Pizzo dei Tre Signori da Ornica (18 km – 1700 m D+)
Ornica – Val Pianella – sentiero 107 – rifugio Benigni (2222 m) – sentiero 101 o delle Orobie occidentali – bocca di Trona (2224 m) – bocchetta d’Inferno (2306 m) – Pizzo dei Tre Signori (2554 m) – discesa dal sentiero 106 per la valle d’Inferno
Periodo: Luglio 2020
Partenza: Ornica (922 m)
Distanza: 17,6 km
Dislivello: 1650 m
Acqua: torrenti, rifugio Benigni
percorso in formato GPX (clic dx, salva con nome)
Il Pizzo dei Tre Signori, che con i suoi 2554 m spicca tra le vette della Valsassina, particolarmente amate da noi milanesi, si può raggiungere anche dalla Val Brembana: non per niente rappresentava, un tempo, lo spartiacque tra lo Stato di Milano e la Repubblica di Venezia.
Questo giro parte da Ornica, piccolo borgo in posizione strategica ai piedi della val Pianella e della valle d’Inferno, attraversato dal torrente Valle d’Inferno. Si supera il centro del paese, seguendo il corso del torrente lungo via Santuario, fino alla zona di parcheggio appena dopo, appunto, il santuario.
Una volta lasciata l’auto, si prosegue a piedi lungo la strada in salita, dove comincia il sentiero 106 per la valle d’Inferno. Il sentiero segue la strada, tagliandone i tornanti, per qualche centinaio di metri: poi l’abbandona per inoltrarsi nella valle d’Inferno lungo l’omonimo torrente. Da qui torneremo alla fine del giro, mentre adesso dobbiamo prendere la strada che svolta tutto a destra, verso la val Pianella e i piani dell’Avaro. La percorriamo per circa un chilometro e mezzo, prima in leggera salita e poi in leggera discesa; dopo avere attraversato il torrente d’Ornica, troveremo le prime indicazioni per il rifugio Benigni e, poco dopo, abbandoneremo la strada per il sentiero 107.
Tutti i sentieri, da queste parti, sono perfettamente segnati, per cui questo giro si può fare in linea teorica senza la traccia gpx. Si tenga conto che i tempi per la salita indicati dai cartelli sono decisamente esagerati: dal parcheggio al rifugio Benigni ho impiegato meno di due ore, a passo tranquillo e perdendo anche un po’ di tempo per guadare il torrente nel punto sbagliato (che cosa non si fa per tornare indietro di venti metri!). Sul sentiero per il Benigni, che pure è uno, si trova ora il segnavia 107, ora il 108, ma per quello che interessa a noi è la stessa cosa.
Cominciamo a guadagnare quota salendo nel bosco, con pendenza costante ma mai eccessiva. Una volta fuori dal bosco, la vista si apre sulla bucolica val Pianella e ci avviciniamo via via al torrente scrosciante – che io ho trovato particolarmente in piena dopo una notte di pioggia torrenziale. Bisogna attraversarlo (mi raccomando, seguendo i segnavia!) perché il sentiero prosegue dall’altra parte, continuando a salire in un anfiteatro di prati verdeggianti e aspre pareti rocciose.
Sulla sinistra si stacca a un certo punto il sentiero 108A, con cui eventualmente si può accorciare il giro per prendere più avanti il sentiero 101 senza passare dal rifugio Benigni; sulla destra, poco oltre, troveremo invece la traccia che porta al passo Salmurano, da cui si passa nella vicina Val Gerola.
Noi seguiamo senza possibilità d’errore le indicazioni per il Benigni e ci arrampichiamo su per un ripido canalone detritico, che dopo la pioggia della notte precedente ho trovato trasformato in un torrente in piena – normalmente non vi scorre che un rigagnolo d’acqua, ma occorre lo stesso prestare attenzione. Usciti dal canale, un ultimo strappetto in salita ci porterà al Benigni (2222 m), che tra i diversi rifugi posti sul sentiero delle Orobie occidentali è forse quello che gode della posizione più invidiabile.
Questo territorio, al confine tra Val Brembana e Valtellina, è di una bellezza selvaggia e incontaminata, dove marmotte e stambecchi la fanno da padroni per gran parte del tempo – solo nei weekend estivi, quando il rifugio attira frotte di escursionisti per pranzo, il silenzio viene spezzato da voci e schiamazzi e gli animali si ritirano in buon ordine, in attesa del lunedì.
Da qui il giro prosegue più o meno in piano, con qualche saliscendi, lungo il sentiero 101, o sentiero delle Orobie occidentali. Lo si prende tornando indietro da dove siamo arrivati e seguendo le indicazioni per la Grassi, il rifugio successivo lungo questa spettacolare alta via.
Il primo tratto, dal rifugio alla bocca di Trona, è relativamente semplice e ci permette di godere del bellissimo paesaggio in cui siamo immersi. Il tratto successivo, dalla bocca di Trona alla bocchetta d’Inferno, soprattutto laddove i segnavia bianco-rossi sono sostituiti da semplici bolli rossi, presenta qualche punto un po’ antipatico: passaggi esposti non attrezzati, su scivolose zolle d’erba senza appigli, possono mettere in difficoltà e risultare pericolosi per chi non si senta completamente sicuro su questo tipo di terreno. Evitare assolutamente in caso di pioggia e di scarsa visibilità!
Questo tratto del sentiero delle Orobie si svolge per la maggior parte sul versante bergamasco ma, in corrispondenza dei passi, la vista si apre dall’altra parte sui laghi della Val Gerola e sulle montagne della Valtellina.
Arrivando dall’alto alla bocchetta d’Inferno, ai piedi del Pizzo dei Tre Signori, vediamo già sotto di noi, verso sinistra, il sentiero 106 che scende nella valle d’Inferno, per il quale torneremo a Ornica. Prima, però, seguiremo i segnavia bianco-giallo-rossi fino in vetta al Pizzo, che si raggiunge da questo lato senza particolari difficoltà se non quelle che può dare la neve, persistente, su questo versante, fino a estate inoltrata. A chi venga prima di luglio consiglio di portare i ramponcini, just in case! Si tratta, a ogni modo, di un itinerario molto battuto, per cui anche sui nevai basta mettere i piedi nelle impronte di chi ci ha preceduto.
Il tratto sommitale fino alla croce di vetta (2554 m) è attrezzato con un paio di catene, utili soprattutto per la discesa.
Il Pizzo dei Tre Signori è forse la montagna più popolare tra milanesi e brianzoli dopo le Grigne, per cui, se non ci siete mai stati, non aspettatevi arrivando in cima di godervi il panorama in silenzio e solitudine. Troverete picnic in corso e maglie stese ad asciugare sulla croce. La vista, in compenso, è bellissima e a trecentosessanta gradi sulla Valsassina, la Valtellina e la Val Brembana.
Scendiamo da dove siamo saliti e torniamo alla bocchetta d’Inferno, dove si prende il sentiero 106 per Ornica. Il sentiero passa ai piedi della Sfinge, imponente monolite di roccia, e prosegue verso valle senza mai essere ripido o tecnico. L’ideale per una discesa rilassante e veloce! Scendendo lungo la Valle d’Inferno incontreremo pascoli, baite e la caratteristica “asinovia”, un percorso pensato per portare i bambini in montagna a dorso d’asino. Si attraversa il torrente Valle d’Inferno su un ponticello di legno, si prosegue lungo la mulattiera e poi per sentiero fino a tornare sul percorso da cui siamo arrivati e, da qui, in pochi minuti siamo al parcheggio.
Alla Rosetta in Val Gerola (16 km – 1500 m D+)
16 Febbraio 2022 by marta • Valtellina Tags: cima della rosetta, corsa in montagna, orobie valtellinesi, percorso trail, rasura, rosetta, skyrace, trail running, val gerola, valtellina • 0 Comments
Giro ad anello per i sentieri della Rosetta Skyrace, sul versante orobico della Valtellina.
Periodo: Febbraio 2022
Partenza: Rasura (SO)
Distanza: 16 km
Dislivello: 1500 m
Acqua: fontane agli alpeggi (chiuse in inverno sopra i 1500 m)
GPX (clic dx, salva link con nome)
La cima della Rosetta (2156 m), oltre che bellissima meta per escursioni e gite di qualsiasi livello, ospita in estate una famosa gara di corsa in montagna, la Rosetta Skyrace. Nella stagione fredda, il versante orobico della Valtellina è meno invitante rispetto al soleggiato versante retico, prestandosi più allo scialpinismo che alla corsa trail. Questo secco inverno 2022, tuttavia, mi ha permesso di tentare un’esplorazione anche da queste parti. E la Rosetta è stata promossa a pieni voti!
È davvero impressionante la differenza climatica tra i due versanti della Valtellina: appena ieri, sul lato retico, correvo a 1700 m di quota in maniche corte, mentre oggi, su quello orobico, non ho mai tolto la giacca dall’inizio alla fine del giro. Le temperature, soprattutto nelle zone che rimangono in ombra, sono davvero rigide e si trova ancora un po’ di neve ghiacciata. Ramponcini necessari per scendere in sicurezza dalla cresta nord-est della Rosetta, per il resto si può fare senza.
Parto da Rasura, dal parcheggio di via Ticc. Qui si trova anche una fontana per riempire la borraccia alla partenza e darsi una (gelida) sciacquata all’arrivo. Il paese è ancora tutto in ombra e scendere dalla macchina è impegnativo, ma tanto comincia subito la salita e ci metto poco a scaldarmi.
Si prende la mulattiera in salita e si attraversa il paese, fino a trovarsi sulla strada asfaltata che sale verso la località Piazza (indicazioni per Baita al Ronco). Ben presto ri-abbandono l’asfalto e continuo a salire per sentieri, inizialmente non indicati ma abbastanza intuitivi, in quanto tagliano i tornanti della strada. Consiglio di seguire la traccia gpx nella parte bassa del giro, mentre in quella alta potrete affidarvi anche alle indicazioni CAI.
Guadagnando quota, raggiungo i primi alpeggi, dove il bosco si apre lasciando il posto ad ampi prati soleggiati, con vista sulle Alpi retiche e in particolare sul Disgrazia.
Il sentiero qua e là si perde nell’erba, ma potete seguire fiduciosamente la mia traccia – in questo giro non mi sono persa né messa inutilmente in pericolo – che vi porterà finalmente alle prime indicazioni. I cartelli da seguire sono quelli per il sentiero 124 – Cima della Rosetta. Si troveranno anche le indicazioni della skyrace, che però vanno in senso opposto al mio.
Quando finalmente arrivo in vista della Rosetta, vedo una traccia nella neve che sale diretta in cima – suppongo sia il sentiero indicato come “Direttissima”. Sembra un bel muro di neve ghiacciata e preferisco evitarlo, dato che non ho attrezzatura alpinistica e nemmeno i bastoncini. Decido di salire dal versante sud, seguendo le indicazioni per Cima Rosetta via lago Culino, e imbocco il sentiero pianeggiante verso sinistra – che poi, scopro, non è altro che la G.V.O., la Gran Via delle Orobie.
Il sentiero disegna un’ampia curva intorno alla Rosetta e mi porta all’inizio della salita. Su questo versante, come era facilmente prevedibile, il sole ha sciolto quasi tutta la neve e si sale senza ramponcini. Con il senno di poi, avrebbe avuto più senso fare il giro in senso contrario, salendo dal versante nord e scendendo da quello sud. Di sicuro la discesa senza ghiaccio sarebbe stata più veloce.
Dal lago Culino, che deve essere molto piccolo e coperto di neve, perché non lo vedo, impiego poco tempo a raggiungere la vetta, circondata da un panorama mozzafiato a trecentosessanta gradi sulle Orobie e le Alpi retiche.
Con un po’ di preoccupazione osservo la cresta che percorrerò in discesa e metto i ramponcini: in realtà la discesa risulta meno difficile di quanto temevo, ma c’è qualche punto un po’ ripido che con la neve ghiacciata richiede attenzione.
Ho seguito in discesa le impronte di chi mi ha preceduto che, come ho scoperto quando la neve è finita, portavano leggermente fuori traccia rispetto al sentiero. Poco male, attraverso un ampio pratone e mi rimetto sul sentiero G.V.O., che gira intorno alla cima della Rosetta, imboccandolo questa volta in direzione rifugio della Corte (sentiero 140). Da questa parte è rimasta della neve ghiacciata e, per evitarla, a un certo punto abbandono il sentiero e passo poco più in alto.
La deviazione in realtà risulta provvidenziale, perché mi porta a un bellissimo alpeggio, che non ho identificato, e sulla dorsale del monte Olano (1718 m). Al monte Olano sarei arrivata in ogni caso, quindi molto meglio passare sulla facile e panoramica dorsale piuttosto che dal traverso ghiacciato nel bosco.
Proseguo dunque in facile discesa su neve relativamente morbida fino al monte Olano, un ampio pianoro con un bel laghetto ghiacciato.
Prendo ora il sentiero in discesa verso Tagliate di Sopra e, da qui, proseguo per sentieri verso Mellarolo. Da Tagliate conviene riprendere a seguire la traccia gpx invece che i cartelli. Arrivata sulla strada asfaltata, dove trovo alcune case e una fontana, prendo la mulattiera in discesa verso sinistra, che mi porterà a incrociare di nuovo il percorso della skyrace.
Seguo le frecce della gara fino a Mellarolo e, da qui, la strada asfaltata che riporta a Rasura.