Croce e Alben con la neve (21 km – 1575 m D+)
Giro orobico super panoramico, con tratti veloci tutti da correre e tratti tecnici (EE) in cui procedere con cautela, soprattutto con la prima neve.
Serina – Valpiana – Ca’ di Zocc – Pian della Mussa (1306 m) – Passo Sapplì (1486 m) – Baita Sura – Cima della Croce (1975 m) – Passo della Forca (1848 m) – Monte Alben (2019 m) – Baita Sura – Cornalba – Serina.
Periodo: Novembre 2021
Partenza: Serina
Distanza: 21 km
Dislivello: 1575 m
Acqua: portare scorta sufficiente per tutto il giro
GPX (clic dx, salva link con nome)
Come da tradizione, con l’arrivo della prima neve, non potevo perdermi il giretto orobico organizzato da Tony per ammirare il monte Alben imbiancato di fresco. Da Serina si sale per boschi fino alla Baita Sura, si valutano le condizioni della neve e si decide come e quanto proseguire. Quest’anno siamo stati fortunati: la poca neve bella asciutta, un meteo ideale, freddo ma con il sole e senza un filo di vento, e la quasi totale assenza di ghiaccio ci hanno permesso di salire prima alla Cima di Croce e poi alla vetta dell’Alben senza difficoltà, chiudendo un bel percorso ad anello, panoramico e allenante, che consiglio a tutti i runner esperti.
Questo giro è sempre fattibile nella stagione estiva, solo tenendo conto di un breve tratto EE tra il passo della Forca e la cima dell’Alben, e che non si trova acqua se non nella parte finale del percorso; in inverno, invece, le condizioni della montagna possono rendere inaccessibili le due vette, o quantomeno richiedere un’attrezzatura alpinistica. L’inverno scorso, per esempio, siamo riusciti a salire alla Croce con le ciaspole, ma abbiamo dovuto rinunciare all’Alben per la troppa neve. Quest’anno invece ce la siamo cavata facilmente, senza nemmeno mettere i ramponcini. Mi raccomando, fate sempre attenzione e valutate bene e condizioni prima di avventurarvi in alta montagna.
Si parte dal centro sportivo di Serina, seguendo per un breve tratto la strada in salita verso Valpiana. Al secondo tornante abbandoniamo l’asfalto per prendere la carrozzabile che sale direttamente a Valpiana passando per un bel bosco in veste autunnale.
Torniamo per un breve tratto sulla strada principale, che di nuovo abbandoniamo per prendere la stradina a destra in direzione Ca’ di Zocc. Da qui, ignoriamo la via più breve per l’Alben e prendiamo la pista da fondo in direzione Pian della Mussa. Questo sentiero, che in inverno diventa appunto un percorso per gli sciatori, in assenza di neve è un ottimo saliscendi per noi runner!
Sbuchiamo finalmente a Pian della Mussa, un bel pianoro a 1300 m di quota, che alle nove e mezza del mattino troviamo ancora immerso nell’ombra e nella brina.
Da qui le indicazioni da seguire sono quelle per Casina Bianca, passo Sapplì e monte Alben. Ci inoltriamo di nuovo nel bosco lungo un bel sentiero corribile, seguendo ora a ritroso il percorso della Maga Skymarathon, accompagnati dalla maestosa presenza dell’Arera imbiancato.
Dopo un tratto di saliscendi, arriviamo a Casina Bianca e da qui il sentiero comincia a salire con decisione verso il passo Sapplì. Arrivati al passo, a poco meno di 1500 m di quota, troviamo la prima neve.
Il sentiero ora spiana e prosegue di nuovo a saliscendi fino al pianoro dove, superati gli ultimi alberi, la vista si apre sull’Alben. Finalmente vediamo la nostra meta! Non siamo sicuri di riuscire ad arrivarci con le nostre scarpette da corsa, ma decidiamo intanto di avvicinarci e tastare il terreno.
Arriviamo alla Baita Sura, affollata come sempre, e proseguiamo in direzione della Cima di Croce, a sinistra dell’Alben, seguendo le tracce di chi è già passato e i bolli che emergono qua e là tra la neve.
Man mano che guadagniamo quota la neve aumenta, ma saranno non più di 15-20 cm. Il sentiero più battuto è quello che sale verso il passo della Forca, la più facile via di accesso alla Cima di Croce. Troviamo tuttavia anche le impronte di qualcuno che è salito dal sentiero meno noto, indicato da bolli rossi e qualche freccia, da cui scende la Maga Skymarathon, ed è da qui che decidiamo di passare anche noi.
Si sale per roccette, senza particolari difficoltà ma sempre prestando grande attenzione per via della neve. In qualche punto bisogna un po’ arrampicarsi, ma la neve è morbida e non c’è ghiaccio, per cui ce la caviamo senza problemi e ben presto arriviamo alla croce di vetta.
Si scende ora dalla via più battuta verso il passo della Forca. Certo il sentiero qui è più facile, ma proprio il fatto di essere stato già percorso da tanti lo rende insidioso: alcuni tratti sono scivolosi e ghiacciati. Riusciamo comunque ad aggirarli senza grossi problemi, passando qua e là nella neve fresca, e ben presto arriviamo al passo.
Ci aspetta adesso la salita più impegnativa, quella per la cima dell’Alben, con un tratto di sentiero indicato come EE. In estate si tratta solo di qualche saltino di roccia, ma con la neve tutto può risultare più difficile. All’imbocco del sentiero incontriamo però due ragazzi che stanno scendendo e che ci rassicurano sulle condizioni del percorso.
Anche qui non troviamo ghiaccio se non in pochissimi punti in ombra e la salita risulta molto divertente. Il paesaggio da questa cresta è sempre spettacolare, ma con la neve e il cielo blu di questa fantastica giornata d’autunno sembra ancora più bello.
Rimaniamo poco in vetta, troppo affollata e rumorosa per i nostri gusti. Scendendo, torniamo per un breve tratto sui nostri passi e riprendiamo poi la cresta verso sinistra, in direzione opposta rispetto a quella da cui siamo arrivati. C’è un sentiero che scende alla Baita Sura, ma pare che l’unico a percorrerlo prima di noi sia stato un cerbiatto con un notevole senso dell’orientamento.
Poco male, il Tony conosce questi posti come le sue tasche e, con l’aiuto della traccia gpx e di qualche bollo che emerge dalla neve, traccia il sentiero per la discesa. Viene fuori alla fine che il capriolo ha davvero seguito i bolli, salvo un paio di punti in cui al sentiero ha preferito creste e canali! Arriviamo alla Baita Sura con i piedi congelati e, sperando di ripristinare la circolazione, ripartiamo subito di corsa in direzione Cornalba.
Il sentiero per Cornalba è facile e corribile, seppure ricoperto di foglie. Troviamo finalmente un rigagnolo dove rabboccare le borracce: nonostante le temperature basse, il sole che abbiamo preso in cresta ci ha fatto venire sete! Alla fine della discesa, imbocchiamo la mulattiera verso destra che ci porta in paese.
Arrivati in paese, seguiamo la strada fino al cimitero e da qui prendiamo la Variante Mercatorum, bene indicata, in direzione Serina. Avete presente quelle gare in cui uno pensa di avere quasi finito e invece mancano ancora 3-4 km di saliscendi con più di 100 m di dislivello? Ecco, Tony è riuscito a mettere insieme un percorso che farebbe invidia al più sadico degli organizzatori! Brontolando, cerco di tenergli dietro nelle ultime salitelle e finalmente arriviamo in vista di Serina. Passiamo dal Residence la Pineta e prendiamo infine il sentiero in discesa che ci riporta al parcheggio. E per concludere degnamente la giornata non possono mancare un paio di birre e un trancio di pizza al nostro affezionatissimo bar Fontana, nel centro storico di Serina.
Giro dei laghi da Branzi (15,5 km – 1250 m D+)
22 Maggio 2022 by marta • Orobie Tags: anello, branzi, corsa in montagna, laghi gemelli, lago becco, lago colombo, lago marcio, orobie, percorso trail, trail running • 0 Comments
Un giretto veloce e panoramico da Branzi: lago Casere, laghi Gemelli, lago Colombo, lago Becco, lago Marcio.
Periodo: Maggio 2022
Partenza: Branzi (BG)
Distanza: 15,5 km
Dislivello: 1250 m
Acqua: fontana al rifugio Laghi Gemelli
GPX (clic dx, salva link con nome)
Se il sabato a pranzo si è invitati a una grigliata a Branzi, non si può non cogliere l’occasione per una corsetta apri-stomaco ai popolarissimi laghi Gemelli per una via di salita alternativa a quella da Carona. Con Meme, Yaz, Samu e Tony parcheggiamo con calma verso le 9 nell’ampio e semi deserto parcheggio vicino al centro sportivo di via Cagnoli e prendiamo la mulattiera in salita verso il rifugio Laghi Gemelli.
Partiamo insieme e facciamo una danza del serpente al contrario, separandoci via via lungo il percorso. Yaz decide di salire con calma e ci saluta poco dopo la partenza, mentre Tony, che diversamente da noi non ha in programma una grigliata a mezzogiorno, bensì una quarantina di chilometri per andare a trovare la mamma a Serina, parte in quarta e detta un passo militare.
Il primo lago che raggiungiamo è il Casere (1841 m): attraversiamo la diga e ci ricongiungiamo al percorso “classico”, decisamente più affollato del nostro, che sale ai laghi Gemelli da Carona. Arriviamo al rifugio Laghi Gemelli (1968 m) in un’ora e mezza dal parcheggio.
Qui Tony ci saluta e prosegue verso l’Alpe Corte. Anche Samu decide di tornare indietro a cercare Yaz, non si capisce se per galanteria o perché sta per cominciare la parte corribile del giro, quella che proprio non sopporta. Solo con Meme mi avvio dunque verso la diga dei laghi Gemelli.
Superata la diga proseguiamo a sinistra verso il lago Colombo (2046 m), che raggiungiamo con un ultimo, breve strappo in salita.
Di fronte a noi svetta il pizzo del Becco, meta di un giro più lungo provato qualche anno fa; svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il giro dei laghi e cominciamo la discesa.
Il sentiero qui è davvero piacevole, corribile e poco battuto rispetto a quello per i laghi Gemelli. Ben presto arriviamo al lago Becco (1872 m).
L’espressione corrucciata di Meme dipende dal fatto che un cartello, a questo punto, indica il lago Marcio in una direzione diversa da quella che ho deciso di seguire. Brontola, ma alla fine accetta di proseguire per un breve tratto in direzione Carona, prima di raggiungere comunque il lago Marcio (1841 m) per altra via.
Costeggiamo ora il lago Marcio lungo un bel sentiero pianeggiante, il solito che arriva da Carona, fino a tornare sul percorso da cui siamo arrivati. Qui recuperiamo Yaz e Samu in discesa dai laghi Gemelli. Ricomposto il quartetto, scendiamo dallo stesso sentiero da cui siamo saliti. Al centro sportivo troviamo anche una canna per darci una sciacquata, poi, con lo stomaco ormai ben aperto, ci avviamo alla meritata grigliata.