Alla Rosetta in Val Gerola (16 km – 1500 m D+)
Giro ad anello per i sentieri della Rosetta Skyrace, sul versante orobico della Valtellina.
Periodo: Febbraio 2022
Partenza: Rasura (SO)
Distanza: 16 km
Dislivello: 1500 m
Acqua: fontane agli alpeggi (chiuse in inverno sopra i 1500 m)
GPX (clic dx, salva link con nome)
La cima della Rosetta (2156 m), oltre che bellissima meta per escursioni e gite di qualsiasi livello, ospita in estate una famosa gara di corsa in montagna, la Rosetta Skyrace. Nella stagione fredda, il versante orobico della Valtellina è meno invitante rispetto al soleggiato versante retico, prestandosi più allo scialpinismo che alla corsa trail. Questo secco inverno 2022, tuttavia, mi ha permesso di tentare un’esplorazione anche da queste parti. E la Rosetta è stata promossa a pieni voti!
È davvero impressionante la differenza climatica tra i due versanti della Valtellina: appena ieri, sul lato retico, correvo a 1700 m di quota in maniche corte, mentre oggi, su quello orobico, non ho mai tolto la giacca dall’inizio alla fine del giro. Le temperature, soprattutto nelle zone che rimangono in ombra, sono davvero rigide e si trova ancora un po’ di neve ghiacciata. Ramponcini necessari per scendere in sicurezza dalla cresta nord-est della Rosetta, per il resto si può fare senza.
Parto da Rasura, dal parcheggio di via Ticc. Qui si trova anche una fontana per riempire la borraccia alla partenza e darsi una (gelida) sciacquata all’arrivo. Il paese è ancora tutto in ombra e scendere dalla macchina è impegnativo, ma tanto comincia subito la salita e ci metto poco a scaldarmi.
Si prende la mulattiera in salita e si attraversa il paese, fino a trovarsi sulla strada asfaltata che sale verso la località Piazza (indicazioni per Baita al Ronco). Ben presto ri-abbandono l’asfalto e continuo a salire per sentieri, inizialmente non indicati ma abbastanza intuitivi, in quanto tagliano i tornanti della strada. Consiglio di seguire la traccia gpx nella parte bassa del giro, mentre in quella alta potrete affidarvi anche alle indicazioni CAI.
Guadagnando quota, raggiungo i primi alpeggi, dove il bosco si apre lasciando il posto ad ampi prati soleggiati, con vista sulle Alpi retiche e in particolare sul Disgrazia.
Il sentiero qua e là si perde nell’erba, ma potete seguire fiduciosamente la mia traccia – in questo giro non mi sono persa né messa inutilmente in pericolo – che vi porterà finalmente alle prime indicazioni. I cartelli da seguire sono quelli per il sentiero 124 – Cima della Rosetta. Si troveranno anche le indicazioni della skyrace, che però vanno in senso opposto al mio.
Quando finalmente arrivo in vista della Rosetta, vedo una traccia nella neve che sale diretta in cima – suppongo sia il sentiero indicato come “Direttissima”. Sembra un bel muro di neve ghiacciata e preferisco evitarlo, dato che non ho attrezzatura alpinistica e nemmeno i bastoncini. Decido di salire dal versante sud, seguendo le indicazioni per Cima Rosetta via lago Culino, e imbocco il sentiero pianeggiante verso sinistra – che poi, scopro, non è altro che la G.V.O., la Gran Via delle Orobie.
Il sentiero disegna un’ampia curva intorno alla Rosetta e mi porta all’inizio della salita. Su questo versante, come era facilmente prevedibile, il sole ha sciolto quasi tutta la neve e si sale senza ramponcini. Con il senno di poi, avrebbe avuto più senso fare il giro in senso contrario, salendo dal versante nord e scendendo da quello sud. Di sicuro la discesa senza ghiaccio sarebbe stata più veloce.
Dal lago Culino, che deve essere molto piccolo e coperto di neve, perché non lo vedo, impiego poco tempo a raggiungere la vetta, circondata da un panorama mozzafiato a trecentosessanta gradi sulle Orobie e le Alpi retiche.
Con un po’ di preoccupazione osservo la cresta che percorrerò in discesa e metto i ramponcini: in realtà la discesa risulta meno difficile di quanto temevo, ma c’è qualche punto un po’ ripido che con la neve ghiacciata richiede attenzione.
Ho seguito in discesa le impronte di chi mi ha preceduto che, come ho scoperto quando la neve è finita, portavano leggermente fuori traccia rispetto al sentiero. Poco male, attraverso un ampio pratone e mi rimetto sul sentiero G.V.O., che gira intorno alla cima della Rosetta, imboccandolo questa volta in direzione rifugio della Corte (sentiero 140). Da questa parte è rimasta della neve ghiacciata e, per evitarla, a un certo punto abbandono il sentiero e passo poco più in alto.
La deviazione in realtà risulta provvidenziale, perché mi porta a un bellissimo alpeggio, che non ho identificato, e sulla dorsale del monte Olano (1718 m). Al monte Olano sarei arrivata in ogni caso, quindi molto meglio passare sulla facile e panoramica dorsale piuttosto che dal traverso ghiacciato nel bosco.
Proseguo dunque in facile discesa su neve relativamente morbida fino al monte Olano, un ampio pianoro con un bel laghetto ghiacciato.
Prendo ora il sentiero in discesa verso Tagliate di Sopra e, da qui, proseguo per sentieri verso Mellarolo. Da Tagliate conviene riprendere a seguire la traccia gpx invece che i cartelli. Arrivata sulla strada asfaltata, dove trovo alcune case e una fontana, prendo la mulattiera in discesa verso sinistra, che mi porterà a incrociare di nuovo il percorso della skyrace.
Seguo le frecce della gara fino a Mellarolo e, da qui, la strada asfaltata che riporta a Rasura.
Sentiero 4 luglio (32,5 km – 2700 m D+)
19 Agosto 2023 by marta • Orobie, Valtellina Tags: bivacco davide, campovecchio, cima sellero, corsa in montagna, maratona del cielo, orobie valtellinesi, passo sellero, passo telenek, sant'antonio, sentiero 4 luglio, skymarathon, skyrunning • 0 Comments
Sulle tracce di una delle più celebri skymarathon valtellinesi.
Periodo: Agosto 2023
Partenza: parcheggio Fucine-les, Corteno Golgi (BS)
Distanza: 32,5 km
Dislivello: 2700 m
Acqua: abbiamo seriamente patito la sete!
GPX (clic dx, salva link con nome)
Un percorso tecnicissimo per creste aeree e traversi esposti caratterizza buona parte del sentiero 4 luglio, dove ogni estate si corre una delle gare più importanti della Valtellina. Vedere i tempi dei più forti ci fa sentire delle cacchine, ma insomma noi Martas siamo poco ambiziose e giriamo più che altro per divertirci!
Il giro è bellissimo e merita una gita fuori gara, per godersi appieno i panorami e il silenzio di queste selvagge Orobie valtellinesi.
Abbiamo lasciato un’auto al parcheggio Fucine-Les di Corteno Golgi, all’imbocco della strada che sale verso Sant’Antonio, e l’altra a Santicolo, punto di arrivo della gara, per seguire il percorso ufficiale; un inaspettato maltempo, però, ci ha costretto a tagliare l’ultima parte, verso la fine delle creste, scendendo dalla val Torsolazzo verso Corteno Golgi anziché terminare il giro a Santicolo. Questa soluzione d’emergenza si è rivelata interessante, con una bella discesa facile e corribile, e mi sento di consigliarla.
Per andare a prendere il sentiero 4 luglio vero e proprio bisogna per prima cosa salire a Sant’Antonio (1125 m) lungo la strada asfaltata e, poi, seguire le indicazioni per Campovecchio. Da qui si prosegue in direzione passo Sellero: non dritto, come facciamo dapprima noi, attirate da un asinello che sembra un Trudy e dall’invitante indicazione “3.30 h”; bensì verso destra, seguendo il sentiero 107 che si inoltra nel bosco, con tempo di percorrenza 6 h.
Guadagniamo quota in modo costante, su comodo sentiero, fino allo Zapel dell’Asen (2026 m). Da qui alla Val Rosa ci aspetta un lungo e accidentato traverso di 6 km, dove con ogni probabilità i top runner corrono al quattro e trenta, mentre noi non vediamo altra soluzione che camminare di buon passo.
Per fortuna abbiamo l’idea di rabboccare le borracce a un ruscello: sarà l’unico punto acqua da qui alla fine del giro! Finalmente dalla Val Rosa (1970 m) riprendiamo a salire. Non c’è anima viva e ci godiamo lo spettacolo delle creste che andremo a percorrere nella pace e nel silenzio. Man mano che saliamo, l’erba cede il posto alla pietraia e il sentiero, sempre ben segnato, si inerpica verso il passo Telenek (2560 m).
Dal passo, ci dirigiamo verso la cima Sellero (2744 m), il punto più alto della gara. Da qui in avanti il sentiero segue il filo di cresta, ed è un vero spettacolo!
Ci aspetta ora il tratto più tecnico del giro, una discesa piuttosto ripida con catene che ci porta al passo Sellero (2400 m).
A questo tratto attrezzato seguono, prima e dopo il passo Sellero, crestine aeree e traversi esposti: se dovessi classificare questo sentiero 4 luglio, cosa che non farò perché non sono un CAI e non scrivo per gli escursionisti, lo definirei di grado FBLO (fa balaa l’oecc).
Arriviamo al bivacco Davide, intorno al 20esimo km, completamente disidratate: nonostante il cielo nuvoloso, la giornata è caldissima e di acqua proprio non ne abbiamo trovata. Nella disperazione, attingiamo a una tanica appartenente a tale Claudio (grazie, Claudio! se leggi questo post, scrivici, così ti offriamo una birra!) prendendo solo il minimo sindacale per arrivare alla fine del giro.
Dal bivacco, il sentiero diventa un po’ più semplice. Continuiamo sempre più o meno in cresta, aggirando una cimetta non meglio identificata con qualche catena (non necessaria) e superando un traverso dove le catene risultano un gradito corrimano. In generale, il sentiero è in ottime condizioni: le protezioni non annullano le difficoltà intrinseche del percorso, ma di sicuro lo rendono il più sicuro possibile.
Alla bocchetta del Palone succede quello che è inevitabile in giornate così calde e umide: comincia a tuonare e cadono le prime gocce. La situazione non sembra tragica e valutiamo anche di proseguire, ma alla fine decidiamo, studiando le mappe di Strava, di dare una chance all’invitante val Torsolazzo che si apre sotto di noi e che dovrebbe riportarci a Corteno Golgi in tempi sicuramente inferiori a quelli che impiegheremmo a raggiungere Santicolo.
Seguiamo dunque i segnavia, ottimamente tracciati, del sentiero 134 e nel giro di pochi minuti cominciamo a congratularci tra di noi per la saggia decisione, visto che comincia prima a diluviare, poi a grandinare. Il sentiero, prima su pietraia, poi su pratone e infine nel bosco, non è mai troppo ripido e ci permette di scendere in tempi relativamente brevi e senza inconvenienti, a parte uno scivolone su una roccia bagnata.
Arriviamo infine a una strada sterrata, che imbocchiamo verso destra in direzione Sant’Antonio. Finalmente troviamo una fontana, dove possiamo dissetarci e sciacquare le ferite. In pochi chilometri raggiungiamo Sant’Antonio e, da qui, ripercorriamo i nostri passi fino alla macchina.