Finalmente è arrivata la settimana di scarico: vietato faticare, via libera alle passeggiate con gli amici! I giri più belli con la mia amica Marta sono sempre ambientati tra le meravigliose montagne della Valmalenco, che anche questa volta si sono rivelate all’altezza delle aspettative. Con Meme, Erica e tre quadrupedi abbiamo pensato di accamparci sotto la diga di Campo Moro, a 2000 m di quota, per passare una bella notte al fresco e partire di buon’ora senza levataccia.
Il punto migliore da cui partire per il percorso che abbiamo in mente è più indietro, nei pressi del rifugio Poschiavino, ed è qui che riportiamo il furgone di Erica dopo averlo stipato con tutti i nostri averi. A piedi torniamo indietro: meglio togliersi subito questo paio di chilometri su asfalto, piuttosto che doverli percorrere alla fine. Seguendo le indicazioni per l’alpe Gembrè, prima tappa del nostro giro, saliamo in cima alla diga e, senza attraversarla, continuiamo a camminare sul lato destro del lago di Gera.
Sulla sinistra, dall’altra parte del lago, si vede il rifugio Bignami e ogni tanto tra le nuvole sbuca anche il ghiacciaio Fellaria, la grande attrazione di questa valle. La vedretta è meravigliosa, ma siamo ben contenti di svoltare verso destra e di inoltrarci nella meno turistica Val Poschiavina.
Superata l’alpe Gembrè, dove si trova l’unica fontana che ricordo di avere visto in questo giro, il sentiero spiana e attraversa un pratone incredibilmente panoramico. Proseguendo dritto si arriverebbe al bivacco Anghileri-Rusconi, da cui si può raggiungere la cima Fontana – un tremila facile e di grande effetto. Noi invece prendiamo il sentiero (o meglio la traccia) a destra, verso il passo d’Ur.
Dopo un tratto pianeggiante e piuttosto bagnato, il sentiero guadagna quota e ci porta nella parte più selvaggia della Val Poschiavina, dove per chilometri e chilometri non incontriamo anima viva al di fuori delle marmotte.
Davanti a noi si para il monte Spondascia, che inizialmente avevo incluso come tappa del nostro giro. Trattandosi di una cima piuttosto impervia, decidiamo però di evitarla per via del meteo incerto: non dovrebbe piovere, ma la visibilità è scarsa. È un peccato che la vista non si apra mai sul pizzo Scalino, che pure è lì dietro da qualche parte, ma questo bel sentiero ad alta quota con le cime più alte immerse nelle nubi è davvero suggestivo.
Il sentiero, a volte molto evidente, a volte più difficile da trovare (utile la traccia gpx), ci porta infine al lago d’Ur e al passo omonimo, a 2514 m di quota. Alcune pietre miliari segnalano il confine con la Svizzera. Proseguendo in direzione passo di Campagneda, incrociamo il sentiero più battuto, quello che passa sul fondo della Val Poschiavina. Per la prima volta incontriamo altre persone, dirette come noi verso il passo di Campagneda.
L’ultimo tratto prima del passo ci lascia a bocca aperta: ai piedi del pizzo Scalino e delle altre imponenti cime della Val Poschiavina è spuntato un immenso tappeto di fiori gialli, bellissimo.
Dal passo scendiamo verso i laghetti di Campagneda, una destinazione facilmente raggiungibile e quindi più frequentata rispetto al sentiero per il passo d’Ur. Qualche staffa e catena aiutano nella discesa nei pochi punti tecnici, ma si può tranquillamente farne a meno.
La direzione da seguire è ora Ca’ Runcasch: superato questo rifugio, si prende il sentiero per Campo Moro e per il rifugio Zoia. Dopo un breve tratto in leggera salita, il sentiero passa ai piedi di una falesia dove climber coraggiosi si stanno cimentando con tiri durissimi; poi cominciamo a perdere quota, superiamo il rifugio Zoia (affollatissimo) e finalmente raggiungiamo il parcheggio.
Val Poschiavina Wild (18 km – 1000 m D+)
25 Luglio 2023 by marta • Valtellina Tags: campagneda, campo moro, corsa in montagna, lago, passo d'ur, percorso ad anello, trail running, val poschiavina, val poschiavo, valmalenco • 0 Comments
Anello breve ma intenso su sentieri poco battuti.
Campo Moro (1996 m) – Alpe Gembrè – Passo d’Ur (2514 m) – Passo di Campagneda (2615 m) – Laghi di Campagneda – Rifugio Ca’ Runcasch – Campo Moro.
Periodo: Luglio 2023
Partenza: Campo Moro (1996 m)
Distanza: 18 km
Dislivello: 1000 m
Acqua: fontana all’alpe Gembrè.
GPX (clic dx, salva link con nome)
Finalmente è arrivata la settimana di scarico: vietato faticare, via libera alle passeggiate con gli amici! I giri più belli con la mia amica Marta sono sempre ambientati tra le meravigliose montagne della Valmalenco, che anche questa volta si sono rivelate all’altezza delle aspettative. Con Meme, Erica e tre quadrupedi abbiamo pensato di accamparci sotto la diga di Campo Moro, a 2000 m di quota, per passare una bella notte al fresco e partire di buon’ora senza levataccia.
Il punto migliore da cui partire per il percorso che abbiamo in mente è più indietro, nei pressi del rifugio Poschiavino, ed è qui che riportiamo il furgone di Erica dopo averlo stipato con tutti i nostri averi. A piedi torniamo indietro: meglio togliersi subito questo paio di chilometri su asfalto, piuttosto che doverli percorrere alla fine. Seguendo le indicazioni per l’alpe Gembrè, prima tappa del nostro giro, saliamo in cima alla diga e, senza attraversarla, continuiamo a camminare sul lato destro del lago di Gera.
Sulla sinistra, dall’altra parte del lago, si vede il rifugio Bignami e ogni tanto tra le nuvole sbuca anche il ghiacciaio Fellaria, la grande attrazione di questa valle. La vedretta è meravigliosa, ma siamo ben contenti di svoltare verso destra e di inoltrarci nella meno turistica Val Poschiavina.
Superata l’alpe Gembrè, dove si trova l’unica fontana che ricordo di avere visto in questo giro, il sentiero spiana e attraversa un pratone incredibilmente panoramico. Proseguendo dritto si arriverebbe al bivacco Anghileri-Rusconi, da cui si può raggiungere la cima Fontana – un tremila facile e di grande effetto. Noi invece prendiamo il sentiero (o meglio la traccia) a destra, verso il passo d’Ur.
Dopo un tratto pianeggiante e piuttosto bagnato, il sentiero guadagna quota e ci porta nella parte più selvaggia della Val Poschiavina, dove per chilometri e chilometri non incontriamo anima viva al di fuori delle marmotte.
Davanti a noi si para il monte Spondascia, che inizialmente avevo incluso come tappa del nostro giro. Trattandosi di una cima piuttosto impervia, decidiamo però di evitarla per via del meteo incerto: non dovrebbe piovere, ma la visibilità è scarsa. È un peccato che la vista non si apra mai sul pizzo Scalino, che pure è lì dietro da qualche parte, ma questo bel sentiero ad alta quota con le cime più alte immerse nelle nubi è davvero suggestivo.
Il sentiero, a volte molto evidente, a volte più difficile da trovare (utile la traccia gpx), ci porta infine al lago d’Ur e al passo omonimo, a 2514 m di quota. Alcune pietre miliari segnalano il confine con la Svizzera. Proseguendo in direzione passo di Campagneda, incrociamo il sentiero più battuto, quello che passa sul fondo della Val Poschiavina. Per la prima volta incontriamo altre persone, dirette come noi verso il passo di Campagneda.
L’ultimo tratto prima del passo ci lascia a bocca aperta: ai piedi del pizzo Scalino e delle altre imponenti cime della Val Poschiavina è spuntato un immenso tappeto di fiori gialli, bellissimo.
Dal passo scendiamo verso i laghetti di Campagneda, una destinazione facilmente raggiungibile e quindi più frequentata rispetto al sentiero per il passo d’Ur. Qualche staffa e catena aiutano nella discesa nei pochi punti tecnici, ma si può tranquillamente farne a meno.
La direzione da seguire è ora Ca’ Runcasch: superato questo rifugio, si prende il sentiero per Campo Moro e per il rifugio Zoia. Dopo un breve tratto in leggera salita, il sentiero passa ai piedi di una falesia dove climber coraggiosi si stanno cimentando con tiri durissimi; poi cominciamo a perdere quota, superiamo il rifugio Zoia (affollatissimo) e finalmente raggiungiamo il parcheggio.