Dal lago alla montagna (30 km – 1000 m D+)
Metà asfalto e metà trail, sempre a bassa quota. Giro del lago di Olginate, Sentiero Rotary alle pendici del Resegone fino a Camposecco, cave di Maggianico, discesa a Lecco, salita verso Pian Sciresa ai piedi del Barro, Sentiero di Mezzo fino a Galbiate, discesa a Garlate e ritorno via lago.
Periodo: Maggio 2019
Partenza: Olginate
Distanza: 30 km
Dislivello: 1000 m
Acqua: fontane lungo la ciclabile del lago e nel parco del Barro
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In questo maggio dal sapore novembrino, bisogna proprio ingegnarsi per mettere insieme chilometri e dislivello senza passare quattro ore a salire e scendere dalla montagnetta di San Siro. Questo giro, ideato in un weekend di pioggia battente, permette di correre per metà su asfalto o sterrato e per metà su sentieri comodi e non esposti, a bassa quota e sempre nel raggio di pochi chilometri dal più vicino centro abitato.
La partenza è da Olginate, dove ho lasciato l’auto in via dell’Industria, nel punto più vicino possibile alla ciclabile che percorre il perimetro del lago. Ma si può benissimo partire da altri punti lungo il percorso, per esempio da Calolziocorte, Vercurago o anche da Lecco. Ho scelto Olginate per pigrizia, lo ammetto: per avere il grosso della salita nella prima parte del percorso, e gli ultimi chilometri tutti in discesa o quantomeno falsopiano in discesa.
Si percorre la ciclabile in senso antiorario, tenendosi l’Adda sulla sinistra. Quasi subito si incontra un bel ponte in legno, si attraversa il fiume e si prosegue lungo la ciclabile dall’altro lato, ai piedi del Resegone. Risaliamo il corso dell’Adda, che si allarga andando a formare il grazioso lago di Olginate. La ciclabile si interrompe all’altezza del ponte di Calolziocorte, che segna il confine tra lago di Olginate e lago di Garlate. Si attraversa la strada proseguendo verso Vercurago, dove si riprende il lungolago solo per abbandonarlo dopo 500 metri: svoltiamo a destra per la stretta via Venezia, il cui tunnel ci permette di superare la ferrovia.
Attraversiamo la strada statale e continuiamo a salire per la viuzza lastricata che si inerpica tra le case. Prendiamo via Innominato, superiamo la chiesa, svoltiamo a destra e con il lago alle spalle imbocchiamo la mulattiera in ripida salita verso la Rocca dell’Innominato, che vediamo in alto a sinistra sopra di noi.
Alla fine della mulattiera, si svolta a sinistra e si imbocca la strada asfaltata in leggera salita. Subito dopo il primo tornante si ci trova sulla sinistra il Sentiero della Valle – 801, ben segnalato. L’idea era di percorrerlo tutto, ma avendolo trovato chiuso per frana – n.b. sarebbe carino che la segnalazione si trovasse all’inizio della salita, non a metà – ho ripiegato per il più basso Sentiero Rotary, che si incontra poco più sotto scendendo lungo la strada del metanodotto. Si seguono le indicazioni per Camposecco – 929/A e si continua senza possibilità d’errore, in leggera salita, fino appunto a Camposecco.
Da qui prendiamo il sentiero in discesa, indicato in modo piuttosto evidente da grossi bolli gialli. Dobbiamo seguire questi bolli praticamente fino a Lecco. Dopo un tratto di discesa nel bosco, che ho trovato piuttosto fangoso dopo la pioggia degli ultimi giorni, si sbuca su un pratone dove finalmente il paesaggio si apre, per quanto un po’ rovinato da grossi pali dell’elettricità e dalle cave di Maggianico poco più avanti.
Il sentiero ci deposita sulla strada di servizio delle cave, che imbocchiamo verso destra e che seguiamo per circa 800 m. Attraversiamo un ponticello a sinistra e prendiamo la stradina in discesa ancora verso sinistra, superando una casetta solitaria. Dopo poco incontriamo un bel sentiero tra i prati, con le ripide pareti del San Martino e del Medale come sfondo.
Il sentiero torna a diventare strada sterrata, ma la abbandoniamo per tagliare lungo il sentierino pianeggiante che incontriamo a sinistra. Poche centinaia di metri e torniamo a incrociare la mulattiera, che imbocchiamo verso sinistra.
A un nuovo crocevia di sentieri, poco sopra Madonna della Rovinata, svoltiamo tutto a destra continuando lungo la mulattiera in leggera salita. Attraversiamo il torrente Bione e finalmente comincia la discesa verso Lecco. Possiamo continuare a seguire i bolli gialli, che permettono di sostituire in alcuni tratti la mulattiera con un più simpatico sentiero. Incontriamo e attraversiamo, prestando attenzione alle auto, via ai Poggi, la strada che da Lecco sale verso Erna.
Sempre in discesa, dobbiamo attraversare Lecco e arrivare al lago. Il percorso da me scelto non è certo il più furbo, chi conosce meglio la zona di sicuro troverà alternative migliori. In ogni caso, si riguadagna il lungolago e si percorre la ciclabile questa volta con il lago sulla destra.
Superiamo il primo ponte e attraversiamo il lago dal secondo, il ponte Azzone Visconti. Dopo il ponte svoltiamo a sinistra e attraversiamo la strada, per prendere la stradina in salita seguendo i cartelli per il Monte Barro. Saliamo lungo il ripido sentiero, guadagnando in breve circa 200 m di dislivello. Incontriamo una fontanella, strategica in questo punto del giro, e il sentiero spiana un po’, ma subito dobbiamo riprendere a salire, seguendo le indicazioni verso destra per Pian Sciresa. Ancora un centinaio di metri e raggiungiamo il Sentiero di Mezzo, o anello del Barro. Lo prendiamo in direzione Galbiate.
Seguiamo questo bel traverso, con qualche saliscendi, per circa 3 km. Superiamo l’attacco del sentiero delle creste, alla cui altezza troviamo un’altra fontanella, e da questo punto a Galbiate manca davvero poco. Scendiamo in paese e, superata la chiesa, all’incrocio svoltiamo a sinistra e poi subito a destra. Bisogna tornare sul lungolago all’altezza di Garlate, e anche qui il mio percorso è stato piuttosto casuale, di certo migliorabile. Un tratto di strada piuttosto stretto (e pericoloso) si può probabilmente evitare passando per sentieri, conoscendo la zona. In ogni caso, l’obiettivo è il lago: una volta raggiuntolo, basta seguire la ciclabile fino ad arrivare alla macchina.
Barro – San Genesio (35 km – 1600 m D+)
7 Gennaio 2020 by marta • Lario, Valsassina Tags: adda, barro, ciclabile, ciclovia, colle brianza, como, corsa in montagna, creste, galbiate, giro invernale, inverno, lago, lecco, olginate, san genesio, sentiero, trail running • 0 Comments
Olginate – Lecco – monte Barro (922 m) – Galbiate – San Genesio (877 m) – Consonno – Olginate
Periodo: Gennaio 2020
Partenza: Olginate
Distanza: 35 km
Dislivello: 1600 m
Acqua: si trovano diverse fontanelle lungo tutto il percorso
GPX (clic dx, salva link con nome)
La valle dell’Adda è da sempre una delle principali vie di comunicazione tra Milano e la Valtellina. Un ultramaratoneta milanese, volendo, potrebbe pensare di seguire il canale Martesana da via Melchiorre Gioia a Trezzo, e da qui risalire il corso dell’Adda fino a Lecco lungo la pista ciclabile. Superato il pittoresco abitato di Brivio, arriverebbe al punto in cui l’Adda va a formare il piccolo lago di Olginate, per poi di nuovo restringersi e riallargarsi nel lago di Garlate; e di nuovo sfocia in quel ramo del lago di Como che altri descrissero tanto meglio di come potrei fare io. Seguendo la ciclovia da Olginate verso Lecco, si è circondati da montagne dal profilo inconfondibile: sulla destra il Resegone, di fronte il Medale e le Grigne, a sinistra la sagoma collinare del Monte di San Genesio che scende dolcemente verso Galbiate, e risale per le creste fino alla vetta del Barro.
Questo lato sinistro della valle offre un ambiente perfetto, vario ma al tempo stesso sicuro, a bassa quota, per il trail invernale. Il giro che vi descrivo comincia a Olginate, appunto dalla ciclovia del lago che si percorre fino a Lecco; sale in vetta al monte Barro dal Sasso della Vecchia, supera l’ultima cresta e scende poi a Galbiate; da qui risale verso San Genesio, con poco dislivello e lunghi tratti corribili su carrozzabile e nel bosco; passa per Consonno, ultima folcloristica tappa del giro, e riconduce infine a Olginate con qualche chilometro di noiosa ma veloce discesa su asfalto. Un giro lungo, di 35 km, ma in gran parte corribile. Noi abbiamo impiegato circa 5 ore a passo relativamente tranquillo.
A Olginate si può parcheggiare in prossimità del palazzetto Ravasio. Si imbocca da qui la pista ciclabile in direzione Lecco, tenendo il lago sulla destra. Dopo 7 km e mezzo, poco prima del ponte Azzone Visconti, attraversiamo la strada e imbocchiamo verso sinistra via San Michele, seguendo le indicazioni per il Barro.
Ci attendono adesso oltre 700 m di salita ripida e ininterrotta: passiamo prima per Pian Sciresa e seguiamo i cartelli che indicano il la vetta del Barro. Il sentiero è semplice fino al Sasso della Vecchia: da qui si prende a sinistra un sentiero classificato come EE, con un paio di tratti su roccetta in cui bisogna disarrampicare con un po’ di attenzione. In caso di pioggia o neve, si può evitare la cima del Barro e, da Pian Sciresa, andare direttamente a Galbiate imboccando verso sinistra il Sentiero di Mezzo, anch’esso ben indicato.
Dalla croce di vetta, a 922 m, si gode di una vista a trecentosessanta gradi sulla valle dell’Adda e il lago, il monte di San Genesio che ci attende dopo Galbiate, il lago di Annone, la pianura padana, i monti lariani dal Cornizzolo al Moregallo, il Medale, le Grigne, la città di Lecco e il Resegone. Scendiamo seguendo il sentiero delle creste, che abbandoniamo per prendere quello verso destra per l’Eremo. Proseguiamo in leggera discesa e a un secondo bivio svoltiamo tutto a sinistra, sempre in discesa fino a Galbiate.
Alla fine del sentiero svoltiamo a destra e arriviamo in paese. Possiamo tenere come punto di riferimento la chiesa di Galbiate, che ci lasceremo sulla destra. Proseguiamo dritto, attraversiamo la strada e continuiamo verso il cimitero. Per un paio di chilometri corriamo su strada asfaltata in salita, fino a Mozzana – per questa parte, chi non è pratico del posto farà meglio a seguire la traccia gpx onde evitare di finire in vicoli o carrozzabili senza uscita. Da Mozzana si continua lungo via del Tuf fino a trovarsi sulla destra (siamo circa a 15,5 km dalla partenza) il sentiero per San Genesio.
Ci si addentra nel bosco, e anche qui consiglio di seguire la traccia gpx – il monte di San Genesio è sempre ben indicato, ma ci sono diverse strade per arrivarvi e tra gli alberi è facile perdere l’orientamento. In ogni caso seguiremo il sentiero n. 1 all’andata, da Galbiate a poco oltre San Genesio, poi prenderemo il n. 9 per Consonno. Questo tratto è un lungo saliscendi, in gran parte corribile, spesso fangoso anche perché molto frequentato dalle mountain bike.
A circa 22 km dalla partenza raggiungiamo finalmente il ristoro alpino e la chiesetta di San Genesio. Vedremo poco più in basso una strada che scende tutto a destra: noi dobbiamo prendere il sentiero leggermente a sinistra rispetto a questa strada, sempre il n. 1 in direzione Olgiate Molgora. Lo percorriamo in discesa per un chilometro, girando intorno alla chiesetta e addentrandoci nel bosco, fino a incrociare il sentiero n. 9, che imbocchiamo con una curva a gomito verso sinistra.
Adesso basta seguire le indicazioni per Consonno, tenendo presente che il percorso è ancora lungo e non tutto in discesa: le ultime salitelle e i tratti in falsopiano nel bosco risultano faticosi a questo punto del giro, ma possiamo consolarci pensando che alla fine ci aspettano ben 5 km di totale discesa!
Consonno è sempre un’esperienza divertente, soprattutto per chi la vede per la prima volta: spettrale e improbabile “città dei balocchi”, costruita negli anni Sessanta tra i boschi di Olginate da un facoltoso (e fantasioso) impreditore milanese, ebbe un destino meno glorioso di quello che il suo fondatore aveva immaginato e finì abbandonata, vandalizzata e dimenticata.
Dalla piazzetta di Consonno imbocchiamo la strada a tornanti che scende verso Olginate e, nel giro di pochi chilometri, ci ritroveremo in prossimità della macchina.