Alpe Granda da Ardenno (22 km – 1700 m D+)
Ecco un altro anello panoramico in bassa Valtellina! Partenza dalla stazione di Ardenno, salita all’Alpe Granda con vista spaziale sulla Val Masino, discesa dalla via dei Terrazzamenti.
Periodo: Febbraio 2022
Partenza: Ardenno
Distanza: 22 km
Dislivello: 1700 m
Acqua: varie fontane lungo tutto il percorso (quelle più in alto chiuse in inverno)
GPX (clic dx, salva link con nome)
L’Alpe Granda, storico alpeggio di Ardenno, è diventato uno dei miei posti preferiti da quando l’ho scoperto, più o meno un anno fa. Spettacolare balcone da cui ammirare la maestosa catena di vette della Val Masino, facilmente accessibile per strade e sentieri escursionistici, questo enorme pianoro a 1600 m di quota rimane sconosciuto ai più, silenzioso e poco frequentato.
Il giro che avevo in mente era in realtà più ambizioso: pensavo di salire anche al monte Scermendone e da lì arrivare alla chiesetta di San Quirico. Si tratta però, come immaginavo, di un percorso poco frequentato e senza indicazioni di alcun tipo, che ho eliminato dalla traccia gpx perché non mi sento di raccomandarlo. Oltre tutto, arrivata a quella che pensavo fosse la cima del monte Scermendone, che però era il Mercantelli (2070 m), anziché proseguire in cresta ho pensato bene di seguire una traccia in discesa nel bosco e ho perso quasi un’ora a ravanare più o meno a caso per riguadagnare la strada carrozzabile che passa poco più in basso.
Vi propongo quindi un giro un po’ più breve e decisamente più sicuro di quello che ho fatto effettivamente. La partenza è da Ardenno, dove approfitto come sempre del grande parcheggio gratuito della stazione. Si parte con un tratto di corsa in piano verso i terrazzamenti che caratterizzano il versante solivo della bassa Valtellina; si svolta a sinistra verso il cimitero e si continua in direzione delle montagne. Dalla strada vedo già la prossima parte del mio percorso, la ripida mulattiera in salita che mi porterà al paesino di Biolo.
Da Biolo, sempre in salita, seguo le indicazioni e i bolli fino a Pioda; supero anche questo piccolo abitato, che gode di una posizione davvero invidiabile con vista sul Legnone, e proseguo ancora in salita.
La tappa successiva è Lotto, che si raggiunge tramite un comodo sentiero che taglia i tornanti della strada. Anche qui, le indicazioni sono chiare e puntuali. Arrivando a Lotto il sentiero finalmente spiana un po’ e il bosco si apre per fare spazio a un bell’alpeggio con un laghetto artificiale.
Svolto a sinistra seguendo le indicazioni per Granda e approfitto di una fontana per rabboccare la borraccia. Ci sono fontane anche più in alto, ma in questa stagione sono chiuse: quella di Lotto è l’ultimo punto di rifornimento per parecchio tempo. Superato l’alpeggio, il sentiero si inerpica e si addentra di nuovo nel bosco, che nasconde solo parzialmente le prime cime della Val Masino alla mia sinistra. Mi trovo infatti sul crinale che separa questa bellissima valle laterale dalla Valtellina. Man mano che salgo verso la Cima di Granda (1708 m), si aprono scorci meravigliosi, ideali come selfie-point.
Le montagne sono davvero aride, ma d’altra parte in condizioni diverse, per esempio con tutta la neve venuta l’anno scorso, difficilmente mi sarei avventurata da queste parti in pieno inverno. Si tenga conto che qui i sentieri, anche quelli meglio segnati, sono davvero poco battuti e capita spesso di trovarli interrotti da alberi caduti, o impraticabili per la neve. In questo caso, l’unico ostacolo che incontro è un tappeto di foglie secche che ricopre i sentieri e che, in assenza di perturbazioni e di escursionisti, vi rimarrà probabilmente ancora a lungo.
Raggiungo la Cima di Granda, che definire “cima” è forse un po’ eccessivo, ma da cui la vista è semplicemente meravigliosa, e proseguo in discesa verso l’omonima Alpe.
Dalle baite proseguo in piano fino al rifugio Alpe Granda – che nonostante l’invidiabile posizione non mi sento, purtroppo, di consigliare – lungo una comoda e panoramica strada carrozzabile, dove trovo ancora qualche chiazza di neve ghiacciata e un po’ di fango. Prendo la mulattiera in salita dietro al rifugio e mi inoltro di nuovo nel bosco. Il sentiero sbuca su un’altra carrozzabile, e qui le nostre strade dovrebbero dividersi. Il mio consiglio è infatti di proseguire lungo il sentiero in discesa verso la Merla, sentiero che si prende pochi metri prima di arrivare alla carrozzabile. Io invece ho imboccato il sentiero in salita privo di indicazioni, che porta alla cresta Scermendone-San Quirico.
Completamente privo di bolli e tracce umane, il sentiero risulta sempre meno battuto man mano che mi avvicino alla cresta, fino a scomparire del tutto; alcuni tratti di neve ghiacciata mi costringono a procedere con cautela, ma tornano utili perché conservano vecchie impronte di scarponi che mi confermano di essere sul percorso giusto. Continuando a salire con la massima attenzione, riesco comunque a gustarmi questo ambiente tanto bello e selvaggio.
Ho voluto comunque mostrarvi il posto meraviglioso in cui mi sono ritrovata: un panorama del genere, per quanto mi riguarda, merita di essere conquistato a costo di qualche disagio. Se qualcuno volesse arrampicarsi quassù a dare un’occhiata, tenendo conto che sarebbe un sentiero EE (se solo ci fosse un sentiero), consiglio di arrivare alla vetta del Mercantelli e ridiscendere molto attentamente per la stessa via, oppure cercare di proseguire in cresta, pur nella totale assenza di bolli, fino alla croce del monte Scermendone. La cosa da NON fare, come sempre mi ripeto pur continuando a disattendere i buoni propositi, è seguire vaghe tracce (di animali) lontano dal filo di cresta.
In qualche modo, ammaccata, graffiata e punzecchiata, emergo dal bosco e ritrovo la noiosa carrozzabile, che dopo questa ravanata mi sembra molto meno noiosa. Torno sui miei passi e, sorpresa di impiegare non più di qualche minuto a ripercorrere in piano l’evidentemente modesta distanza che avevo coperto in cresta, vado a prendere il sentiero in discesa per la Merla.
Siamo di nuovo sul percorso “consigliato”. Raggiunto l’alpeggio, il sentiero da prendere è quello senza indicazioni che scende dritto nel bosco: va invece evitato il sentiero in costa che riporta all’Alpe Granda. La discesa nel bosco, salvo qualche breve tratto ricoperto di ghiaccio vivo, è semplice e piacevole e mi porta ben presto sulla strada che collega l’Alpe Granda con le località Our e Nansegolo, frazioni di Buglio in Monte. Dopo un paio di tornanti in discesa, all’altezza delle prime case, trovo sulla destra un sentierino che mi permette di accorciare un po’ il percorso.
Non ci sono indicazioni, ma so più o meno in che direzione andare. Certo, procederei molto più in fretta se il sentiero non fosse ricoperto da un instabile manto di foglie secche, dove mi trovo immersa, in alcuni punti, fino al ginocchio. Dopo un tratto di sentiero che mi sembrerebbe molto ripido, se non fossi da poco riemersa dalla mia epica ravanata sotto il monte Scermendone, riguadagno la strada, ora asfaltata, e sempre in discesa arrivo al bivio per Buglio in Monte.
Senza scendere a Buglio, tengo la destra e proseguo comodamente su asfalto per un altro chilometro. Incontro una galleria e, poco prima, le indicazioni della via dei Terrazzamenti. Io qui mi trovo su un terreno arcinoto, ma i cartelli gialli dei Terrazzamenti aiuteranno senz’altro i neofiti a orientarsi da qui ad Ardenno.
Sempre seguendo le indicazioni, si lascia la strada asfaltata per prendere verso sinistra la mulattiera che ne taglia i tornanti. Si passa dalle prime baite di Gaggio per poi arrivare al paesello vero e proprio, dove come al solito vengo accolta dalle facce perplesse di due alpaca.
Proseguendo in discesa, sempre su facile e panoramica mulattiera, si comincia finalmente a vedere Ardenno a pochi chilometri di distanza.
L’ultimo tratto di mulattiera è particolarmente bello con la luce calda del pomeriggio. Ben presto arrivo in paese e, con un ultimo chilometro in piano, raggiungo la macchina.
Alla Rosetta in Val Gerola (16 km – 1500 m D+)
16 Febbraio 2022 by marta • Valtellina Tags: cima della rosetta, corsa in montagna, orobie valtellinesi, percorso trail, rasura, rosetta, skyrace, trail running, val gerola, valtellina • 0 Comments
Giro ad anello per i sentieri della Rosetta Skyrace, sul versante orobico della Valtellina.
Periodo: Febbraio 2022
Partenza: Rasura (SO)
Distanza: 16 km
Dislivello: 1500 m
Acqua: fontane agli alpeggi (chiuse in inverno sopra i 1500 m)
GPX (clic dx, salva link con nome)
La cima della Rosetta (2156 m), oltre che bellissima meta per escursioni e gite di qualsiasi livello, ospita in estate una famosa gara di corsa in montagna, la Rosetta Skyrace. Nella stagione fredda, il versante orobico della Valtellina è meno invitante rispetto al soleggiato versante retico, prestandosi più allo scialpinismo che alla corsa trail. Questo secco inverno 2022, tuttavia, mi ha permesso di tentare un’esplorazione anche da queste parti. E la Rosetta è stata promossa a pieni voti!
È davvero impressionante la differenza climatica tra i due versanti della Valtellina: appena ieri, sul lato retico, correvo a 1700 m di quota in maniche corte, mentre oggi, su quello orobico, non ho mai tolto la giacca dall’inizio alla fine del giro. Le temperature, soprattutto nelle zone che rimangono in ombra, sono davvero rigide e si trova ancora un po’ di neve ghiacciata. Ramponcini necessari per scendere in sicurezza dalla cresta nord-est della Rosetta, per il resto si può fare senza.
Parto da Rasura, dal parcheggio di via Ticc. Qui si trova anche una fontana per riempire la borraccia alla partenza e darsi una (gelida) sciacquata all’arrivo. Il paese è ancora tutto in ombra e scendere dalla macchina è impegnativo, ma tanto comincia subito la salita e ci metto poco a scaldarmi.
Si prende la mulattiera in salita e si attraversa il paese, fino a trovarsi sulla strada asfaltata che sale verso la località Piazza (indicazioni per Baita al Ronco). Ben presto ri-abbandono l’asfalto e continuo a salire per sentieri, inizialmente non indicati ma abbastanza intuitivi, in quanto tagliano i tornanti della strada. Consiglio di seguire la traccia gpx nella parte bassa del giro, mentre in quella alta potrete affidarvi anche alle indicazioni CAI.
Guadagnando quota, raggiungo i primi alpeggi, dove il bosco si apre lasciando il posto ad ampi prati soleggiati, con vista sulle Alpi retiche e in particolare sul Disgrazia.
Il sentiero qua e là si perde nell’erba, ma potete seguire fiduciosamente la mia traccia – in questo giro non mi sono persa né messa inutilmente in pericolo – che vi porterà finalmente alle prime indicazioni. I cartelli da seguire sono quelli per il sentiero 124 – Cima della Rosetta. Si troveranno anche le indicazioni della skyrace, che però vanno in senso opposto al mio.
Quando finalmente arrivo in vista della Rosetta, vedo una traccia nella neve che sale diretta in cima – suppongo sia il sentiero indicato come “Direttissima”. Sembra un bel muro di neve ghiacciata e preferisco evitarlo, dato che non ho attrezzatura alpinistica e nemmeno i bastoncini. Decido di salire dal versante sud, seguendo le indicazioni per Cima Rosetta via lago Culino, e imbocco il sentiero pianeggiante verso sinistra – che poi, scopro, non è altro che la G.V.O., la Gran Via delle Orobie.
Il sentiero disegna un’ampia curva intorno alla Rosetta e mi porta all’inizio della salita. Su questo versante, come era facilmente prevedibile, il sole ha sciolto quasi tutta la neve e si sale senza ramponcini. Con il senno di poi, avrebbe avuto più senso fare il giro in senso contrario, salendo dal versante nord e scendendo da quello sud. Di sicuro la discesa senza ghiaccio sarebbe stata più veloce.
Dal lago Culino, che deve essere molto piccolo e coperto di neve, perché non lo vedo, impiego poco tempo a raggiungere la vetta, circondata da un panorama mozzafiato a trecentosessanta gradi sulle Orobie e le Alpi retiche.
Con un po’ di preoccupazione osservo la cresta che percorrerò in discesa e metto i ramponcini: in realtà la discesa risulta meno difficile di quanto temevo, ma c’è qualche punto un po’ ripido che con la neve ghiacciata richiede attenzione.
Ho seguito in discesa le impronte di chi mi ha preceduto che, come ho scoperto quando la neve è finita, portavano leggermente fuori traccia rispetto al sentiero. Poco male, attraverso un ampio pratone e mi rimetto sul sentiero G.V.O., che gira intorno alla cima della Rosetta, imboccandolo questa volta in direzione rifugio della Corte (sentiero 140). Da questa parte è rimasta della neve ghiacciata e, per evitarla, a un certo punto abbandono il sentiero e passo poco più in alto.
La deviazione in realtà risulta provvidenziale, perché mi porta a un bellissimo alpeggio, che non ho identificato, e sulla dorsale del monte Olano (1718 m). Al monte Olano sarei arrivata in ogni caso, quindi molto meglio passare sulla facile e panoramica dorsale piuttosto che dal traverso ghiacciato nel bosco.
Proseguo dunque in facile discesa su neve relativamente morbida fino al monte Olano, un ampio pianoro con un bel laghetto ghiacciato.
Prendo ora il sentiero in discesa verso Tagliate di Sopra e, da qui, proseguo per sentieri verso Mellarolo. Da Tagliate conviene riprendere a seguire la traccia gpx invece che i cartelli. Arrivata sulla strada asfaltata, dove trovo alcune case e una fontana, prendo la mulattiera in discesa verso sinistra, che mi porterà a incrociare di nuovo il percorso della skyrace.
Seguo le frecce della gara fino a Mellarolo e, da qui, la strada asfaltata che riporta a Rasura.