Trail orobico-valtellinese (33 km – 2550 m D+)

Rifugio “Il Pirata” (Tartano) – Passo di Tartano (2108 m) – Cima di Lemma (2348 m) – Passo di Lemme (2137 m) – Laghetto Cavizzola – Sentiero 101 o delle Orobie occidentali – Forcella Rossa (2055 m) – 3° Lago di Porcile ( 2095 m) – Passo di Porcile (2290 m) – Sentiero 201 verso Foppolo – Strada di Dordona – Montebello (Terrazza Salomon) – Lago delle Trote – Passo Dordona (2061 m) – Sentiero 201A – Bocchetta dei Lupi (2316 m) – 2° Lago di Porcile (2030 m) – Rifugio “Il Pirata”.

Periodo: Agosto 2021

Partenza: Rifugio “Il Pirata”, località Arale, Tartano

Distanza: 33 km

Dislivello: 2550 m

Acqua: fontane e torrenti

GPX (clic dx, salva link con nome)

Finalmente in ferie, Tony e le Martas non hanno dubbi su come inaugurarle: una bella cavalcata orobico-valtellinese, alla scoperta di nuovi sentieri per concatenare valli più o meno note, è proprio quello che ci vuole!

Tony e le Martas alla terrazza Salomon

Tony e Marta arrivano da Bergamo, io (l’altra Marta) sono ormai valtellinese d’acquisizione: loro partono dal rifugio S.A.B.A., nella bergamasca, per una traversata di oltre 40 km, mentre io lascio l’auto al rifugio “Il Pirata”, sopra Tartano, per un giro ad anello come piace a me. Decidiamo di trovarci alla terrazza Salomon, Montebello, nel primo pomeriggio, per condividere l’ultima parte del giro e una cenetta al rifugio.

Alpe Arale e rifugio “Il Pirata”, val Tartano

Parto con calma, forse troppa (sono le 9 passate quando parcheggio al Pirata), in direzione del passo di Tartano. Ho visto dalle mappe che ci sono dei sentieri alternativi rispetto a quello più frequentato per i laghi di Porcile e, non avendo fretta, decido di andare in esplorazione. Scendo dunque dal rifugio alla strada carrozzabile sottostante e la percorro brevemente seguendo il corso del torrente fino a trovare sulla destra un ponticello.

Si attraversa il torrente Tartano

Non ci sono indicazioni se non quelle, opposte, per i laghi di Porcile. Si attraversa il torrente e si prosegue dall’altra parte. Il sentiero c’è, è anche relativamente battuto (dalle mucche), ma non è bollato e bisogna fare attenzione a non perderlo di vista. Certo, non si può procedere troppo spediti su questo terreno, ma in compenso ci si gode la pace di una valle deserta, le distese di mirtilli, i ruscelli gorgoglianti e le marmotte che scorrazzano indisturbate. Consiglio caldamente, per questo e altri tratti, di usare la mia traccia gpx.

Il sentiero c’è, anche se non sempre si vede

Attenzione a un bivio, dove il sentiero più intuitivo sembra essere quello che va a sinistra attraversando un ruscello, mentre bisogna prendere quello in salita verso destra. Senza la traccia gpx avrei sbagliato di sicuro. Finalmente il bosco finisce e vedo in lontananza, sopra di me, la croce del passo di Tartano.

Il passo di Tartano

Vedo il passo, sì, ma in compenso perdo di vista il sentiero, complici anche i mille ruscelli e rigagnoli che si sono formati dopo le piogge torrenziali dei giorni scorsi. Pazienza, la pendenza non è eccessiva e salgo dritto per dritto tra mirtilli e rododendri, cercando di tenere i piedi il più possibile asciutti. Incrocio infine un sentiero, anch’esso poco visibile ma segnato, che scopro poi essere l’alta via della Val Tartano.

Seguo i bolli dell’alta via della Val Tartano

Seguendo questi bolli bianco-rossi arrivo a una casera, dove appunto trovo le indicazioni dell’alta via, e proseguo in salita fino al passo di Tartano (2108 m), crocevia di sentieri.

Il passo di Tartano

Per i prossimi 5 km seguirò il percorso della GVO (Gran Via delle Orobie), un altro sentiero spesso poco indicato, dove facilmente si perde l’orientamento. In questo tratto, in realtà, basta seguire il filo di cresta in salita passando per le antiche trincee della linea Cadorna fino alla cima di Lemma (2348 m) e da qui in discesa fino all’omonimo passo.

In cresta dalla cima di Lemma al passo

Dal passo di Lemme si prosegue in piano, seguendo il sentiero – quando c’è – o in alternativa cercando i bolli sparsi qua e là sulle roccette. Utile, anche qui, la traccia gpx.

La GVO prosegue con traccia poco evidente

Dopo un ultimo tratto in salita bisogna scendere tutto a sinistra. A ben guardare c’è una piccola freccia con la scritta “GVO” nascosta dietro un sasso, ma senza la traccia gpx avrei certamente proseguito dritto. Il sentiero è ora più evidente e comincio a scendere spensierata, senza più fare caso ai bolli. Naturalmente questo mi porta subito fuori strada e davanti a una baita, detta “del Mondo” (Raimondo).

Baita del Mondo, leggermente fuori percorso

Poco male, vedo il sentiero più in basso e lo raggiungo, continuando a scendere fino all’alpe Cavizzola. Qui trovo le indicazioni per il laghetto Cavizzola, che è la mia prossima tappa. Non ho capito a che punto ho abbandonato la GVO ma, sapendo di dover passare da questo laghetto, senza farmi troppe domande proseguo di buon passo, ora su facile sentiero. Al laghetto, dove trovo anche una fontana, mi fermo per fare merenda con la mia “cupeta” valtellinese.

La tradizionale “cupeta” valtellinese

Dovrei ora prendere il sentiero 101, o sentiero delle Orobie occidentali, di cui però al laghetto non trovo traccia. Vedo solo un sentiero 111 in discesa e lo seguo fino a quando diventa evidente che mi sto allontanando troppo dal 101. Interpreto una croce su un sasso e una leggerissima traccia nell’erba come un segno del destino e, per una volta, la fortuna mi assiste: risalendo per i prati raggiungo infatti una casera e, finalmente, il sentiero delle Orobie occidentali.

Finalmente sul sentiero 101

Adesso è tutto facile: il 101 è sempre ben segnato e mi permette di procedere spedita – anche perché un’occhiata all’orologio mi dice che è il caso di darmi una mossa! A un breve tratto in salita, che culmina alla Forcella Rossa (2055 m), segue una discesa e poi un lungo e corribilissimo tratto in piano. Si passa per alcuni alpeggi intorno ai 1800 m di quota e, in basso, si vede San Simone. Riprende la salita e di nuovo mi trovo a guardare, sia pure da una diversa prospettiva, la croce del passo di Tartano.

Il passo di Tartano dal sentiero 101

Senza arrivare al passo, salgo verso destra in direzione dei laghi di Porcile e vado a prendere il sentiero 201 (il 101 non ho capito che fine abbia fatto) che passa per il 3° lago di Porcile e sale all’omonimo passo.

Verso i laghi e il passo di Porcile

Questa zona è decisamente frequentata, rispetto a quelle semi-deserte da cui sono passata finora. Superando una distesa di bagnanti intenti a prendere il sole, salgo di buon passo verso la bocchetta. Il sentiero è sempre facile, anche se sto attraversando una pietraia dall’aspetto suggestivo e selvaggio.

Pietraia verso il passo di Porcile

Salendo mi trovo a un bivio: a destra il sentiero 201 per il passo di Porcile e Foppolo, a sinistra il 201A per la bocchetta dei Lupi e il rifugio Dordona. Da qui arriverò più tardi con i miei amici, quindi ora prendo il sentiero a destra e in un attimo sono al passo di Porcile (2290 m).

La discesa verso Foppolo

Comincio a scendere verso Foppolo: il sentiero all’inizio è ripido e richiede attenzione, poi migliora un po’ man mano che si perde quota. Una volta a fondovalle, le indicazioni da seguire sono quelle per il passo Dordona, prima lungo un facile sentiero nel bosco e poi su strada – bisogna prendere la cosiddetta “Strada Dordona”, una noiosa carrozzabile in salita. Dalla carrozzabile si stacca poi il sentiero per Montebello.

Si prende il sentiero per Montebello

Passando sotto la seggiovia, risalgo fino alla terrazza Salomon (o rifugio Montebello), dove mi aspettano Marta e Tony. Sono in ritardo sulla tabella di marcia: speravo di arrivare qui per le 14 e invece sono quasi le 15,30! Ho perso parecchio tempo a orientarmi nell’erba alta tra la GVO e il sentiero 101. Pazienza, ora sono con i miei amici: ci manca una decina di chilometri con non più di 500 m di dislivello, per cui possiamo prendercela con calma.

Verso il passo Dordona

Ci incamminiamo dunque in leggera salita verso il passo Dordona, passando per il piccolo e affollato lago delle Trote. Dal passo prendiamo la strada carrozzabile in discesa verso il rifugio Dordona, che vediamo chiaramente più in basso, anche se non ci arriveremo: prima del rifugio, infatti, vediamo sulla sinistra le indicazioni per il sentiero 201A e la bocchetta dei Lupi. A sorpresa, ci ritroviamo ancora sulla GVO!

In salita verso la bocchetta dei Lupi

La salita è lunga, ma non eccessivamente ripida, e le montagne illuminate dalla luce calda del pomeriggio ci ripagano di tutta la fatica. Arrivati alla bocchetta (2316 m), la vista si apre di nuovo sui laghetti di Porcile, che da questa nuova prospettiva sembrano ancora più belli.

Vista dalla bocchetta dei Lupi

Da qui è tutta discesa, prima su sentiero ripido e sdrucciolevole, poi su morbidi prati dove pascolano mucche isteriche e teneri vitelli.

2° lago di Porcile con vitelli al pascolo

Si continua a scendere in direzione Alpe Arale, Tartano. Abbiamo trovato il sentiero allagato dalle recenti piogge, cosa che ci ha rallentato un po’. Normalmente si tratta di una discesa noiosa, ma semplice e veloce.

Quasi arrivati, ci pregustiamo la birra

Gli ultimi chilometri sono, come sempre, i più faticosi. Ma finalmente raggiungiamo il rifugio, i cui fantastici gestori per nostra fortuna accettano di rifocillarci con un’ottima pasta alla bresaola, oltre naturalmente alla meritatissima birra!