Sentiero del Viandante da Lecco a Rongio – Zucco di Manavello (1112 m) – Zucco di Portorella (1465 m) – rifugio Rosalba (1730 m) – sentiero delle Foppe – Piani Resinelli (1200 m) – Val Calolden – Laorca – Malavedo – Lecco.
Non è fantastico avere gambe forti da trail runner e raggiungere la Grignetta direttamente da Lecco, contribuendo così a ridurre il traffico ai frequentatissimi Piani Resinelli? Con il nuovo tratto di sentiero del Viandante, poi, ne esce proprio un anello perfetto! (Chi volesse optare per una versione più breve del giro può seguire questo percorso da Abbadia Lariana).
In un’umida mattina di fine maggio, con le ore contate per un’irrinunciabile festa pomeridiana, parto di buon’ora con l’inseparabile coach Meme da via Alcide de Gasperi, dove si parcheggia comodamente ai piedi del Medale e vicino all’imbocco del Viandante. L’idea è di seguire fino al Rosalba il percorso della UTLAC, per poi decidere se salire in Grignetta dal sentiero Cecilia o più semplicemente scendere ai Piani Resinelli dal sentiero delle Foppe. Alla fine i tempi stretti e qualche nuvolone minaccioso ci convinceranno a evitare la vetta e optare per il giro più breve.
Per andare a prendere il sentiero del Viandante seguiamo via Santo Stefano, che subito diventa via Stelvio, per poche centinaia di metri; superiamo, senza attraversarla, la sbarra dove comincia il sentiero per i Pizzetti e successivamente imbocchiamo il sentiero non indicato che si stacca a destra della strada, rimanendole parallelo. Occhio alle radici, ce n’è una particolarmente subdola! Le indicazioni per Abbadia Lariana cominceranno più avanti, ma in ogni caso il percorso da seguire è piuttosto evidente.
Stretto tra le ripide pareti del San Martino e il lago di Como, il sentiero in questo punto è un capolavoro di ingegneria e sembra reclamare a gran voce un sia pur piccolo spazio per il viandante che, evitando la trafficata SS36, decide di muoversi a piedi da Lecco verso la Valtellina. Dopo circa 6 km di saliscendi si arriva ad Abbadia Lariana e si prosegue lungo il “vecchio” sentiero del Viandante, seguendo i cartelli arancione e (ve lo consiglio, perché non c’è una volta che io riesca a non cadere in errore lungo questo percorso) anche la traccia gpx.
Superato il ponte sulla SS36, abbiamo abbandonato il Viandante per salire a Crebbio, con l’intenzione di raggiungere da lì lo Zucco di Manavello come da percorso della UTLAC. Tratti in inganno da un anziano signore – che lo Zucco di Manavello lo conosceva benissimo, ma con ogni probabilità non c’era mai salito – ci siamo però ritrovati a Maggiana. Di nuovo sul sentiero del Viandante, lo abbiamo a questo punto seguito fino a Rongio e siamo saliti da lì allo Zucco di Manavello dal più noto sentiero n. 13.
Si trovano in questo tratto due fontane: la prima nel paese di Rongio, prima di prendere la mulattiera in salita verso destra; la seconda nella parte iniziale del sentiero. Consiglio di fare un bel rifornimento d’acqua, soprattutto se vi avventurate da queste parti in settimana e il rifugio Rosalba è chiuso, perché la fontana successiva sarà ai Piani Resinelli. Con le borracce piene, si affronta dunque la faticosa salita che in breve ci fa guadagnare oltre 600 m di quota e raggiungere il grazioso Baitello di Manavello (al momento chiuso causa pandemia).
Da qui si apre una vista meravigliosa sul lago, mentre proseguendo verso le Grigne l’ambiente diventa sempre più selvaggio. Superato il Baitello, difficilmente si trovano escursionisti in giro: la traversata da qui al Rosalba è infatti lunga, faticosa e anche un po’ accidentata, con qualche tratto di sentiero classificabile come EE.
Proseguiamo dunque in direzione Grignetta. A un breve tratto pianeggiante segue subito un’altra salita, ancora più faticosa della prima, e chi ha portato i bastoncini può a questo punto metterli via: il sentiero si inerpica e diventa poco più che una serie di bolli tra una roccetta e l’altra.
Un breve tratto attrezzato con catene ci porta alla bocchetta e allo Zucco di Portorella (1465 m).
Fate attenzione ora a non abbandonare il sentiero degli umani per seguire le tracce dei camosci. I bolli sono un po’ sbiaditi ma ci sono, non perdeteli di vista!
Superate le ultime roccette, sbuchiamo finalmente sul lato delle Grigne, le cui cime purtroppo risultano coperte dalle nubi. La vista sulle caratteristiche guglie di calcare è comunque sempre uno spettacolo. Si vede già il rifugio in lontananza, ma non bisogna farsi ingannare – come ha osservato giustamente Meme, il Rosalba qui somiglia alla Giannetti lungo il Kima: si vede sempre ma non ci si arriva mai!
La pendenza si è ridotta notevolmente, ma il sentiero adesso risulta un po’ antipatico: in leggera salita, ricoperto da un’erbetta scivolosa, stretto tra lo Zucco Pertusio e un ripidissimo prato in discesa, richiede molta concentrazione e non permette di procedere troppo spediti. Superato lo Zucco Pertusio, ci inoltriamo nel bosco e finalmente un’ultima salita ci porta al sospirato rifugio Rosalba (1730 m).
Dopo una breve sosta al rifugio, affollatissimo come sempre, decidiamo di evitare sentiero Cecilia e vetta, che porterebbero via troppo tempo: sono già le 11 e devo essere alla macchina non oltre le 13. Scendiamo dunque il più in fretta possibile dal sentiero delle Foppe, zigzagando tra gruppi di escursionisti più o meno collaborativi, e arriviamo alla strada che porta ai Piani Resinelli. Qui ci aspetta un chilometro di salita, e posso garantire che anche sapendolo in anticipo ha fatto male! Segue un altro chilometro di strada in piano e finalmente, superato il rifugio SEL, svoltiamo tutto a sinistra seguendo le indicazioni per la Val Calolden.
Da qui è praticamente tutta discesa. Attenzione solo a un bivio, poco dopo l’inizio del sentiero, in cui bisogna svoltare a destra seguendo la traccia gpx, anche se non ci sono bolli né indicazioni. Poi si prosegue per questo lungo ma facile sentiero fino ad arrivare, dopo circa 4 km, a Laorca; da qui a Lecco sono “solo” altri 3 km su strada. Per un pelo siamo stati nel tempo limite: per le 12,55 eravamo alla macchina!
Al Rosalba da Lecco (29 km – 2000 m D+)
1 Giugno 2021 by marta • Lario, Valsassina Tags: abbadia lariana, baitello, calolden, corsa in montagna, crebbio, foppe, grignetta, laorca, lecco, manavello, piani resinelli, portorella, rongio, rosalba, sentiero del viandante, trail running, utlac, zucco • 0 Comments
Sentiero del Viandante da Lecco a Rongio – Zucco di Manavello (1112 m) – Zucco di Portorella (1465 m) – rifugio Rosalba (1730 m) – sentiero delle Foppe – Piani Resinelli (1200 m) – Val Calolden – Laorca – Malavedo – Lecco.
Periodo: Maggio 2021
Partenza: Lecco, via Alcide de Gasperi
Distanza: 29 km
Dislivello: 2000 m
Acqua: fontane a Rongio, Piani Resinelli, Laorca
GPX (clic dx, salva link con nome)
Non è fantastico avere gambe forti da trail runner e raggiungere la Grignetta direttamente da Lecco, contribuendo così a ridurre il traffico ai frequentatissimi Piani Resinelli? Con il nuovo tratto di sentiero del Viandante, poi, ne esce proprio un anello perfetto! (Chi volesse optare per una versione più breve del giro può seguire questo percorso da Abbadia Lariana).
In un’umida mattina di fine maggio, con le ore contate per un’irrinunciabile festa pomeridiana, parto di buon’ora con l’inseparabile coach Meme da via Alcide de Gasperi, dove si parcheggia comodamente ai piedi del Medale e vicino all’imbocco del Viandante. L’idea è di seguire fino al Rosalba il percorso della UTLAC, per poi decidere se salire in Grignetta dal sentiero Cecilia o più semplicemente scendere ai Piani Resinelli dal sentiero delle Foppe. Alla fine i tempi stretti e qualche nuvolone minaccioso ci convinceranno a evitare la vetta e optare per il giro più breve.
Per andare a prendere il sentiero del Viandante seguiamo via Santo Stefano, che subito diventa via Stelvio, per poche centinaia di metri; superiamo, senza attraversarla, la sbarra dove comincia il sentiero per i Pizzetti e successivamente imbocchiamo il sentiero non indicato che si stacca a destra della strada, rimanendole parallelo. Occhio alle radici, ce n’è una particolarmente subdola! Le indicazioni per Abbadia Lariana cominceranno più avanti, ma in ogni caso il percorso da seguire è piuttosto evidente.
Stretto tra le ripide pareti del San Martino e il lago di Como, il sentiero in questo punto è un capolavoro di ingegneria e sembra reclamare a gran voce un sia pur piccolo spazio per il viandante che, evitando la trafficata SS36, decide di muoversi a piedi da Lecco verso la Valtellina. Dopo circa 6 km di saliscendi si arriva ad Abbadia Lariana e si prosegue lungo il “vecchio” sentiero del Viandante, seguendo i cartelli arancione e (ve lo consiglio, perché non c’è una volta che io riesca a non cadere in errore lungo questo percorso) anche la traccia gpx.
Superato il ponte sulla SS36, abbiamo abbandonato il Viandante per salire a Crebbio, con l’intenzione di raggiungere da lì lo Zucco di Manavello come da percorso della UTLAC. Tratti in inganno da un anziano signore – che lo Zucco di Manavello lo conosceva benissimo, ma con ogni probabilità non c’era mai salito – ci siamo però ritrovati a Maggiana. Di nuovo sul sentiero del Viandante, lo abbiamo a questo punto seguito fino a Rongio e siamo saliti da lì allo Zucco di Manavello dal più noto sentiero n. 13.
Si trovano in questo tratto due fontane: la prima nel paese di Rongio, prima di prendere la mulattiera in salita verso destra; la seconda nella parte iniziale del sentiero. Consiglio di fare un bel rifornimento d’acqua, soprattutto se vi avventurate da queste parti in settimana e il rifugio Rosalba è chiuso, perché la fontana successiva sarà ai Piani Resinelli. Con le borracce piene, si affronta dunque la faticosa salita che in breve ci fa guadagnare oltre 600 m di quota e raggiungere il grazioso Baitello di Manavello (al momento chiuso causa pandemia).
Da qui si apre una vista meravigliosa sul lago, mentre proseguendo verso le Grigne l’ambiente diventa sempre più selvaggio. Superato il Baitello, difficilmente si trovano escursionisti in giro: la traversata da qui al Rosalba è infatti lunga, faticosa e anche un po’ accidentata, con qualche tratto di sentiero classificabile come EE.
Proseguiamo dunque in direzione Grignetta. A un breve tratto pianeggiante segue subito un’altra salita, ancora più faticosa della prima, e chi ha portato i bastoncini può a questo punto metterli via: il sentiero si inerpica e diventa poco più che una serie di bolli tra una roccetta e l’altra.
Un breve tratto attrezzato con catene ci porta alla bocchetta e allo Zucco di Portorella (1465 m).
Fate attenzione ora a non abbandonare il sentiero degli umani per seguire le tracce dei camosci. I bolli sono un po’ sbiaditi ma ci sono, non perdeteli di vista!
Superate le ultime roccette, sbuchiamo finalmente sul lato delle Grigne, le cui cime purtroppo risultano coperte dalle nubi. La vista sulle caratteristiche guglie di calcare è comunque sempre uno spettacolo. Si vede già il rifugio in lontananza, ma non bisogna farsi ingannare – come ha osservato giustamente Meme, il Rosalba qui somiglia alla Giannetti lungo il Kima: si vede sempre ma non ci si arriva mai!
La pendenza si è ridotta notevolmente, ma il sentiero adesso risulta un po’ antipatico: in leggera salita, ricoperto da un’erbetta scivolosa, stretto tra lo Zucco Pertusio e un ripidissimo prato in discesa, richiede molta concentrazione e non permette di procedere troppo spediti. Superato lo Zucco Pertusio, ci inoltriamo nel bosco e finalmente un’ultima salita ci porta al sospirato rifugio Rosalba (1730 m).
Dopo una breve sosta al rifugio, affollatissimo come sempre, decidiamo di evitare sentiero Cecilia e vetta, che porterebbero via troppo tempo: sono già le 11 e devo essere alla macchina non oltre le 13. Scendiamo dunque il più in fretta possibile dal sentiero delle Foppe, zigzagando tra gruppi di escursionisti più o meno collaborativi, e arriviamo alla strada che porta ai Piani Resinelli. Qui ci aspetta un chilometro di salita, e posso garantire che anche sapendolo in anticipo ha fatto male! Segue un altro chilometro di strada in piano e finalmente, superato il rifugio SEL, svoltiamo tutto a sinistra seguendo le indicazioni per la Val Calolden.
Da qui è praticamente tutta discesa. Attenzione solo a un bivio, poco dopo l’inizio del sentiero, in cui bisogna svoltare a destra seguendo la traccia gpx, anche se non ci sono bolli né indicazioni. Poi si prosegue per questo lungo ma facile sentiero fino ad arrivare, dopo circa 4 km, a Laorca; da qui a Lecco sono “solo” altri 3 km su strada. Per un pelo siamo stati nel tempo limite: per le 12,55 eravamo alla macchina!