Tirano – Baruffini – Rogorbello/Bertoli (771 m) – Susen (1508 m) – rifugio Schiazzera (2097 m) – sentiero 217 per Baruffini/Tirano – Pra Baruzzo (1450 m) – Sasso del Gallo – sentiero del Contrabbando – Roncaiola – Tirano.
Periodo: Maggio 2023
Partenza: Tirano (stadio)
Distanza: 29 km
Dislivello: 2100 m
Acqua: fontane in salita a Rogorbello e Quattro Rui; in discesa dopo Pra Baruzzo.
Manca un mese alla Doppia W Sky 30 km – per le ultra non sono ancora pronta, così mi sono buttata su una specialità che non è esattamente il mio forte – e ho deciso di dare un’occhiata al percorso.
Come punto di partenza e arrivo per il mio giro, in mancanza della navetta che ci assisterà nel giorno della gara, ho scelto il parcheggio della piscina Yellow Submarine, accanto allo stadio di Tirano. L’idea era raggiungere per sentieri Rogorbello/Bertoli, dove passa la Doppia W, e seguire il percorso della gara da qui al rifugio Schiazzera e al passo Portone. Il meteo non ottimale e la neve marcia che, secondo i rifugisti, avrei trovato a Pian Fusino mi hanno spinto a cambiare programma e accorciare il giro: per godermi il panorama dai 2620 m del passo Portone dovrò aspettare il giorno della gara!
Partenza lungo l’Adda.
Il parcheggio si trova lungo l’Adda, che attraverso dal ponticello pedonale di fronte allo stadio. Per prima cosa devo salire a Baruffini, un paesino a 800 m di quota, raggiungibile dalla strada oppure per sentieri e mulattiere: come vedrete, la mia traccia evita il più possibile l’asfalto e sale dritto per dritto dai sentieri, attraversando i vigneti e i meleti tipici della zona.
Da Baruffini seguo le indicazioni per Rogorbello (che sulle mappe si chiama Bertoli), altro piccolo borgo più o meno alla stessa altezza: 4 km di sentiero corribilissimo, con qualche saliscendi ma prevalentemente in discesa, separano i due paesi e mi permettono di riscaldare bene le gambe prima della salita vera e propria. L’unico punto in cui ho avuto un dubbio è il bivio che vedete qui sotto: il bollo più fresco invita a scendere verso destra, ma il sentiero corretto è quello a sinistra. Per il resto si tratta di un percorso intuitivo e facile da seguire.
A questo bivio si tenga la sinistra.
A Rogorbello riempio bene le flask, che avevo lasciato vuote perché sapevo di trovare una fontana in questo punto strategico, e proseguo lungo la strada verso la chiesa. Qui svolto tutto a sinistra e comincio la lunga salita verso il rifugio Schiazzera: 1300 m di dislivello positivo in 7 km.
Inizio della salita Bertoli-Schiazzera.
Le indicazioni da seguire sono quelle per le baite di Susen, più o meno a metà salita, e per il rifugio. Anche qui si tratta di un percorso molto semplice e intuitivo, in parte su facile sentiero e in parte su mulattiera, che attraversa più volte i tornanti della strada di servizio del rifugio.
Susen.
Praticamente tutta la salita si svolge nel bosco, che oggi è particolarmente umido e soffocante; quando finalmente, in prossimità del rifugio, gli alberi si diradano, non riesco comunque a vedere un granché perché le montagne sono immerse nelle nubi.
Il rifugio Schiazzera.
Il rifugio è ancora chiuso, ma fervono i preparativi per la prossima apertura e per la Doppia W. Chiedo consiglio ai rifugisti anche se in realtà, vista la scarsa visibilità, ho già deciso di rinunciare a salire al passo Portone. Una ragazza gentilissima mi spiega che al Pian Fusino si affonda nella neve e mi consiglia, in alternativa, il sentiero a mezza costa che aggira la montagna, rimanendo più o meno all’altezza del rifugio.
Seguo le indicazioni per il passo Portone, ma solo fino alle baite che si vedono già dal rifugio; attraverso il torrente e raggiungo il sentiero a mezza costa che mi è stato indicato, dove trovo le indicazioni per scendere verso Baruffini e Tirano.
Il sentiero a mezza costa per Baruffini/Tirano.
Dopo un ultimo tratto in leggera salita, comincia una lunga discesa su facile (ma fangoso) sentiero, che in 5 km mi porta a Pra Baruzzo. Da qui, continuo a seguire le indicazioni per Baruffini/Tirano, ora su strada sterrata semi-pianeggiante. Finalmente trovo una fontana: stavo razionando l’acqua in attesa di questo momento!
Strada sterrata con fontana dopo Pra Baruzzo.
Questa stradina si rivela antipatica, oltre che noiosa, dal momento che ha in serbo per me altri 100 m di dislivello positivo. Ma ben presto ricomincio a scendere e, anziché seguire le indicazioni per Baruffini, prendo il sentiero verso Sasso del Gallo, che non è un sasso ma una località; da qui lungo il sentiero del Contrabbando scendo a Roncaiola e, senza ripassare da Baruffini, mi trovo sulla mulattiera da cui sono salita all’andata.
Mi ritrovo sulla mulattiera dell’andata.
Si tratta ora semplicemente di ripercorrere i miei passi tra vigneti e meleti, riattraversare l’Adda dal ponte pedonale di fronte allo stadio e tornare al parcheggio della piscina Yellow Submarine.
Val Grosina, che posto! Non lo conoscevamo ma abbiamo deciso di partire in esplorazione, e di sicuro bisognerà tornare: tra torrenti gorgoglianti, vette di tremila metri, prati bucolici e selvagge pietraie, nel silenzio totale rotto solo dai fischi delle marmotte, il team delle Martas ha trovato il suo ambiente ideale!
Il team delle Martas felice in Val Grosina.
Partiamo da Fusino, sopra Grosio, neanche troppo di buon’ora, confidando che il giro sia breve e veloce. A Fusino parcheggiamo davanti all’ex locanda Valgrosina, dove si può eventualmente acquistare il ticket per proseguire lungo la strada che va a Eita (da cui saliremo) o lungo quella per Malghera (da cui scenderemo). Dato che noi siamo Trail Rings e per definizione facciamo solo anelli, ci limitiamo a lasciare l’auto nel punto più comodo all’incrocio tra le due strade.
Partiamo verso Eita.
Le indicazioni sono chiare e puntuali lungo tutto il percorso, per cui la traccia gpx non è indispensabile. Il giro si può fare in entrambi i sensi di marcia: quello da noi scelto ha il vantaggio di percorrere il tratto più ripido in salita anziché in discesa, ma anche al contrario si tratterebbe solo di una discesa un po’ tecnica su ghiaino, niente di impossibile. Partiamo dunque verso Eita e seguiamo la strada asfaltata per circa un chilometro e mezzo, superando il lago artificiale Roasco alla nostra sinistra. Prendiamo poi la strada carrozzabile, seguendo le inequivocabili indicazioni per Eita (sentiero 251.2), con il torrente Roasco sempre a sinistra.
Strada carrozzabile per Eita.
Non ci sono ancora animali al pascolo, ma i tafani sono già pronti e nell’attesa se la prendono con noi. Superiamo il più in fretta possibile la zona infestata seguendo sempre la strada carrozzabile, tutta corribile, che ci fa guadagnare dislivello in modo dolce ma costante. Torniamo sull’asfalto e giungiamo in vista di Eita, un paesino pacifico e grazioso, circondato da montagne e pascoli verdeggianti.
Eita (1698 m).
Dobbiamo ora risalire tutta la val d’Avedo fino al passo di Vermolera, il punto più alto del nostro giro. Da Eita il passo è indicato a 4 h 10′, ma ci metteremo molto meno. Le indicazioni da seguire sono quelle per il sentiero n. 201, che coincide anche con il Sentiero Italia (S.I.). Dopo una breve discesa lungo la strada asfaltata, riprendiamo a salire e raggiungiamo dapprima l’alpeggio Vermulèra, poi i laghi di Très (2185 m). Il motivo del plurale non è chiaro, a me sembra un lago solo.
Laghi di Très (2185 m).
La pendenza da qui aumenta un po’, ma non troppo. L’ambiente invece si fa sempre più suggestivo e la sua bellezza risalta ancora di più nel silenzio generale: abbiamo salutato gli ultimi umani a Vermulèra e non abbiamo più incontrato nessuno.
Lago di Venere (2402 m).
Il sentiero cede via via il passo alla pietraia, ma rimane sempre visibile. Solo nel punto più alto, in prossimità del passo, si seguono i segnavia saltellando da una roccia all’altra. Questo percorso è indicato nelle relazioni come EE e di sicuro richiede ottime condizioni meteo, assenza di neve e capacità di muoversi in un ambiente severo di alta montagna; tuttavia noi lo abbiamo valutato un giro di livello escursionistico.
Verso il passo di Vermolera.
Dal passo di Vermolera (2732 m) la vista si apre sull’ampia val di Sacco e lo spettacolo è ancora più bello perché possiamo godercelo in totale solitudine.
La vista si apre sulla val di Sacco.
Cominciamo la discesa e solo per un breve tratto dobbiamo prestare attenzione, percorrendo una cengia di sfasciumi. Poi il sentiero torna a essere facile e possiamo divertirci a correre spensierate tra la costernazione delle marmotte.
Facile discesa per la val di Sacco.
Ben presto arriviamo in vista del Pian del Lago (2320 m), dove incontriamo le prime persone da parecchio tempo. In effetti il giro, veloce per chi corre, risulta lungo e di sicuro scoraggia gli escursionisti, che per risparmiarsi i noiosi chilometri di strada dovrebbero lasciare due macchine in punti diversi. Insomma, la Val Grosina risulta ideale per il trail running!
Pian del Lago (2320 m).
Continuiamo a seguire il 201/S.I. in direzione Malghera e, senza possibilità d’errore, percorriamo quella che ormai è una vera e propria strada fino a raggiungere il paese. In assenza del nostro Tony, troviamo una fattoria che porta il suo nome e ne approfittiamo per una foto ricordo.
Tony sempre con noi!
Da Malghera ci aspettano 10 km di noiosa strada, ma lo sappiamo e siamo psicologicamente preparate. Ce la prendiamo con calma e, senza sbatterci troppo, in meno di un’ora siamo a Fusino. Giro davvero super consigliato a tutti i runner, sia per l’ambiente spaziale sia per l’ottimo allenamento di corsa!
È passato quasi un anno dalla prima volta che ho fotografato uno dei cartelli gialli della via dei terrazzamenti, ripromettendomi di cercare poi maggiori informazioni a riguardo. Ho così scoperto questa lunga traversata valtellinese da Tirano a Morbegno, adatta proprio a tutti, che permette di scoprire gli angoli più caratteristici della Valtellina. Se anziché ammazzarvi di corsa preferite passeggiare con calma, il giro può essere diviso in più tappe, diventando un vero tour culturale nonché eno-gastronomico: dopo avere visitato chiesette e castelli, potete provare i pizzoccheri di Teglio, le cantine della Strada del Vino da Chiuro a Sondrio a Berbenno, le mele, la bresaola e il bitto valtellinesi, il miele autoprodotto praticamente in ogni paesino, i piccoli agriturismi a conduzione familiare.
La via dei terrazzamenti
Il percorso coincide per metà con quello del Valtellina Wine Trail, da Tirano a Sondrio, e prosegue poi da qui a Morbegno passando per i meno noti paesi di Berbenno di Valtellina, Buglio in Monte, Ardenno e Dazio. Il periodo ideale è l’autunno, tra ottobre e novembre: in questi mesi i vigneti si tingono di rosso e la temperatura è generalmente più gradevole, considerando che si rimane sempre a bassa quota. Svolgendosi sul lato solivo della Valtellina, la via dei terrazzamenti è in realtà perfetta anche per l’inverno e sconsigliabile in piena estate. A me però serviva un “lungo” di inizio settembre e così, con la super socia Marta che a queste cose non dice mai di no, ho sfidato il caldo e sono andata in esplorazione fuori stagione, con il sole a picco, i campi carichi di mele e l’uva ancora acerba prima della vendemmia. Le mille fontane sparse lungo il percorso rendono comunque il caldo più tollerabile e permettono di correre senza preoccupazioni con una sola flask.
L’uva comincia a maturare nei vigneti
La logistica normalmente è semplice: si lascia l’auto a Morbegno, nel comodo parcheggio di via Martinelli vicino alla stazione, si prende il treno fino a Tirano e si torna a piedi. Ma vuoi non trovare uno sciopero ferroviario proprio la domenica in cui hai in programma il tuo lungo? Abbiamo dunque optato per la poco ecologica soluzione delle due auto: la prima resta a Morbegno, e a questo punto tanto vale lasciarla lungo l’Adda all’altezza del ponte romano, il posto più comodo per il ritorno; la seconda a Tirano, e anche lì se ne può approfittare per “tagliare” qualche centinaio di metri di asfalto parcheggiando in via Italia angolo via Giussani.
La partenza da via Giussani a Tirano
Si parte dunque seguendo i cartelli gialli e il segnavia bianco-rosso in direzione della chiesa. Dalla piazza della chiesa bisogna cercare il piccolo segnavia bianco-rosso su un palo poco visibile, che indica il cammino da seguire oltre una porta ad arco, lungo una stradina lastricata. Si prosegue poi fino al ponte pedonale che attraversa il torrente Poschiavino e, da qui, le indicazioni si vedono meglio.
Ponte sul torrente Poschiavino
Si tenga conto che, nonostante i cartelli, è facile perdere di vista il sentiero tra incroci, tratti su strada e vigneti, per cui la traccia gpx è molto utile. La via dei terrazzamenti può inoltre risultare “dispettosa”, con deviazioni che fanno inutilmente perdere e riguadagnare dislivello: dato che 70 km sono già parecchi, abbiamo cercato di evitare queste deviazioni, per cui risulterà che la traccia gpx si discosta in alcuni punti dal percorso indicato dai cartelli.
Verso il complesso di Santa Perpetua
La prima salita porta al complesso di Santa Perpetua, che domina dall’alto i vigneti e la città di Tirano. Da qui prendiamo la strada in discesa verso sinistra e ci dirigiamo verso Villa di Tirano. Dopo qualche saliscendi, affrontiamo la prima salitona (si fa per dire, essendo un percorso collinare) da Campagna a Teglio, circa 400 m di dislivello.
I tradizionali terrazzamenti valtellinesi
A Teglio raggiungiamo il punto più alto del percorso, piazza Santa Eufemia (851 m). Varrebbe la pena di fare una sosta in questo paese e scoprirne i monumenti, che sembrano molto bene indicati, ma siamo solo al dodicesimo di 70 km e non possiamo permettercelo! Ci limitiamo dunque a riempire le borracce a una fontana e tiriamo dritto in direzione Chiuro.
Località S. Antonio (700 m)
Una comoda e facile discesa, che purtroppo ci tocca interrompere qua e là per motivi di orientamento, ci porta a Chiuro. Qui di nuovo facciamo rifornimento d’acqua – sull’asfalto il caldo è davvero fastidioso – e attraversiamo il torrente Fontana, preparandoci per una nuova salita.
Ponte sul torrente Fontana a Chiuro
Ricominciamo a guadagnare quota, passando sopra Ponte in Valtellina, che vediamo poco più in basso, e mettiamo insieme qualche altro centinaio di metri di dislivello tra mulattiere, strade e sentieri. Il paesaggio agricolo alla lunga è un po’ monotono, ma dalla noia ci distraggono ogni volta una bella chiesetta, un paesino, una fontana d’acqua fresca.
Chiesetta e fontana tra i terrazzamenti
Adesso, più che l’uva, sono le mele a farla da padrone: non avevo ne avevo mai viste così tante tutte insieme! Corriamo tra file di meli dai frutti ora gialli, ora rosso chiaro, ora rosso scuro, dall’aspetto davvero invitante.
Tra i meli
Scendiamo verso Tresivio e torniamo tra le vigne, mentre sullo sfondo compare il pittoresco Castel Grumello. Noi lo abbiamo evitato per non allungare ulteriormente, ma nulla vieta di fare tappa anche qui! Dopo Tresivio passiamo da Poggiridenti – siamo a circa 28 km dalla partenza – e qui incontriamo un simpatico runner con l’inconfondibile maglia del Valtellina Wine Trail.
Balisaggio permanente del Valtellina Wine Trail
Andrea da Sondrio conosce questi sentieri come le sue tasche e ci affidiamo volentieri alla sua guida per qualche chilometro. Superata Montagna in Valtellina, scendiamo fino a incontrare il corso del torrente Mallero, dove inizia la Valmalenco, lo attraversiamo e risaliamo al grazioso borgo di Maioni.
Con Andrea, che ci ha guidato fino a Sondrio
Continuiamo a seguire la via dei terrazzamenti per sentieri e mulattiere, salutando Andrea che deve rientrare a Sondrio. Noi non passiamo dalla città, ma ci manteniamo alte nei vigneti che la sovrastano. Siamo circa a metà percorso e ci aspettano circa 15 km di saliscendi da qui a Berbenno di Valtellina.
Vigneti verso Castione Andevenno
Superiamo Castione Andevenno, anche qui senza entrare in paese, e attraversiamo la pittoresca frazione di Vendolo prima di inoltrarci nei boschi che ancora ci separano da Postalesio e Berbenno. Per chi fosse interessato a un giro di più giorni, a Postalesio si possono visitare le caratteristiche piramidi di terra, facilmente raggiungibili dalla via dei terrazzamenti.
Vendolo (Castione Andevenno)
Purtroppo a questo punto il ginocchio di Marta ci abbandona definitivamente e la mia socia è costretta ad abbandonare l’impresa: si ritira a Berbenno, con 50 km e oltre 2000 m di dislivello all’attivo. Per fortuna qui la aspetta Lucia, local legend nonché mia vicina di casa, che è appena tornata carica di premi (come al solito) dalla Rosetta Skyrace e le darà un passaggio fino a Morbegno. Io pure mi ritirerei volentieri, ma questo lungo mi serve e ho intenzione di finirlo! Proseguo dunque per Regoledo seguendo la via dei terrazzamenti, che però abbandono prima della salita per Monastero: so infatti che qui il sentiero è franato di recente e risulta di difficile percorrenza.
Lascio i terrazzamenti per il sentiero della volpe
Per fortuna da queste parti sono di casa e ho un piano di riserva: prendo il sentiero della volpe in discesa fino a Ere e, da qui, risalgo verso Maroggia intercettando di nuovo la via dei terrazzamenti. Proseguo a colpo sicuro per i miei sentieri fino a Buglio in Monte – attenzione, ci sono diversi punti in cui le indicazioni mancano e senza la traccia gpx è difficile cavarsela – passando per l’agriturismo Luloc, che consiglio a chi si voglia fermare da queste parti. Da Buglio in Monte si continua a guadagnare quota prima su strada e poi su sentiero, ora con indicazioni più chiare, fino a incrociare una strada con galleria a quota 700 m circa. Finisce qui la penultima salitona del percorso: si svolta a sinistra e comincia la discesa.
Gaggio
A Gaggio, altro grazioso borgo che meriterebbe una sosta, si lascia la strada e si prosegue su mulattiera, sempre seguendo il segnavia bianco-rosso e i cartelli gialli dei terrazzamenti. Anche qui, può darsi che l’orientamento non sia proprio facilissimo per chi venga per la prima volta. Io per fortuna conosco questa discesa a memoria e non devo perdere tempo a cercare la strada.
Ardenno e la Colmen
Perdo quota, sempre seguendo la ripida mulattiera che taglia i tornanti della strada, e ben presto arrivo in vista di Ardenno. La montagnetta di neanche 1000 m che si vede sullo sfondo è la Culmine di Dazio, Colmen per gli amici, ed è l’ultimo ostacolo che ancora mi separa da Morbegno. Senza salire in vetta (per fortuna!) la via dei terrazzamenti passa a destra di questa montagnetta, per il paese di Dazio, seguendo per un tratto il percorso del Colmen trail. Ad Ardenno, finita la discesa, mi aspetta non la salita, ma un chilometro e mezzo in falsopiano, che è anche peggio! Mi impongo di correre, anche se a passo di bradipo, per tutta la strada che attraversa Ardenno fino al ponte sospeso sul torrente Masino.
Ponte sul torrente Masino
Eh sì, qui comincia la Val Masino! Attraversato il torrente, prendo la mulattiera in salita verso destra e comincio l’ultimo tratto del percorso: in tutto mi mancano circa 300 m di dislivello, ma almeno qui la strada è abbastanza ripida da camminare con la coscienza a posto. Molto peggio sarà la strada di Dazio, di nuovo un falsopiano corribile – dopo 60 km il concetto di “corribile” si rimette in discussione!
Le indicazioni verso Dazio sono chiarissime
Nel bosco mi oriento facilmente con i cartelli gialli e raggiungo Dazio; da qui proseguo verso Cerido prima in salita, poi finalmente con una lunga discesa su mulattiera. È quasi con commozione che vedo infine la chiesa di Santa Croce comparirmi davanti!
Santa Croce
Da qui si prende il sentiero in discesa e, tagliando i tornanti della strada, si perde quota fino all’Adda, arrivando al ponte romano a cui accennavo all’inizio del post. Nel mio caso, la fortuna ha voluto che Marta recuperasse l’auto e mi venisse incontro, risparmiandomi un paio di antipatici chilometri su asfalto! Bilancio della giornata: una gran faticaccia, soprattutto per il caldo, ma tutto sommato uscita produttiva come chilometraggio. Tempi di percorrenza: 10 ore in tutto, di cui circa 9 ore e mezza effettive. Consigliatissimo, meglio se tra un mesetto.