La traversata delle Grigne non è esattamente un percorso da trail, ma piuttosto una sky di alta montagna – anche se il punto di massima elevazione, la cima del Grignone, arriva poco oltre i 2400 m. Un percorso a tratti alpinistico, non sempre ben segnato, per cui sono necessarie esperienza e conoscenza di queste montagne che, nonostante l’altezza modesta, possono mettere in seria difficoltà.
Il principio della traversata è semplice: salire in cima alla Grignetta, o Grigna meridionale (2177 m), da lì passare tramite l’Alta Via delle Grigne alla cima del Grignone (2410 m), infine scendere e tornare al punto di partenza seguendo la cosiddetta traversata bassa.
Per raggiungere la cima della Grignetta abbiamo diverse alternative: la via più diretta e semplice è la buona vecchia Cermenati, ripida e un po’ sdrucciolevole, ma comoda per arrivare in vetta senza incontrare punti tecnici, esposti o comunque tali da mettere in difficoltà l’escursionista inesperto; oppure si può passare da rifugio Rosalba, salendo dal sentiero delle Foppe o dal sentiero dei Morti, e raggiungere la cima seguendo il sentiero Cecilia – sentiero tecnico, franoso e mal segnato, ma molto bello e panoramico; o ancora seguire la Direttissima (EEA come il Cecilia ma decisamente meglio indicato) per il Rosalba fino al bivio per il colle Valsecchi, dove si incontra il sentiero Cecilia che porta in vetta. La parte più pericolosa e mal segnata del sentiero Cecilia è in ogni caso quella tra il colle Valsecchi e la cima, quindi questa terza opzione non toglie niente alla difficoltà del percorso, raccomandato solo a chi si sente a proprio agio in un ambiente di tipo alpinistico.
La Cermenati (sentiero n. 7) e la Direttissima (sentiero n. 8) si prendono dallo stesso punto. Si parcheggia ai Piani Resinelli, sotto il Forno della Grigna. Lasciandosi il forno sulla sinistra si sale lungo la strada asfaltata e si prende la carrozzabile che sale ripida sulla sinistra per il rifugio Porta. La si percorre fino a incontrare il sentiero, che dopo un breve tratto pianeggiante comincia a salire ripido e ghiaioso – un primo assaggio di quello che troveremo più avanti. Ben presto si arriva al bivio: a destra la Cermenati, a sinistra la Direttissima.
Opzione 1: Cermenati. Il modo più semplice per arrivare in cima è, appunto, la Cermenati. Un sentiero che sale “dritto per dritto”, come si dice, ripido e impietoso. È il percorso del Grignetta Vertical, che i campioni percorrono in poco più di mezz’ora (tre quarti d’ora per le donne più forti): i comuni mortali possono pensare di arrivare in cima in un’oretta.
Opzione 2: Direttissima. La Direttissima deve il suo nome al fatto di essere la via più diretta non per la cima, a cui gira intorno in un anello panoramico ma tutt’altro che diretto, bensì per il Rifugio Rosalba. Al bivio, se si opta per questa soluzione, si prende a sinistra e si segue il sentiero in falsopiano. Attenzione a non scendere, mantenete la destra se trovate un ulteriore piccolo bivio. Si attraversa il Canale Caimi e si sale dolcemente tra le guglie calcaree che caratterizzano questa montagna. Ben presto l’ambiente si fa più selvaggio e cominciano i tratti attrezzati con pioli e catene. La parte forse più caratteristica del percorso della Direttissima è il Caminetto Pagani, che si supera con due scalette. Dopo il camino il sentiero perde un po’ di quota (attenzione a non farsi trarre in inganno, la traccia che sale non porta da nessuna parte!). Si passa tra guglie e pinnacoli, tra cui si trovano molte vie di arrampicata. Dal mio punto di vista, questa è in assoluto la parte più bella della Grignetta. All’altezza del Canalone Angelina ci troviamo a un bivio: il sentiero n. 8A, o sentiero Giorgio, porta fino al Rosalba, mentre noi dobbiamo seguire per l’Ago Teresina, risalendo il canalone fino al colle Valsecchi da cui poi si raggiunge il sentiero Cecilia proveniente dal Rosalba. Si segue allora il Cecilia verso destra, prestando attenzione ai pochi bolli sbiaditi e ai rari cartelli per non perdere la traccia. Anche qui il sentiero è attrezzato con catene, utili non solo per muoversi in sicurezza ma anche per capire da che parte andare. Dopo un canalino da percorrere in discesa, comincia la salita che porta a incrociare la Cermenati nell’ultimo tratto, e in breve si arriva in cima.
Volendo allungare ulteriormente il percorso, si può anche percorrere il sentiero Giorgio (8A) fino al colle Garibaldi e prendere il Cecilia da qui, sempre in direzione vetta.
Opzione 3: Sentiero dei morti e Cecilia. Il percorso qui registrato passa per il rifugio Rosalba e percorre integralmente il sentiero Cecilia dal Rosalba alla vetta. Dal parcheggio ai Piani Resinelli, anziché salire, si scende dalla parte opposta rispetto al Forno, in direzione della chiesa. Si segue la strada asfaltata dietro alla chiesa, via alla Carlata – volendo c’è un sentiero, ma non è indicato… dovete essere bravi a trovarlo! – in leggera discesa in direzione Abbadia Lariana. Dopo un paio di chilometri in discesa si incontra una deviazione verso destra per il Rifugio Rosalba, sentiero dei Morti, Sentiero delle Foppe. Si seguono le indicazioni per il Sentiero dei morti, la via più diretta per il Rosalba. Il sentiero sale con decisione – anche qui, un bel vertical che permette di guadagnare 400 m di quota in poco più di 1 km. Questo versante della Grignetta è territorio dei camosci, è facile vederne diversi al mattino presto e alla sera. Arrivati al Rosalba, si prende il sentiero Cecilia e lo si percorre fino a incrociare la Cermenati per salire in vetta.
Come già detto, bisogna prestare particolare attenzione al Cecilia. È molto bello, ma richiede la massima concentrazione per evitare di perdere il sentiero in un ambiente comunque molto severo. Attenzione anche alla cresta Segantini, che passa sopra al Cecilia, e in generale alla presenza di escursionisti che potrebbero smuovere sassi. Di tutto il giro qui descritto, penso che sia la parte più delicata.
La Cermenati termina in cima alla Grignetta con qualche roccetta attrezzata con catene. Si attraversa la cima, passando per la nuova croce e il bivacco Ferrario, e si scende dalla parte opposta con l’aiuto, qui sì indispensabile, delle catene. Dopo avere superato le prime roccette in discesa, il sentiero prosegue lungo la cresta Sinigaglia, mentre noi scendiamo a sinistra dal Canalino Federazione, anch’esso attrezzato con catene ma non particolarmente difficile. Bisogna solo prestare attenzione a non smuovere sassi e a non scivolare sulla ghiaia. In fondo al canale si apre la vera Alta Via delle Grigne, che percorre dapprima la cresta della Federazione, e dopo la bocchetta del Giardino – da cui si diparte a sinistra il sentiero per il Rosalba – scende fino ai 1800 m del cosiddetto Buco di Grigna. Questa è, dopo i due chilometri iniziali, la prima parte corribile del giro: godiamocela prima che ricominci la salita!
Arrivati al Buco, ci troviamo davanti il Grignone in tutta la sua mole, altri 600 metri da riguadagnare faticosamente. Con l’aiuto di catene si risalgono gli Scudi, divertenti paretine che non presentano grandi difficoltà, se non in alcuni punti un po’ franosi. Un nuovo pezzo di cresta erbosa permette di nuovo di corricchiare fino al bivacco Merlini, da cui parte l’ultimo faticoso strappo verso la cima del Grignone. Emergendo da questo punto nei weekend estivi si incontra una vera e propria processione di escursionisti che salgono al Rifugio Brioschi da Balisio.
La cima del Grignone, affollata di gitanti e corvi, è molto panoramica: da qui possiamo osservare tutto il percorso che abbiamo fatto dalla Grignetta, oltre agli altri sentieri e le altre cime del gruppo delle Grigne. Nelle giornate terse, al di là del lago, si arriva a vedere il Monte Rosa e persino a distinguere la sagoma del Cervino. Il rifugio Brioschi è una tappa fondamentale, specie con il caldo, perché fin qui non abbiamo incontrato acqua e le scorte sono verosimilmente finite.
Dopo esserci rifocillati, pronti per la parte più semplice (ma più calda!) del giro, riscendiamo da dove siamo arrivati fino al bivacco Merlini. Da qui ci sono diverse varianti, che portano tutte al Pialeral. Noi prendiamo il sentiero estivo, che scende dapprima con decisione, per poi addolcirsi e terminare in un prato quasi pianeggiante. Poco prima del Pialeral, sulla destra, si incontra finalmente una fontana (un po’ nascosta dietro un capanno).
Adesso scendiamo, superiamo il Pialeral e il laghetto che rimangono alla nostra sinistra e, poco oltre, incontriamo sulla destra la deviazione per la traversata bassa. Se proseguissimo dritto invece finiremmo a Balisio.
La traversata bassa è un sentiero divertente, tutto corribile, che riporta ai Piani Resinelli con circa 7 km di saliscendi nei boschi. Consiglio di tenere un po’ di energia per lo strappo finale, in corrispondenza della fattoria che si vede chiaramente già dal Pialeral: lì si incontra una prima salita che porta all’edificio, e poi un’altra salita ormai su strada sterrata con la fattoria alle spalle. A destra abbiamo adesso la cresta Sinigaglia della Grignetta. Terminata la salita, finalmente la strada, ora asfaltata, piega a sinistra e scende al Forno della Grigna, dove ci aspetta una meritata birretta!
Il lato comasco del Lario (22 km – 1500 m D+)
10 Dicembre 2018 by marta • Lario Tags: bolettone, capanna mara, caslino d'erba, como, corsa in montagna, lario, palanzone, puscio, riella, trail running, triangolo lariano • 2 Comments
Puscio – Capanna Mara – Bolettone – Sentiero dei Faggi – Pizzo dell’Asino – Palanzone
Periodo: Dicembre 2018
Partenza: Caslino d\’Erba (427 m)
Distanza: 22 km
Dislivello: 1500 m
Acqua: fontanella lungo la strada del Rifugio Riella, nell\’ultima parte del giro.
percorso in formato GPX (clic dx, salva con nome)
In una bella giornata invernale, con poche ore a disposizione e poca voglia di calpestare neve, optiamo per un giro sul lato più “collinare” del triangolo lariano, quello che si affaccia sul ramo comasco del lago.
Parcheggiamo nella piazza del municipio del piccolo comune di Caslino d’Erba. Si comincia a correre seguendo la strada asfaltata in salita, via Giacomo Matteotti. Si svolta a sinistra in via Cavour e, superando una piazzetta, si prosegue lungo via San Giuseppe fino a un bivio con indicazioni di sentieri vari, dove svoltiamo a sinistra. Attraversiamo un fiumiciattolo e svoltiamo tutto a sinistra lungo via San Salvatore, seguendo le indicazioni per l’omonimo eremo.
La strada, da asfaltata, diventa sterrata e poi sentiero. Si supera l’eremo San Salvatore senza vederlo, con un breve, divertente tratto semipianeggiante nel bosco, poi comincia la salita. Il sentiero ci deposita su una strada carrozzabile, il Sentiero della Dara, che seguiamo per circa un chilometro e mezzo. Arriviamo a un bivio dove teniamo la destra per salire al Monte Puscio (1130 m). Attenzione al km 5, dove il sentiero sembra andare verso destra ma bisogna in realtà salire verso sinistra! Uscendo dal bosco, la salita si fa sempre più ripida fino alla cima del Puscio.
Da qui prendiamo la dorsale che scende verso sinistra e possiamo corricchiare fino a Capanna Mara (1125 m), che superiamo, dirigendoci verso il Bolettone (1317 m) lungo l’affollato Sentiero delle Colme.
Superiamo anche questa cima e ci lanciamo in una divertente discesa, sempre seguendo il sentiero lungo la cresta fino a un crocevia di sentieri, chiaramente indicato. Qui si svolta tutto a destra, imboccando il Sentiero dei Faggi in direzione Palanzone. Ci aspettano adesso 3-4 km tutti da correre in falsopiano.
Arriviamo a un nuovo incrocio, dove imbocchiamo la stradina sterrata che prosegue più o meno in piano per duecento metri. Nuovo bivio, abbandoniamo la stradina e prendiamo il ripido sentiero che sale verso sinistra e che ci porterà in cima al Pizzo dell’Asino (1272 m).
Una divertente discesa nel bosco ci rideposita sulla strada, che di nuovo abbandoniamo per prendere il ripido sentiero verso il Palanzone (1436 m), ultima cima del giro. Superata la vetta, proseguiamo dritto tra qualche roccetta e prendiamo il sentiero che scende ripido verso sinistra, riguadagnando la strada che imbocchiamo verso sinistra.
Passiamo da una fontanella, dove finalmente possiamo riempire le borracce, e dal Rifugio Riella. Torniamo al crocevia da cui eravamo già passati, tra il Pizzo dell’Asino e il Palanzone, e imbocchiamo il sentiero in discesa seguendo le indicazioni per Caslino d’Erba. Seguiamo il sentiero e poi la strada, tutta in discesa, fino alla macchina.