Il mio amico Demetrio, abituato alle dolci pendenze dell’Appennino emiliano, non è mai stato sulle Grigne e bisogna rimediare! Faccio mentalmente un elenco delle cose imperdibili in questo ambiente così selvaggio, eppure tanto popolare tra noi milanesi: la pendenza estrema del muro del pianto sotto il sole di un pomeriggio estivo, la cresta del Grignone fino alla croce di vetta e al rifugio Brioschi, la traversata alta verso il buco di Grigna e la Grignetta, l’arsura e l’acqua che non si trova neanche a pagarla, le discese tecnicissime, i sentieri che non si trovano, i chilometri che ci metti quaranta minuti a percorrere, i camosci che la fanno da padroni quando, all’ora del tramonto, la maggior parte degli umani ha finalmente tolto il disturbo.
La mia idea è partire da Balisio, salire in vetta al Grignone dalla via invernale – più bellina, a mio avviso, rispetto a quella estiva – e scendere poi lungo l’alta via delle Grigne verso la Grignetta. Risalire fino al bivacco Ferrario dal canalino Federazione, scendere dalla Cermenati, intercettare la traversata bassa e seguirla fino al Pialeral, da cui si riscende a Balisio. Ho calcolato in modo molto ottimistico di fare tutto in cinque, massimo sei ore, ma come spesso accade da queste parti i tempi si sono dilatati soprattutto per le difficoltà tecniche della discesa lungo l’alta via, che sarebbe più comodo percorrere – come fanno quasi tutti – in senso opposto.
Arrivati in prossimità del buco di Grigna, dove comincia la salita verso la Grignetta, ci siamo resi conto di avere al massimo un’ora di luce e nemmeno una goccia d’acqua. Ho allora proposto a Deme di accorciare il giro e scendere al Pialeral seguendo il percorso della Utlac, una gara tostissima che si è appena tenuta da queste parti. Purtroppo gli organizzatori sono stati diligentissimi e non abbiamo trovato traccia di balise, per cui ci siamo persi nella vegetazione – nella prima parte il sentiero è davvero poco visibile, senza le indicazioni della gara – e abbiamo finito per metterci lo stesso tempo che avremmo impiegato a salire in Grignetta e scendere dall’altra parte. Puniti per la pigrizia!
Chi vuole ripetere il giro non si preoccupi: nella traccia gpx qui allegata ho eliminato la pur divertente parte di “ravanage”, se la seguite bene non potete sbagliare. Altrimenti consiglio di finire il giro come l’avevo pensato inizialmente: dovrebbero venire circa 200 m di dislivello positivo e 3 km in più. Ad avere tempo (e acqua) ne vale assolutamente la pena!
La partenza è calda, alle quattro del pomeriggio, ma molto semplice. Parcheggiamo al BricOk di Balisio, l’unico posto dove pare sia ancora lecito farlo, torniamo brevemente verso l’Alva seguendo la strada e prendiamo la stradina in leggera salita verso destra subito dopo il bar. Da qui un sentierino ci porta alla strada carrozzabile che sale verso la chiesetta e il Pialeral. Dalla chiesetta, per evitare le frotte di escursionisti in discesa, anziché il solito sentiero prendiamo quello per l’agriturismo Brunino, bene indicato.
Seguiamo questa stradina carrozzabile, con un breve taglio su sentiero, attraversando dei bellissimi alpeggi. E pensare che si sale sempre al Grignone passando dal sentiero “standard” del Pialeral, come se non ci fossero alternative! Qui non incontriamo più nessuno e troviamo anche un paio di fontane, una rarità da queste parti.
Continuando a salire lungo la carrozzabile, si sbuca infine sulla salita per il Brioschi, senza passare dal Pialeral. Altrimenti ci sono dei sentieri che portano al Pialeral e, da qui, si prende la stessa salita.
Superati gli ultimi alberi, si sale faticosamente sotto il sole ancora forte di questo pomeriggio di giugno. Da Balisio al Pialeral sono 500 m di dislivello, ne mancano 1200 per la cima del Grignone… meglio non pensarci! Teniamo la destra per prendere la via invernale, mentre l’estiva sale verso sinistra. Incontriamo gli ultimi escursionisti in discesa, dopodiché sono i camosci a intrattenerci con i loro salti acrobatici su e giù per rocce e prati. Si arriva infine ai Comolli, al bivacco Riva Girani (1860 m).
Da qui comincia il cosiddetto “muro del pianto”, che fa piangere in inverno, quando lo si affronta con i ramponi, ma anche in versione estiva non scherza. La pendenza aumenta drammaticamente: quantomeno il dislivello si fa in fretta e ben presto, accaldati e affaticati, sbuchiamo sulla cresta.
Seguendo il filo di cresta e le corde fisse, non necessarie in assenza di neve, proseguiamo verso il rifugio, con una pendenza ora molto più dolce e una bella vista sul selvaggio versante settentrionale delle Grigne, dove è rimasta un’ultima lingua di neve.
Raggiungiamo la croce di vetta e il rifugio, che con i suoi 2410 m rappresenta il punto più alto del giro.
Comincia ora la parte più tosta del giro, l’alta via delle Grigne, meglio nota come “traversata alta”. Si tenga conto che, rispetto ad altri sentieri attrezzati che tecnicamente potrebbero risultare equivalenti, per esempio il sentiero Roma, l’alta via delle Grigne ha come difficoltà aggiuntiva una segnaletica che lascia molto a desiderare, catene vecchie e in cattivo stato e una roccia che si frantuma solo a guardarla. Solo alla fine del giro abbiamo saputo, purtroppo, dell’incidente capitato proprio oggi a Claudio Ghezzi, in assoluto il più esperto conoscitore delle Grigne, a ulteriore dimostrazione, in caso qualcuno avesse dei dubbi, che queste montagne sono davvero infide e richiedono una dose doppia di attenzione proprio per la qualità della roccia.
Una prima discesa ci porta al bivacco Merlini, da dove si prende il sentiero estivo per il Pialeral. Noi invece proseguiamo dritto e più o meno in piano lungo l’alta via, che appunto non è indicata benissimo ma ogni tanto è pur indicata. Comincia infine la discesa lungo gli Scudi.
Le catene, come già detto, non sono in ottime condizioni e conviene usarle il meno possibile. Procediamo piano e con cautela. Quando finalmente ci sembra di avere toccato terra, la pacchia dura poco, perché ben presto il sentiero cede il posto a una nuova parete, questa volta più franosa e instabile.
Dopo avere perso quella ci pare un’infinità di quota, con un certo sollievo vediamo che il sentiero riprende a salire. Tutto intorno a noi i camosci corrono e saltano sugli sfasciumi, incuranti dei continui crolli. Poco male, il sentiero sale rapidamente e in un attimo siamo di nuovo in cresta. La Grignetta sembra sempre lontanissima, sono ormai le 19,30 passate e la sete ci sta provocando strane visioni. Decidiamo allora di prendere il sentiero in discesa per Balisio, visto che è indicato e che è parte del percorso di gara della Utlac, che si è tenuta giusto ieri.
Si tratta di un sentiero che conosco per averlo già fatto seguendo il percorso balisato della gara. Oggi però le balise non ci sono, gli organizzatori sono stati troppo solerti nel rimuoverle! La prima parte di sentiero, nonostante il recente passaggio della gara, è nascosta dall’erba e ben presto ci rendiamo conto di esserci spostati troppo a sinistra. Perdiamo un po’ di tempo a cercare una via alternativa, poi ci rassegniamo e torniamo indietro. La traccia qui allegata è già stata corretta, potete seguirla con fiducia. Scendendo nel prato, andate verso la pozza d’acqua che si nota dall’alto.
Raggiungiamo una malga e, da qui, il sentiero diventa molto più semplice (e visibile). Una facile discesa nel bosco ci porta a incrociare la traversata bassa, che imbocchiamo in direzione Pialeral. In realtà, scoprirò più tardi guardando la cartina, si sarebbe potuto anche proseguire in discesa lungo lo stesso sentiero, accorciando il percorso senza passare dal Pialeral. Ma in assenza di indicazioni abbiamo preferito non rischiare. La traversata bassa, antipatica per i continui saliscendi, ci porta al Pialeral e alla sospirata fontana, dove facciamo indigestione di acqua. Poi prendiamo il noioso ma veloce sentiero in discesa per Balisio, e per questo ultimo pezzo ci tocca accendere le frontali che previdentemente abbiamo portato con noi. Pensavo di essere alla macchina per le 21, invece sono ormai le 22 passate quando ci arriviamo!
Per una corsetta invernale sul Grignone, nella speranza di evitare per quanto possibile freddo, neve e ghiaccio, ci siamo inventati questo facile anello con partenza da Balisio, passando per Pasturo, Rifugio Riva, San Calimero, traversata bassa e Pialeral. Un giro raccomandato per l\’esposizione favorevole (i traversi prendono il sole per tutta la mattina), anche se i ramponcini vanno sempre tenuti nello zainetto – si sale oltre i 1500 m e il ghiaccio non manca!
A Balisio si può parcheggiare alla Tamoil, lungo la statale che da Ballabio porta verso Pasturo. Noi, intenzionati a fermarci per pranzo all\’Alva (la bottega con ristorante self-service sulla statale), abbiamo superato il benzinaio e lasciato l\’auto al parcheggio riservato appunto ai clienti dell\’Alva.
Da qui si torna indietro per pochi metri lungo la strada (attenzione alle auto!) e si prende la stradina sterrata che sale a destra – la maggior parte degli escursionisti la percorre in macchina fino alla cappelletta. Si riesce tranquillamente a correre con pendenza moderata, guadagnando un centinaio di metri fino appunto alla cappelletta-parcheggio. Poco prima, a meno di 2 km dalla partenza, lasciamo la via maestra e imbocchiamo il sentiero in salita che si diparte a destra della strada.
Dopo un primo tratto in salita cominciamo a perdere quota e ci godiamo un paio di chilometri in facile discesa verso Pasturo; attraversiamo il paese, ignorando i vari sentieri che si staccano a sinistra verso il Grignone. Percorriamo via Casera fino a incontrare le indicazioni per la ZacUp. Continuiamo lungo la stessa strada, ora in salita, e dopo due tornanti imbocchiamo il sentiero che si stacca con una curva a gomito verso destra. Saliamo per un tratto nel bosco e sbuchiamo in un bell\’alpeggio, ampio e soleggiato. Lo attraversiamo continuando a salire.
Troviamo le indicazioni per il Rifugio Riva, poco distante ma da cui non si passa. Proseguiamo lungo una salita sempre più ripida e incontriamo finalmente le indicazioni per traversata bassa e San Calimero, la nostra meta. Seguiamo i cartelli, anche se ormai il sentiero è uno solo, inequivocabilmente in salita fino all\’inconfondibile tetto rosso della chiesetta di San Calimero (1495 m).
Da qui seguiamo la traversata bassa, bene indicata, verso il Pialeral. Sono possibili un paio di varianti: noi abbiamo sempre scelto il sentiero che passava più in alto. Il punto più panoramico del giro è quello subito dopo San Calimero, quando a una svolta ci si trova davanti il Grignone in tutta la sua imponenza. Nel punto più alto della traversata arriviamo sopra i 1500 m – nel bosco abbiamo trovato parecchio ghiaccio, prestate attenzione se ripetete il percorso in inverno.
Da San Calimero al Pialeral sono circa 3 km di saliscendi, per lo più semplici e corribili; dal Pialeral proseguiamo in discesa fino a incontrare le indicazioni per la traversata bassa, che seguiamo per altri 2 km; arrivati nel punto più basso, poco dopo avere attraversato il torrente e all\’altezza del km 17 del giro, troveremo un sentiero che si stacca sulla sinistra e che ci condurrà sulla via \”normale\” che collega il Pialeral con Balisio. Alla cappelletta-parcheggio ci ricongiungiamo con la strada percorsa all\’andata, che seguiamo a ritroso fino alla macchina.
Essendo un giro abbastanza breve e consigliabile per la stagione fredda, non dovremmo trovarci ad avere bisogno di acqua. Nel caso, tuttavia, ricordiamoci che poco prima del Pialeral c\’è una fontana, seminascosta in uno spiazzo erboso in alto a destra rispetto al sentiero, dietro a un capanno. Altre fontane si trovano solo verso l\’inizio e verso la fine del giro.
Grignone EE (20 km – 1900 m D+)
16 Giugno 2022 by marta • Valsassina Tags: corsa in montagna, grigna settentrionale, grigne, grignone, pialeral, skyrunning, trail running, traversata alta, traversata bassa, utlac, valsassina, zacup • 0 Comments
Un giro davvero tosto, tanto panoramico quanto impegnativo dal punto di vista fisico e tecnico. Ottimo allenamento per gare come Maga e Kima!
Periodo: Giugno 2022
Partenza: Balisio (LC)
Distanza: 20 km
Dislivello: 1900 m
Acqua: fontane solo fino al Pialeral, portare scorta abbondante.
GPX (clic dx, salva link con nome)
Il mio amico Demetrio, abituato alle dolci pendenze dell’Appennino emiliano, non è mai stato sulle Grigne e bisogna rimediare! Faccio mentalmente un elenco delle cose imperdibili in questo ambiente così selvaggio, eppure tanto popolare tra noi milanesi: la pendenza estrema del muro del pianto sotto il sole di un pomeriggio estivo, la cresta del Grignone fino alla croce di vetta e al rifugio Brioschi, la traversata alta verso il buco di Grigna e la Grignetta, l’arsura e l’acqua che non si trova neanche a pagarla, le discese tecnicissime, i sentieri che non si trovano, i chilometri che ci metti quaranta minuti a percorrere, i camosci che la fanno da padroni quando, all’ora del tramonto, la maggior parte degli umani ha finalmente tolto il disturbo.
La mia idea è partire da Balisio, salire in vetta al Grignone dalla via invernale – più bellina, a mio avviso, rispetto a quella estiva – e scendere poi lungo l’alta via delle Grigne verso la Grignetta. Risalire fino al bivacco Ferrario dal canalino Federazione, scendere dalla Cermenati, intercettare la traversata bassa e seguirla fino al Pialeral, da cui si riscende a Balisio. Ho calcolato in modo molto ottimistico di fare tutto in cinque, massimo sei ore, ma come spesso accade da queste parti i tempi si sono dilatati soprattutto per le difficoltà tecniche della discesa lungo l’alta via, che sarebbe più comodo percorrere – come fanno quasi tutti – in senso opposto.
Arrivati in prossimità del buco di Grigna, dove comincia la salita verso la Grignetta, ci siamo resi conto di avere al massimo un’ora di luce e nemmeno una goccia d’acqua. Ho allora proposto a Deme di accorciare il giro e scendere al Pialeral seguendo il percorso della Utlac, una gara tostissima che si è appena tenuta da queste parti. Purtroppo gli organizzatori sono stati diligentissimi e non abbiamo trovato traccia di balise, per cui ci siamo persi nella vegetazione – nella prima parte il sentiero è davvero poco visibile, senza le indicazioni della gara – e abbiamo finito per metterci lo stesso tempo che avremmo impiegato a salire in Grignetta e scendere dall’altra parte. Puniti per la pigrizia!
Chi vuole ripetere il giro non si preoccupi: nella traccia gpx qui allegata ho eliminato la pur divertente parte di “ravanage”, se la seguite bene non potete sbagliare. Altrimenti consiglio di finire il giro come l’avevo pensato inizialmente: dovrebbero venire circa 200 m di dislivello positivo e 3 km in più. Ad avere tempo (e acqua) ne vale assolutamente la pena!
La partenza è calda, alle quattro del pomeriggio, ma molto semplice. Parcheggiamo al BricOk di Balisio, l’unico posto dove pare sia ancora lecito farlo, torniamo brevemente verso l’Alva seguendo la strada e prendiamo la stradina in leggera salita verso destra subito dopo il bar. Da qui un sentierino ci porta alla strada carrozzabile che sale verso la chiesetta e il Pialeral. Dalla chiesetta, per evitare le frotte di escursionisti in discesa, anziché il solito sentiero prendiamo quello per l’agriturismo Brunino, bene indicato.
Seguiamo questa stradina carrozzabile, con un breve taglio su sentiero, attraversando dei bellissimi alpeggi. E pensare che si sale sempre al Grignone passando dal sentiero “standard” del Pialeral, come se non ci fossero alternative! Qui non incontriamo più nessuno e troviamo anche un paio di fontane, una rarità da queste parti.
Continuando a salire lungo la carrozzabile, si sbuca infine sulla salita per il Brioschi, senza passare dal Pialeral. Altrimenti ci sono dei sentieri che portano al Pialeral e, da qui, si prende la stessa salita.
Superati gli ultimi alberi, si sale faticosamente sotto il sole ancora forte di questo pomeriggio di giugno. Da Balisio al Pialeral sono 500 m di dislivello, ne mancano 1200 per la cima del Grignone… meglio non pensarci! Teniamo la destra per prendere la via invernale, mentre l’estiva sale verso sinistra. Incontriamo gli ultimi escursionisti in discesa, dopodiché sono i camosci a intrattenerci con i loro salti acrobatici su e giù per rocce e prati. Si arriva infine ai Comolli, al bivacco Riva Girani (1860 m).
Da qui comincia il cosiddetto “muro del pianto”, che fa piangere in inverno, quando lo si affronta con i ramponi, ma anche in versione estiva non scherza. La pendenza aumenta drammaticamente: quantomeno il dislivello si fa in fretta e ben presto, accaldati e affaticati, sbuchiamo sulla cresta.
Seguendo il filo di cresta e le corde fisse, non necessarie in assenza di neve, proseguiamo verso il rifugio, con una pendenza ora molto più dolce e una bella vista sul selvaggio versante settentrionale delle Grigne, dove è rimasta un’ultima lingua di neve.
Raggiungiamo la croce di vetta e il rifugio, che con i suoi 2410 m rappresenta il punto più alto del giro.
Comincia ora la parte più tosta del giro, l’alta via delle Grigne, meglio nota come “traversata alta”. Si tenga conto che, rispetto ad altri sentieri attrezzati che tecnicamente potrebbero risultare equivalenti, per esempio il sentiero Roma, l’alta via delle Grigne ha come difficoltà aggiuntiva una segnaletica che lascia molto a desiderare, catene vecchie e in cattivo stato e una roccia che si frantuma solo a guardarla. Solo alla fine del giro abbiamo saputo, purtroppo, dell’incidente capitato proprio oggi a Claudio Ghezzi, in assoluto il più esperto conoscitore delle Grigne, a ulteriore dimostrazione, in caso qualcuno avesse dei dubbi, che queste montagne sono davvero infide e richiedono una dose doppia di attenzione proprio per la qualità della roccia.
Una prima discesa ci porta al bivacco Merlini, da dove si prende il sentiero estivo per il Pialeral. Noi invece proseguiamo dritto e più o meno in piano lungo l’alta via, che appunto non è indicata benissimo ma ogni tanto è pur indicata. Comincia infine la discesa lungo gli Scudi.
Le catene, come già detto, non sono in ottime condizioni e conviene usarle il meno possibile. Procediamo piano e con cautela. Quando finalmente ci sembra di avere toccato terra, la pacchia dura poco, perché ben presto il sentiero cede il posto a una nuova parete, questa volta più franosa e instabile.
Dopo avere perso quella ci pare un’infinità di quota, con un certo sollievo vediamo che il sentiero riprende a salire. Tutto intorno a noi i camosci corrono e saltano sugli sfasciumi, incuranti dei continui crolli. Poco male, il sentiero sale rapidamente e in un attimo siamo di nuovo in cresta. La Grignetta sembra sempre lontanissima, sono ormai le 19,30 passate e la sete ci sta provocando strane visioni. Decidiamo allora di prendere il sentiero in discesa per Balisio, visto che è indicato e che è parte del percorso di gara della Utlac, che si è tenuta giusto ieri.
Si tratta di un sentiero che conosco per averlo già fatto seguendo il percorso balisato della gara. Oggi però le balise non ci sono, gli organizzatori sono stati troppo solerti nel rimuoverle! La prima parte di sentiero, nonostante il recente passaggio della gara, è nascosta dall’erba e ben presto ci rendiamo conto di esserci spostati troppo a sinistra. Perdiamo un po’ di tempo a cercare una via alternativa, poi ci rassegniamo e torniamo indietro. La traccia qui allegata è già stata corretta, potete seguirla con fiducia. Scendendo nel prato, andate verso la pozza d’acqua che si nota dall’alto.
Raggiungiamo una malga e, da qui, il sentiero diventa molto più semplice (e visibile). Una facile discesa nel bosco ci porta a incrociare la traversata bassa, che imbocchiamo in direzione Pialeral. In realtà, scoprirò più tardi guardando la cartina, si sarebbe potuto anche proseguire in discesa lungo lo stesso sentiero, accorciando il percorso senza passare dal Pialeral. Ma in assenza di indicazioni abbiamo preferito non rischiare. La traversata bassa, antipatica per i continui saliscendi, ci porta al Pialeral e alla sospirata fontana, dove facciamo indigestione di acqua. Poi prendiamo il noioso ma veloce sentiero in discesa per Balisio, e per questo ultimo pezzo ci tocca accendere le frontali che previdentemente abbiamo portato con noi. Pensavo di essere alla macchina per le 21, invece sono ormai le 22 passate quando ci arriviamo!