Il lato comasco del Lario (22 km – 1500 m D+)
Puscio – Capanna Mara – Bolettone – Sentiero dei Faggi – Pizzo dell’Asino – Palanzone
Periodo: Dicembre 2018
Partenza: Caslino d\’Erba (427 m)
Distanza: 22 km
Dislivello: 1500 m
Acqua: fontanella lungo la strada del Rifugio Riella, nell\’ultima parte del giro.
percorso in formato GPX (clic dx, salva con nome)
In una bella giornata invernale, con poche ore a disposizione e poca voglia di calpestare neve, optiamo per un giro sul lato più “collinare” del triangolo lariano, quello che si affaccia sul ramo comasco del lago.
Parcheggiamo nella piazza del municipio del piccolo comune di Caslino d’Erba. Si comincia a correre seguendo la strada asfaltata in salita, via Giacomo Matteotti. Si svolta a sinistra in via Cavour e, superando una piazzetta, si prosegue lungo via San Giuseppe fino a un bivio con indicazioni di sentieri vari, dove svoltiamo a sinistra. Attraversiamo un fiumiciattolo e svoltiamo tutto a sinistra lungo via San Salvatore, seguendo le indicazioni per l’omonimo eremo.
La strada, da asfaltata, diventa sterrata e poi sentiero. Si supera l’eremo San Salvatore senza vederlo, con un breve, divertente tratto semipianeggiante nel bosco, poi comincia la salita. Il sentiero ci deposita su una strada carrozzabile, il Sentiero della Dara, che seguiamo per circa un chilometro e mezzo. Arriviamo a un bivio dove teniamo la destra per salire al Monte Puscio (1130 m). Attenzione al km 5, dove il sentiero sembra andare verso destra ma bisogna in realtà salire verso sinistra! Uscendo dal bosco, la salita si fa sempre più ripida fino alla cima del Puscio.
Da qui prendiamo la dorsale che scende verso sinistra e possiamo corricchiare fino a Capanna Mara (1125 m), che superiamo, dirigendoci verso il Bolettone (1317 m) lungo l’affollato Sentiero delle Colme.
Superiamo anche questa cima e ci lanciamo in una divertente discesa, sempre seguendo il sentiero lungo la cresta fino a un crocevia di sentieri, chiaramente indicato. Qui si svolta tutto a destra, imboccando il Sentiero dei Faggi in direzione Palanzone. Ci aspettano adesso 3-4 km tutti da correre in falsopiano.
Arriviamo a un nuovo incrocio, dove imbocchiamo la stradina sterrata che prosegue più o meno in piano per duecento metri. Nuovo bivio, abbandoniamo la stradina e prendiamo il ripido sentiero che sale verso sinistra e che ci porterà in cima al Pizzo dell’Asino (1272 m).
Una divertente discesa nel bosco ci rideposita sulla strada, che di nuovo abbandoniamo per prendere il ripido sentiero verso il Palanzone (1436 m), ultima cima del giro. Superata la vetta, proseguiamo dritto tra qualche roccetta e prendiamo il sentiero che scende ripido verso sinistra, riguadagnando la strada che imbocchiamo verso sinistra.
Passiamo da una fontanella, dove finalmente possiamo riempire le borracce, e dal Rifugio Riella. Torniamo al crocevia da cui eravamo già passati, tra il Pizzo dell’Asino e il Palanzone, e imbocchiamo il sentiero in discesa seguendo le indicazioni per Caslino d’Erba. Seguiamo il sentiero e poi la strada, tutta in discesa, fino alla macchina.
Anello lungo nel basso Lario (44,5 km – 2300 m D+)
19 Febbraio 2019 by marta • Lario Tags: bocchetta di molina, boletto, bolettone, brunate, capanna mara, corsa in montagna, lago di como, lario, molina, palanzo, palanzone, tavernerio, trail, trail running • 5 Comments
Periodo: Febbraio 2019
Partenza: Tavernerio (460 m)
Distanza: 44,5 km
Dislivello: 2300 m
Acqua: poche fontane, eventualmente si può acquistare nei rifugi
GPX (clic dx, salva con nome)
Una giornata spettacolare, quasi primaverile, combinata con montagne ancora innevate e un elevato rischio ghiaccio: dove andare per fare un po’ di chilometri e dislivello, senza correre rischi inutili? Abbiamo optato per il lato comasco dei monti lariani, più dolce e meno “alpinistico” rispetto a quello lecchese, costruendo un percorso sì lungo, ma anche abbastanza veloce, corribile.
Si parte da Tavernerio, dove possiamo comodamente parcheggiare in via 4 novembre, ai piedi della pittoresca chiesa di S. Martino. La partenza è in discesa: superiamo la chiesa e prendiamo la scalinata che scende verso la parte bassa del paese. Attraversiamo il torrentello e proseguiamo lungo via Vittorio Veneto fino a incontrare, con una rotonda, la strada statale, che imbocchiamo verso sinistra. Prendiamo la prima via a sinistra, addentrandoci nel paesino di Sirtolo e poi Cassano.
Il nostro primo obiettivo è l’Alpe del Viceré (903 m), a cui arriviamo seguendo dapprima la carinissima via ai Monti che passa per l’agriturismo Cascina Mirandola, poi aiutandoci con le indicazioni per il trofeo Jack Canali, che ci faranno passare per facili sentieri nel bosco tagliando la strada a tornanti con cui si sale all’Alpe in auto.
Dal Viceré seguiamo la strada, molto frequentata anche in inverno, verso Capanna Mara (1125 m). Attenzione, tratti di questa strada sono spesso ghiacciati: nonostante l’altezza modesta, è meglio avere con sé i ramponcini. La tappa successiva, nonché la fine di questa prima, lunga salita, è la vetta del Palanzone – che con i suoi 1436 m rappresenta il punto più alto di tutto il giro.
Da qui si gode un panorama a tutto tondo, dal Monte Rosa alle Grigne. Dopo la doverosa pausa per le foto, ripartiamo lungo la cresta, in direzione opposta a quella da cui siamo arrivati, godendoci finalmente un po’ di discesa.
Alla fine della cresta in discesa incrociamo una stradina, da imboccare tutto a sinistra con una curva a gomito. Con un brevissimo tratto in leggera salita arriviamo al Cippo Marelli, crocevia di sentieri, e proseguiamo ancora per un duecento metri lungo la stradina in discesa – fino a trovare sulla destra il sentiero in discesa per Palanzo, prossima tappa del giro. Adesso ci aspetta una discesa a rotta di collo per circa 4 km, fino al caratteristico paesino di Palanzo, dove finalmente possiamo fare rifornimento d\’acqua (seguire la traccia gpx per trovare la fontana).
Dopo avere attraversato Palanzo, è necessario passare per poco più di un chilometro su una strada statale, poco trafficata ma che richiede attenzione, per arrivare a Lemna. Intorno al km 18,5 abbandoniamo la strada principale per una via secondaria, via Bernardo Silo, che sale verso sinistra e conduce appunto al borgo di Lemna. Da qui sempre per sentieri arriviamo a Molina, dove comincia la seconda grande salita del giro.
Da via Fontana Vecchia, dove troviamo appunto una piccola fontana (una canna di gomma che esce dal muretto lungo la strada), prendiamo la stradina in salita verso Cascina del Monte e, poi, Bocchetta di Molina. Ci aspettano adesso circa 4 km di noiosa salita nel bosco fino a quota 1100 metri circa, dove incontriamo una stradina che imbocchiamo svoltando tutto a destra.
Proseguiamo verso il monte Boletto, che raggiungiamo passando dalla dorsale – abbandonando quindi la strada, che prosegue verso destra, e tralasciando il sentiero più evidente che prosegue in quota sotto la cresta: dobbiamo prendere il sentiero di mezzo, che sale appunto lungo la cresta fino a raggiungere la vetta del Boletto (1237 m). Anche da qui il panorama è bellissimo, e possiamo spaziare con lo sguardo su tutta la strada percorsa fino adesso.
Scendiamo proseguendo lungo la dorsale e andiamo a incontrare di nuovo la solita strada. La seguiamo per circa 1,5 km in discesa verso Brunate, passando per un paio di baite incredibilmente simili a Capanna Mara. Incontriamo un bivio con indicazioni per tornare al Boletto, proseguiamo per pochi metri e troviamo il sentiero che interessa a noi, quello per Montepiatto. Il sentiero è molto bello, anche se noi lo abbiamo trovato completamente ghiacciato, tanto che siamo stati costretti a percorrerlo con i ramponcini.
Arrivando a Montepiatto abbiamo fatto una deviazione verso destra in cerca d\’acqua, del tutto inutile dato che la fontana del paesino era chiusa. Bisogna in realtà seguire la strada in discesa verso sinistra e, prima della scalinata in discesa, prendere il sentiero più pianeggiante che si stacca sulla sinistra. Seguendo questo bel traverso nel bosco, con una spettacolare vista sul lago, arriveremo fino a Brunate.
Ignorate il cartello “fontana” intorno al km 33: è difficile trovarla, e comunque ce n’è un’altra poco dopo, davanti a una cappelletta che vi troverete in alto sulla sinistra. Da qui Brunate si vede già chiaramente ed è chiaramente indicata, basta seguire i cartelli. Prima di arrivare ci sono ancora un paio di chilometri di salita.
Da Brunate in poi ci aspetta l’asfalto. Attraversiamo la stazione della funicolare, dove saremo guardati come alieni dai turisti in coda, e andiamo a prendere via per Civiglio. Attenzione alle auto. Dopo Civiglio passiamo per Ponzate, seguiamo via Como fino a Solzago, via Manzoni fino a Tavernerio e via 4 novembre fino a raggiungere il punto in cui – una vita fa – abbiamo parcheggiato.