Monte Grona con ferrata (10,6 km – 1070 m D+)

Breglia – Rifugio Menaggio (1383 m) – Ferrata del Centenario CAO – Monte Grona (1736 m) – Sant’Amate (1623 m) – Breglia

Periodo: Settembre 2020

Partenza: Breglia

Distanza: 10,6 km

Dislivello: 1070 m

Acqua: fontana al rifugio Menaggio

GPX (clic dx, salva link con nome)

Percorso difficile: richiede esperienza e attrezzatura adeguata

Monte Grona con ferrata (10,6 km – 1070 m D+)

Questo percorso non è certo un “trail”, dato che include una ferrata di difficoltà medio-alta, ma è un bel “ring” e voglio condividerlo con voi. Chi decida di ripeterlo deve tenere presente che la ferrata del Centenario CAO richiede un equipaggiamento adeguato – casco, imbrago, kit ferrata con dissipatore e due moschettoni – e che tra le ferrate non è certo una delle più banali: se non avete esperienza, cominciate da qualcosa di più semplice. D’altra parte, il giro si può fare anche evitando la ferrata e salendo in vetta al Grona o dalla direttissima, o dal sentiero panoramico, entrambi bene indicati lungo questo stesso percorso.

Per chi invece si muove bene per roccette e ama l’arrampicata, il Grona è un fantastico parco giochi: messa perfettamente in sicurezza con catena, cavo e qualche staffa nei punti più duri, la ferrata del Centenario alterna tratti fisici e faticosi a placche appoggiate, dove si arrampica piacevolmente con le sole prese naturali della roccia, oltre a qualche tratto in piano che permette di tirare il fiato e godersi questo ambiente spettacolare di guglie rocciose con lo sfondo del lago di Como. A meno che, come noi, si percorra la ferrata immersi nella nebbia: in questo caso ci sono le guglie, ma manca la vista lago! Dato che la parete è esposta a sud e prende il sole per tutta la mattina, si riesce a salire anche in autunno inoltrato; per lo stesso motivo, consiglio di evitarla quando fa molto caldo.

Con Stefano, impareggiabile compagno di scalate e chiacchierate, siamo partiti di buon’ora da Breglia: il comodo parcheggio gratuito dopo la chiesa di San Gregorio era, alle sette e mezza del mattino, completamente deserto; quando abbiamo recuperato l’auto, quattro ore più tardi, il nostro posto è andato letteralmente a ruba tra orde di escursionisti. E, come ci ha detto un signore del posto alzando gli occhi al cielo, “dovreste vedere cosa diventa questo parcheggio quando c’è bel tempo”! Volendo si può proseguire in auto lungo la strada, recentemente asfaltata, previo pagamento di un ticket. Ma il sentiero, che parte da Breglia e sale tagliando i tornanti della strada, è talmente comodo e veloce che davvero non ne vale la pena.

Seguiamo senza possibilità d’errore le indicazioni e i bolli bianco-rossi per il rifugio Menaggio (1383 m): un rifugio davvero grazioso, con vista spaziale e ottimo cibo, ma di facile accesso e, dunque, così affollato che fermarsi qui a pranzo nel weekend è impensabile, soprattutto in questo pazzo 2020. Da Breglia al Menaggio si guadagnano circa 500 m di dislivello con una bella salita nel bosco: al bivio per San’Amate – Bregagno, si svolta a sinistra – il sentiero che prosegue dritto è quello da cui torneremo – e con un facile tratto in piano si arriva al rifugio. Da qui, si prosegue lungo un bel traverso seguendo le indicazioni per la ferrata CAO.

Avvicinandoci all’attacco, possiamo osservare sempre più da vicino la cresta SE, con i cosiddetti “Denti del Grona”, lungo cui si articola la ferrata. Chi non si sentisse o non avesse il materiale per affrontare la ferrata può proseguire per il sentiero panoramico, che porta comunque in vetta risalendo in modo meno impegnativo lo stesso versante della montagna.

L’attacco della ferrata è molto verticale e difficilmente lo si supera senza tirare la catena. Non preoccupatevi: non è tutta così! Proseguendo, infatti, si troverà una parete molto più appoggiata e una bella roccia piena di buchi e lame, dove i cavi si usano solo per assicurarsi.

I Denti del Grona, il cui profilo abbiamo ammirato durante l’avvicinamento, si rivelano tre imponenti torrioni da risalire uno dopo l’altro, sempre con un inizio “tosto” e uno sviluppo più semplice e divertente. 

L’ultimo torrione è il più lungo e faticoso: comincia con un piccolo strapiombo, che si supera con l’aiuto della catena e di qualche staffa per i piedi, per poi proseguire, meno verticale, fino alla croce di vetta. In tutto lo sviluppo della ferrata è di meno di un chilometro, per circa 400 m di dislivello.

Dalla cima del monte Grona (1736 m), se il tempo è bello, la vista è davvero impagabile; anche avvolta nelle nuvole, però, questa montagna ha un suo fascino. Nel nostro caso la vista non c’era, per cui ci siamo presi giusto il tempo di togliere l’imbrago e siamo subito ripartiti. Il sentiero in discesa porta subito a un bivio: a destra si scende direttamente al rifugio Menaggio, mentre noi abbiamo proseguito dritto in direzione Sant’Amate – Bregagno.

Questo sentiero è molto più semplice e panoramico rispetto alla ripida discesa per il Menaggio; se non avessimo avuto sulle spalle l’attrezzatura da ferrata, lo avremmo fatto tutto di corsa. Si percorre l’ampia dorsale, con qualche saliscendi, fino ad arrivare alla chiesetta di Sant’Amate (1623 m).

Da qui si svolta tutto a destra e si prende il sentiero in discesa verso il rifugio Menaggio, da cui comunque non passeremo più: arrivati al bivio che abbiamo già incontrato all’andata, infatti, proseguiremo dritto per Breglia – facendoci largo tra la folla in processione verso il rifugio e ripercorrendo il sentiero dell’andata fino alla macchina.