Sul lago d’Idro, un paradiso inesplorato (18,7 km – 930 m D+)
Breve giro misto trail e asfalto sulle basse ma fresche montagne che circondano il lago d’Idro. A due ore d’auto da Milano, un vero paradiso per tutti i tipi di sport outdoor.
Periodo: Giugno 2019
Partenza: Idro
Distanza: 18,7 km
Dislivello: 930 m
Acqua: fontanella a Vico (km 11)
GPX (clic dx, salva link con nome)
Decisamente meno frequentato rispetto agli altri laghi della Lombardia, il lago d’Idro è un gioiellino incastonato tra montagne verdi e fresche. Con le sue acque cristalline e balneabili, è la meta ideale tanto per famiglie con bambini quanto per appassionati dei più svariati sport outdoor: nuoto in acque libere, kayak, arrampicata, parapendio, ciclismo, mountain bike… e naturalmente trail running!
Questo giretto, facile e veloce, è solo una delle tante possibilità: la zona offre diversi sentieri, poco battuti ma ben segnalati, e rispetto alle trafficatissime montagne del lecchese e della bergamasca è un’oasi silenziosa tutta da scoprire.
Si parte da Crone (Idro), dove possiamo lasciare l’auto nel piccolo parcheggio accanto alla chiesetta di via San Michele. Si corre per un mezzo chilometro circa in piano lungo via San Michele, tenendosi il lago sulla sinistra, e si imbocca poi la strada in salita verso destra che conduce all’imbocco del sentiero: dobbiamo seguire le indicazioni per il sentiero CAI 452 (Cavacca).
Il sentiero sale ripidissimo, passando per una bella palestra di roccia e poi per una postazione della seconda guerra mondiale, segnalata da una targa. Ci inerpichiamo, mentre la vista si apre via via sul lago sotto di noi, fino a raggiungere la panoramica cima Crench (778 m); poi continuiamo poi in ripida discesa nel bosco.
La discesa ci deposita su una stradina sterrata, che imbocchiamo verso sinistra, seguendo le indicazioni per il monte Croce di Perlé. Dopo pochi metri la stradina curva verso sinistra e qui dobbiamo prendere il sentiero – non segnalato – più o meno pianeggiante verso destra. Successivamente, seguendo questo sentiero, troveremo altri cartelli per Croce di Perlé, ma i bivi non sempre sono indicati – conviene scaricare e seguire la traccia gpx.
La salita ora è più dolce, tutta all’ombra in una fresca pineta. Troveremo anche dei piacevoli tratti semi-pianeggianti, dove tuttavia risulta difficile correre perché il sentiero è stretto e reso scivoloso dalle lisce radici dei pini.
A un nuovo bivio manteniamo la destra seguendo i segnavia bianco/rossi sugli alberi, mentre la salita torna a farsi ripida. Sbuchiamo infine all’altezza di un crocevia di sentieri, dove dobbiamo svoltare a destra proseguendo lungo l’ampia cresta boscosa che in breve ci condurrà alla croce di vetta del Perlé (1031 m).
La vista da qui può spaziare dal paese di Crone, da cui siamo partiti, fino alla punta settentrionale del lago d’Idro e su tutte le montagne circostanti. Dopo le foto di rito, si torna indietro lungo la cresta fino al crocevia di sentieri già incontrato.
Bisogna qui proseguire dritto in direzione Cavacca, seguendo il sentiero in leggera salita nel bosco indicato dai soliti rettangolini bianco/rossi. Incrociamo una strada sterrata con i cartelli dell’ippovia Adamello – lago di Garda, e la imbocchiamo verso sinistra. Seguiamo la strada in salita fino a Cavacca / Passo Fobbia (1112 m), il punto più alto del giro.
Qui svoltiamo tutto a destra e proseguiamo in discesa lungo la strada per quasi 5 km. Anche se su asfalto, la discesa è piacevolissima, attraversando una valle molto aperta con ampi spazi verdi e piccoli borghi davvero caratteristici: Vico, Facchetti e Trebbio. Qui la discesa lascia il posto a una leggera salita.
Proseguiamo lungo la strada, prestando attenzione alle rare auto che si avventurano quassù. Incontriamo sulla destra la statale che scende verso Idro: proseguiamo dritto e poco dopo, sempre sulla destra, troveremo sempre per Idro un comodo sentiero ben segnalato. Da qui in avanti è tutta discesa, su sentiero e su comoda strada sterrata, fino a raggiungere il lungolago, da percorrere fino al parcheggio di via San Michele.
Vivamente consigliato un tuffo nel lago per rinfrescarsi a fine giro!
Traversata in val Bodengo (25,7 km – 2060 m D+)
4 Luglio 2019 by marta • Valtellina Tags: alpe campo, anello, bocchetta, capanna como, cavrig, chiavenna, corsa in montagna, darengo, gordona, lago, ledù, passo, percorso, pizzo, pizzo ledù, pra pincé, torrente boggia, trail running, traversata, val bodengo, valtellina • 2 Comments
Da Pra Pincé (Gordona) salita al lago Ledù (2.247 m), traversata panoramica in un ambiente selvaggio e incontaminato, discesa al lago di Darengo, salita al passo Crocetta (2.201 m) e discesa lungo la val Bodengo.
Periodo: Luglio 2019
Partenza: Pra Pincé, Gordona (917 m)
Distanza: 25,7 km
Dislivello: 2060 m
Acqua: fontana all’Alpe Campo, nella prima parte del giro, e poi agli alpeggi negli ultimi km. Per il resto si incontrano ruscelli, ma ci sono anche molti animali al pascolo per cui l’acqua potrebbe non essere sicura.
GPX (clic dx, salva link con nome)
Conosciuta generalmente per il canyoning, altrimenti quasi inesplorata, la Val Bodengo è un vero paradiso per chi ama l’alta montagna. Pur senza arrivare a quote eccezionali, questo giro si svolge in gran parte in un ambiente selvaggio, tra laghi alpini, pietraie, bocchette e vallate dove il sentiero è un’invisibile linea tra sporadici bolli e l’unica compagnia è data da pecore e marmotte. Non lasciatevi ingannare dal chilometraggio relativamente limitato: questo giro è lunghissimo, impossibile da correre se non negli ultimi chilometri. Fate pace con la lentezza e godetevi con calma i panorami che si aprono, sempre nuovi e spettacolari, a ogni bocchetta che si attraversa. Prima di intraprendere questo giro, consiglio vivamente di scaricare la traccia gpx e di verificare che non ci sia più neve.
La strada di accesso a Pra Pincé (915 m), punto di partenza del giro, è a pagamento. Il ticket si acquista a Gordona, presso il bar caffé S. Martino, e costa 6 euro (luglio 2019).
Arrivati a Pra Pincé, si parcheggia lungo la strada e si continua di corsa fino a incontrare sulla sinistra un ponticello che attraversa il torrente, e le indicazioni per Alpe Campo. Dobbiamo seguire questo sentiero, chiaramente segnalato da bolli bianco-rossi, guadagnando quota nel bosco dapprima lentamente, poi con pendenza sempre crescente. Passeremo sotto un’imponente parete di roccia nera, chiamata “Caduta dei Giganti”, e proseguiremo in ripida salita per una bella abetaia.
Il bosco si apre improvvisamente verso i 1600 m, quando appare l’Alpe Campo con il fragore del torrente e lo sfondo di una spettacolare corona di vette: Pizzo Anna Maria, Pizzo d’Alterno, Pizzo Ledù e Monte Rabbi. Riempiamo le borracce alla fontana, l’unica che troveremo per molti chilometri, e attraversiamo tutto l’alpeggio seguendo i soliti bolli bianco-rossi verso il fondo della valle, in direzione della bocchetta del Cannone e del lago Ledù. La salita è bellissima, tra enormi placche di granito e rododendri in fiore – il periodo ideale è fine giugno, ma attenzione ai piccoli nevai che possono rimanere fino a estate inoltrata.
Incontreremo un solo bivio a metà della salita, dove dobbiamo mantenere la sinistra. Il sentiero a questo punto non esiste praticamente più, ma seguendo i bolli si capisce sempre chiaramente qual è la direzione da seguire. Il percorso verso la bocchetta, d’altra parte, è piuttosto intuitivo: è l’unica breccia da cui si può pensare di superare l’altrimenti impenetrabile catena di montagne che si staglia di fronte a noi.
La salita diventa sempre più ripida man mano che ci avviciniamo alla bocchetta del Cannone (2.275 m), il punto più alto del giro. Risaliamo le ultime roccette e superiamo il passo, piuttosto ventoso, da cui si apre la vista sul lago Ledù, il bivacco Petazzi e, sullo sfondo, il lago di Como da una prospettiva insolita! Scendiamo verso il bivacco, che è davvero grazioso e ben tenuto, oltre a trovarsi in una posizione invidiabile.
Si prosegue verso destra, e da qui in poi ci si trova davvero nella terra di nessuno: i pochi escursionisti che si avventurano fin qui, infatti, hanno generalmente come meta il Pizzo Ledù, e vi diranno che è una follia affrontare la lunga traversata in val Cavrig verso passo San Pio e il lago di Darengo. Traversata che, invece, è il primo obiettivo e rappresenta la parte più spettacolare di questo giro.
Si tratta di circa 5 km di saliscendi, che pur senza grandi salite saranno i chilometri più lenti del giro: si percorrono piano piano, lo sguardo sempre alla ricerca dei rari bolli che, soli, permettono l’orientamento; più che correre si saltella di roccia in roccia, superando un passo dopo l’altro, scollinando dopo ogni bocchetta in un nuovo anfiteatro di cime acuminate e paesaggi spettacolari. L’ambiente è estremamente severo e incute una certa soggezione.
Superiamo un laghetto e proseguiamo in discesa per l’enorme pietraia, seguendo la traccia gpx e tenendo sempre d’occhio i bolli. Infine intraprendiamo la ripida salita, la penultima del nostro giro, verso il passo San Pio (2.182 m), sul quale svetta l’omonimo Pizzo, e sbuchiamo finalmente in vista del lago di Darengo.
Da che parte si prosegue?, ci si chiederà a questo punto. Purtroppo non c’è alternativa al ripido, sdrucciolevole canalone che metterà a dura prova le capacità dei migliori discesisti e farà perdere un sacco di tempo a chi, come me, in discesa proprio non è capace.
Si scende faticosamente fino al lago – dove eventualmente si può fare un tuffo rinfrescante – e ci si dirige verso Capanna Como (1.790 m). Bisogna circumnavigare il lago tenendolo alla propria destra, seguendo inizialmente le indicazioni per il Passo dell’Orso. Affrontiamo l’ultima, faticosa salita dapprima su comodo sentiero, poi dispersi tra le rocce con la sola guida della traccia gpx, qui davvero indispensabile. Mentre, infatti, il sentiero devia verso sinistra, noi dobbiamo svoltare a destra e risalire fino al passo Crocetta (2.201 m).
Si tratta dell’ultimo passo: di qui in poi ci aspetta una discesa di una decina di chilometri nella valle che si apre ai nostri piedi, che poi altro non è che la Val Bodengo. Bisogna prestare attenzione nel primo tratto, molto ripido e anche un po’ esposto; si prosegue su pietraia e infine il sentiero, finalmente, si addolcisce e permette quantomeno di corricchiare. Seguiamo senza possibilità d’errore le indicazioni per Bodengo e, qui giunti, proseguiamo sempre in discesa lungo la strada che ci ricondurrà a Pra Pincé.