Barro – San Genesio (35 km – 1600 m D+)
Olginate – Lecco – monte Barro (922 m) – Galbiate – San Genesio (877 m) – Consonno – Olginate
Periodo: Gennaio 2020
Partenza: Olginate
Distanza: 35 km
Dislivello: 1600 m
Acqua: si trovano diverse fontanelle lungo tutto il percorso
GPX (clic dx, salva link con nome)
La valle dell’Adda è da sempre una delle principali vie di comunicazione tra Milano e la Valtellina. Un ultramaratoneta milanese, volendo, potrebbe pensare di seguire il canale Martesana da via Melchiorre Gioia a Trezzo, e da qui risalire il corso dell’Adda fino a Lecco lungo la pista ciclabile. Superato il pittoresco abitato di Brivio, arriverebbe al punto in cui l’Adda va a formare il piccolo lago di Olginate, per poi di nuovo restringersi e riallargarsi nel lago di Garlate; e di nuovo sfocia in quel ramo del lago di Como che altri descrissero tanto meglio di come potrei fare io. Seguendo la ciclovia da Olginate verso Lecco, si è circondati da montagne dal profilo inconfondibile: sulla destra il Resegone, di fronte il Medale e le Grigne, a sinistra la sagoma collinare del Monte di San Genesio che scende dolcemente verso Galbiate, e risale per le creste fino alla vetta del Barro.
Questo lato sinistro della valle offre un ambiente perfetto, vario ma al tempo stesso sicuro, a bassa quota, per il trail invernale. Il giro che vi descrivo comincia a Olginate, appunto dalla ciclovia del lago che si percorre fino a Lecco; sale in vetta al monte Barro dal Sasso della Vecchia, supera l’ultima cresta e scende poi a Galbiate; da qui risale verso San Genesio, con poco dislivello e lunghi tratti corribili su carrozzabile e nel bosco; passa per Consonno, ultima folcloristica tappa del giro, e riconduce infine a Olginate con qualche chilometro di noiosa ma veloce discesa su asfalto. Un giro lungo, di 35 km, ma in gran parte corribile. Noi abbiamo impiegato circa 5 ore a passo relativamente tranquillo.
A Olginate si può parcheggiare in prossimità del palazzetto Ravasio. Si imbocca da qui la pista ciclabile in direzione Lecco, tenendo il lago sulla destra. Dopo 7 km e mezzo, poco prima del ponte Azzone Visconti, attraversiamo la strada e imbocchiamo verso sinistra via San Michele, seguendo le indicazioni per il Barro.
Ci attendono adesso oltre 700 m di salita ripida e ininterrotta: passiamo prima per Pian Sciresa e seguiamo i cartelli che indicano il la vetta del Barro. Il sentiero è semplice fino al Sasso della Vecchia: da qui si prende a sinistra un sentiero classificato come EE, con un paio di tratti su roccetta in cui bisogna disarrampicare con un po’ di attenzione. In caso di pioggia o neve, si può evitare la cima del Barro e, da Pian Sciresa, andare direttamente a Galbiate imboccando verso sinistra il Sentiero di Mezzo, anch’esso ben indicato.
Dalla croce di vetta, a 922 m, si gode di una vista a trecentosessanta gradi sulla valle dell’Adda e il lago, il monte di San Genesio che ci attende dopo Galbiate, il lago di Annone, la pianura padana, i monti lariani dal Cornizzolo al Moregallo, il Medale, le Grigne, la città di Lecco e il Resegone. Scendiamo seguendo il sentiero delle creste, che abbandoniamo per prendere quello verso destra per l’Eremo. Proseguiamo in leggera discesa e a un secondo bivio svoltiamo tutto a sinistra, sempre in discesa fino a Galbiate.
Alla fine del sentiero svoltiamo a destra e arriviamo in paese. Possiamo tenere come punto di riferimento la chiesa di Galbiate, che ci lasceremo sulla destra. Proseguiamo dritto, attraversiamo la strada e continuiamo verso il cimitero. Per un paio di chilometri corriamo su strada asfaltata in salita, fino a Mozzana – per questa parte, chi non è pratico del posto farà meglio a seguire la traccia gpx onde evitare di finire in vicoli o carrozzabili senza uscita. Da Mozzana si continua lungo via del Tuf fino a trovarsi sulla destra (siamo circa a 15,5 km dalla partenza) il sentiero per San Genesio.
Ci si addentra nel bosco, e anche qui consiglio di seguire la traccia gpx – il monte di San Genesio è sempre ben indicato, ma ci sono diverse strade per arrivarvi e tra gli alberi è facile perdere l’orientamento. In ogni caso seguiremo il sentiero n. 1 all’andata, da Galbiate a poco oltre San Genesio, poi prenderemo il n. 9 per Consonno. Questo tratto è un lungo saliscendi, in gran parte corribile, spesso fangoso anche perché molto frequentato dalle mountain bike.
A circa 22 km dalla partenza raggiungiamo finalmente il ristoro alpino e la chiesetta di San Genesio. Vedremo poco più in basso una strada che scende tutto a destra: noi dobbiamo prendere il sentiero leggermente a sinistra rispetto a questa strada, sempre il n. 1 in direzione Olgiate Molgora. Lo percorriamo in discesa per un chilometro, girando intorno alla chiesetta e addentrandoci nel bosco, fino a incrociare il sentiero n. 9, che imbocchiamo con una curva a gomito verso sinistra.
Adesso basta seguire le indicazioni per Consonno, tenendo presente che il percorso è ancora lungo e non tutto in discesa: le ultime salitelle e i tratti in falsopiano nel bosco risultano faticosi a questo punto del giro, ma possiamo consolarci pensando che alla fine ci aspettano ben 5 km di totale discesa!
Consonno è sempre un’esperienza divertente, soprattutto per chi la vede per la prima volta: spettrale e improbabile “città dei balocchi”, costruita negli anni Sessanta tra i boschi di Olginate da un facoltoso (e fantasioso) impreditore milanese, ebbe un destino meno glorioso di quello che il suo fondatore aveva immaginato e finì abbandonata, vandalizzata e dimenticata.
Dalla piazzetta di Consonno imbocchiamo la strada a tornanti che scende verso Olginate e, nel giro di pochi chilometri, ci ritroveremo in prossimità della macchina.
Giro invernale in Val Grande (22,5 km – 1450 m D+)
8 Marzo 2020 by marta • Altro Tags: caprezzo, corsa in montagna, cossogno, intragna, km verticale, miazzina, monte todum, pian cavallone, piemonte, pizzo pernice, riserva naturale, sentiero bove, stresa, trail running, val grande, valle intrasca, VCO • 0 Comments
Da Cambiasca a Miazzina, sentiero per Rugno, km verticale fino al monte Todum (1.298 m), lungo la dorsale fino alla Colma di Cossogno, Pizzo Pernice (1.506 m), croce del Pian Cavallone (1.564 m), discesa verso Alpe Pont e Caprezzo.
Periodo: Marzo 2020
Partenza: Cambiasca
Distanza: 22,5 km
Dislivello: 1.450 m
Acqua: fontanella dopo Pian Cavallone e a Caprezzo
GPX (clic dx, salva link con nome)
Non sapevamo che il 7 marzo 2020 sarebbe stato l’ultimo giorno utile per una gita fuori Milano, prima delle restrizioni per combattere l’emergenza del Coronavirus. Sapevamo, invece, che era necessario evitare gli assembramenti e i luoghi affollati, anche in montagna. Quale meta migliore, dunque, del parco nazionale della Val Grande, dove l’uomo è stato così saggio da fare un passo indietro e permettere alla natura di svilupparsi indisturbata?
Il parco, che si sviluppa tutto intorno alla riserva integrale della Val Grande, definita come “l’area wilderness più estesa in Europa”, offre una sentieristica impeccabile, percorsi da facili a impegnativi, alpeggi bucolici e scorci meravigliosi sul lago Maggiore. Ai rari visitatori è richiesto, naturalmente, il massimo rispetto per il prezioso ecosistema del parco e della riserva, dove da decenni regna sovrana madre natura.
La partenza è da Cambiasca, dove possiamo lasciare l’auto nel parcheggio tra la posta e il circolo sportivo. Per cominciare il giro ci dirigiamo verso l’ufficio postale, scendiamo gli scalini in fondo a sinistra e ci inoltriamo nel paese superando il piccolo municipio. Seguiamo la strada che svolta a sinistra e, poco dopo, prendiamo sulla destra una mulattiera dapprima leggermente in discesa, poi in salita, non segnata. Percorriamo questo sentiero risalendo fino a Miazzina, dopo avere incrociato più volte i tornanti della strada.
Da Miazzina non bisogna seguire le indicazioni in salita a destra per l’alpe Pala, ma proseguire dritto e in piano lungo una strada secondaria fino a trovare, sulla sinistra al primo tornante, il sentiero pianeggiante per Runchio/Rugno. Lo seguiamo, attraversando il Rio Aurelio e risalendo fino a incontrare le indicazioni per km verticale, Monte Todum.
Da qui in avanti l’orientamento risulterà facilissimo: basta seguire per Monte Todum e, poi, per il Pizzo Pernice. Risaliamo il km verticale superando l’alpe Aurelio, mentre la vista si apre sul lago e sui monti. La pendenza aumenta man mano che ci avviciniamo alla vetta del Todum – che poi, più che una vetta, è un belvedere con tavolini da picnic e un panorama a dir poco spettacolare.
Percorriamo ora una lunga, panoramica dorsale che ci porterà ad addentrarci sempre più nel cuore della Val Grande, con il lago sulla destra e, a sinistra, le montagne selvagge della riserva. Per quanto a bassa quota, intorno ai 1.200 m, abbiamo trovato da qui in poi parecchia neve; il percorso, molto semplice e corribile in estate, risulta comunque sicuro, sia pure più faticoso, anche in versione invernale.
Proseguiamo dunque, seguendo le indicazioni per la Colma di Cossogno e il Pizzo Pernice, a 1.506 m di altezza. In cima troveremo una croce, mentre l’antecima è indicata da una fotogenica banderuola.
Dal Pizzo Pernice si scende, seguendo le indicazioni per Pian Cavallone. Alla fine della discesa, incontreremo un bivio: proseguiamo dritto, mantenendoci ancora sulla linea della dorsale e affrontando un’ultima faticosa salita per raggiungere la croce del Pian Cavallone, che con i suoi 1.564 m rappresenta il punto più alto del giro.
Ora è tutto in discesa! Alla cappella Valgrande Martire imbocchiamo il sentiero a destra per il rifugio Pian Cavallone, e da qui di nuovo a destra seguendo le indicazioni per Caprezzo. In un bosco fiabesco, percorriamo il facile sentiero in discesa fino alla cappella Fina, dove comincia la strada. Alternando asfalto e sentiero, seguendo le indicazioni sempre presenti, arriviamo all’alpe Pont e poi a Caprezzo.
Possiamo seguire la strada in discesa o tagliare un paio di tornanti con un comodo sentierino, poi imbocchiamo la mulattiera che scorre a sinistra della strada fino a sbucare al cimitero di Cambiasca. Qui svoltiamo a destra, alla rotonda a sinistra e in un attimo siamo al parcheggio.