Colmen Trail (33 km – 1950 m D+)

Ho provato il percorso del nuovo Colmen Trail “lungo”, bello ma durissimo!

Periodo: Aprile 2023

Partenza: Morbegno

Distanza: 33 km

Dislivello: 1950 m

Acqua: fontane a Valle, Talamona, Dazio

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La grande novità del Colmen Trail 2023 è un percorso lungo 33 km, che ha incuriosito tanti runner affezionati a questa impervia montagnetta della bassa Valtellina, ma non abbastanza scattanti per il velocissimo percorso della Colmen “classica”.

Inutile dire che tra gli iscritti figuro anche io, in fase di recupero e ancora meno scattante del solito! A una settimana dalla gara, ho deciso di provarla, approfittando della traccia fornita dall’organizzazione e del balisaggio in parte già effettuato.

Prima di passare alla descrizione del percorso di gara, di cui mi avete chiesto i dettagli non appena la mia attività è comparsa sui social, lasciatemi fare qualche considerazione:

  • il tracciato è una bellissima fotografia del territorio in cui si svolge, con il passaggio prima sul freddo e ombroso lato orobico della valle, poi sull’Adda e infine sul soleggiato (anche troppo) versante retico;
  • la gara è, dal mio punto di vista, molto corribile, ma di asfalto ce n’è poco e i sentieri, pur quasi sempre facili, costringono anche in piano a un passo piuttosto lento;
  • si tratta di un percorso molto nervoso che non molla mai: qualunque discesa è interrotta sul più bello da un’antipatica salitella; faticosissimo e spacca gambe, soprattutto nella parte finale.
Il ponte romano, punto di partenza e arrivo.

Parcheggio a Morbegno nei pressi del ponte romano o di Ganda, uno dei miei punti di partenza preferiti per il sentiero Valtellina e per la costiera dei Cech. Mi lascio alle spalle l’Adda e i terrazzamenti inondati dal sole per dirigermi verso le Orobie, ancora immerse nell’ombra. L’aria è frizzante e parto con guanti e manicotti.

Il centro di Morbegno.

Un paio di chilometri su strada, che sembra in piano ma non lo è, mi portano nel cuore di Morbegno: il centro è completamente deserto alle nove della mattina di Pasqua. Seguendo le indicazioni per la via Priula, si imbocca una stradina in salita, dove già vedo impiantati i fenomeni che regolarmente partono al quattro e dieci e chiudono la gara con le scope.

Comincia la salita vera e propria.

Se si considerano questi primi due chilometri un riscaldamento e non una gara di mezzofondo, si dovrebbe arrivare alla mulattiera per Valle con energia sufficiente a risalirla di corsa: il dislivello, circa 750 m in meno di 5 km, è distribuito in modo uniforme, con diversi punti in cui si riesce anche a tirare un po’ il fiato.

La mulattiera verso Valle.

Dopo qualche tornante su ciottolato, si prende un sentiero in salita, sempre con pendenza moderata, e si arriva a Valle incrociando la strada asfaltata. Il passaggio sulla strada è brevissimo e subito si riprende a salire su mulattiera e facile sentiero.

Passaggio a Valle.

Da qui mancano ancora quasi 200 m di dislivello alla fine di questa prima salita. Si sale nel bosco, ora su sentiero vero e proprio, fino a raggiungere il punto più alto della gara, a 1000 m di quota.

Il punto più alto della gara (1000 m).

Chi si aspetti di trovare, da qui, una bella discesa liberatoria, probabilmente non ha guardato bene il profilo altimetrico: si comincia, sì, a perdere quota, ma la discesa è continuamente interrotta da salitelle e tratti in piano.

Comincia una discesa molto nervosa.

Di sicuro c’è tanto da correre, in questa prima metà di gara. Per chi è bene allenato (non è il mio caso), è certamente possibile arrivare a Talamona senza avere mai camminato. Il terreno ora è piuttosto vario: si va dal sentiero facile al sentiero stretto e tecnico, dal pratone alla strada carrozzabile. Le foglie secche rendono alcuni punti insidiosi, almeno per le mie scavigliatissime caviglie. 

Ultimo tratto di discesa verso Talamona.

Si arriva infine alla strada e il percorso ci concede finalmente un chilometrino di tranquilla discesa su asfalto. Mi fermo a una fontanella per rabboccare la flask, che è ancora quasi piena: con l’arietta gelida delle Orobie, non ho praticamente bevuto e non immagino che mi troverò, nel giro di un’ora, del tutto disidratata!

Ponte sull’Adda, con vista Colmen.

Sono ormai a fondovalle e seguo le indicazioni CT sull’asfalto, che mi portano ad attraversare l’Adda e a imboccare il sentiero Valtellina in direzione Sondrio. C’è ancora un chilometro da correre in piano prima di arrivare alla seconda salitona, quella per la Colmen. La montagnetta che dà il nome alla gara si staglia ora, un po’ minacciosa, davanti a me.

Dal sentiero Valtellina verso Desco.

Un breve tratto su sentiero, con qualche saliscendi, porta a Desco, da dove parte la salita vera e propria. Sono circa 700 m di dislivello da qui alla vetta della Colmen (950 m), lungo un sentiero che prima aggira la montagna, con qualche tratto in piano e in discesa, per poi inerpicarsi con decisione fino in cima.

Il sentiero per la Colmen.

Il terreno è molto diverso rispetto a quello della prima salita: non mulattiera ma sentiero a tratti tecnico – le catene non sono altro che corrimano, ma è necessario prestare attenzione –  e a tratti ripido, sempre molto faticoso. Il percorso di gara si ricongiunge qui con la Colmen classica di 16 km, con cui condivide, com’è naturale, il tratto più caratteristico.

In vetta.

Si tratta di sentieri che conosco molto bene, ma con quasi venti chilometri sulle gambe la salita mi sembra infinita. Il clima, poi, è cambiato radicalmente: fa caldissimo e, quando raggiungo la cima della Colmen, ho finito l’acqua e so, ahimè, che fino a Dazio non ne troverò.

La parte più bella del percorso.

Comincia ora uno dei miei sentieri preferiti, quello che attraversa il bosco di betulle verso la cresta ovest della Colmen. Anche qui c’è da correre, per chi ne ha: un chilometro di facile sentiero in leggera discesa anticipa la discesa vera e propria verso Dazio, più tecnica e con qualche tratto roccioso. Si sbuca infine sulla strada sterrata che, penso erroneamente, mi porterà ben presto in paese e a una fontana.

Il percorso si separa di nuovo da quello classico.

Contro le mie aspettative, si torna invece nel bosco, per di più in salita! Stanca e assetata, raggiungo il bivio dove la gara classica svolta a sinistra per Dazio e scopro che il mio percorso va invece verso destra, allontanandosi ulteriormente da qualsiasi fonte d’acqua! Si scende, infine, e si imbocca la via dei Terrazzamenti, un percorso che conosco bene e che spero di seguire da qui a Morbegno.

Sulla via dei Terrazzamenti.

Una breve salita mi porta a un gruppetto di case e, finalmente, a una fontana. Reidratata, riprendo fiducia e proseguo in salita. Scopro che la via dei Terrazzamenti deve essere sembrata troppo facile agli organizzatori del Colmen Trail, perché il percorso devia subito e prende la mulattiera in salita per Regolido.

Mulattiera per Regolido.

Si tratta solo di un centinaio di metri di dislivello, ma per me è la salita più dura di tutto il percorso. E quando finalmente finisce, la discesa dura qualcosa come tre secondi: subito si torna su un sentiero nervoso, dove non si riesce mai a lasciare andare le gambe e ogni momento felice di discesa è spezzato da uno strappetto in salita, da una mulattiera con ciottoli mortali, da un tratto spacca gambe su cemento. Si torna infine a Dazio e si riprende la via dei Terrazzamenti, con un’ultima salita che per fortuna conosco; arrivo infine a Cerido, poi a San Bello e da qui prendo la ripida mulattiera che scende verso il ponte romano, portandomi alla fine delle mie fatiche.