Anello Val Budria – Val Tartano (23 km – 1500 m D+)
Un percorso bellissimo e poco frequentato, a cavallo tra la Valtellina e le Orobie bergamasche.
Tartano (1200 m) – Val Budria – Cima di Lemma (2348 m) – Passo di Tartano (2108 m) – Lago di Porcile (2030 m) – Tartano.
Periodo: Giugno 2021
Partenza: Tartano (1200 m)
Distanza: 23 km
Dislivello: 1500 m
Acqua: fontane nella parte iniziale e finale del percorso
GPX (clic dx, salva link con nome)
Era da un po’ che volevo esplorare la Val Tartano: una visita di Stefano e una domenica dal meteo perfetto sono state la scusa per lanciarmi! Valle laterale sul versante orobico della bassa Valtellina, parallela e simile alla Val Gerola, la Val Tartano offre percorsi ideali per la corsa in montagna in estate e per lo scialpinismo in inverno, che permettono di arrivare facilmente sopra i duemila metri con una vista spaziale sulle più belle cime valtellinesi e orobiche.
Il percorso che vi propongo è davvero poco battuto nella prima parte, da Tartano fino ai piani di Lemme passando per la bellissima Val Budria; la cima di Lemma, facilmente raggiungibile anche dalla bergamasca, è invece più frequentata e anche i laghetti del Porcile richiamano diverse persone nelle calde giornate estive. Lungo l’alta via GVO (Gran Via delle Orobie), in ogni caso, non ci sono rifugi che attraggano folle di escursionisti, per cui il giro risulta nel complesso tranquillo e piacevolmente corribile. Vi segnalo che nel mese di giugno si svolge qui una gara di corsa in montagna, il Rally estivo della Val Tartano.
Dopo avere parcheggiato a Tartano, poco prima della chiesa, proseguiamo a piedi fino al bar del paese, dove troveremo una quantità mostruosa di indicazioni. Non è necessario leggerle tutte, basta seguire quelle per la Val Corta in discesa verso destra: dovremo seguire la stradina lungo il fiume che si individua chiaramente dall’alto.
Dopo un paio di chilometri ci troviamo a un bivio, all’altezza di Ponte di Barbera: a sinistra si prosegue per la Val di Lemma, lungo il corso dell’omonimo torrente, mentre noi continuiamo dritto seguendo le chiare indicazioni per la Val Budria. Anche qui, seguiremo per un po’ il corso del fiume.
La stradina sterrata che si inoltra in Val Budria è quasi pianeggiante, con alcuni tratti in leggera salita. In generale, si può correre tutta. Prestate solo attenzione al primo bivio, circa mezzo chilometro dopo Ponte di Barbera: i bolli mandano a sinistra, di nuovo in Val di Lemma, mentre noi dobbiamo proseguire dritto lungo la nostra stradina, evidente nonostante l’assenza di segnavia.
Dopo un altro chilometro si vedrà un ponticello che attraversa il torrente. Lo utilizziamo per passare sull’altra sponda e proseguire nella stessa direzione. Superiamo una baita, dove troveremo una fontana, e continuiamo lungo un sentiero poco battuto, ma decisamente pulito dalla rigogliosa vegetazione del fondovalle – probabilmente grazie alla gara appena svoltasi. Finalmente raggiungiamo la fine della valle – che, per essere indicata come “Val Corta”, ci è sembrata piuttosto lunga! – e cominciamo a salire di quota. Siamo soli e circondati da una natura meravigliosa: marmotte, fiori di tutti i colori, cascate e un ultimo nevaio in scioglimento.
Il sentiero sale ora con decisione, facendoci guadagnare velocemente i circa 500 metri di altezza che ci separano dal panoramico pianoro chiaramente visibile anche dal basso, punto di arrivo della teleferica che passa alta sopra le nostre teste.
Passiamo da una graziosa casera e qui incrociamo la GVO (Gran Via delle Orobie), l’alta via che seguiremo da qui in avanti fino ai laghi di Porcile.
Non facciamo in tempo a rallegrarci delle indicazioni appena trovate, che subito perdiamo di vista i bolli in un enorme prato costellato di tane di marmotte. Poco male, non ci sono punti pericolosi e proseguiamo un po’ a caso nella direzione in cui ci hanno orientato i cartelli, verso la pietraia che si vede poco lontano. Prima della pietraia, scorgiamo un bollo e torniamo sul sentiero, ora ben visibile e segnato.
Un ultimo strappetto ci porta a una bocchetta non meglio identificata, da cui la vista si apre su quella che dovrebbe essere la Val di Lemma. Non essendo pratici della zona, facciamo fatica a identificare le cime e a orientarci, tanto più che non abbiamo ancora trovato nessuno a cui chiedere informazioni.
Ci lanciamo ora in una divertente discesa, sempre facendo attenzione a non perdere di vista i bolli che, nel prato, tendono di nuovo a sparire.
Un breve tratto in salita ci porta a un’altra bocchetta e a una nuova discesa fino ai Piani di Lemme, crocevia di sentieri, dove finalmente qualche cartello ci aiuta a orientarci: vediamo che il sentiero 116 prosegue verso il passo di Lemma e San Simone, nella bergamasca, mentre il nostro percorso verso la Cima di Lemma e il passo Tartano, sempre parte della GVO, è ora indicato come sentiero 101. Si tratta dunque del sentiero delle Orobie occidentali, che finora avevo percorso “solo” da Cassiglio a Passo San Marco! Buono a sapersi, prenderò ispirazione per un nuovo giro.
Attraversiamo un altro prato, con qualche bollo sparso qua e là, e ci dirigiamo verso le creste che vediamo ormai sempre più vicine. A questo punto basta seguire il filo di cresta fino alla cima di Lemma, che con i suoi 2348 m rappresenta il punto più alto del giro.
Si scende ora verso il passo di Tartano, circa 250 m più in basso e già visibile dalla cima, passando per le antiche trincee della linea Cadorna.
Dal passo di Tartano si prosegue dritto e in piano, seguendo le indicazioni per i laghi di Porcile, curiosamente dati a 20 e a 30 minuti di distanza da due cartelli a pochi centimetri l’uno dall’altro.
I tre laghetti compaiono ben presto alla nostra sinistra. Al bivio, seguiamo il sentiero che scende a sinistra in direzione del secondo lago – da quello più in alto non passeremo.
Dal lago, si seguono le indicazioni per Tartano. Non preoccupatevi delle due ore e mezza date dai cartelli: da qui alla macchina mancano solo 8 km, tutti in discesa su facile sentiero, sterrato e asfalto, per cui di corsa ci vuole meno di un’ora.
Alla fine del sentiero, prendiamo la strada sterrata verso destra che in un attimo ci porta al rifugio Il Pirata. Qui, se volete fermarvi, sarete serviti da un simpatico e gentilissimo pirata. Altrimenti potete semplicemente riempire le borracce alla fontana e proseguire lungo la carrozzabile in discesa che porta a Tartano.
La strada sterrata diventa infine asfaltata e finalmente spunta il campanile di Tartano. Gli ultimi chilometri sono piuttosto faticosi, sotto il sole e con tutte le auto che salgono al rifugio, ma ben presto siamo alla macchina pronti per cambiarci e premiarci con una birretta!
Trail orobico-valtellinese (33 km – 2550 m D+)
10 Agosto 2021 by marta • Orobie, Valtellina Tags: anello, bocchetta dei lupi, cima di lemma, corsa in montagna, foppolo, gvo, laghetti di porcile, montebello, orobie, passo di porcile, passo di tartano, passo dordona, percorso, rifugio il pirata, sentiero delle orobie occidentali, terrazza salomon, trail, val tartano, valtellina • 0 Comments
Rifugio “Il Pirata” (Tartano) – Passo di Tartano (2108 m) – Cima di Lemma (2348 m) – Passo di Lemme (2137 m) – Laghetto Cavizzola – Sentiero 101 o delle Orobie occidentali – Forcella Rossa (2055 m) – 3° Lago di Porcile ( 2095 m) – Passo di Porcile (2290 m) – Sentiero 201 verso Foppolo – Strada di Dordona – Montebello (Terrazza Salomon) – Lago delle Trote – Passo Dordona (2061 m) – Sentiero 201A – Bocchetta dei Lupi (2316 m) – 2° Lago di Porcile (2030 m) – Rifugio “Il Pirata”.
Periodo: Agosto 2021
Partenza: Rifugio “Il Pirata”, località Arale, Tartano
Distanza: 33 km
Dislivello: 2550 m
Acqua: fontane e torrenti
GPX (clic dx, salva link con nome)
Finalmente in ferie, Tony e le Martas non hanno dubbi su come inaugurarle: una bella cavalcata orobico-valtellinese, alla scoperta di nuovi sentieri per concatenare valli più o meno note, è proprio quello che ci vuole!
Tony e Marta arrivano da Bergamo, io (l’altra Marta) sono ormai valtellinese d’acquisizione: loro partono dal rifugio S.A.B.A., nella bergamasca, per una traversata di oltre 40 km, mentre io lascio l’auto al rifugio “Il Pirata”, sopra Tartano, per un giro ad anello come piace a me. Decidiamo di trovarci alla terrazza Salomon, Montebello, nel primo pomeriggio, per condividere l’ultima parte del giro e una cenetta al rifugio.
Parto con calma, forse troppa (sono le 9 passate quando parcheggio al Pirata), in direzione del passo di Tartano. Ho visto dalle mappe che ci sono dei sentieri alternativi rispetto a quello più frequentato per i laghi di Porcile e, non avendo fretta, decido di andare in esplorazione. Scendo dunque dal rifugio alla strada carrozzabile sottostante e la percorro brevemente seguendo il corso del torrente fino a trovare sulla destra un ponticello.
Non ci sono indicazioni se non quelle, opposte, per i laghi di Porcile. Si attraversa il torrente e si prosegue dall’altra parte. Il sentiero c’è, è anche relativamente battuto (dalle mucche), ma non è bollato e bisogna fare attenzione a non perderlo di vista. Certo, non si può procedere troppo spediti su questo terreno, ma in compenso ci si gode la pace di una valle deserta, le distese di mirtilli, i ruscelli gorgoglianti e le marmotte che scorrazzano indisturbate. Consiglio caldamente, per questo e altri tratti, di usare la mia traccia gpx.
Attenzione a un bivio, dove il sentiero più intuitivo sembra essere quello che va a sinistra attraversando un ruscello, mentre bisogna prendere quello in salita verso destra. Senza la traccia gpx avrei sbagliato di sicuro. Finalmente il bosco finisce e vedo in lontananza, sopra di me, la croce del passo di Tartano.
Vedo il passo, sì, ma in compenso perdo di vista il sentiero, complici anche i mille ruscelli e rigagnoli che si sono formati dopo le piogge torrenziali dei giorni scorsi. Pazienza, la pendenza non è eccessiva e salgo dritto per dritto tra mirtilli e rododendri, cercando di tenere i piedi il più possibile asciutti. Incrocio infine un sentiero, anch’esso poco visibile ma segnato, che scopro poi essere l’alta via della Val Tartano.
Seguendo questi bolli bianco-rossi arrivo a una casera, dove appunto trovo le indicazioni dell’alta via, e proseguo in salita fino al passo di Tartano (2108 m), crocevia di sentieri.
Per i prossimi 5 km seguirò il percorso della GVO (Gran Via delle Orobie), un altro sentiero spesso poco indicato, dove facilmente si perde l’orientamento. In questo tratto, in realtà, basta seguire il filo di cresta in salita passando per le antiche trincee della linea Cadorna fino alla cima di Lemma (2348 m) e da qui in discesa fino all’omonimo passo.
Dal passo di Lemme si prosegue in piano, seguendo il sentiero – quando c’è – o in alternativa cercando i bolli sparsi qua e là sulle roccette. Utile, anche qui, la traccia gpx.
Dopo un ultimo tratto in salita bisogna scendere tutto a sinistra. A ben guardare c’è una piccola freccia con la scritta “GVO” nascosta dietro un sasso, ma senza la traccia gpx avrei certamente proseguito dritto. Il sentiero è ora più evidente e comincio a scendere spensierata, senza più fare caso ai bolli. Naturalmente questo mi porta subito fuori strada e davanti a una baita, detta “del Mondo” (Raimondo).
Poco male, vedo il sentiero più in basso e lo raggiungo, continuando a scendere fino all’alpe Cavizzola. Qui trovo le indicazioni per il laghetto Cavizzola, che è la mia prossima tappa. Non ho capito a che punto ho abbandonato la GVO ma, sapendo di dover passare da questo laghetto, senza farmi troppe domande proseguo di buon passo, ora su facile sentiero. Al laghetto, dove trovo anche una fontana, mi fermo per fare merenda con la mia “cupeta” valtellinese.
Dovrei ora prendere il sentiero 101, o sentiero delle Orobie occidentali, di cui però al laghetto non trovo traccia. Vedo solo un sentiero 111 in discesa e lo seguo fino a quando diventa evidente che mi sto allontanando troppo dal 101. Interpreto una croce su un sasso e una leggerissima traccia nell’erba come un segno del destino e, per una volta, la fortuna mi assiste: risalendo per i prati raggiungo infatti una casera e, finalmente, il sentiero delle Orobie occidentali.
Adesso è tutto facile: il 101 è sempre ben segnato e mi permette di procedere spedita – anche perché un’occhiata all’orologio mi dice che è il caso di darmi una mossa! A un breve tratto in salita, che culmina alla Forcella Rossa (2055 m), segue una discesa e poi un lungo e corribilissimo tratto in piano. Si passa per alcuni alpeggi intorno ai 1800 m di quota e, in basso, si vede San Simone. Riprende la salita e di nuovo mi trovo a guardare, sia pure da una diversa prospettiva, la croce del passo di Tartano.
Senza arrivare al passo, salgo verso destra in direzione dei laghi di Porcile e vado a prendere il sentiero 201 (il 101 non ho capito che fine abbia fatto) che passa per il 3° lago di Porcile e sale all’omonimo passo.
Questa zona è decisamente frequentata, rispetto a quelle semi-deserte da cui sono passata finora. Superando una distesa di bagnanti intenti a prendere il sole, salgo di buon passo verso la bocchetta. Il sentiero è sempre facile, anche se sto attraversando una pietraia dall’aspetto suggestivo e selvaggio.
Salendo mi trovo a un bivio: a destra il sentiero 201 per il passo di Porcile e Foppolo, a sinistra il 201A per la bocchetta dei Lupi e il rifugio Dordona. Da qui arriverò più tardi con i miei amici, quindi ora prendo il sentiero a destra e in un attimo sono al passo di Porcile (2290 m).
Comincio a scendere verso Foppolo: il sentiero all’inizio è ripido e richiede attenzione, poi migliora un po’ man mano che si perde quota. Una volta a fondovalle, le indicazioni da seguire sono quelle per il passo Dordona, prima lungo un facile sentiero nel bosco e poi su strada – bisogna prendere la cosiddetta “Strada Dordona”, una noiosa carrozzabile in salita. Dalla carrozzabile si stacca poi il sentiero per Montebello.
Passando sotto la seggiovia, risalgo fino alla terrazza Salomon (o rifugio Montebello), dove mi aspettano Marta e Tony. Sono in ritardo sulla tabella di marcia: speravo di arrivare qui per le 14 e invece sono quasi le 15,30! Ho perso parecchio tempo a orientarmi nell’erba alta tra la GVO e il sentiero 101. Pazienza, ora sono con i miei amici: ci manca una decina di chilometri con non più di 500 m di dislivello, per cui possiamo prendercela con calma.
Ci incamminiamo dunque in leggera salita verso il passo Dordona, passando per il piccolo e affollato lago delle Trote. Dal passo prendiamo la strada carrozzabile in discesa verso il rifugio Dordona, che vediamo chiaramente più in basso, anche se non ci arriveremo: prima del rifugio, infatti, vediamo sulla sinistra le indicazioni per il sentiero 201A e la bocchetta dei Lupi. A sorpresa, ci ritroviamo ancora sulla GVO!
La salita è lunga, ma non eccessivamente ripida, e le montagne illuminate dalla luce calda del pomeriggio ci ripagano di tutta la fatica. Arrivati alla bocchetta (2316 m), la vista si apre di nuovo sui laghetti di Porcile, che da questa nuova prospettiva sembrano ancora più belli.
Da qui è tutta discesa, prima su sentiero ripido e sdrucciolevole, poi su morbidi prati dove pascolano mucche isteriche e teneri vitelli.
Si continua a scendere in direzione Alpe Arale, Tartano. Abbiamo trovato il sentiero allagato dalle recenti piogge, cosa che ci ha rallentato un po’. Normalmente si tratta di una discesa noiosa, ma semplice e veloce.
Gli ultimi chilometri sono, come sempre, i più faticosi. Ma finalmente raggiungiamo il rifugio, i cui fantastici gestori per nostra fortuna accettano di rifocillarci con un’ottima pasta alla bresaola, oltre naturalmente alla meritatissima birra!