Valbondione è notoriamente il punto di partenza per due popolarissimi rifugi orobici, il Coca e il Curò, verso cui si dipartono sentieri sempre molto frequentati. Vi sono anche, però, percorsi meno conosciuti e altrettanto interessanti – come il giro ad anello che vi propongo oggi.
La partenza è dal grande parcheggio davanti all’ufficio turistico e al campo sportivo di Valbondione. Attenzione: tutti i parcheggi sono a pagamento – 5 euro per l’intera giornata – con biglietto acquistabile alle macchinette, all’ufficio turistico oppure online (in quest’ultimo caso bisogna stampare l’email di conferma ed esporla nell’auto). Dopo avere parcheggiato, a piedi si risale per un breve tratto lungo via Beltrame, si svolta a destra in via Galizzi e si imbocca poi via Roncaglia, la stradina in salita sulla sinistra. Quando la strada finisce, si prosegue in salita lungo un sentiero che taglia i tornanti della strada e ci porta fino a Lizzola.
Attraversiamo il paese seguendo via San Bernardino. Una fontana permette di fare rifornimento di acqua fresca; sulla sinistra troveremo delle indicazioni per il rifugio Curò, che noi però raggiungeremo passando più in alto per altri sentieri. Ben presto si cominceranno a vedere delle frecce blu, a cui successivamente si aggiungerà il segnavia biancorosso del sentiero 322.
Dopo avere superato Lizzola, la traccia gpx non serve più: basta seguire le indicazioni per Baita di Sasna e Passo Bondione. Dopo una breve salita su stradina carrozzabile si arriva a un tratto pianeggiante e corribile, che segue il corso del torrente Bondione tra alpeggi e pascoli.
Riprendiamo a salire, sempre seguendo il sentiero 322 per Passo Bondione, che qui diventa più accidentato e a tratti mangiato dalla vegetazione. Incroceremo il sentiero 304, indicato anche come Sentiero delle Orobie: è questo, infatti, il tratto della spettacolare traversata delle Orobie orientali (chi fosse interessato troverà qui il giro completo) che collega il rifugio Curò con l’Albani.
Il sentiero si inerpica, permettendoci di guadagnare quota piuttosto rapidamente in un ambiente che diventa sempre più bello e selvaggio. Poco prima di arrivare alla baita di Sasna, bisogna fare attenzione a non perdersi di vista come è successo a noi, perché il sentiero si sdoppia per un tratto abbastanza lungo e si può finire su percorsi diversi. Entrambi, in realtà, portano alla baita di Sasna, ma chi non lo sa rischia di dare il compagno per disperso e tornare indietro a cercarlo!
Superata la baita, si arriva ai laghetti di Sasna e si continua in salita in questa ampia e pittoresca vallata, che con la luce del tardo pomeriggio ci ha offerto degli scorci davvero stupendi.
Si attraversa il torrente e si riprende a salire tra prati e roccette fino a incrociare il sentiero 321, anch’esso bene indicato. Tenendo la destra si prosegue per il Passo Bondione e il rifugio Tagliaferri, mentre noi abbiamo svoltato a sinistra seguendo le indicazioni per il rifugio Curò.
Il piano originale, in realtà, comprendeva anche il Passo Bondione, il Pizzo Tre Confini e il Recastello, ma arrivate al crocevia ci siamo rese conto di essere partite troppo tardi e senza frontale, così abbiamo puntato direttamente al rifugio evitando le due vette, che sono rimaste alte sopra di noi.
Il sentiero che scende per la val Cerviera non presenta particolari difficoltà, ma tenete conto che ci si trova in un ambiente severo di alta montagna: bisogna prestare attenzione a un breve tratto in cresta e a una ripida discesa, oltre che alle condizioni meteo, che possono cambiare velocemente.
Lungo la discesa abbiamo incontrato greggi di pecore, una famigliola di marmotte e, per la prima volta da queste parti, un branco di camosci – di solito da queste parti bazzicano i più socievoli stambecchi. La pendenza diminuisce e il paesaggio si addolcisce man mano che ci si avvicina al fondovalle. Si attraversa in diversi punti il torrente (di cui non conosco e non ho trovato da nessuna parte il nome) che scende con noi dalla val Cerviera per poi gettarsi nel lago artificiale del Barbellino.
Una volta al lago, si prende verso sinistra l’ampia strada carrozzabile che in breve conduce al rifugio Curò – dove consiglio caldamente di fermarsi per cena (a pranzo è molto affollato), per una fetta di torta o una birretta prima di tornare a valle: la gentilezza dei gestori e l’ottimo cibo valgono una sosta prima della discesa!
Tornare a Valbondione è davvero semplice: basta seguire la strada carrozzabile fino in paese.
Anello da Valbondione (21,5 km – 1750 m D+)
8 Settembre 2020 by marta • Orobie Tags: coca, corsa in montagna, curò, lago del barbellino, orobie, passo bondione, recastello, rifugio, trail running, traversata, tre confini, valbondione • 0 Comments
Valbondione – Lizzola – sentiero 322 – Baita di Sasna (1961 m) – sentiero 321 – Val Cerviera – Rifugio Curò (1915 m) – Valbondione
Periodo: Settembre 2020
Partenza: Valbondione (900 m)
Distanza: 21,5 km
Dislivello: 1750 m
Acqua: fontana a Lizzola e al rifugio Curò
GPX (clic dx, salva link con nome)
Valbondione è notoriamente il punto di partenza per due popolarissimi rifugi orobici, il Coca e il Curò, verso cui si dipartono sentieri sempre molto frequentati. Vi sono anche, però, percorsi meno conosciuti e altrettanto interessanti – come il giro ad anello che vi propongo oggi.
La partenza è dal grande parcheggio davanti all’ufficio turistico e al campo sportivo di Valbondione. Attenzione: tutti i parcheggi sono a pagamento – 5 euro per l’intera giornata – con biglietto acquistabile alle macchinette, all’ufficio turistico oppure online (in quest’ultimo caso bisogna stampare l’email di conferma ed esporla nell’auto). Dopo avere parcheggiato, a piedi si risale per un breve tratto lungo via Beltrame, si svolta a destra in via Galizzi e si imbocca poi via Roncaglia, la stradina in salita sulla sinistra. Quando la strada finisce, si prosegue in salita lungo un sentiero che taglia i tornanti della strada e ci porta fino a Lizzola.
Attraversiamo il paese seguendo via San Bernardino. Una fontana permette di fare rifornimento di acqua fresca; sulla sinistra troveremo delle indicazioni per il rifugio Curò, che noi però raggiungeremo passando più in alto per altri sentieri. Ben presto si cominceranno a vedere delle frecce blu, a cui successivamente si aggiungerà il segnavia biancorosso del sentiero 322.
Dopo avere superato Lizzola, la traccia gpx non serve più: basta seguire le indicazioni per Baita di Sasna e Passo Bondione. Dopo una breve salita su stradina carrozzabile si arriva a un tratto pianeggiante e corribile, che segue il corso del torrente Bondione tra alpeggi e pascoli.
Riprendiamo a salire, sempre seguendo il sentiero 322 per Passo Bondione, che qui diventa più accidentato e a tratti mangiato dalla vegetazione. Incroceremo il sentiero 304, indicato anche come Sentiero delle Orobie: è questo, infatti, il tratto della spettacolare traversata delle Orobie orientali (chi fosse interessato troverà qui il giro completo) che collega il rifugio Curò con l’Albani.
Il sentiero si inerpica, permettendoci di guadagnare quota piuttosto rapidamente in un ambiente che diventa sempre più bello e selvaggio. Poco prima di arrivare alla baita di Sasna, bisogna fare attenzione a non perdersi di vista come è successo a noi, perché il sentiero si sdoppia per un tratto abbastanza lungo e si può finire su percorsi diversi. Entrambi, in realtà, portano alla baita di Sasna, ma chi non lo sa rischia di dare il compagno per disperso e tornare indietro a cercarlo!
Superata la baita, si arriva ai laghetti di Sasna e si continua in salita in questa ampia e pittoresca vallata, che con la luce del tardo pomeriggio ci ha offerto degli scorci davvero stupendi.
Si attraversa il torrente e si riprende a salire tra prati e roccette fino a incrociare il sentiero 321, anch’esso bene indicato. Tenendo la destra si prosegue per il Passo Bondione e il rifugio Tagliaferri, mentre noi abbiamo svoltato a sinistra seguendo le indicazioni per il rifugio Curò.
Il piano originale, in realtà, comprendeva anche il Passo Bondione, il Pizzo Tre Confini e il Recastello, ma arrivate al crocevia ci siamo rese conto di essere partite troppo tardi e senza frontale, così abbiamo puntato direttamente al rifugio evitando le due vette, che sono rimaste alte sopra di noi.
Il sentiero che scende per la val Cerviera non presenta particolari difficoltà, ma tenete conto che ci si trova in un ambiente severo di alta montagna: bisogna prestare attenzione a un breve tratto in cresta e a una ripida discesa, oltre che alle condizioni meteo, che possono cambiare velocemente.
Lungo la discesa abbiamo incontrato greggi di pecore, una famigliola di marmotte e, per la prima volta da queste parti, un branco di camosci – di solito da queste parti bazzicano i più socievoli stambecchi. La pendenza diminuisce e il paesaggio si addolcisce man mano che ci si avvicina al fondovalle. Si attraversa in diversi punti il torrente (di cui non conosco e non ho trovato da nessuna parte il nome) che scende con noi dalla val Cerviera per poi gettarsi nel lago artificiale del Barbellino.
Una volta al lago, si prende verso sinistra l’ampia strada carrozzabile che in breve conduce al rifugio Curò – dove consiglio caldamente di fermarsi per cena (a pranzo è molto affollato), per una fetta di torta o una birretta prima di tornare a valle: la gentilezza dei gestori e l’ottimo cibo valgono una sosta prima della discesa!
Tornare a Valbondione è davvero semplice: basta seguire la strada carrozzabile fino in paese.