San Giuseppe – Alpe Lagazzuolo (1974 m) – Bocchel del Cane (2551 m) – Lago Pirola (2300 m) – Chiareggio – Alpe Fora – Rifugio Longoni (2450 m) – Forcella d’Entova (2831 m) – Vallone di Scerscen – Alpe Musella – Lago Palù (1925 m) – San Giuseppe.
Saremo noiose e abitudinarie, ma in un modo o nell’altro torniamo sempre qui. Ufficialmente il posto “prefe” delle Martas, anche questa volta la Valmalenco non ci ha deluso!
Questo giro, lunghetto e impegnativo, eventualmente divisibile in due giorni con pernottamento al Longoni, ci ha dato così tante soddisfazioni che a malapena abbiamo sentito la fatica. Per quanto riguarda le difficoltà tecniche, si tenga conto di un terreno generalmente poco corribile, con lunghi tratti su pietraia, e di un sentiero un po’ ostico tra il rifugio Longoni e la bocchetta d’Entova (indicato come EEA, sicuramente EE impegnativo). La parte più difficile si può evitare utilizzando il sentiero che dal Longoni scende per un tratto verso l’alpe Entova e risale poi verso la bocchetta d’Entova passando per il lago della Balena. Non avendolo provato, non so descrivere la difficoltà di questo percorso alternativo: se serve, consiglio di chiedere al rifugio.
Per quanto riguarda la logistica, noi abbiamo parcheggiato a caso nel primo posto trovato entrando a San Giuseppe. Con il senno di poi, consiglio invece di lasciare l’auto nell’ampio piazzale davanti all’albergo Sasso Nero: eviterete un mezzo chilometro di strada all’andata e mi ringrazierete della dritta alla fine del giro. Il primo sentiero da cercare è quello per l’alpe Lagazzuolo (n. 321): si scende fino al torrente Mallero, lo si attraversa e subito comincia la prima ripida salita.
In questo giro abbiamo potuto apprezzare tutti i colori della Valmalenco e il primo è stato l’azzurro smeraldo del lago Lagazzuolo. Si arriva all’alpe Lagazzuolo e al bivacco degli Alpini (attualmente chiuso) dopo circa 500 m di dislivello e, poco dopo, si raggiunge il laghetto. Da qui il bosco si dirada e il sentiero, da escursionistico, diventa una pietraia.
Altri 500 m di dislivello ci separano dal Bocchel del Cane e l’ambiente diventa sempre più fiabesco via via che si guadagna quota. Riusciamo a seguire i bolli con facilità, ma l’ambiente è severo e questa salita è assolutamente sconsigliata in caso di maltempo e di neve.
La salita è sempre più ripida e finalmente arriviamo alla bocchetta (2551 m), da dove la vista si spalanca su un’enorme pietraia rossa e sul lago Pirola, prossima tappa. Scendiamo con attenzione tra le rocce, inizialmente seguendo i bolli, poi tenendoci alte sulla sinistra per evitare le ultime lingue di neve.
Il “sentiero” svolta ora verso sinistra, aggirando la Punta Rosalba. La pendenza diminuisce e, superando questo severo torrione, compare di fronte a noi il monte Disgrazia.
Si prosegue su pietraia, ora quasi in piano, fino incontrare un bivio. O meglio un punto in cui il sentiero sembrerebbe svoltare tutto a sinistra, verso il ghiacciaio Ventina e il Disgrazia, ma dove noi sappiamo di dover andare proprio dalla parte opposta: a destra, verso il lago Pirola. Per qualche centinaio di metri seguiamo semplicemente la traccia gpx, poi finalmente ritroviamo i bolli: il sentiero c’è e da qui in poi è anche ben segnato.
Percorriamo il perimetro di questo splendido lago artificiale, con scorci spettacolari sul ghiacciaio Ventina e il monte Disgrazia, la cui cima rimane purtroppo avvolta dalle nuvole. A un breve tratto di salita segue una lunga discesa, che proseguirà fino a Chiareggio.
Dall’alpe Pirola ci sono due opzioni per Chiareggio: noi prendiamo il sentiero a destra, un po’ più ripido e meno corribile rispetto a quello che passa per i rifugi, ma più veloce e meno affollato. Ben presto siamo a Chiareggio: attraversiamo il torrente, facciamo un rifornimento d’acqua alla fontana e proseguiamo verso destra lungo la strada. Dopo il parcheggio, troviamo sulla sinistra le indicazioni per l’alpe Fora e il rifugio Longoni: siamo ora su un terreno che conosciamo bene, l’alta via della Valmalenco, indicata da un triangolo giallo rovesciato.
Dopo una piacevole salita tra i pini, ri-superiamo la linea del bosco e ci troviamo all’alpe Fora. Da qui al rifugio Longoni si attraversa un bellissimo pianoro verdeggiante, dove le mucche pascolano beatamente tra ampi prati, cascate e rocce dalle forme più fantasiose. A destra, oltre la valle di Chiareggio, si vede di nuovo il Disgrazia, mentre le altissime montagne alla nostra sinistra sono il gruppo del Bernina.
Al rifugio Longoni (2450 m) abbiamo percorso 2000 m di dislivello e ce ne mancano altri 1000. Come distanza siamo invece a meno di metà, circa 15 km. Da qui, seguendo le indicazioni per la forcella di Entova, attacchiamo il tratto più difficile del percorso.
I bolli sono più rari e sbiaditi rispetto ai tratti più frequentati dell’alta via, ma riusciamo sempre a seguirli senza problemi. L’intero percorso è pulito, come probabilmente lo si trova per non più di un paio di mesi all’anno. Consiglio sempre di fare una telefonata al rifugio per avere informazioni aggiornate sulla situazione neve, prima di avventurarsi da queste parti: in caso di nevai anche piccoli le difficoltà possono aumentare in modo esponenziale.
Superiamo una placchetta con l’aiuto della catena, proseguendo poi lungo un traverso a tratti un po’ esposto, con un sentierino stretto stretto dove è necessario procedere piano e con cautela. L’ambiente è spettacolare, davvero selvaggio. Nonostante il tempo non bellissimo, incontriamo qualche escursionista, per quanto naturalmente non sia un percorso frequentato dalle masse. Raggiungiamo infine una casetta abbandonata e una vecchia pista carrozzabile, risalenti ai tempi in cui si veniva qui a sciare – guardando in alto, si vede anche l’ex rifugio, ormai dismesso – e troviamo qui le indicazioni per San Giuseppe (utili in caso di necessità per accorciare il giro) oltre a quelle che ci interessano per la bocchetta di Entova.
Costeggiamo il piccolo lago della Balena continuando a salire su pietraia. Il percorso è lento, anche perché i bolli per orientarsi sono sempre più rari, ma privo di particolari insidie e comunque più semplice del traverso affrontato precedentemente.
Raggiugiamo finalmente la bocchetta, che con i suoi 2831 m è il punto più alto del nostro giro. La vista da qui è semplicemente spettacolare. Sulla destra vediamo la caratteristica cima del Sasso Nero, indicata da una scritta gialla.
Cominciamo a scendere ora, sempre seguendo i bolli in modo più o meno ligio, verso il vallone di Scerscen. In alcuni punti conviene rimanere a fondovalle, mentre i bolli si trovano più in alto – forse per essere visibile in caso di neve. Il nostro sentiero è quello del Bernina Sud, ma ci sono anche altre tracce e bolli che non vanno seguiti.
Attenzione in particolare a non seguire le frecce per i Sassi Bianchi, una strana e fantastica formazione rocciosa che si staglia in fondo alla valle e che ricorda un ghiacciaio. Il ghiacciaio in realtà c’è, ma è più lontano: in fondo, dietro ai Sassi Bianchi, si vede infatti la Vedretta di Scerscen.
Tutto il giro fin qui è stato bello, ma questa parte è in assoluto la migliore. Proseguiamo a bocca aperta fino a fondovalle, dove il sentiero fa una curva a U e troviamo le indicazioni per l’alpe Musella, prossima tappa.
Si prosegue ora su facile sentiero e con pendenza minima nel vallone di Scerscen, che non è una valle ma proprio un vallone. Seguiamo sempre i bolli bianco-rossi e il triangolo giallo rovesciato dell’alta via, lungo il corso del torrente che sentiamo scrosciare poco più in basso e passando sotto strane formazioni rocciose, questa volta di colore scuro.
Attraversato il torrente, seguiamo il sentiero nel bosco che, con qualche saliscendi, ci porta all’alpe Musella. Da qui si svolta a destra (il sentiero che prosegue dritto lungo il corso del torrente è quello per Campo Moro, direzione sbagliata!) e si scende ancora per un tratto fino all’ampio pianoro attraversato da varie ramificazioni del torrente Scerscen.
Superati alcuni ponti, si troveranno le indicazioni per il lago Palù, ultima tappa del nostro giro. Il sentiero è più o meno pianeggiante per circa un chilometro, fino al bivio dove si svolta tutto a destra e si imbocca l’ultima salita per il lago Palù. Il segnavia è sempre il triangolo giallo e le indicazioni sono puntuali e precise. Da qui al lago mancano circa 300 m di dislivello. Se passando sotto le piste da sci vi sembra di trovarvi in un brutto posto, aspettate di arrivare in vista del lago con la luce calda del tardo pomeriggio!
Dal punto in cui si vede il lago è tutta discesa, ripida all’inizio e poi via via sempre più facile e corribile. Si passa dal rifugio Palù e si seguono le indicazioni per San Giuseppe lungo una strada sterrata in discesa. Finiamo infine sulla strada asfaltata e da qui ignoriamo un ultimo sentiero per San Giuseppe, proseguendo sempre su strada fino al punto in cui abbiamo parcheggiato. Circa 10 ore e mezza per un giro davvero spettacolare!
Tutti i colori della Valmalenco (38 km – 3050 m D+)
22 Agosto 2021 by marta • Valtellina Tags: alpe fora, alpe musella, alta via della valmalenco, bocchel del cane, bocchetta d'entova, chiareggio, chiesa in valmalenco, corsa in montagna, lago palù, lago pirola, rifugio longoni, san giuseppe, trail running, valle di scerscen, valmalenco, valtellina, vut • 2 Comments
San Giuseppe – Alpe Lagazzuolo (1974 m) – Bocchel del Cane (2551 m) – Lago Pirola (2300 m) – Chiareggio – Alpe Fora – Rifugio Longoni (2450 m) – Forcella d’Entova (2831 m) – Vallone di Scerscen – Alpe Musella – Lago Palù (1925 m) – San Giuseppe.
Periodo: Agosto 2021
Partenza: San Giuseppe (SO)
Distanza: 38 km
Dislivello: 3050 m
Acqua: fontane e torrenti
GPX (clic dx, salva link con nome)
Saremo noiose e abitudinarie, ma in un modo o nell’altro torniamo sempre qui. Ufficialmente il posto “prefe” delle Martas, anche questa volta la Valmalenco non ci ha deluso!
Questo giro, lunghetto e impegnativo, eventualmente divisibile in due giorni con pernottamento al Longoni, ci ha dato così tante soddisfazioni che a malapena abbiamo sentito la fatica. Per quanto riguarda le difficoltà tecniche, si tenga conto di un terreno generalmente poco corribile, con lunghi tratti su pietraia, e di un sentiero un po’ ostico tra il rifugio Longoni e la bocchetta d’Entova (indicato come EEA, sicuramente EE impegnativo). La parte più difficile si può evitare utilizzando il sentiero che dal Longoni scende per un tratto verso l’alpe Entova e risale poi verso la bocchetta d’Entova passando per il lago della Balena. Non avendolo provato, non so descrivere la difficoltà di questo percorso alternativo: se serve, consiglio di chiedere al rifugio.
Per quanto riguarda la logistica, noi abbiamo parcheggiato a caso nel primo posto trovato entrando a San Giuseppe. Con il senno di poi, consiglio invece di lasciare l’auto nell’ampio piazzale davanti all’albergo Sasso Nero: eviterete un mezzo chilometro di strada all’andata e mi ringrazierete della dritta alla fine del giro. Il primo sentiero da cercare è quello per l’alpe Lagazzuolo (n. 321): si scende fino al torrente Mallero, lo si attraversa e subito comincia la prima ripida salita.
In questo giro abbiamo potuto apprezzare tutti i colori della Valmalenco e il primo è stato l’azzurro smeraldo del lago Lagazzuolo. Si arriva all’alpe Lagazzuolo e al bivacco degli Alpini (attualmente chiuso) dopo circa 500 m di dislivello e, poco dopo, si raggiunge il laghetto. Da qui il bosco si dirada e il sentiero, da escursionistico, diventa una pietraia.
Altri 500 m di dislivello ci separano dal Bocchel del Cane e l’ambiente diventa sempre più fiabesco via via che si guadagna quota. Riusciamo a seguire i bolli con facilità, ma l’ambiente è severo e questa salita è assolutamente sconsigliata in caso di maltempo e di neve.
La salita è sempre più ripida e finalmente arriviamo alla bocchetta (2551 m), da dove la vista si spalanca su un’enorme pietraia rossa e sul lago Pirola, prossima tappa. Scendiamo con attenzione tra le rocce, inizialmente seguendo i bolli, poi tenendoci alte sulla sinistra per evitare le ultime lingue di neve.
Il “sentiero” svolta ora verso sinistra, aggirando la Punta Rosalba. La pendenza diminuisce e, superando questo severo torrione, compare di fronte a noi il monte Disgrazia.
Si prosegue su pietraia, ora quasi in piano, fino incontrare un bivio. O meglio un punto in cui il sentiero sembrerebbe svoltare tutto a sinistra, verso il ghiacciaio Ventina e il Disgrazia, ma dove noi sappiamo di dover andare proprio dalla parte opposta: a destra, verso il lago Pirola. Per qualche centinaio di metri seguiamo semplicemente la traccia gpx, poi finalmente ritroviamo i bolli: il sentiero c’è e da qui in poi è anche ben segnato.
Percorriamo il perimetro di questo splendido lago artificiale, con scorci spettacolari sul ghiacciaio Ventina e il monte Disgrazia, la cui cima rimane purtroppo avvolta dalle nuvole. A un breve tratto di salita segue una lunga discesa, che proseguirà fino a Chiareggio.
Dall’alpe Pirola ci sono due opzioni per Chiareggio: noi prendiamo il sentiero a destra, un po’ più ripido e meno corribile rispetto a quello che passa per i rifugi, ma più veloce e meno affollato. Ben presto siamo a Chiareggio: attraversiamo il torrente, facciamo un rifornimento d’acqua alla fontana e proseguiamo verso destra lungo la strada. Dopo il parcheggio, troviamo sulla sinistra le indicazioni per l’alpe Fora e il rifugio Longoni: siamo ora su un terreno che conosciamo bene, l’alta via della Valmalenco, indicata da un triangolo giallo rovesciato.
Dopo una piacevole salita tra i pini, ri-superiamo la linea del bosco e ci troviamo all’alpe Fora. Da qui al rifugio Longoni si attraversa un bellissimo pianoro verdeggiante, dove le mucche pascolano beatamente tra ampi prati, cascate e rocce dalle forme più fantasiose. A destra, oltre la valle di Chiareggio, si vede di nuovo il Disgrazia, mentre le altissime montagne alla nostra sinistra sono il gruppo del Bernina.
Al rifugio Longoni (2450 m) abbiamo percorso 2000 m di dislivello e ce ne mancano altri 1000. Come distanza siamo invece a meno di metà, circa 15 km. Da qui, seguendo le indicazioni per la forcella di Entova, attacchiamo il tratto più difficile del percorso.
I bolli sono più rari e sbiaditi rispetto ai tratti più frequentati dell’alta via, ma riusciamo sempre a seguirli senza problemi. L’intero percorso è pulito, come probabilmente lo si trova per non più di un paio di mesi all’anno. Consiglio sempre di fare una telefonata al rifugio per avere informazioni aggiornate sulla situazione neve, prima di avventurarsi da queste parti: in caso di nevai anche piccoli le difficoltà possono aumentare in modo esponenziale.
Superiamo una placchetta con l’aiuto della catena, proseguendo poi lungo un traverso a tratti un po’ esposto, con un sentierino stretto stretto dove è necessario procedere piano e con cautela. L’ambiente è spettacolare, davvero selvaggio. Nonostante il tempo non bellissimo, incontriamo qualche escursionista, per quanto naturalmente non sia un percorso frequentato dalle masse. Raggiungiamo infine una casetta abbandonata e una vecchia pista carrozzabile, risalenti ai tempi in cui si veniva qui a sciare – guardando in alto, si vede anche l’ex rifugio, ormai dismesso – e troviamo qui le indicazioni per San Giuseppe (utili in caso di necessità per accorciare il giro) oltre a quelle che ci interessano per la bocchetta di Entova.
Costeggiamo il piccolo lago della Balena continuando a salire su pietraia. Il percorso è lento, anche perché i bolli per orientarsi sono sempre più rari, ma privo di particolari insidie e comunque più semplice del traverso affrontato precedentemente.
Raggiugiamo finalmente la bocchetta, che con i suoi 2831 m è il punto più alto del nostro giro. La vista da qui è semplicemente spettacolare. Sulla destra vediamo la caratteristica cima del Sasso Nero, indicata da una scritta gialla.
Cominciamo a scendere ora, sempre seguendo i bolli in modo più o meno ligio, verso il vallone di Scerscen. In alcuni punti conviene rimanere a fondovalle, mentre i bolli si trovano più in alto – forse per essere visibile in caso di neve. Il nostro sentiero è quello del Bernina Sud, ma ci sono anche altre tracce e bolli che non vanno seguiti.
Attenzione in particolare a non seguire le frecce per i Sassi Bianchi, una strana e fantastica formazione rocciosa che si staglia in fondo alla valle e che ricorda un ghiacciaio. Il ghiacciaio in realtà c’è, ma è più lontano: in fondo, dietro ai Sassi Bianchi, si vede infatti la Vedretta di Scerscen.
Tutto il giro fin qui è stato bello, ma questa parte è in assoluto la migliore. Proseguiamo a bocca aperta fino a fondovalle, dove il sentiero fa una curva a U e troviamo le indicazioni per l’alpe Musella, prossima tappa.
Si prosegue ora su facile sentiero e con pendenza minima nel vallone di Scerscen, che non è una valle ma proprio un vallone. Seguiamo sempre i bolli bianco-rossi e il triangolo giallo rovesciato dell’alta via, lungo il corso del torrente che sentiamo scrosciare poco più in basso e passando sotto strane formazioni rocciose, questa volta di colore scuro.
Attraversato il torrente, seguiamo il sentiero nel bosco che, con qualche saliscendi, ci porta all’alpe Musella. Da qui si svolta a destra (il sentiero che prosegue dritto lungo il corso del torrente è quello per Campo Moro, direzione sbagliata!) e si scende ancora per un tratto fino all’ampio pianoro attraversato da varie ramificazioni del torrente Scerscen.
Superati alcuni ponti, si troveranno le indicazioni per il lago Palù, ultima tappa del nostro giro. Il sentiero è più o meno pianeggiante per circa un chilometro, fino al bivio dove si svolta tutto a destra e si imbocca l’ultima salita per il lago Palù. Il segnavia è sempre il triangolo giallo e le indicazioni sono puntuali e precise. Da qui al lago mancano circa 300 m di dislivello. Se passando sotto le piste da sci vi sembra di trovarvi in un brutto posto, aspettate di arrivare in vista del lago con la luce calda del tardo pomeriggio!
Dal punto in cui si vede il lago è tutta discesa, ripida all’inizio e poi via via sempre più facile e corribile. Si passa dal rifugio Palù e si seguono le indicazioni per San Giuseppe lungo una strada sterrata in discesa. Finiamo infine sulla strada asfaltata e da qui ignoriamo un ultimo sentiero per San Giuseppe, proseguendo sempre su strada fino al punto in cui abbiamo parcheggiato. Circa 10 ore e mezza per un giro davvero spettacolare!