Anello Poverzone – Colina (21 km – 1700 m D+)
Un bel giro in bassa Valtellina per concatenare due “attrazioni” locali: la croce di Poverzone (1908 m) e il lago di Colina (2076 m).
Periodo: Gennaio 2022
Partenza: Vendolo (SO)
Distanza: 21 km
Dislivello: 1700 m
Acqua: fontane agli alpeggi, aperte solo quelle a bassa quota.
GPX (clic dx, salva link con nome)
Prendendo casa in Valtellina, terra di grandi atleti e sportivi, può facilmente capitare di trovarsi come compaesana una top runner come Lucia. Mi tira sempre il collo, eh. Anche quando è infortunata e il medico le ha prescritto di andare piano. Ma è la compagna ideale per esplorare queste bellissime montagne, selvagge e sconosciute al grande pubblico. Oggi è stata la volta della panoramica croce di Poverzone, una delle mete più amate da escursionisti e ciclisti in bassa Valtellina; per non farci mancare niente, poi, abbiamo fatto un salto al lago di Colina, altra piccola perla sconosciuta ai più, che per la prima volta ho visto ricoperto di neve.
Qualche piccola informazione di servizio: la traversata dalla croce al lago avviene lungo una comoda strada carrozzabile, perfettamente percorribile anche in mountain bike (in questo caso bisogna aggiustare la traccia in salita e in discesa, sostituendo alcuni sentieri con le strade che servono gli alpeggi). Ciò non significa, però, che questo giro si possa sempre fare in pieno inverno: quando nevica tanto, difficilmente la strada sarà praticabile anche a piedi. In questo gennaio 2022, particolarmente secco e caldo, abbiamo trovato solo a partire dai 1800 m poca neve ghiacciata. Ramponcini utili ma non indispensabili. Lo stesso si può dire della traccia gpx: non è strettamente necessaria, perché il giro è piuttosto intuitivo, ma torna utile in quanto le indicazioni sono rare.
La partenza è da Vendolo, un paesino che sorge sul versante solivo e lungo la via dei Terrazzamenti, così piccolo che non sto a spiegarvi dove parcheggiare: troverete da soli l’unico parcheggio lungo l’unica via del paese. Anticipate da Nami, la cagnolina montanara di Lucia, ci riscaldiamo con un breve tratto di strada più o meno pianeggiante, poco meno di 1 km, in direzione Castione Andevenno; poi prendiamo il sentiero in salita verso sinistra.
Questo primo tratto di sentiero, che collega Castione con Ligari, è davvero semplice, morbido e in ottime condizioni. Ben presto arriviamo a un paesino dal nome simpatico, Barboni di sotto. Siamo qui a 1150 m di quota e possiamo già ammirare la catena delle Orobie dall’altra parte della valle.
Da qui si può seguire la strada fino a Ligari, ma noi amanti del verticale (chi più, chi meno) preferiamo salire dritto per dritto lungo un sentiero un po’ dismesso, ma ancora visibile, fino a incrociare il più comodo sentiero che arriva da Ligari. Questo sentiero, fino alla croce di Poverzone, è ben segnato da bolli e persino con catarifrangenti, che lo rendono facilmente percorribile anche in notturna. Proseguiamo senza possibilità d’errore fino a sbucare dal bosco all’altezza di un piccolo alpeggio chiamato Piastorba.
Da qui, guardando in alto a sinistra, si vede già la croce di Poverzone. Noi dobbiamo però proseguire dritto, attraversando l’alpeggio e percorrendo per un tratto la strada in piano. Poi si trova sulla sinistra un altro sentiero, che riporta nel bosco per l’ultimo tratto di salita fino alla croce.
Ben presto torniamo a incrociare la strada, ora pianeggiante e innevata, e la seguiamo per un breve tratto fino a raggiungere la nostra prima meta, appunto la croce di Poverzone. Da qui la vista sulla Valtellina e sull’arco orobico è davvero fantastica.
Dopo le foto di rito, torniamo sulla strada carrozzabile e finalmente troviamo delle indicazioni scritte. Un cartello mostra il sentiero per il monte Rolla, poco sopra di noi, mentre la strada prosegue verso il lago di Colina, indicato a 5,5 km.
Lucia e Nami partono a tutta birra lungo la strada in leggera salita, mentre io mi affanno nel vano tentativo di tenere il loro passo. Da qui al lago si fanno ancora circa 200 m di dislivello, ben distribuiti ma comunque faticosi.
Sempre seguendo questa strada (ignorate la piccola deviazione che abbiamo fatto noi poco prima del lago) si arriva al lago di Colina, ghiacciato e ricoperto di neve, alle cui spalle svettano il monte Colina e il monte Caldenno. Dietro queste montagne, nascosti alla vista, si ergono i più imponenti Corni Bruciati, la cima di Corna Rossa e il Disgrazia: i rilievi, cioè, che separano la Valmalenco dalla Val Masino.
Torniamo sui nostri passi e andiamo a riprendere la strada in discesa verso l’alpe Colina.
La pacchia su strada dura poco: a Lucia piace seguire la linea più breve e ben presto ci troviamo a tagliare i tornanti scendendo di corsa per i prati. Una volta riguadagnata la strada, la seguiamo brevemente, fino a incontrare sulla sinistra le indicazioni per Postalesio.
La discesa da qui a Pra Lone è tracciata perfettamente, in quanto si tratta del percorso del Verti-Colina, gestito da SLAlom alle Piramidi. Si tratta semplicemente di seguire i cartelli e il sentiero che taglia i tornanti della strada.
A Pra Lone prendiamo il sentiero verso sinistra, seguendo le indicazioni per Dondolo. Fa rima con Vendolo ed è lì che ci porterà! Sempre in discesa, ora su tracce poco battute, ora su facile sentiero, arriviamo a incrociare la via dei Terrazzamenti, che imbocchiamo verso sinistra e che in un attimo ci riporta alla macchina.
Val Poschiavina Wild (18 km – 1000 m D+)
25 Luglio 2023 by marta • Valtellina Tags: campagneda, campo moro, corsa in montagna, lago, passo d'ur, percorso ad anello, trail running, val poschiavina, val poschiavo, valmalenco • 0 Comments
Anello breve ma intenso su sentieri poco battuti.
Campo Moro (1996 m) – Alpe Gembrè – Passo d’Ur (2514 m) – Passo di Campagneda (2615 m) – Laghi di Campagneda – Rifugio Ca’ Runcasch – Campo Moro.
Periodo: Luglio 2023
Partenza: Campo Moro (1996 m)
Distanza: 18 km
Dislivello: 1000 m
Acqua: fontana all’alpe Gembrè.
GPX (clic dx, salva link con nome)
Finalmente è arrivata la settimana di scarico: vietato faticare, via libera alle passeggiate con gli amici! I giri più belli con la mia amica Marta sono sempre ambientati tra le meravigliose montagne della Valmalenco, che anche questa volta si sono rivelate all’altezza delle aspettative. Con Meme, Erica e tre quadrupedi abbiamo pensato di accamparci sotto la diga di Campo Moro, a 2000 m di quota, per passare una bella notte al fresco e partire di buon’ora senza levataccia.
Il punto migliore da cui partire per il percorso che abbiamo in mente è più indietro, nei pressi del rifugio Poschiavino, ed è qui che riportiamo il furgone di Erica dopo averlo stipato con tutti i nostri averi. A piedi torniamo indietro: meglio togliersi subito questo paio di chilometri su asfalto, piuttosto che doverli percorrere alla fine. Seguendo le indicazioni per l’alpe Gembrè, prima tappa del nostro giro, saliamo in cima alla diga e, senza attraversarla, continuiamo a camminare sul lato destro del lago di Gera.
Sulla sinistra, dall’altra parte del lago, si vede il rifugio Bignami e ogni tanto tra le nuvole sbuca anche il ghiacciaio Fellaria, la grande attrazione di questa valle. La vedretta è meravigliosa, ma siamo ben contenti di svoltare verso destra e di inoltrarci nella meno turistica Val Poschiavina.
Superata l’alpe Gembrè, dove si trova l’unica fontana che ricordo di avere visto in questo giro, il sentiero spiana e attraversa un pratone incredibilmente panoramico. Proseguendo dritto si arriverebbe al bivacco Anghileri-Rusconi, da cui si può raggiungere la cima Fontana – un tremila facile e di grande effetto. Noi invece prendiamo il sentiero (o meglio la traccia) a destra, verso il passo d’Ur.
Dopo un tratto pianeggiante e piuttosto bagnato, il sentiero guadagna quota e ci porta nella parte più selvaggia della Val Poschiavina, dove per chilometri e chilometri non incontriamo anima viva al di fuori delle marmotte.
Davanti a noi si para il monte Spondascia, che inizialmente avevo incluso come tappa del nostro giro. Trattandosi di una cima piuttosto impervia, decidiamo però di evitarla per via del meteo incerto: non dovrebbe piovere, ma la visibilità è scarsa. È un peccato che la vista non si apra mai sul pizzo Scalino, che pure è lì dietro da qualche parte, ma questo bel sentiero ad alta quota con le cime più alte immerse nelle nubi è davvero suggestivo.
Il sentiero, a volte molto evidente, a volte più difficile da trovare (utile la traccia gpx), ci porta infine al lago d’Ur e al passo omonimo, a 2514 m di quota. Alcune pietre miliari segnalano il confine con la Svizzera. Proseguendo in direzione passo di Campagneda, incrociamo il sentiero più battuto, quello che passa sul fondo della Val Poschiavina. Per la prima volta incontriamo altre persone, dirette come noi verso il passo di Campagneda.
L’ultimo tratto prima del passo ci lascia a bocca aperta: ai piedi del pizzo Scalino e delle altre imponenti cime della Val Poschiavina è spuntato un immenso tappeto di fiori gialli, bellissimo.
Dal passo scendiamo verso i laghetti di Campagneda, una destinazione facilmente raggiungibile e quindi più frequentata rispetto al sentiero per il passo d’Ur. Qualche staffa e catena aiutano nella discesa nei pochi punti tecnici, ma si può tranquillamente farne a meno.
La direzione da seguire è ora Ca’ Runcasch: superato questo rifugio, si prende il sentiero per Campo Moro e per il rifugio Zoia. Dopo un breve tratto in leggera salita, il sentiero passa ai piedi di una falesia dove climber coraggiosi si stanno cimentando con tiri durissimi; poi cominciamo a perdere quota, superiamo il rifugio Zoia (affollatissimo) e finalmente raggiungiamo il parcheggio.