Traversata Curò – Coca (15 km – 1600 m D+)
Valbondione – Rifugio Curò (1915 m) – traversata lungo il sentiero 303 – Rifugio Coca (1892 m) – Valbondione
Periodo: Giugno 2020
Partenza: Valbondione (900 m)
Distanza: 15 km
Dislivello: 1600 m
Acqua: fontana al rifugio Curò
GPX (clic dx, salva link con nome)
Un vero e proprio “classico” delle Orobie, questo percorso si fa di solito al contrario – affrontando subito il temibile vertical da Valbondione al rifugio Coca, poi la traversata lungo il sentiero 303 con arrivo al Curò e, infine, la facile discesa lungo la mulattiera per Valbondione. Io ve lo propongo nel senso opposto, con il vantaggio di anticipare al Curò la fiumana di escursionisti che vi si trova nelle belle giornate e di arrivare al Coca, meno frequentato, in tempo per l’ora di pranzo!
Si parte da Valbondione: l’ideale è lasciare l’auto in via Beltrame subito prima del tornante, nel punto in cui comincia il sentiero 301 per il rifugio Coca, in modo da recuperarla comodamente al ritorno. Non sempre è possibile, vista la popolarità di questo posto. In ogni caso ci si può arrangiare parcheggiando un po’ prima o un po’ dopo, dove si riesce. Consiglio comunque di partire di buon mattino per evitare il bagno di folla.
Ci si incammina lungo la strada in leggera salita fino a incontrare sulla destra il sentiero per il rifugio Curò: è difficile sbagliare, i sentieri da queste parti sono indicati molto bene. Ben presto si arriva alla trafficata mulattiera che sale lentamente verso il rifugio. Possiamo tagliare un po’ di tornanti prendendo il ripido sentierino che si stacca sulla sinistra a circa 4 km dalla partenza. Una volta al Curò, dove si arriva dopo circa 1000 m di dislivello, la vista si apre sul lago del Barbellino e sulle spettacolari vette circostanti.
Da qui si prende il sentiero 303 per il rifugio Coca. Si tratta di un EE, piuttosto tecnico nella parte alta, da affrontare solo con la dovuta esperienza e con condizioni meteo buone. Il periodo giusto è da giugno a ottobre, quando non c’è neve. Conviene comunque verificare con i rifugisti le condizioni della traversata prima di intraprenderla. Si comincia con un tratto in piano lungo il lago e una breve discesa verso la base della diga – dove non è insolito trovare atletici stambecchi in arrampicata libera.
Seguiamo sempre le indicazioni per il Coca, attraversando il fondovalle e il torrente Valmorta, per poi cominciare la faticosa risalita – in un chilometro e mezzo guadagneremo circa 500 m di quota – che ci porterà alla traversata vera e propria, ai piedi del Pizzo di Coca. Da qui la vista, che pure finora non è stata male, diventa davvero fantastica; dobbiamo però prestare attenzione a dove mettiamo i piedi, perché ora comincia il tratto più tecnico del giro. Un ripido canalino in discesa, pieno di sfasciumi, è attrezzato con catene, mentre in altri punti un po’ esposti o franosi non si può fare altro che procedere con cautela. Dal passo del Corno (2220 m) vedremo finalmente il rifugio Coca, parecchio più in basso.
Ancora qualche saliscendi, poi una bella discesa e finalmente arriviamo al ponticello che attraversa il torrente Coca. Il rifugio è poco più sopra e vale davvero la pena di farvi una sosta.
Volendo allungare di poco il giro, si può salire al vicino lago di Coca, sempre debitamente indicato. Altrimenti si riattraversa il ponticello e, senza possibilità d’errore, si prosegue in ripida ma facile discesa lungo il sentiero 301, seguendo le indicazioni per Valbondione. Si attraversa il fiume Serio e si risale alla strada dove si è parcheggiato.
Pizzo dei Tre Signori da Ornica (18 km – 1700 m D+)
5 Luglio 2020 by marta • Orobie, Senza categoria Tags: 101, 106, 107, alta via, benigni, bocca di trona, bocchetta d'inferno, corsa in montagna, ornica, orobie, pizzo dei tre signori, sentiero delle orobie, stambecchi, trail running, val brembana, val gerola, val pianella, valle d'inferno, valsassina • 0 Comments
Ornica – Val Pianella – sentiero 107 – rifugio Benigni (2222 m) – sentiero 101 o delle Orobie occidentali – bocca di Trona (2224 m) – bocchetta d’Inferno (2306 m) – Pizzo dei Tre Signori (2554 m) – discesa dal sentiero 106 per la valle d’Inferno
Periodo: Luglio 2020
Partenza: Ornica (922 m)
Distanza: 17,6 km
Dislivello: 1650 m
Acqua: torrenti, rifugio Benigni
percorso in formato GPX (clic dx, salva con nome)
Il Pizzo dei Tre Signori, che con i suoi 2554 m spicca tra le vette della Valsassina, particolarmente amate da noi milanesi, si può raggiungere anche dalla Val Brembana: non per niente rappresentava, un tempo, lo spartiacque tra lo Stato di Milano e la Repubblica di Venezia.
Questo giro parte da Ornica, piccolo borgo in posizione strategica ai piedi della val Pianella e della valle d’Inferno, attraversato dal torrente Valle d’Inferno. Si supera il centro del paese, seguendo il corso del torrente lungo via Santuario, fino alla zona di parcheggio appena dopo, appunto, il santuario.
Una volta lasciata l’auto, si prosegue a piedi lungo la strada in salita, dove comincia il sentiero 106 per la valle d’Inferno. Il sentiero segue la strada, tagliandone i tornanti, per qualche centinaio di metri: poi l’abbandona per inoltrarsi nella valle d’Inferno lungo l’omonimo torrente. Da qui torneremo alla fine del giro, mentre adesso dobbiamo prendere la strada che svolta tutto a destra, verso la val Pianella e i piani dell’Avaro. La percorriamo per circa un chilometro e mezzo, prima in leggera salita e poi in leggera discesa; dopo avere attraversato il torrente d’Ornica, troveremo le prime indicazioni per il rifugio Benigni e, poco dopo, abbandoneremo la strada per il sentiero 107.
Tutti i sentieri, da queste parti, sono perfettamente segnati, per cui questo giro si può fare in linea teorica senza la traccia gpx. Si tenga conto che i tempi per la salita indicati dai cartelli sono decisamente esagerati: dal parcheggio al rifugio Benigni ho impiegato meno di due ore, a passo tranquillo e perdendo anche un po’ di tempo per guadare il torrente nel punto sbagliato (che cosa non si fa per tornare indietro di venti metri!). Sul sentiero per il Benigni, che pure è uno, si trova ora il segnavia 107, ora il 108, ma per quello che interessa a noi è la stessa cosa.
Cominciamo a guadagnare quota salendo nel bosco, con pendenza costante ma mai eccessiva. Una volta fuori dal bosco, la vista si apre sulla bucolica val Pianella e ci avviciniamo via via al torrente scrosciante – che io ho trovato particolarmente in piena dopo una notte di pioggia torrenziale. Bisogna attraversarlo (mi raccomando, seguendo i segnavia!) perché il sentiero prosegue dall’altra parte, continuando a salire in un anfiteatro di prati verdeggianti e aspre pareti rocciose.
Sulla sinistra si stacca a un certo punto il sentiero 108A, con cui eventualmente si può accorciare il giro per prendere più avanti il sentiero 101 senza passare dal rifugio Benigni; sulla destra, poco oltre, troveremo invece la traccia che porta al passo Salmurano, da cui si passa nella vicina Val Gerola.
Noi seguiamo senza possibilità d’errore le indicazioni per il Benigni e ci arrampichiamo su per un ripido canalone detritico, che dopo la pioggia della notte precedente ho trovato trasformato in un torrente in piena – normalmente non vi scorre che un rigagnolo d’acqua, ma occorre lo stesso prestare attenzione. Usciti dal canale, un ultimo strappetto in salita ci porterà al Benigni (2222 m), che tra i diversi rifugi posti sul sentiero delle Orobie occidentali è forse quello che gode della posizione più invidiabile.
Questo territorio, al confine tra Val Brembana e Valtellina, è di una bellezza selvaggia e incontaminata, dove marmotte e stambecchi la fanno da padroni per gran parte del tempo – solo nei weekend estivi, quando il rifugio attira frotte di escursionisti per pranzo, il silenzio viene spezzato da voci e schiamazzi e gli animali si ritirano in buon ordine, in attesa del lunedì.
Da qui il giro prosegue più o meno in piano, con qualche saliscendi, lungo il sentiero 101, o sentiero delle Orobie occidentali. Lo si prende tornando indietro da dove siamo arrivati e seguendo le indicazioni per la Grassi, il rifugio successivo lungo questa spettacolare alta via.
Il primo tratto, dal rifugio alla bocca di Trona, è relativamente semplice e ci permette di godere del bellissimo paesaggio in cui siamo immersi. Il tratto successivo, dalla bocca di Trona alla bocchetta d’Inferno, soprattutto laddove i segnavia bianco-rossi sono sostituiti da semplici bolli rossi, presenta qualche punto un po’ antipatico: passaggi esposti non attrezzati, su scivolose zolle d’erba senza appigli, possono mettere in difficoltà e risultare pericolosi per chi non si senta completamente sicuro su questo tipo di terreno. Evitare assolutamente in caso di pioggia e di scarsa visibilità!
Questo tratto del sentiero delle Orobie si svolge per la maggior parte sul versante bergamasco ma, in corrispondenza dei passi, la vista si apre dall’altra parte sui laghi della Val Gerola e sulle montagne della Valtellina.
Arrivando dall’alto alla bocchetta d’Inferno, ai piedi del Pizzo dei Tre Signori, vediamo già sotto di noi, verso sinistra, il sentiero 106 che scende nella valle d’Inferno, per il quale torneremo a Ornica. Prima, però, seguiremo i segnavia bianco-giallo-rossi fino in vetta al Pizzo, che si raggiunge da questo lato senza particolari difficoltà se non quelle che può dare la neve, persistente, su questo versante, fino a estate inoltrata. A chi venga prima di luglio consiglio di portare i ramponcini, just in case! Si tratta, a ogni modo, di un itinerario molto battuto, per cui anche sui nevai basta mettere i piedi nelle impronte di chi ci ha preceduto.
Il tratto sommitale fino alla croce di vetta (2554 m) è attrezzato con un paio di catene, utili soprattutto per la discesa.
Il Pizzo dei Tre Signori è forse la montagna più popolare tra milanesi e brianzoli dopo le Grigne, per cui, se non ci siete mai stati, non aspettatevi arrivando in cima di godervi il panorama in silenzio e solitudine. Troverete picnic in corso e maglie stese ad asciugare sulla croce. La vista, in compenso, è bellissima e a trecentosessanta gradi sulla Valsassina, la Valtellina e la Val Brembana.
Scendiamo da dove siamo saliti e torniamo alla bocchetta d’Inferno, dove si prende il sentiero 106 per Ornica. Il sentiero passa ai piedi della Sfinge, imponente monolite di roccia, e prosegue verso valle senza mai essere ripido o tecnico. L’ideale per una discesa rilassante e veloce! Scendendo lungo la Valle d’Inferno incontreremo pascoli, baite e la caratteristica “asinovia”, un percorso pensato per portare i bambini in montagna a dorso d’asino. Si attraversa il torrente Valle d’Inferno su un ponticello di legno, si prosegue lungo la mulattiera e poi per sentiero fino a tornare sul percorso da cui siamo arrivati e, da qui, in pochi minuti siamo al parcheggio.