Percorso facile e sicuro anche con i sentieri innevati. Vista spaziale a trecentosessanta gradi!
Civate – Località Pozzo – Suello – Cesana Brianza – Santuario Madonna della Neve – Alpe Carella – Monte Pesora – Monte Cornizzolo (1241 m) – Rifugio SEC – sentiero 11 per Civate.
Povero Cornizzolo, lo usiamo sempre come ripiego quando le condizioni impediscono di andare altrove! Eppure questa montagna di altezza modesta, davvero a due passi da Milano, offre una rete di sentieri facili e sicuri, perfettamente segnati, e una vista che, nelle giornate limpide, spazia dal lago di Como fino al Monte Rosa e al Monviso.
Ve l’ho proposto in tutte le salse: in versione notturna (Cornizzolo di Natale), con la nebbia in autunno (Dai Corni di Canzo al Cornizzolo) e persino con la pioggia (Trail per un giorno di pioggia). Mancava giusto un Cornizzolo con la neve fresca! Dopo le abbondanti nevicate dei giorni scorsi, io e Marta abbiamo optato per questo giro breve, semplice ma panoramico. La partenza è dal solito parcheggio in via Cerscera a Civate, da dove si comincia a salire lungo la strada verso la Località Pozzo.
Una volta alla Località Pozzo, dove quasi tutti i sentieri sono indicati verso destra, noi prendiamo la stradina pianeggiante verso sinistra, che seguiamo fino a Suello. Da qui si continua lungo la strada asfaltata fino a Cesana Brianza: un paio di chilometri noiosi, ma veloci. In salita ora, si supera il piccolo parco del Roccolo e finalmente ricomincia lo sterrato. Un sentiero in salita ci porta, senza possibilità d’errore, al santuario Madonna della Neve.
Senza superare il santuario, bisogna prendere il sentiero un po’ nascosto che sale verso destra, seguendo le indicazioni per il Cornizzolo. Si sale per poco lungo una strada sterrata e, al tornante, si prende il sentiero che prosegue dritto nel bosco in direzione Campora. Basta ora continuare lungo questo sentiero fino a incrociare la strada a tornanti che da Eupilio sale verso il Cornizzolo.
La strada, monotona e mai troppo ripida, si presta bene agli allenamenti di corsa. Noi oggi preferiamo salire camminando lungo il sentiero che taglia i tornanti. Incontriamo però parecchie persone che stanno salendo o scendendo dalla strada, anch’essa innevata più o meno come il sentiero.
Sbucando dal bosco, veniamo aggredite da raffiche di vento e, bardandoci quanto possibile, attacchiamo la cresta del monte Pesora. L’alternativa qui, in caso di cattivo tempo, è proseguire lungo la strada che porta dritto al rifugio SEC. La salita diventa più ripida, ma mai esposta o pericolosa. A 1000 metri di quota ci sono forse 10-15 cm di neve: il vento sale dal lago e ha quasi del tutto ripulito il lato sinistro della montagna, accumulando la neve in cresta e sul lato destro.
Raggiungiamo e subito abbandoniamo la cima del Pesora, dove si fatica a rimanere in piedi da quanto è forte il vento. Proseguiamo lungo il sentiero in discesa e vediamo di fronte a noi la nostra meta, il Cornizzolo.
Un’ultima salitella ci porta alla croce di vetta, provvidenzialmente collocata su un grosso blocco di cemento che offre riparo dal vento. Da qui ci godiamo la vista dell’intero arco alpino, dalle prealpi lombarde fino al Rosa e al Monviso. L’idea era quella di proseguire verso il Rai e il Corno Birone, ma il percorso sarebbe tutto in cresta e con questo vento ci passa la voglia.
Scendiamo allora al rifugio SEC e, da qui, andiamo a prendere il sentiero 11 per Civate. L’alternativa è il sentiero 10, che scende tutto nel bosco passando per l’abbazia di San Pietro; l’11 rimane più aperto e rientra nel bosco solo nel tratto finale. Entrambi i sentieri comunque sono ben segnati e, oggi, piuttosto fangosi.
Tra qualche scivolata nel fango e tratti in cui dobbiamo rallentare per la neve ghiacciata, arriviamo senza difficoltà alla Località Pozzo e, da qui, torniamo sui nostri passi fino alla macchina.
Un percorso per metà su strada e per metà su sentiero facile, adatto anche alle condizioni meteo più inclementi.
Civate – Località Pozzo – Suello – Cesana Brianza – Santuario Madonna della Neve – Alpe Carella – Rifugio SEC – Monte Rai (1259 m) – Bocchetta di San Miro – San Tomaso – Valmadrera – Civate
Periodo: Maggio 2021
Partenza: Civate, centro sportivo Baselone
Distanza: 22,5 km
Dislivello: 1200 m
Acqua: fontana all’alpe Carella, sul sentiero 1 verso San Tomaso e sulla mulattiera per Valmadrera
Il cielo minaccia pioggia, un nuvolone nero avvolge il Cornizzolo, ma è pur sempre il primo maggio e a casa non si rimane! Cercando di stare il più possibile su strada e il meno possibile in quota, con Meme abbiamo messo insieme questo percorso facile e veloce, ma allenante.
Partiamo dal centro sportivo Baselone a Civate e risaliamo la valle dell’Oro prendendo l’omonima via in salita verso sinistra. Poco meno di un chilometro di strada e troveremo sulla sinistra il sentiero n. 10 per San Pietro. Si segue questo sentiero fino alla fontanella, poi, anziché salire verso San Pietro, si svolta a sinistra proseguendo lungo la mulattiera in discesa.
Passiamo per la Località Pozzo e continuiamo a seguire il nostro facile sentiero in leggera discesa fino a Suello. Si prosegue poi in leggera salita lungo la strada asfaltata, superando Suello e arrivando a Cesana Brianza. Passiamo a destra del piccolo parco del Roccolo e da qui ricomincia lo sterrato. Sempre dritto, ora su sentiero, fino al santuario Madonna della Neve.
Senza superare il santuario, bisogna prendere il sentiero un po’ nascosto che sale verso destra, seguendo le indicazioni per il Cornizzolo. Si sale per poco lungo una strada sterrata e, al tornante, si prende il sentiero che prosegue dritto nel bosco. Basta ora continuare lungo questo sentiero fino a incrociare la strada a tornanti che da Eupilio sale verso il Cornizzolo e seguirla fino al rifugio SEC (1050 m).
Dal rifugio si continua lungo la strada in direzione del monte Rai. Sulla destra si stacca il sentierino che porta in vetta (1259 m): lo seguiamo fino a raggiungere la piccola croce e, poco più in basso, la madonnina che domina la valle immersa nella nebbia. Il monte Rai è un panettone erboso che non presenta alcun rischio, anche nelle condizioni meteo peggiori!
Dalla croce svoltiamo tutto a sinistra e scendiamo fino alla bocchetta di San Miro, alla base del Rai. Da qui si prende il sentiero in discesa verso destra, molto fangoso ma privo di altre difficoltà. Perdiamo quota fino a Cascina Rotta (1091 m) e continuiamo a scendere lungo il sentiero 1 per San Tomaso.
A un nuovo crocevia si prenderà il sentiero 5, sempre seguendo le indicazioni per San Tomaso. Una volta a San Tomaso, si continua lungo la facile mulattiera che scende verso Valmadrera.
La mulattiera ci porta alla frazione Belvedere, da dove si prende la strada in discesa fino a Valmadrera. Da qui mancano solo un paio di chilometri in piano: seguendo la traccia gpx per vicoli e stradine si arriva ben presto alla macchina.
Voleva essere un giro più lungo, ma anche così ne è uscito un bel percorso. Con Meme siamo partiti nel primo pomeriggio e siamo arrivati con il buio, godendoci la parte più bella del giro – le creste del Moregallo – con la luce calda del tramonto.
La partenza è da Civate, via Cerscera. Da qui si prende la scalinata in salita tra le case e si seguono i cartelli per San Pietro fino alla località Pozzo. Alla fine di via del Pozzo, dove normalmente si svolta a destra per andare verso San Pietro e il Cornizzolo, abbiamo preso il sentiero a sinistra per Suello.
Questo sentiero è stato una super scoperta: grazioso e panoramico, in un paio di chilometri di leggera discesa ci ha portato a Suello, dove comincia la direttissima per il Cornizzolo. Ignorando anche questo percorso arcinoto, abbiamo proseguito, ora in leggera salita, lungo la strada che porta a Cesana Brianza e al parco del Roccolo. Si costeggia questo piccolo parco continuando a salire, ora su sterrato, fino al santuario Madonna della neve (440 m), da cui si apre un bello scorcio sul lago di Pusiano.
Senza superare il santuario, bisogna prendere il sentiero un po’ nascosto che sale verso destra, seguendo le indicazioni per il Cornizzolo.
Si sale per poco lungo una strada sterrata e, al tornante, si prende il sentiero non indicato che prosegue dritto nel bosco. Basta ora continuare lungo questo sentiero fino a incrociare la strada a tornanti che da Eupilio sale verso il Cornizzolo, e proseguire lungo questa strada in salita fino al punto in cui, sulla sinistra, si trovano le indicazioni per il cosiddetto Senterùn.
Questo sentiero, facile e bene indicato, alterna tratti in piano a qualche salitella, per poi scendere a tutta verso Canzo. Qui si prende la strada verso destra che in breve porta alla fonte di Gajum, primo importante punto acqua del giro. Attenzione, la fonte è un po’ nascosta dietro il parcheggio.
Superata la fonte, si prende la mulattiera in salita verso sinistra seguendo le indicazioni per Prim’alpe (725 m). Anche qui troveremo una bella fonte di acqua fresca.
Si continua brevemente lungo la mulattiera verso Second’alpe e Terz’alpe, ma ben presto si raggiunge un bivio. Si abbandona qui la mulattiera per prendere il sentiero n. 5 in direzione rifugio SEV ai Corni.
Il sentiero ci fa guadagnare un po’ di quota, per poi proseguire con lunghi tratti in piano alternati a salitelle non troppo faticose. Poco prima di arrivare al SEV si incontra una sorgente, ultimo punto acqua per parecchio tempo.
Davanti al rifugio SEV (1276 m) abbiamo trovato ancora della neve, nonostante la primavera inoltrata. Sulla destra si stagliano i Corni di Canzo, mentre a sinistra la vista può spaziare fino al lago di Como. Dal rifugio siamo scesi verso sinistra nel prato innevato, dove si trovano diverse indicazioni: abbiamo seguito quelle per il sentiero n. 6 verso il Moregallo.
Sui cartelli la difficoltà non è indicata, ma il sentiero delle creste non è proprio escursionistico: lo definirei un EE, per escursionisti esperti, sebbene non sia difficile. Chi non se la sentisse può sempre tagliare il giro prendendo il facile sentiero n. 4 per San Tomaso, ma tenete conto che in questo modo ci si perde la parte migliore del giro!
Dopo un tratto in leggera discesa nel bosco, riprendiamo a salire e ben presto ci ritroviamo fuori dalla vegetazione, in un ambiente che diventa sempre più selvaggio.
Si rimane sempre sul filo di cresta, anche se volendo c’è un sentiero – non so se e quanto più semplice – che passa poco più in basso. Bisogna prestare attenzione in alcuni punti sdrucciolevoli: anche se l’esposizione non è mai eccessiva, qua e là si aprono degli strapiombi notevoli! La vista, in compenso, è spettacolare.
Dopo qualche saliscendi, si arriva a un ultimo tratto di ripida salita in un canalino attrezzato con qualche catena: niente di difficile, ma dal mio punto di vista sufficiente a classificare il sentiero come EE.
Superato questo tratto, sbuchiamo sull’ampia cima erbosa del Moregallo (1276 m), che soprattutto all’ora del tramonto rimane per me la montagna più bella del triangolo lariano.
Si superano la madonnina e la croce di vetta, proseguendo lungo il sentiero in discesa fino alla bocchetta di Sambrosera (1192 m). Da qui si prosegue dritto in direzione Valmadrera via Preguda. Se invece si volesse tagliare il giro, basta prendere il sentiero in discesa verso destra che porta direttamente alla fonte di Sambrosera, senza passare dal Sasso di Preguda. Entrambi i sentieri sono ripidi e sdrucciolevoli, ma non particolarmente difficili.
A un nuovo bivio prendiamo a sinistra in direzione Preguda, mentre il buio incipiente mette fretta a Meme, che voglioso di arrivare a destinazione prende il primo sasso che trova per il Sasso di Preguda. Quando finalmente ci arriveremo, si scoprirà che il Sasso di Preguda è davvero inconfondibile.
Si svolta ora tutto a destra seguendo le indicazioni per Sambrosera. Il sentiero è lungo traverso, panoramico e più o meno pianeggiante; in alcuni tratti è un po’ esposto – sconsigliato con neve e ghiaccio.
Arriviamo infine alla fonte di Sambrosera, crocevia di sentieri per il Moregallo. Da qui saremmo dovuti risalire verso il Cornizzolo, ma Meme ormai pensava solo alla sua pasta alla nduja e così abbiamo deciso di rientrare dalla via più breve. Abbiamo quindi preso il sentiero n. 5 in discesa verso Valmadrera, arrivando ben presto alla strada carrozzabile per San Tomaso, dove una fontanella ci ha permesso un ultimo rifornimento d’acqua.
Abbiamo poi seguito la carrozzabile in discesa fino a Frazione Belvedere e da qui la strada per Valmadrera, affidandoci infine a google maps per i 5 km rimasti da qui a Civate.
Percorso misto trail + asfalto: Eupilio – ciclabile del Segrino – Canzo – Asso – Colletta dei Corni (878 m) – rifugio S.E.V. (1276 m) – Forcella dei Corni (1298 m) – La Colma (997 m) – Sasso Malascarpa – bocchetta di San Miro – monte Rai (1259 m) – rifugio S.E.C. (1110 m) – monte Cornizzolo (1241 m) – monte Pesora (1190 m) – alpe Carella – Eupilio.
Periodo: Ottobre 2020
Partenza: Eupilio (383 m)
Distanza: 23 km
Dislivello: 1450 m
Acqua: si trovano diverse fontanelle lungo il percorso.
Il meteo non prometteva bene sabato mattina, quando alle prime luci dell’alba ho parcheggiato a Eupilio, davanti al lago del Segrino e all’inizio di via Roma, dove comincia la salita per il Cornizzolo. Nebbiolina, qualche goccia di pioggia, freddo e umido. Così ho optato per un giro facile e veloce, non troppo lungo e con diversi chilometri su asfalto. Davvero alla portata di chiunque abbia i 25 km nelle gambe.
Ho costeggiato il lago del Segrino lungo la pista ciclo-pedonale, proseguendo poi sulla statale verso Canzo – c’è anche un sentiero che collega i due paesi partendo dal lungolago, ma il fango e la luce ancora scarsa mi hanno fatto optare per la strada asfaltata. Da Canzo si prosegue verso Asso, superando la stazione e continuando sempre lungo la strada principale, ora in leggera salita.
Seguendo le indicazioni per Valbrona, ho superato Asso – dove si trovano un paio di fontanelle – e percorso un tratto di strada, circa 500 m, un po’ pericoloso perché senza marciapiede. Si arriva ben presto a un incrocio dove si svolta tutto a destra e, dopo un altro centinaio di metri, si trova finalmente sulla destra una stradina sterrata in discesa con indicazioni per la Colletta dei Corni e il cartello giallo del Trail dei Corni. Ora è tutto facile: per un po’ basterà seguire i segnavia, attraversando il fiume Foce e cominciando a salire nel bosco verso i Corni di Canzo.
Il bosco in questa stagione è bellissimo, con la nebbia, il foliage autunnale e un tappeto di ricci e castagne. Adoro le prime ore del mattino, quando in giro non c’è davvero nessuno: in questo periodo, tuttavia, il silenzio del bosco è spesso disturbato dagli spari dei cacciatori. Perché qualcuno abbia licenza di sparare negli stessi boschi in cui i bambini raccolgono le castagne non mi è del tutto chiaro, ma tant’è.
Si passa per un tratto lungo il sentiero naturalistico dello Spaccasassi, ma le indicazioni da seguire fino alla Colletta dei Corni sono sempre i cartelli gialli della gara, oltre ai bolli bianco-rossi. Va detto, a onore dei CAI locali, che i sentieri di queste montagne sono sempre in ottime condizioni. Dopo un tratto semipianeggiante tra le betulle e dopo avere superato indenne un capanno di caccia, sono arrivata alla Colletta (878 m) e ho proseguito in direzione S. Miro – Terz’alpe lungo una strada carrozzabile, che ho poi abbandonato per prendere il sentiero in salita in direzione Corni di Canzo. Da qui in poi bisogna smettere di seguire i cartelli gialli, che pure incontreremo di nuovo qua e là lungo il percorso.
Dopo il primo tratto in salita, comincia un piacevole traverso con qualche saliscendi, dove troviamo anche una fontanella. Il sentiero ci deposita infine sulla strada carrozzabile che sale da Valbrona e che conduce al rifugio S.E.V., dove gli alberi si diradano e la vista si apre, spettacolare, sulle Grigne. Finalmente mi trovo al di sopra della nebbia in cui è immersa la pianura!
Superato il rifugio, si prosegue in salita seguendo le indicazioni, sempre evidenti, verso la Forcella dei Corni. Ho trovato questo tratto particolarmente bagnato e fangoso, ma la vista dei Corni coronati dal bosco in veste autunnale, con lo sfondo del cielo azzurro, ha compensato di gran lunga il disagio di scivolare indietro di un passo per ogni due passi che facevo in avanti.
Dalla forcella (1298 m) comincia la ripida discesa – lungo la quale si trova un’altra fontanella – verso la Colma, circa trecento metri più in basso.
Si ricomincia a salire verso il Sasso di Malascarpa e, superati gli ultimi alberi, la vista si apre questa volta sul Resegone.
Verso destra invece compare, meno gradevole alla vista ma utile per l’orientamento, l’antenna gigante del Sasso di Malascarpa. La si raggiunge dopo un divertente tratto di cresta rocciosa, mai tecnicamente difficile.
Qui si trovano le indicazioni per la bocchetta di S. Miro (30 minuti) e il monte Rai (40 minuti). In realtà, correndo, ci vuole molto meno. Si prosegue dunque lungo la strada carrozzabile che porta al rifugio S.E.C., in leggera discesa, fino a incontrare sulla sinistra nuove indicazioni per S. Miro e Rai. Saliamo dunque e in un attimo arriviamo alla bocchetta. Qui i cartelli sono fin troppi e possono confondere: senza guardarli, basta prendere il sentiero in salita verso destra e ben presto si raggiunge la cima erbosa del monte Rai (1259 m).
Finalmente posso godermi la mia parte preferita dei monti lariani: la facile e divertente discesa lungo l’ampia cresta del Rai verso il S.E.C. e il monte Cornizzolo, ben visibile verso destra (a sinistra, con lo sfondo del Resegone, c’è invece il selvaggio Corno Birone, che oggi però ho deciso di saltare).
Alla fine della discesa si riprende per un breve tratto la strada che proviene dal Sasso di Malascarpa, si arriva alla cappelletta e al rifugio e, da qui, si sale alla croce del Cornizzolo (1241 m). Da qui la vista è davvero a trecentosessanta gradi e nelle giornate limpide spazia fino al monte Rosa.
La cimetta che si intravede oltre il Cornizzolo è il monte Pesora, ed è lì che mi dirigo per concludere il giro in bellezza: dopo una ripida discesa arrivo a una sella, con un tratto semipianeggiante e poi l’ultima salitella della giornata. Dal Pesora, infatti, è tutto in discesa.
Il sentiero scende, sempre seguendo la linea della cresta, fino a incontrare la strada asfaltata che porta a Eupilio. Si possono tagliare alcuni tornanti con ulteriori tratti di sentiero, cosa che io ho fatto fino a quando sono rientrata nel mare di nebbia che ancora ricopriva la pianura: da lì in avanti, per non sbagliare, ho seguito la strada.
Passando per l’alpe Carella e tra un enorme gregge di capre, ho percorso in fretta gli ultimi chilometri e raggiunto l’auto strategicamente posteggiata alla fine della discesa!
Il Cornizzolo, montagnetta di appena 1200 m, tra le prime che si incontrano arrivando da Milano, offre infinite possibilità di salita – ogni volta scopro un sentiero nuovo, un nuovo scorcio, un altro punto di vista.
Questo giro è facilissimo, richiede solo un paio d’ore ed è pensato per evitare il più possibile il fango, che dopo diversi giorni di pioggia può rappresentare un bel fastidio su questi sentieri.
Si parte da Eupilio, dove conviene lasciare l’auto in via Roma, alla base della strada in salita e vicino all’imbocco della pista ciclabile che percorre il perimetro del lago del Segrino. Ci scaldiamo le gambe con un chilometro e mezzo di ciclabile, che imbocchiamo in senso antiorario – ovviamente, per chi volesse aumentare la distanza, c’è sempre l’opzione di prenderla al contrario, percorrendo in questo caso circa 4 km prima dell’attacco del sentiero.
Correndo con il lago sulla sinistra, incontreremo sulla destra un sentiero con gradini di legno e indicazioni per Canzo. Lo seguiamo, dapprima in salita e poi con divertenti saliscendi nel bosco, fino appunto ad arrivare nel paesino di Canzo. Sbuchiamo su una strada in discesa, che percorriamo fino a un incrocio dove bisogna svoltare a destra, verso il centro. Continuiamo dritto fino alla piazza della chiesa, dove troviamo anche una fontana, incastonata nel muro che ci troviamo di fronte. Lasciandoci la chiesa sulla destra prendiamo la strada in salita verso la fonte di Gajum, bene indicata da cartelli marrone.
Arrivati alla fonte, ignoriamo la strada che sale verso sinistra e proseguiamo dritto. La strada, sempre in leggera salita, diventerà ben presto una mulattiera. Superiamo una sbarra e poco dopo troveremo sulla destra, molto ben indicato e facilmente riconoscibile, il sentiero n. 7 per il Cornizzolo. Ci sono anche altri sentieri senza indicazioni, ma questo è inconfondibile per i bolli e l’evidente cartello.
Il sentiero ci fa attraversare un torrentello e comincia poi a inerpicarsi lungo il versante nord-ovest del Cornizzolo. Inizialmente solo faticoso, il percorso diventa sempre più bello via via che si guadagna quota.
Si prosegue praticamente senza possibilità d’errore – a parte un bivio dove il sentiero spiana, e bisogna svoltare a destra lungo il percorso più evidente – fino a quando si esce dal bosco ritrovandosi nell’ampio pratone davanti al rifugio SEC.
A questo punto, a meno che il tempo sia davvero pessimo, vedremo a destra la croce di vetta del Cornizzolo. La raggiungiamo, seguendo il faticoso sentiero che ci porta a guadagnare velocemente i circa 100 metri che mancano, e poi è tutta discesa.
Lasciandosi la croce alle spalle, si scende lungo il ripido percorso della Direttissima, dapprima su roccette e poi lungo l’unico tratto che ho trovato fangoso in tutto il giro. La Direttissima, d’altra parte, è il sentiero più frequentato sul Cornizzolo e quando piove molto diventa quasi impraticabile per il fango.
In breve, comunque, si raggiunge la strada asfaltata, che in 6 km ci riporterà a Eupilio. Si tratta di una lunga, noiosa e velocissima discesa, accorciabile nella distanza (ma non necessariamente nel tempo di percorrenza) se si decide di prendere il sentiero che taglia i tornanti: in questo caso il fango e la necessità di far presto mi hanno spinto a rimanere sull’asfalto, seguendo la strada fino al B&B Gli Asinelli. A questo punto si può prendere la stradina in discesa a destra, poi mulattiera, per tagliare l’ultimo tornante e arrivare più velocemente in paese.
In una bella giornata invernale, con poche ore a disposizione e poca voglia di calpestare neve, optiamo per un giro sul lato più “collinare” del triangolo lariano, quello che si affaccia sul ramo comasco del lago.
Parcheggiamo nella piazza del municipio del piccolo comune di Caslino d’Erba. Si comincia a correre seguendo la strada asfaltata in salita, via Giacomo Matteotti. Si svolta a sinistra in via Cavour e, superando una piazzetta, si prosegue lungo via San Giuseppe fino a un bivio con indicazioni di sentieri vari, dove svoltiamo a sinistra. Attraversiamo un fiumiciattolo e svoltiamo tutto a sinistra lungo via San Salvatore, seguendo le indicazioni per l’omonimo eremo.
La strada, da asfaltata, diventa sterrata e poi sentiero. Si supera l’eremo San Salvatore senza vederlo, con un breve, divertente tratto semipianeggiante nel bosco, poi comincia la salita. Il sentiero ci deposita su una strada carrozzabile, il Sentiero della Dara, che seguiamo per circa un chilometro e mezzo. Arriviamo a un bivio dove teniamo la destra per salire al Monte Puscio (1130 m). Attenzione al km 5, dove il sentiero sembra andare verso destra ma bisogna in realtà salire verso sinistra! Uscendo dal bosco, la salita si fa sempre più ripida fino alla cima del Puscio.
Da qui prendiamo la dorsale che scende verso sinistra e possiamo corricchiare fino a Capanna Mara (1125 m), che superiamo, dirigendoci verso il Bolettone (1317 m) lungo l’affollato Sentiero delle Colme.
Superiamo anche questa cima e ci lanciamo in una divertente discesa, sempre seguendo il sentiero lungo la cresta fino a un crocevia di sentieri, chiaramente indicato. Qui si svolta tutto a destra, imboccando il Sentiero dei Faggi in direzione Palanzone. Ci aspettano adesso 3-4 km tutti da correre in falsopiano.
Arriviamo a un nuovo incrocio, dove imbocchiamo la stradina sterrata che prosegue più o meno in piano per duecento metri. Nuovo bivio, abbandoniamo la stradina e prendiamo il ripido sentiero che sale verso sinistra e che ci porterà in cima al Pizzo dell’Asino (1272 m).
Una divertente discesa nel bosco ci rideposita sulla strada, che di nuovo abbandoniamo per prendere il ripido sentiero verso il Palanzone (1436 m), ultima cima del giro. Superata la vetta, proseguiamo dritto tra qualche roccetta e prendiamo il sentiero che scende ripido verso sinistra, riguadagnando la strada che imbocchiamo verso sinistra.
Passiamo da una fontanella, dove finalmente possiamo riempire le borracce, e dal Rifugio Riella. Torniamo al crocevia da cui eravamo già passati, tra il Pizzo dell’Asino e il Palanzone, e imbocchiamo il sentiero in discesa seguendo le indicazioni per Caslino d’Erba. Seguiamo il sentiero e poi la strada, tutta in discesa, fino alla macchina.
Questa è la variante breve di un altro giro (clicca qui per vederlo), a cui ho tolto una decina di chilometri e un bel po’ di dislivello. Si può fare in 3-4 ore.
Parcheggiamo a Eupilio, all’altezza del lago del Segrino. Partiamo da via Roma, aiutandoci con i cartelli marrone per prendere l\’inequivocabile strada asfaltata che sale verso il Cornizzolo – la pendenza è tale da permetterci di corricchiare, se siamo abbastanza allenati. Abbandoniamo la strada all’altezza dell’Alpe Carella (660 m), seguendo le indicazioni per il Senterun che porta a Canzo.
Il Senterun, che sale e scende nel bosco, ma principalmente scende, consente una corsa divertente e liberatoria fino a incontrare sulla destra, prima di arrivare a Canzo, il sentiero n. 3 per il Cornizzolo. Qui ricominciamo a salire e la pendenza, da modesta, diventa via via più sostenuta fino allo strappo finale con cui guadagniamo la cima del Pesora (1190 m), la prima delle tre vette che toccheremo lungo questa bellissima cresta erbosa.
Dopo il Pesora ci aspetta un divertente tratto di cresta, con discesa e successiva salita al Cornizzolo (1240 m). La croce di vetta è solitamente un crocevia per runner ed escursionisti, e non di rado vi si incontra anche qualcuno in procinto di lanciarsi con il parapendio. Dalla cima del Cornizzolo vediamo la strada asfaltata che sale da Eupilio, la stessa di cui abbiamo percorso il tratto iniziale fino all\’alpe Carella: la strada passa per il rifugio SEC e prosegue verso il Sasso Malascarpa, terminando all\’altezza dell\’enorme antenna che di sicuro non fatichiamo a individuare. Dietro all\’antenna, verso sinistra, distinguiamo i tre Corni di Canzo, mentre a destra vediamo il Rai, nostra prossima meta.
Scendiamo adesso verso la strada asfaltata e il Rifugio SEC Marisa Consiglieri (1050 m). Se abbiamo bisogno di riempire la borraccia, possiamo farlo al rubinetto che si trova all’esterno del rifugio, sempre che funzioni (meglio non darlo per scontato, a volte è chiuso).
Proseguiamo adesso lungo la strada asfaltata, lasciandoci alle spalle il rifugio e il Cornizzolo. Dopo un tratto semi-pianeggiante, dove possiamo sciogliere un po\’ le gambe, abbandoniamo l\’asfalto e prendiamo a destra il sentiero n. 3, che sale quasi parallelo alla strada, verso l’evidente cresta erbosa che ben presto ci conduce alla piccola croce del Monte Rai (1261 m).
Qui svoltiamo a sinistra, proseguendo in discesa lungo il sentiero n. 3 che porta alla bocchetta di San Miro, dove troviamo cartelli che indicano le varie direzioni. Noi dobbiamo seguire per Canzo e fonte di Gajum. Sempre in discesa e sempre ben segnato.
Dopo la bocchetta di San Miro una breve discesa nel bosco ci deposita sulla strada che dal Sasso Malascarpa scende verso il SEC. Il sentiero prosegue leggermente verso destra, di là dalla strada. Continuiamo a scendere, incrociando il sentiero n. 6, e proseguiamo in discesa nel bosco seguendo i segnavia bianco/rossi fino alla chiesetta di San Miro – che oltre a essere molto graziosa offre anche una comoda fontanella per riempire le borracce. Consiglio di evitare questo sentiero se nei giorni precedenti ha piovuto molto, perché in un attimo si trasforma in un fiume di fango.
Da San Miro si prende la strada di ciottoli, evitando le deviazioni su sentiero, e la si percorre in discesa fino alla fonte di Gajum. Qui si svolta a destra e si continua a scendere fino al centro di Canzo, superando la chiesa a sinistra e raggiungendo la fontanella incastonata nel muro alla nostra destra, ultimo rifornimento di acqua prima dei chilometri finali. Qui dobbiamo svoltare a sinistra e imboccare via Caravaggio, dopodiché al secondo incrocio, riconoscibile da una cappelletta e dal cartello che indica “lago di Segrino”, svoltiamo a sinistra e andiamo a prendere il sentiero che, con qualche divertente saliscendi nel bosco, ci conduce appunto al Segrino, sbucando sulla pista ciclabile che percorre il perimetro del lago. La prendiamo verso sinistra e in meno di 2 km siamo alla macchina.
Eupilio – Senterun – Pesora – Cornizzolo – Rai – Birone – San Tomaso – Rifugio SEV – Gajum – Canzo – Eupilio
Periodo: Maggio 2018
Partenza: Eupilio (383 m)
Distanza: 27,5 km
Dislivello: circa 2050 m
Acqua: si trova in diversi punti (via Cornizzolo, rifugio SEC, Acqua del Fo, Prim’alpe, Canzo), ma il giro è lungo e se fa caldo è consigliabile portare almeno 1 litro.
Chi ha detto che per fare un lungo si debbano mettere nel conto almeno due ore di macchina? A 40 minuti da Milano, il gruppo dei monti lariani offre la possibilità di buttare giù chilometri e dislivello senza salire troppo di quota – altezza massima 1200 metri, per cui il giro è adatto anche al periodo invernale o quando il meteo è incerto. Sconsigliato in piena estate, nei punti più bassi il bosco può diventare davvero soffocante.
Parcheggiamo a Eupilio, all’altezza del lago del Segrino. Partiamo da via Roma, aiutandoci con i cartelli marrone per prendere la strada asfaltata che sale verso il Cornizzolo – la pendenza è tale da permetterci di corricchiare, se siamo abbastanza allenati. Abbandoniamo la strada all’altezza dell’Alpe Carella (660 m), seguendo le indicazioni per il Senterun che porta a Canzo.
Il Senterun, che sale e scende nel bosco, ma principalmente scende, consente una corsa divertente e liberatoria fino a incontrare sulla destra, prima di arrivare a Canzo, il sentiero n. 3 per il Cornizzolo. Qui ricominciamo a salire e la pendenza, da modesta, diventa via via più sostenuta fino allo strappo finale con cui guadagniamo la cima del Pesora (1190 m), la prima delle quattro vette che toccheremo lungo questa bellissima cresta erbosa. A inizio maggio la fioritura dei narcisi rende il Pesora particolarmente bello.
Dopo il Pesora ci aspetta un divertente tratto di cresta, con discesa e successiva salita al Cornizzolo (1240 m). Superiamo la cima e scendiamo verso la strada asfaltata e il Rifugio SEC Marisa Consiglieri (1050 m). Se abbiamo bisogno di riempire la borraccia, possiamo farlo al rubinetto che si trova all’esterno del rifugio, sempre che funzioni (meglio non darlo per scontato, a volte è chiuso).
Proseguiamo lungo la strada asfaltata, lasciandoci alle spalle il rifugio e il Cornizzolo. Dopo un tratto semi-pianeggiante, abbandoniamo con un po’ di rammarico il comodo asfalto e prendiamo a destra il sentiero n. 3, che sale quasi parallelo alla strada, verso l’evidente cresta erbosa che ben presto ci conduce alla cima del Monte Rai (1261 m). Da qui dobbiamo continuare lungo la cresta, scendendo leggermente e, dopo un piacevole tratto semipianeggiante, risalendo per guadagnare la quarta e ultima cima del giro, il Corno Birone (1116 m). Questa è la più selvaggia delle vette che abbiamo incontrato finora: nonostante la sua altezza modesta, ricorda un ambiente alpinistico, di alta montagna. È un vero corno roccioso, che si erge a picco dominando il lago e i paesi sottostanti, Civate e Valmadrera. Dalla croce di vetta, decorata con bandierine tibetane, sembra difficile pensare che si possa scendere da una direzione diversa da quella da cui siamo arrivati, tanto impervie sono le pareti rocciose sotto di noi.
Invece ben tre sentieri si dipartono dal Birone: i primi due, in basso a destra guardando la croce dalla cresta appena percorsa, portano a Civate; il terzo invece, non indicato dai cartelli ma comunque in buone condizioni (maggio 2018), anche se molto ripido e in alcuni tratti un po’ esposto, scende a sinistra verso San Tomaso e Valmadrera. È questo il sentiero che coraggiosamente ci accingiamo a percorrere, pur sapendo che perderemo in breve oltre 500 metri di dislivello, che andranno poi tutti riguadagnati. La parte faticosa del giro, infatti, è tutt’altro che finita. Non toccheremo altre vette ma torneremo a 1200 metri di altezza dall’altro lato del triangolo lariano, il lato dei Corni di Canzo.
Chi si sentisse poco sicuro in discesa può optare per un’altra soluzione: tornare al monte Rai e prendere il sentiero n. 3 che scende alla bocchetta di San Miro (1184 m), risale al monte Prasanto (1244 m), dove sorge l’antenna che abbiamo notato dalla cima del Cornizzolo, e scende poi alla Colma (1000 m). In questo punto si incontrano diversi sentieri: prendendo il primo a destra ci si ricongiunge in breve al sentiero n. 4 all’altezza dell’Acqua del Fo.
Il giro completo, invece, scende dal ripido versante nord-est del corno Birone e, raggiunte pendenze più ragionevoli, si congiunge con il sentiero dei Massi Erratici, passa per il Tajasass (punto di arrivo del divertente sentiero attrezzato delle Vasche, che sale da Valmadrera percorrendo il corso del torrente Inferno) e arriva alla piana di San Tomaso.
Incontriamo qui, dopo avere superato una zona picnic, delle indicazioni sulla sinistra: sentiero n. 4 e Corno Ratt. Il Corno Ratt è roba da scalatori, lo superiamo lasciandocelo sulla destra. Seguiamo invece il sentiero n. 4 attraverso un bosco molto piacevole fino a raggiungere l’Acqua del Fo, dove possiamo riempire di nuovo le borracce. Dopo la doverosa pausa riprendiamo a salire seguendo sempre il sentiero n. 4, bene indicato, che ci condurrà fino al Rifugio SEV (1235 m) passando per la bocchetta di Luera e aggirando il Corno Centrale, che rimane alla nostra sinistra, in un paesaggio che in un attimo diventa quasi dolomitico. Nelle belle giornate vedremo certamente qualche scalatore alle prese con una delle tante vie di arrampicata presenti su queste pareti.
Raggiunto e superato il SEV, percorriamo per un breve tratto la strada, che abbandoniamo subito seguendo le indicazioni per Canzo. Abbiamo due possibilità: il sentiero n. 1, che scende con decisione verso il rifugio Terz’alpe, da cui poi si prende la strada “via delle Alpi” fino alla fonte di Gajum e a Canzo; oppure il sentiero n. 5, che si stacca dal primo verso destra, scende più dolcemente nel bosco e si ricongiunge con la strada più in basso, poco sopra Prim’alpe. Nel giro qui descritto ho seguito il n. 1, ma solo perché pioveva e volevo scendere in fretta. Altrimenti il n. 5 è, dal mio punto di vista, molto più bello e decisamente più corribile!
Qualunque delle due alternative si scelga, una volta raggiunta la strada la si percorre in discesa fino alla fonte di Gajum. Qui si svolta a destra e si continua a scendere fino al centro di Canzo, superando la chiesa a sinistra e raggiungendo la fontanella incastonata nel muro alla nostra destra, ultimo rifornimento di acqua prima dei chilometri finali. Qui dobbiamo svoltare a sinistra e imboccare via Caravaggio, dopodiché al secondo incrocio, riconoscibile da una cappelletta e dal cartello che indica “lago di Segrino”, svoltiamo a sinistra e andiamo a prendere il sentiero che, con qualche divertente saliscendi nel bosco, ci conduce appunto al Segrino, sbucando sulla pista ciclabile che percorre il perimetro del lago. Qui svoltiamo a sinistra e in meno di 2 km siamo alla macchina.
Da Eupilio a Canzo, con salita al SEV e ritorno su strada
Periodo: Aprile 2018
Partenza: Eupilio (383 m)
Distanza: 22,5 km
Dislivello: circa 1290 m
Acqua: non è necessario portarne, si trova in abbondanza (Canzo, fonte di Gajum, Prim’alpe, Rifugio SEC, via Cornizzolo).
Questo giro richiede circa tre ore ed è pensato per chi non ama le discese tecniche – è stato il mio primo giro in montagna dopo un infortunio alla mano: avevo appena tolto i punti e non potevo permettermi ulteriori cadute, così ho individuato un percorso in cui la maggior parte del dislivello in discesa si potesse fare su una noiosa ma rassicurante strada asfaltata.
Si parcheggia a Eupilio, all’altezza del lago del Segrino. Percorriamo per meno di 2 km l’affollata pista ciclo-pedonale del Segrino, tenendo il lago a sinistra e le montagne a destra. Prendiamo il sentiero che si stacca verso destra dalla ciclabile, seguendo le indicazioni per Canzo.
Si segue questo sentiero che guadagna un centinaio di metri di quota, per poi cominciare una serie di divertenti saliscendi nel bosco fino ad arrivare a Canzo. Usciti dal bosco, superiamo una casa sulla sinistra proseguendo in discesa per la ripida strada in cemento. All’incrocio andiamo a destra e continuiamo in via Caravaggio fino a trovarci di fronte una fontana incastonata nel muro, e sulla destra una chiesa. A questo punto la strada asfaltata comincia a salire: la percorriamo seguendo le chiare indicazioni per la fonte di Gajum. Si guadagna rapidamente dislivello correndo lungo la strada e, superata la fonte, si prende la mulattiera che sale verso sinistra (via delle Alpi). Qui il passo diventa più difficoltoso per i grossi sanpietrini che hanno sostituito l’asfalto, ma i più allenati riusciranno a corricchiare anche per tutta la salita.
A Prim’Alpe troviamo una fontana dove conviene bere in abbondanza o, se l’abbiamo, riempire la borraccia: per un po’ non troveremo più acqua. Continuiamo a salire lungo la strada ignorando le due intersezioni con il Percorso botanico, e dopo un’ampia curva verso destra troviamo alla nostra sinistra il sentiero n. 5 che sale nel bosco verso i Corni di Canzo. Lo percorriamo fino al Rifugio SEV (1235 m), godendoci, dopo una prima parte in salita, un lungo tratto semi-pianeggiante.
Dietro al rifugio prendiamo il sentiero che sale, ripido ma breve, fino alla Forcella dei Corni (1300 m): ammiriamo l’asperità rocciosa del Corno Occidentale (alla nostra destra) e del Corno Centrale (alla nostra sinistra) e iniziamo con cautela l’unica discesa un po’ tecnica del giro: dobbiamo perdere 300 metri di dislivello per arrivare alla Colma (1000 m), crocevia di vari sentieri. Se siamo particolarmente assetati, possiamo fare una breve deviazione svoltando a sinistra e raggiungendo l’Acqua del Fo (indicazioni per Faggio Monumentale), altrimenti proseguiamo dritto lungo il sentiero n. 3 in direzione Sasso Malascarpa, Monte Prasanto, Bocchetta di San Miro.
Si risale nel bosco e il sentiero diventa nuovamente roccioso. Sbucati dagli ultimi alberi, alle nostre spalle si apre una bella vista sui Corni e sulle Grigne. Di fronte a noi, invece, il paesaggio è dominato dall\’enorme ripetitore che ben presto raggiungeremo.
Da qui prendiamo la strada che dall’antenna conduce al Rifugio SEC e, poi, fino a Eupilio. Per il momento ne percorriamo solo un breve tratto in leggera discesa e la abbandoniamo per prendere a sinistra il sentiero per la bocchetta di San Miro.
Alla bocchetta svoltiamo a destra e prendiamo il sentiero n. 3 per il monte Rai. Raggiunta la cima (1261 m), scendiamo verso destra lungo la facile e divertente cresta erbosa fino a ricongiungerci con la strada asfaltata. Da qui in poi accendiamo il lettore mp3, se siamo amanti della corsa a ritmo di musica, e lasciamo andare le gambe. La strada, infatti, a parte qualche breve tratto in leggera salita subito dopo il Rifugio SEC, è per lo più una lunghissima, noiosa ma super sicura discesa di oltre 7 km fino a Eupilio.
Sentiero n. 8 per il Corno Birone, in cresta passando per il Monte Rai e il Cornizzolo, discesa da sentiero n. 11
Periodo: Luglio 2018
Partenza: Civate (269 m)
Distanza: circa 11 km
Dislivello: circa 1200 m
Acqua: si trova all’imbocco del sentiero 8 e (a volte) al Rifugio SEC.
Un bel giro di un paio d’ore, particolarmente adatto alle lunghe serate estive.
Si parcheggia a Civate in via Cerscera. Dobbiamo imboccare le scale che salgono tra le case seguendo le indicazioni per l’abbazia di San Pietro al Monte. I cartelli marrone ci guideranno per un tratto di strada asfaltata e ci faranno svoltare a sinistra, dove la strada spiana per un poco e poi ricomincia a salire, diventando una mulattiera in cemento e poi un sentiero vero e proprio.
A sinistra possiamo notare il sentiero n. 11 che sale verso il Cornizzolo: è da qui che scenderemo alla fine del giro. Proseguendo dritto arriviamo a una fontanella e a una cappelletta. Proseguiamo lasciandole alla nostra sinistra e, poco dopo, dal sentiero n. 10 che porta all’abbazia di San Pietro, vedremo staccarsi a destra il sentiero n. 8 per il corno Birone. Prendiamo quest’ultimo, inizialmente in leggera discesa.
Il sentiero attraversa un fiumiciattolo e prende a salire con decisione. Alle Tre Casott (630 m) incrocia il sentiero n. 7 che proviene da San Pietro. Noi svoltiamo a destra e affrontiamo un traverso molto poco battuto (quando piove molto può essere seminascosto dall’erba alta), che va a incrociare il sentiero 8bis per il Corno Birone. Attenzione a un bivio non segnalato, dove dobbiamo tenerci alti e prendere il sentiero che sale verso sinistra. Quando incrociamo l’8bis, lo imbocchiamo verso sinistra e affrontiamo il secondo tratto di dura salita verso il Birone, che troneggia sopra di noi. Superiamo alcune roccette attrezzate con catene, un altro tratto piuttosto ripido (siamo qui ormai sul sentiero n. 1, come dicono sporadici segnavia dipinti sulle rocce) e arriviamo alla croce di vetta (1116 m) decorata con bandierine tibetane.
Verso sinistra vediamo il monte Rai, prossima tappa. Seguiamo il sentiero n. 1 che prosegue lungo l’ampia cresta, perdendo un po’ di dislivello e risalendo poi al Rai (1259 m). Incontriamo un primo bivio all’altezza della sella tra le due cime, e qui dobbiamo prendere a destra il sentiero in salita, mentre quello a sinistra scende con decisione; e un secondo bivio prima dell’ultimo strappo verso la cima del Rai: noi dobbiamo continuare a salire verso sinistra, mentre il sentiero pianeggiante che prosegue a destra porta alla bocchetta di S. Miro. Dal Rai si apre la vista sul Cornizzolo, la tozza piramide di fronte a noi: per arrivarci dobbiamo scendere lungo il pendio erboso, lungo un sentiero molto corribile e divertente che finisce sulla strada asfaltata proveniente dal sasso Malascarpa. Seguiamo la strada verso sinistra, in direzione appunto del Cornizzolo. Se abbiamo bisogno di bere, possiamo farlo al Rifugio SEC prima di salire in vetta – ma non contiamo troppo su questa acqua: mi è capitato di trovare il rubinetto esterno del rifugio completamente asciutto, in una torrida sera di metà settimana.
Dal rifugio seguiamo le indicazioni o più semplicemente l’evidente traccia per la cima del Cornizzolo (1240 m), e in breve arriviamo alla croce – nelle sere estive è probabile incontrare qui qualche altro runner, per il resto del giro si corre praticamente sempre da soli.
Scendiamo dal percorso della direttissima, non indicato, verso sinistra rispetto al sentiero da cui siamo saliti. Il sentiero ci porta rapidamente alla strada asfaltata: scavalchiamo il guardrail per proseguire dall’altra parte. Scendendo per il pratone, presto ci troviamo a un bivio: verso destra la direttissima prosegue verso Suello, mentre noi prendiamo a sinistra il sentiero n. 11. Attraversiamo i prati con pendenza più contenuta, che permette di correre con tranquillità – spesso sotto lo sguardo impassibile delle pecore che la sera pascolano da queste parti. Rimanendo almeno per una parte fuori dal bosco, il sentiero n. 11 permette di scendere senza necessità di accendere la frontale anche quando la luce comincia a calare.
Alla fine entriamo nel bosco e proseguiamo in discesa, facendo attenzione a non perdere (in caso sia buio) il pur evidente bivio Civate/Suello: a destra si va a Suello, mentre noi dobbiamo prendere a sinistra per Civate e seguire il sentiero fino a sbucare sulla stradina sterrata da cui siamo arrivati.
Cornizzolo con la neve (15 km – 1100 m D+)
11 Dicembre 2021 by marta • Lario Tags: brianza, civate, cornizzolo, corsa in montagna, lario, neve, percorso invernale, percorso trail, pesora, rifugio sec, trail running, triangolo lariano • 0 Comments
Percorso facile e sicuro anche con i sentieri innevati. Vista spaziale a trecentosessanta gradi!
Civate – Località Pozzo – Suello – Cesana Brianza – Santuario Madonna della Neve – Alpe Carella – Monte Pesora – Monte Cornizzolo (1241 m) – Rifugio SEC – sentiero 11 per Civate.
Periodo: Dicembre 2021
Partenza: Civate, parcheggio via Cerscera
Distanza: 15 km
Dislivello: 1100 m
Acqua: portare scorta per tutto il giro.
GPX (clic dx, salva link con nome)
Povero Cornizzolo, lo usiamo sempre come ripiego quando le condizioni impediscono di andare altrove! Eppure questa montagna di altezza modesta, davvero a due passi da Milano, offre una rete di sentieri facili e sicuri, perfettamente segnati, e una vista che, nelle giornate limpide, spazia dal lago di Como fino al Monte Rosa e al Monviso.
Ve l’ho proposto in tutte le salse: in versione notturna (Cornizzolo di Natale), con la nebbia in autunno (Dai Corni di Canzo al Cornizzolo) e persino con la pioggia (Trail per un giorno di pioggia). Mancava giusto un Cornizzolo con la neve fresca! Dopo le abbondanti nevicate dei giorni scorsi, io e Marta abbiamo optato per questo giro breve, semplice ma panoramico. La partenza è dal solito parcheggio in via Cerscera a Civate, da dove si comincia a salire lungo la strada verso la Località Pozzo.
Una volta alla Località Pozzo, dove quasi tutti i sentieri sono indicati verso destra, noi prendiamo la stradina pianeggiante verso sinistra, che seguiamo fino a Suello. Da qui si continua lungo la strada asfaltata fino a Cesana Brianza: un paio di chilometri noiosi, ma veloci. In salita ora, si supera il piccolo parco del Roccolo e finalmente ricomincia lo sterrato. Un sentiero in salita ci porta, senza possibilità d’errore, al santuario Madonna della Neve.
Senza superare il santuario, bisogna prendere il sentiero un po’ nascosto che sale verso destra, seguendo le indicazioni per il Cornizzolo. Si sale per poco lungo una strada sterrata e, al tornante, si prende il sentiero che prosegue dritto nel bosco in direzione Campora. Basta ora continuare lungo questo sentiero fino a incrociare la strada a tornanti che da Eupilio sale verso il Cornizzolo.
La strada, monotona e mai troppo ripida, si presta bene agli allenamenti di corsa. Noi oggi preferiamo salire camminando lungo il sentiero che taglia i tornanti. Incontriamo però parecchie persone che stanno salendo o scendendo dalla strada, anch’essa innevata più o meno come il sentiero.
Sbucando dal bosco, veniamo aggredite da raffiche di vento e, bardandoci quanto possibile, attacchiamo la cresta del monte Pesora. L’alternativa qui, in caso di cattivo tempo, è proseguire lungo la strada che porta dritto al rifugio SEC. La salita diventa più ripida, ma mai esposta o pericolosa. A 1000 metri di quota ci sono forse 10-15 cm di neve: il vento sale dal lago e ha quasi del tutto ripulito il lato sinistro della montagna, accumulando la neve in cresta e sul lato destro.
Raggiungiamo e subito abbandoniamo la cima del Pesora, dove si fatica a rimanere in piedi da quanto è forte il vento. Proseguiamo lungo il sentiero in discesa e vediamo di fronte a noi la nostra meta, il Cornizzolo.
Un’ultima salitella ci porta alla croce di vetta, provvidenzialmente collocata su un grosso blocco di cemento che offre riparo dal vento. Da qui ci godiamo la vista dell’intero arco alpino, dalle prealpi lombarde fino al Rosa e al Monviso. L’idea era quella di proseguire verso il Rai e il Corno Birone, ma il percorso sarebbe tutto in cresta e con questo vento ci passa la voglia.
Scendiamo allora al rifugio SEC e, da qui, andiamo a prendere il sentiero 11 per Civate. L’alternativa è il sentiero 10, che scende tutto nel bosco passando per l’abbazia di San Pietro; l’11 rimane più aperto e rientra nel bosco solo nel tratto finale. Entrambi i sentieri comunque sono ben segnati e, oggi, piuttosto fangosi.
Tra qualche scivolata nel fango e tratti in cui dobbiamo rallentare per la neve ghiacciata, arriviamo senza difficoltà alla Località Pozzo e, da qui, torniamo sui nostri passi fino alla macchina.