo a sinistra. Perdiamo un po’ di tempo a cercare una via alternativa, poi ci rassegniamo e torniamo indietro. La traccia qui allegata è già stata corretta, potete seguirla con fiducia. Scendendo nel prato, andate verso la pozza d’acqua che si nota dall’alto.
Raggiungiamo una malga e, da qui, il sentiero diventa molto più semplice (e visibile). Una facile discesa nel bosco ci porta a incrociare la traversata bassa, che imbocchiamo in direzione Pialeral. In realtà, scoprirò più tardi guardando la cartina, si sarebbe potuto anche proseguire in discesa lungo lo stesso sentiero, accorciando il percorso senza passare dal Pialeral. Ma in assenza di indicazioni abbiamo preferito non rischiare. La traversata bassa, antipatica per i continui saliscendi, ci porta al Pialeral e alla sospirata fontana, dove facciamo indigestione di acqua. Poi prendiamo il noioso ma veloce sentiero in discesa per Balisio, e per questo ultimo pezzo ci tocca accendere le frontali che previdentemente abbiamo portato con noi. Pensavo di essere alla macchina per le 21, invece sono ormai le 22 passate quando ci arriviamo!