In questo maggio dal sapore novembrino, bisogna proprio ingegnarsi per mettere insieme chilometri e dislivello senza passare quattro ore a salire e scendere dalla montagnetta di San Siro. Questo giro, ideato in un weekend di pioggia battente, permette di correre per metà su asfalto o sterrato e per metà su sentieri comodi e non esposti, a bassa quota e sempre nel raggio di pochi chilometri dal più vicino centro abitato.
La partenza è da Olginate, dove ho lasciato l’auto in via dell’Industria, nel punto più vicino possibile alla ciclabile che percorre il perimetro del lago. Ma si può benissimo partire da altri punti lungo il percorso, per esempio da Calolziocorte, Vercurago o anche da Lecco. Ho scelto Olginate per pigrizia, lo ammetto: per avere il grosso della salita nella prima parte del percorso, e gli ultimi chilometri tutti in discesa o quantomeno falsopiano in discesa.
Si percorre la ciclabile in senso antiorario, tenendosi l’Adda sulla sinistra. Quasi subito si incontra un bel ponte in legno, si attraversa il fiume e si prosegue lungo la ciclabile dall’altro lato, ai piedi del Resegone. Risaliamo il corso dell’Adda, che si allarga andando a formare il grazioso lago di Olginate. La ciclabile si interrompe all’altezza del ponte di Calolziocorte, che segna il confine tra lago di Olginate e lago di Garlate. Si attraversa la strada proseguendo verso Vercurago, dove si riprende il lungolago solo per abbandonarlo dopo 500 metri: svoltiamo a destra per la stretta via Venezia, il cui tunnel ci permette di superare la ferrovia.
Attraversiamo la strada statale e continuiamo a salire per la viuzza lastricata che si inerpica tra le case. Prendiamo via Innominato, superiamo la chiesa, svoltiamo a destra e con il lago alle spalle imbocchiamo la mulattiera in ripida salita verso la Rocca dell’Innominato, che vediamo in alto a sinistra sopra di noi.
Alla fine della mulattiera, si svolta a sinistra e si imbocca la strada asfaltata in leggera salita. Subito dopo il primo tornante si ci trova sulla sinistra il Sentiero della Valle – 801, ben segnalato. L’idea era di percorrerlo tutto, ma avendolo trovato chiuso per frana – n.b. sarebbe carino che la segnalazione si trovasse all’inizio della salita, non a metà – ho ripiegato per il più basso Sentiero Rotary, che si incontra poco più sotto scendendo lungo la strada del metanodotto. Si seguono le indicazioni per Camposecco – 929/A e si continua senza possibilità d’errore, in leggera salita, fino appunto a Camposecco.
Da qui prendiamo il sentiero in discesa, indicato in modo piuttosto evidente da grossi bolli gialli. Dobbiamo seguire questi bolli praticamente fino a Lecco. Dopo un tratto di discesa nel bosco, che ho trovato piuttosto fangoso dopo la pioggia degli ultimi giorni, si sbuca su un pratone dove finalmente il paesaggio si apre, per quanto un po’ rovinato da grossi pali dell’elettricità e dalle cave di Maggianico poco più avanti.
Il sentiero ci deposita sulla strada di servizio delle cave, che imbocchiamo verso destra e che seguiamo per circa 800 m. Attraversiamo un ponticello a sinistra e prendiamo la stradina in discesa ancora verso sinistra, superando una casetta solitaria. Dopo poco incontriamo un bel sentiero tra i prati, con le ripide pareti del San Martino e del Medale come sfondo.
Il sentiero torna a diventare strada sterrata, ma la abbandoniamo per tagliare lungo il sentierino pianeggiante che incontriamo a sinistra. Poche centinaia di metri e torniamo a incrociare la mulattiera, che imbocchiamo verso sinistra.
A un nuovo crocevia di sentieri, poco sopra Madonna della Rovinata, svoltiamo tutto a destra continuando lungo la mulattiera in leggera salita. Attraversiamo il torrente Bione e finalmente comincia la discesa verso Lecco. Possiamo continuare a seguire i bolli gialli, che permettono di sostituire in alcuni tratti la mulattiera con un più simpatico sentiero. Incontriamo e attraversiamo, prestando attenzione alle auto, via ai Poggi, la strada che da Lecco sale verso Erna.
Sempre in discesa, dobbiamo attraversare Lecco e arrivare al lago. Il percorso da me scelto non è certo il più furbo, chi conosce meglio la zona di sicuro troverà alternative migliori. In ogni caso, si riguadagna il lungolago e si percorre la ciclabile questa volta con il lago sulla destra.
Superiamo il primo ponte e attraversiamo il lago dal secondo, il ponte Azzone Visconti. Dopo il ponte svoltiamo a sinistra e attraversiamo la strada, per prendere la stradina in salita seguendo i cartelli per il Monte Barro. Saliamo lungo il ripido sentiero, guadagnando in breve circa 200 m di dislivello. Incontriamo una fontanella, strategica in questo punto del giro, e il sentiero spiana un po’, ma subito dobbiamo riprendere a salire, seguendo le indicazioni verso destra per Pian Sciresa. Ancora un centinaio di metri e raggiungiamo il Sentiero di Mezzo, o anello del Barro. Lo prendiamo in direzione Galbiate.
Seguiamo questo bel traverso, con qualche saliscendi, per circa 3 km. Superiamo l’attacco del sentiero delle creste, alla cui altezza troviamo un’altra fontanella, e da questo punto a Galbiate manca davvero poco. Scendiamo in paese e, superata la chiesa, all’incrocio svoltiamo a sinistra e poi subito a destra. Bisogna tornare sul lungolago all’altezza di Garlate, e anche qui il mio percorso è stato piuttosto casuale, di certo migliorabile. Un tratto di strada piuttosto stretto (e pericoloso) si può probabilmente evitare passando per sentieri, conoscendo la zona. In ogni caso, l’obiettivo è il lago: una volta raggiuntolo, basta seguire la ciclabile fino ad arrivare alla macchina.
Dal lago alla montagna (30 km – 1000 m D+)
20 Maggio 2019 by marta • Valsassina Tags: barro, camposecco, ciclabile, ciclovia, galbiate, garlate, lago, lecco, magnodeno, olginate, pian sciresa, resegone, rocca dell'innominato, sentiero di mezzo, sentiero rotary, vercurago • 0 Comments
Metà asfalto e metà trail, sempre a bassa quota. Giro del lago di Olginate, Sentiero Rotary alle pendici del Resegone fino a Camposecco, cave di Maggianico, discesa a Lecco, salita verso Pian Sciresa ai piedi del Barro, Sentiero di Mezzo fino a Galbiate, discesa a Garlate e ritorno via lago.
Periodo: Maggio 2019
Partenza: Olginate
Distanza: 30 km
Dislivello: 1000 m
Acqua: fontane lungo la ciclabile del lago e nel parco del Barro
GPX (clic dx, salva link con nome)
In questo maggio dal sapore novembrino, bisogna proprio ingegnarsi per mettere insieme chilometri e dislivello senza passare quattro ore a salire e scendere dalla montagnetta di San Siro. Questo giro, ideato in un weekend di pioggia battente, permette di correre per metà su asfalto o sterrato e per metà su sentieri comodi e non esposti, a bassa quota e sempre nel raggio di pochi chilometri dal più vicino centro abitato.
La partenza è da Olginate, dove ho lasciato l’auto in via dell’Industria, nel punto più vicino possibile alla ciclabile che percorre il perimetro del lago. Ma si può benissimo partire da altri punti lungo il percorso, per esempio da Calolziocorte, Vercurago o anche da Lecco. Ho scelto Olginate per pigrizia, lo ammetto: per avere il grosso della salita nella prima parte del percorso, e gli ultimi chilometri tutti in discesa o quantomeno falsopiano in discesa.
Si percorre la ciclabile in senso antiorario, tenendosi l’Adda sulla sinistra. Quasi subito si incontra un bel ponte in legno, si attraversa il fiume e si prosegue lungo la ciclabile dall’altro lato, ai piedi del Resegone. Risaliamo il corso dell’Adda, che si allarga andando a formare il grazioso lago di Olginate. La ciclabile si interrompe all’altezza del ponte di Calolziocorte, che segna il confine tra lago di Olginate e lago di Garlate. Si attraversa la strada proseguendo verso Vercurago, dove si riprende il lungolago solo per abbandonarlo dopo 500 metri: svoltiamo a destra per la stretta via Venezia, il cui tunnel ci permette di superare la ferrovia.
Attraversiamo la strada statale e continuiamo a salire per la viuzza lastricata che si inerpica tra le case. Prendiamo via Innominato, superiamo la chiesa, svoltiamo a destra e con il lago alle spalle imbocchiamo la mulattiera in ripida salita verso la Rocca dell’Innominato, che vediamo in alto a sinistra sopra di noi.
Alla fine della mulattiera, si svolta a sinistra e si imbocca la strada asfaltata in leggera salita. Subito dopo il primo tornante si ci trova sulla sinistra il Sentiero della Valle – 801, ben segnalato. L’idea era di percorrerlo tutto, ma avendolo trovato chiuso per frana – n.b. sarebbe carino che la segnalazione si trovasse all’inizio della salita, non a metà – ho ripiegato per il più basso Sentiero Rotary, che si incontra poco più sotto scendendo lungo la strada del metanodotto. Si seguono le indicazioni per Camposecco – 929/A e si continua senza possibilità d’errore, in leggera salita, fino appunto a Camposecco.
Da qui prendiamo il sentiero in discesa, indicato in modo piuttosto evidente da grossi bolli gialli. Dobbiamo seguire questi bolli praticamente fino a Lecco. Dopo un tratto di discesa nel bosco, che ho trovato piuttosto fangoso dopo la pioggia degli ultimi giorni, si sbuca su un pratone dove finalmente il paesaggio si apre, per quanto un po’ rovinato da grossi pali dell’elettricità e dalle cave di Maggianico poco più avanti.
Il sentiero ci deposita sulla strada di servizio delle cave, che imbocchiamo verso destra e che seguiamo per circa 800 m. Attraversiamo un ponticello a sinistra e prendiamo la stradina in discesa ancora verso sinistra, superando una casetta solitaria. Dopo poco incontriamo un bel sentiero tra i prati, con le ripide pareti del San Martino e del Medale come sfondo.
Il sentiero torna a diventare strada sterrata, ma la abbandoniamo per tagliare lungo il sentierino pianeggiante che incontriamo a sinistra. Poche centinaia di metri e torniamo a incrociare la mulattiera, che imbocchiamo verso sinistra.
A un nuovo crocevia di sentieri, poco sopra Madonna della Rovinata, svoltiamo tutto a destra continuando lungo la mulattiera in leggera salita. Attraversiamo il torrente Bione e finalmente comincia la discesa verso Lecco. Possiamo continuare a seguire i bolli gialli, che permettono di sostituire in alcuni tratti la mulattiera con un più simpatico sentiero. Incontriamo e attraversiamo, prestando attenzione alle auto, via ai Poggi, la strada che da Lecco sale verso Erna.
Sempre in discesa, dobbiamo attraversare Lecco e arrivare al lago. Il percorso da me scelto non è certo il più furbo, chi conosce meglio la zona di sicuro troverà alternative migliori. In ogni caso, si riguadagna il lungolago e si percorre la ciclabile questa volta con il lago sulla destra.
Superiamo il primo ponte e attraversiamo il lago dal secondo, il ponte Azzone Visconti. Dopo il ponte svoltiamo a sinistra e attraversiamo la strada, per prendere la stradina in salita seguendo i cartelli per il Monte Barro. Saliamo lungo il ripido sentiero, guadagnando in breve circa 200 m di dislivello. Incontriamo una fontanella, strategica in questo punto del giro, e il sentiero spiana un po’, ma subito dobbiamo riprendere a salire, seguendo le indicazioni verso destra per Pian Sciresa. Ancora un centinaio di metri e raggiungiamo il Sentiero di Mezzo, o anello del Barro. Lo prendiamo in direzione Galbiate.
Seguiamo questo bel traverso, con qualche saliscendi, per circa 3 km. Superiamo l’attacco del sentiero delle creste, alla cui altezza troviamo un’altra fontanella, e da questo punto a Galbiate manca davvero poco. Scendiamo in paese e, superata la chiesa, all’incrocio svoltiamo a sinistra e poi subito a destra. Bisogna tornare sul lungolago all’altezza di Garlate, e anche qui il mio percorso è stato piuttosto casuale, di certo migliorabile. Un tratto di strada piuttosto stretto (e pericoloso) si può probabilmente evitare passando per sentieri, conoscendo la zona. In ogni caso, l’obiettivo è il lago: una volta raggiuntolo, basta seguire la ciclabile fino ad arrivare alla macchina.