Chi ha detto che per fare un lungo si debbano mettere nel conto almeno due ore di macchina? A 40 minuti da Milano, il gruppo dei monti lariani offre la possibilità di buttare giù chilometri e dislivello senza salire troppo di quota – altezza massima 1200 metri, per cui il giro è adatto anche al periodo invernale o quando il meteo è incerto. Sconsigliato in piena estate, nei punti più bassi il bosco può diventare davvero soffocante.
Parcheggiamo a Eupilio, all’altezza del lago del Segrino. Partiamo da via Roma, aiutandoci con i cartelli marrone per prendere la strada asfaltata che sale verso il Cornizzolo – la pendenza è tale da permetterci di corricchiare, se siamo abbastanza allenati. Abbandoniamo la strada all’altezza dell’Alpe Carella (660 m), seguendo le indicazioni per il Senterun che porta a Canzo.
Il Senterun, che sale e scende nel bosco, ma principalmente scende, consente una corsa divertente e liberatoria fino a incontrare sulla destra, prima di arrivare a Canzo, il sentiero n. 3 per il Cornizzolo. Qui ricominciamo a salire e la pendenza, da modesta, diventa via via più sostenuta fino allo strappo finale con cui guadagniamo la cima del Pesora (1190 m), la prima delle quattro vette che toccheremo lungo questa bellissima cresta erbosa. A inizio maggio la fioritura dei narcisi rende il Pesora particolarmente bello.
Dopo il Pesora ci aspetta un divertente tratto di cresta, con discesa e successiva salita al Cornizzolo (1240 m). Superiamo la cima e scendiamo verso la strada asfaltata e il Rifugio SEC Marisa Consiglieri (1050 m). Se abbiamo bisogno di riempire la borraccia, possiamo farlo al rubinetto che si trova all’esterno del rifugio, sempre che funzioni (meglio non darlo per scontato, a volte è chiuso).
Proseguiamo lungo la strada asfaltata, lasciandoci alle spalle il rifugio e il Cornizzolo. Dopo un tratto semi-pianeggiante, abbandoniamo con un po’ di rammarico il comodo asfalto e prendiamo a destra il sentiero n. 3, che sale quasi parallelo alla strada, verso l’evidente cresta erbosa che ben presto ci conduce alla cima del Monte Rai (1261 m). Da qui dobbiamo continuare lungo la cresta, scendendo leggermente e, dopo un piacevole tratto semipianeggiante, risalendo per guadagnare la quarta e ultima cima del giro, il Corno Birone (1116 m). Questa è la più selvaggia delle vette che abbiamo incontrato finora: nonostante la sua altezza modesta, ricorda un ambiente alpinistico, di alta montagna. È un vero corno roccioso, che si erge a picco dominando il lago e i paesi sottostanti, Civate e Valmadrera. Dalla croce di vetta, decorata con bandierine tibetane, sembra difficile pensare che si possa scendere da una direzione diversa da quella da cui siamo arrivati, tanto impervie sono le pareti rocciose sotto di noi.
Invece ben tre sentieri si dipartono dal Birone: i primi due, in basso a destra guardando la croce dalla cresta appena percorsa, portano a Civate; il terzo invece, non indicato dai cartelli ma comunque in buone condizioni (maggio 2018), anche se molto ripido e in alcuni tratti un po’ esposto, scende a sinistra verso San Tomaso e Valmadrera. È questo il sentiero che coraggiosamente ci accingiamo a percorrere, pur sapendo che perderemo in breve oltre 500 metri di dislivello, che andranno poi tutti riguadagnati. La parte faticosa del giro, infatti, è tutt’altro che finita. Non toccheremo altre vette ma torneremo a 1200 metri di altezza dall’altro lato del triangolo lariano, il lato dei Corni di Canzo.
Chi si sentisse poco sicuro in discesa può optare per un’altra soluzione: tornare al monte Rai e prendere il sentiero n. 3 che scende alla bocchetta di San Miro (1184 m), risale al monte Prasanto (1244 m), dove sorge l’antenna che abbiamo notato dalla cima del Cornizzolo, e scende poi alla Colma (1000 m). In questo punto si incontrano diversi sentieri: prendendo il primo a destra ci si ricongiunge in breve al sentiero n. 4 all’altezza dell’Acqua del Fo.
Il giro completo, invece, scende dal ripido versante nord-est del corno Birone e, raggiunte pendenze più ragionevoli, si congiunge con il sentiero dei Massi Erratici, passa per il Tajasass (punto di arrivo del divertente sentiero attrezzato delle Vasche, che sale da Valmadrera percorrendo il corso del torrente Inferno) e arriva alla piana di San Tomaso.
Incontriamo qui, dopo avere superato una zona picnic, delle indicazioni sulla sinistra: sentiero n. 4 e Corno Ratt. Il Corno Ratt è roba da scalatori, lo superiamo lasciandocelo sulla destra. Seguiamo invece il sentiero n. 4 attraverso un bosco molto piacevole fino a raggiungere l’Acqua del Fo, dove possiamo riempire di nuovo le borracce. Dopo la doverosa pausa riprendiamo a salire seguendo sempre il sentiero n. 4, bene indicato, che ci condurrà fino al Rifugio SEV (1235 m) passando per la bocchetta di Luera e aggirando il Corno Centrale, che rimane alla nostra sinistra, in un paesaggio che in un attimo diventa quasi dolomitico. Nelle belle giornate vedremo certamente qualche scalatore alle prese con una delle tante vie di arrampicata presenti su queste pareti.
Raggiunto e superato il SEV, percorriamo per un breve tratto la strada, che abbandoniamo subito seguendo le indicazioni per Canzo. Abbiamo due possibilità: il sentiero n. 1, che scende con decisione verso il rifugio Terz’alpe, da cui poi si prende la strada “via delle Alpi” fino alla fonte di Gajum e a Canzo; oppure il sentiero n. 5, che si stacca dal primo verso destra, scende più dolcemente nel bosco e si ricongiunge con la strada più in basso, poco sopra Prim’alpe. Nel giro qui descritto ho seguito il n. 1, ma solo perché pioveva e volevo scendere in fretta. Altrimenti il n. 5 è, dal mio punto di vista, molto più bello e decisamente più corribile!
Qualunque delle due alternative si scelga, una volta raggiunta la strada la si percorre in discesa fino alla fonte di Gajum. Qui si svolta a destra e si continua a scendere fino al centro di Canzo, superando la chiesa a sinistra e raggiungendo la fontanella incastonata nel muro alla nostra destra, ultimo rifornimento di acqua prima dei chilometri finali. Qui dobbiamo svoltare a sinistra e imboccare via Caravaggio, dopodiché al secondo incrocio, riconoscibile da una cappelletta e dal cartello che indica “lago di Segrino”, svoltiamo a sinistra e andiamo a prendere il sentiero che, con qualche divertente saliscendi nel bosco, ci conduce appunto al Segrino, sbucando sulla pista ciclabile che percorre il perimetro del lago. Qui svoltiamo a sinistra e in meno di 2 km siamo alla macchina.
Giro lungo dei monti lariani (27,5 km – 2050 D+)
12 Ottobre 2018 by marta • Lario Tags: birone, canzo, corni di canzo, cornizzolo, corsa in montagna, eupilio, lario, monti lariani, pesora, rai, san tomaso, segrino, trail running, triangolo lariano • 0 Comments
Eupilio – Senterun – Pesora – Cornizzolo – Rai – Birone – San Tomaso – Rifugio SEV – Gajum – Canzo – Eupilio
Periodo: Maggio 2018
Partenza: Eupilio (383 m)
Distanza: 27,5 km
Dislivello: circa 2050 m
Acqua: si trova in diversi punti (via Cornizzolo, rifugio SEC, Acqua del Fo, Prim’alpe, Canzo), ma il giro è lungo e se fa caldo è consigliabile portare almeno 1 litro.
Chi ha detto che per fare un lungo si debbano mettere nel conto almeno due ore di macchina? A 40 minuti da Milano, il gruppo dei monti lariani offre la possibilità di buttare giù chilometri e dislivello senza salire troppo di quota – altezza massima 1200 metri, per cui il giro è adatto anche al periodo invernale o quando il meteo è incerto. Sconsigliato in piena estate, nei punti più bassi il bosco può diventare davvero soffocante.
Parcheggiamo a Eupilio, all’altezza del lago del Segrino. Partiamo da via Roma, aiutandoci con i cartelli marrone per prendere la strada asfaltata che sale verso il Cornizzolo – la pendenza è tale da permetterci di corricchiare, se siamo abbastanza allenati. Abbandoniamo la strada all’altezza dell’Alpe Carella (660 m), seguendo le indicazioni per il Senterun che porta a Canzo.
Il Senterun, che sale e scende nel bosco, ma principalmente scende, consente una corsa divertente e liberatoria fino a incontrare sulla destra, prima di arrivare a Canzo, il sentiero n. 3 per il Cornizzolo. Qui ricominciamo a salire e la pendenza, da modesta, diventa via via più sostenuta fino allo strappo finale con cui guadagniamo la cima del Pesora (1190 m), la prima delle quattro vette che toccheremo lungo questa bellissima cresta erbosa. A inizio maggio la fioritura dei narcisi rende il Pesora particolarmente bello.
Dopo il Pesora ci aspetta un divertente tratto di cresta, con discesa e successiva salita al Cornizzolo (1240 m). Superiamo la cima e scendiamo verso la strada asfaltata e il Rifugio SEC Marisa Consiglieri (1050 m). Se abbiamo bisogno di riempire la borraccia, possiamo farlo al rubinetto che si trova all’esterno del rifugio, sempre che funzioni (meglio non darlo per scontato, a volte è chiuso).
Proseguiamo lungo la strada asfaltata, lasciandoci alle spalle il rifugio e il Cornizzolo. Dopo un tratto semi-pianeggiante, abbandoniamo con un po’ di rammarico il comodo asfalto e prendiamo a destra il sentiero n. 3, che sale quasi parallelo alla strada, verso l’evidente cresta erbosa che ben presto ci conduce alla cima del Monte Rai (1261 m). Da qui dobbiamo continuare lungo la cresta, scendendo leggermente e, dopo un piacevole tratto semipianeggiante, risalendo per guadagnare la quarta e ultima cima del giro, il Corno Birone (1116 m). Questa è la più selvaggia delle vette che abbiamo incontrato finora: nonostante la sua altezza modesta, ricorda un ambiente alpinistico, di alta montagna. È un vero corno roccioso, che si erge a picco dominando il lago e i paesi sottostanti, Civate e Valmadrera. Dalla croce di vetta, decorata con bandierine tibetane, sembra difficile pensare che si possa scendere da una direzione diversa da quella da cui siamo arrivati, tanto impervie sono le pareti rocciose sotto di noi.
Invece ben tre sentieri si dipartono dal Birone: i primi due, in basso a destra guardando la croce dalla cresta appena percorsa, portano a Civate; il terzo invece, non indicato dai cartelli ma comunque in buone condizioni (maggio 2018), anche se molto ripido e in alcuni tratti un po’ esposto, scende a sinistra verso San Tomaso e Valmadrera. È questo il sentiero che coraggiosamente ci accingiamo a percorrere, pur sapendo che perderemo in breve oltre 500 metri di dislivello, che andranno poi tutti riguadagnati. La parte faticosa del giro, infatti, è tutt’altro che finita. Non toccheremo altre vette ma torneremo a 1200 metri di altezza dall’altro lato del triangolo lariano, il lato dei Corni di Canzo.
Chi si sentisse poco sicuro in discesa può optare per un’altra soluzione: tornare al monte Rai e prendere il sentiero n. 3 che scende alla bocchetta di San Miro (1184 m), risale al monte Prasanto (1244 m), dove sorge l’antenna che abbiamo notato dalla cima del Cornizzolo, e scende poi alla Colma (1000 m). In questo punto si incontrano diversi sentieri: prendendo il primo a destra ci si ricongiunge in breve al sentiero n. 4 all’altezza dell’Acqua del Fo.
Il giro completo, invece, scende dal ripido versante nord-est del corno Birone e, raggiunte pendenze più ragionevoli, si congiunge con il sentiero dei Massi Erratici, passa per il Tajasass (punto di arrivo del divertente sentiero attrezzato delle Vasche, che sale da Valmadrera percorrendo il corso del torrente Inferno) e arriva alla piana di San Tomaso.
Incontriamo qui, dopo avere superato una zona picnic, delle indicazioni sulla sinistra: sentiero n. 4 e Corno Ratt. Il Corno Ratt è roba da scalatori, lo superiamo lasciandocelo sulla destra. Seguiamo invece il sentiero n. 4 attraverso un bosco molto piacevole fino a raggiungere l’Acqua del Fo, dove possiamo riempire di nuovo le borracce. Dopo la doverosa pausa riprendiamo a salire seguendo sempre il sentiero n. 4, bene indicato, che ci condurrà fino al Rifugio SEV (1235 m) passando per la bocchetta di Luera e aggirando il Corno Centrale, che rimane alla nostra sinistra, in un paesaggio che in un attimo diventa quasi dolomitico. Nelle belle giornate vedremo certamente qualche scalatore alle prese con una delle tante vie di arrampicata presenti su queste pareti.
Raggiunto e superato il SEV, percorriamo per un breve tratto la strada, che abbandoniamo subito seguendo le indicazioni per Canzo. Abbiamo due possibilità: il sentiero n. 1, che scende con decisione verso il rifugio Terz’alpe, da cui poi si prende la strada “via delle Alpi” fino alla fonte di Gajum e a Canzo; oppure il sentiero n. 5, che si stacca dal primo verso destra, scende più dolcemente nel bosco e si ricongiunge con la strada più in basso, poco sopra Prim’alpe. Nel giro qui descritto ho seguito il n. 1, ma solo perché pioveva e volevo scendere in fretta. Altrimenti il n. 5 è, dal mio punto di vista, molto più bello e decisamente più corribile!
Qualunque delle due alternative si scelga, una volta raggiunta la strada la si percorre in discesa fino alla fonte di Gajum. Qui si svolta a destra e si continua a scendere fino al centro di Canzo, superando la chiesa a sinistra e raggiungendo la fontanella incastonata nel muro alla nostra destra, ultimo rifornimento di acqua prima dei chilometri finali. Qui dobbiamo svoltare a sinistra e imboccare via Caravaggio, dopodiché al secondo incrocio, riconoscibile da una cappelletta e dal cartello che indica “lago di Segrino”, svoltiamo a sinistra e andiamo a prendere il sentiero che, con qualche divertente saliscendi nel bosco, ci conduce appunto al Segrino, sbucando sulla pista ciclabile che percorre il perimetro del lago. Qui svoltiamo a sinistra e in meno di 2 km siamo alla macchina.