Croce di Muggio da Bellano (22,7 km – 1700 m D+)
Panoramico percorso ad anello da Bellano al monte Croce di Muggio (1799 m), tra il lago di Como e la Valsassina.
Periodo: Ottobre 2021
Partenza: Bellano
Distanza: 22,7 km
Dislivello: 1700 m
Acqua: fontane agli alpeggi
GPX (clic dx, salva link con nome)
Il monte Croce di Muggio, ben noto a escursionisti e famiglie per i suoi sentieri semplici ma panoramici, i ristorantini all’alpe Giumello e i pendii innevati dove i bambini possono divertirsi in inverno, è meno frequentato da chi pratica la corsa in montagna. A torto: dal lago alla vetta si mette insieme un bel dislivello, alternando tratti verticali a tratti veloci e corribili. Insomma, un ottimo terreno d’allenamento!
A Bellano si può arrivare comodamente in treno; per chi invece si muove in auto, l’ideale è trovare posto, con un po’ di fortuna, in via Roma, da dove partono i sentieri. In alternativa si può usare il parcheggio dietro la stazione, a pagamento nei giorni feriali, o approfittare degli spazi un po’ abusivi (ma senza divieti) che si trovano all’ultimo tornante della strada in discesa per Bellano, subito prima del passaggio a livello. Io come al solito mi sono fermata in uno di questi spazi, senza entrare in paese. A piedi, poi, ho attraversato i binari, superato il supermercato e svoltato a destra nella strada principale; dopo il ponte sul il torrente Pioverna, la prima via sulla destra è appunto via Roma, da cui si imbocca la mulattiera in salita verso l’orrido di Bellano.
La salita mi porta alla frazione Ombriaco e a un bivio, dove svolto a sinistra; al ritorno arriverò in questo stesso punto, ma dalla parte opposta. Mi trovo su un terreno molto familiare, il Sentiero del Viandante, e comincio a seguire i noti cartelli arancione in direzione Varenna. Ben presto, come spesso accade quando penso di conoscere a memoria la strada, mi distraggo, perdo di vista i cartelli e mi ritrovo su un sentiero sconosciuto, poco più in alto rispetto al Viandante. Supero una chiesetta e arrivo a un belvedere, da dove la vista spazia fino a Varenna.
Il tempo, come potete vedere dalle foto, non è meraviglioso, ma questo giro è abbastanza semplice da potersi fare pressoché in qualsiasi condizione meteo. L’alpe Giumello e il monte Croce di Muggio, del resto, con il bel tempo sono troppo affollati per i miei gusti: una grigia giornata di inizio autunno è proprio quello che ci vuole per un allenamento da queste parti! I boschi, in ogni caso, non sono deserti, perché molti sono in giro a raccogliere le castagne, che in questo periodo si trovano a quintali.
Trovo sulla sinistra un sentiero in discesa con indicazioni per il Viandante, che vorrei andare a riprendere. Il sentiero mi porta a una strada asfaltata, che in assenza di altri cartelli imbocco verso destra. Il Viandante, ahimé, si trova da qualche parte ancora più in basso, ma ora che me ne rendo conto ho già percorso qualche centinaio di metri lungo la strada e decido di perseverare nell’errore: la direzione, infatti, è corretta, e lungo la strada trovo indicazioni per l’alpe Giumello. Dopo due tornanti in salita, lascio la strada e prendo il sentiero tutto a sinistra, letteralmente ricoperto di castagne.
Proseguo lungo questo sentiero, molto grazioso e in buone condizioni, con la speranza che mi porti da qualche parte. Supero un alpeggio e il bosco si apre, lasciando spazio a prati e campi coltivati.
A un crocevia di sentieri trovo finalmente delle indicazioni, tra cui quelle per Noceno: stranamente sono già riuscita a rimettermi sulla retta via senza passare per rovi, torrenti o burroni come mio solito! Seguo dunque senza possibilità d’errore la mulattiera in salita, a tratti bella ripida, che tra cappellette e castagni mi farà guadagnare i circa 3-400 m di dislivello che mi separano da Noceno.
Questo piccolo alpeggio, tutto arroccato su un ripido pendio, va letteralmente scalato per proseguire, sempre in salita, verso Camaggiore. Una fontana permette qui di fare un primo rifornimento d’acqua.
Alla fine del paese, piuttosto che seguire la mia traccia, vi conviene tirare dritto cercando di riprendere subito la mulattiera verso Camaggiore. Io invece ho di nuovo sbagliato strada, attratta dai belati di alcune simpatiche pecorelle, e pur di non tornare indietro mi sono trovata a risalire più o meno a caso nel bosco fino a rimettermi sulla retta via.
Finalmente a Camaggiore, ormai oltre i 1200 m di quota, prendo verso sinistra la strada per S. Ulderico, che ben presto mi porta a un altro fantastico belvedere.
Proseguo ora in piano lungo una facile e corribilissima strada sterrata, per circa due chilometri e mezzo. Poi la strada finisce bruscamente nel nulla, anche se non posso lamentarmi di non essere stata avvertita: poco prima della fine, infatti, ho visto e ignorato un sentiero in discesa per San Ulderico. Di nuovo decido di non tornare sui miei passi, ma di esplorare il bosco alla mia destra, certa di andare a incrociare l’anello di Muggio che passa da qualche parte un po’ più in alto.
Si vedono alcune tracce, ma definirlo “sentiero” è un po’ eccessivo. Ligia alle regole non scritte del buon ravanage, tiro dritto mantenendomi sempre il più in alto possibile sul crinale, che ha una pendenza dapprima accettabile, poi sempre più elevata, fin quasi al 50%. Chi non ama questo tipo di ambiente o non si sente sicuro fuori sentiero può evitare questo tratto prendendo l’anello di Muggio direttamente da Camaggiore. Io, personalmente, ho trovato questa parte nel bosco divertente e comunque priva di pericoli.
Continuando a ravanare, e seguendo qua e là le tracce di qualcuno che da queste parti deve essere passato prima di me – anche se poteva benissimo essere un branco di cinghiali – raggiungo l’anello, che potrei imboccare in una o nell’altra direzione, dato che in entrambi i modi si arriva all’alpe Giumello. Nel dubbio, ho scelto una terza via, di cui mi piaceva il nome: Sentiero dei Mirtilli.
Seguo dei bolli giallo fluo, che ricordano quelli di una gara, disegnati qua e là sugli alberi, e supero un primo tratto non proprio corribilissimo per la presenza di radici bagnate e scivolose. Il sentiero diventa poi più bellino e riesco a correre fino a un bivio privo di indicazioni. Decido di salire in cima al monte Croce di Muggio, avvolto da un innocuo nuvolone, e prendo dunque il sentiero in salita verso destra.
Dal bivio alla croce di vetta mancano forse 100 m di dislivello, che percorro rapidamente su facile sentiero, passando per gli impianti da sci che caratterizzano il monte Croce di Muggio. Dalla croce (1799 m) il panorama di solito è bello, ma oggi non si vede proprio niente!
Attraverso tutta la cima e prendo il sentiero che scende dall’altra parte. Anche questo è facile e corribile, e ben presto mi ritrovo all’alpe Giumello. Passo a bere un caffè al ristoro Genio e riparto poi lungo l’anello di Muggio in direzione Alpe Chiaro.
Proseguo fino all’omonimo belvedere, dove finalmente le nubi si diradano e torno a vedere il lago di fronte a me. Anziché proseguire lungo l’anello, si prende qui a sinistra il sentiero in discesa, poco visibile ma indicato, per Vendrogno.
Dopo una discesa piuttosto ripida arrivo a un pianoro con una fontana. Il sentiero prosegue in discesa nel bosco verso destra, anche se ci metto un attimo a individuarlo. Continuo a scendere fino a un alpeggio, dove trovo nuove indicazioni per Vendrogno.
Continuo in discesa su facile sentiero fino a sbucare su una strada carrozzabile, che imbocco verso sinistra; subito l’abbandono, prendendo il sentiero non indicato che scende verso destra. Qui si trova qualche altro bivio, sempre con poche indicazioni: nel dubbio tenete la destra e proseguite in discesa, affidandovi anche alla mia traccia gpx (no worries, qui non ci sono originali varianti fuori pista!). Sbuco infine sulla strada asfaltata e, passando per Mornico, continuo a seguire i cartelli per Vendrogno, che mi permettono qua e là di tagliare i tornanti su facile sentiero.
Da Vendrogno proseguo prima su strada, poi di nuovo su sentiero, in direzione Bellano. Ben presto raggiungo la frazione Ombriaco e da qui non mi resta che ripercorrere la strada dell’andata fino alla macchina. Tempo di percorrenza: circa 4 ore al netto delle pause.
Grignone EE (20 km – 1900 m D+)
16 Giugno 2022 by marta • Valsassina Tags: corsa in montagna, grigna settentrionale, grigne, grignone, pialeral, skyrunning, trail running, traversata alta, traversata bassa, utlac, valsassina, zacup • 0 Comments
Un giro davvero tosto, tanto panoramico quanto impegnativo dal punto di vista fisico e tecnico. Ottimo allenamento per gare come Maga e Kima!
Periodo: Giugno 2022
Partenza: Balisio (LC)
Distanza: 20 km
Dislivello: 1900 m
Acqua: fontane solo fino al Pialeral, portare scorta abbondante.
GPX (clic dx, salva link con nome)
Il mio amico Demetrio, abituato alle dolci pendenze dell’Appennino emiliano, non è mai stato sulle Grigne e bisogna rimediare! Faccio mentalmente un elenco delle cose imperdibili in questo ambiente così selvaggio, eppure tanto popolare tra noi milanesi: la pendenza estrema del muro del pianto sotto il sole di un pomeriggio estivo, la cresta del Grignone fino alla croce di vetta e al rifugio Brioschi, la traversata alta verso il buco di Grigna e la Grignetta, l’arsura e l’acqua che non si trova neanche a pagarla, le discese tecnicissime, i sentieri che non si trovano, i chilometri che ci metti quaranta minuti a percorrere, i camosci che la fanno da padroni quando, all’ora del tramonto, la maggior parte degli umani ha finalmente tolto il disturbo.
La mia idea è partire da Balisio, salire in vetta al Grignone dalla via invernale – più bellina, a mio avviso, rispetto a quella estiva – e scendere poi lungo l’alta via delle Grigne verso la Grignetta. Risalire fino al bivacco Ferrario dal canalino Federazione, scendere dalla Cermenati, intercettare la traversata bassa e seguirla fino al Pialeral, da cui si riscende a Balisio. Ho calcolato in modo molto ottimistico di fare tutto in cinque, massimo sei ore, ma come spesso accade da queste parti i tempi si sono dilatati soprattutto per le difficoltà tecniche della discesa lungo l’alta via, che sarebbe più comodo percorrere – come fanno quasi tutti – in senso opposto.
Arrivati in prossimità del buco di Grigna, dove comincia la salita verso la Grignetta, ci siamo resi conto di avere al massimo un’ora di luce e nemmeno una goccia d’acqua. Ho allora proposto a Deme di accorciare il giro e scendere al Pialeral seguendo il percorso della Utlac, una gara tostissima che si è appena tenuta da queste parti. Purtroppo gli organizzatori sono stati diligentissimi e non abbiamo trovato traccia di balise, per cui ci siamo persi nella vegetazione – nella prima parte il sentiero è davvero poco visibile, senza le indicazioni della gara – e abbiamo finito per metterci lo stesso tempo che avremmo impiegato a salire in Grignetta e scendere dall’altra parte. Puniti per la pigrizia!
Chi vuole ripetere il giro non si preoccupi: nella traccia gpx qui allegata ho eliminato la pur divertente parte di “ravanage”, se la seguite bene non potete sbagliare. Altrimenti consiglio di finire il giro come l’avevo pensato inizialmente: dovrebbero venire circa 200 m di dislivello positivo e 3 km in più. Ad avere tempo (e acqua) ne vale assolutamente la pena!
La partenza è calda, alle quattro del pomeriggio, ma molto semplice. Parcheggiamo al BricOk di Balisio, l’unico posto dove pare sia ancora lecito farlo, torniamo brevemente verso l’Alva seguendo la strada e prendiamo la stradina in leggera salita verso destra subito dopo il bar. Da qui un sentierino ci porta alla strada carrozzabile che sale verso la chiesetta e il Pialeral. Dalla chiesetta, per evitare le frotte di escursionisti in discesa, anziché il solito sentiero prendiamo quello per l’agriturismo Brunino, bene indicato.
Seguiamo questa stradina carrozzabile, con un breve taglio su sentiero, attraversando dei bellissimi alpeggi. E pensare che si sale sempre al Grignone passando dal sentiero “standard” del Pialeral, come se non ci fossero alternative! Qui non incontriamo più nessuno e troviamo anche un paio di fontane, una rarità da queste parti.
Continuando a salire lungo la carrozzabile, si sbuca infine sulla salita per il Brioschi, senza passare dal Pialeral. Altrimenti ci sono dei sentieri che portano al Pialeral e, da qui, si prende la stessa salita.
Superati gli ultimi alberi, si sale faticosamente sotto il sole ancora forte di questo pomeriggio di giugno. Da Balisio al Pialeral sono 500 m di dislivello, ne mancano 1200 per la cima del Grignone… meglio non pensarci! Teniamo la destra per prendere la via invernale, mentre l’estiva sale verso sinistra. Incontriamo gli ultimi escursionisti in discesa, dopodiché sono i camosci a intrattenerci con i loro salti acrobatici su e giù per rocce e prati. Si arriva infine ai Comolli, al bivacco Riva Girani (1860 m).
Da qui comincia il cosiddetto “muro del pianto”, che fa piangere in inverno, quando lo si affronta con i ramponi, ma anche in versione estiva non scherza. La pendenza aumenta drammaticamente: quantomeno il dislivello si fa in fretta e ben presto, accaldati e affaticati, sbuchiamo sulla cresta.
Seguendo il filo di cresta e le corde fisse, non necessarie in assenza di neve, proseguiamo verso il rifugio, con una pendenza ora molto più dolce e una bella vista sul selvaggio versante settentrionale delle Grigne, dove è rimasta un’ultima lingua di neve.
Raggiungiamo la croce di vetta e il rifugio, che con i suoi 2410 m rappresenta il punto più alto del giro.
Comincia ora la parte più tosta del giro, l’alta via delle Grigne, meglio nota come “traversata alta”. Si tenga conto che, rispetto ad altri sentieri attrezzati che tecnicamente potrebbero risultare equivalenti, per esempio il sentiero Roma, l’alta via delle Grigne ha come difficoltà aggiuntiva una segnaletica che lascia molto a desiderare, catene vecchie e in cattivo stato e una roccia che si frantuma solo a guardarla. Solo alla fine del giro abbiamo saputo, purtroppo, dell’incidente capitato proprio oggi a Claudio Ghezzi, in assoluto il più esperto conoscitore delle Grigne, a ulteriore dimostrazione, in caso qualcuno avesse dei dubbi, che queste montagne sono davvero infide e richiedono una dose doppia di attenzione proprio per la qualità della roccia.
Una prima discesa ci porta al bivacco Merlini, da dove si prende il sentiero estivo per il Pialeral. Noi invece proseguiamo dritto e più o meno in piano lungo l’alta via, che appunto non è indicata benissimo ma ogni tanto è pur indicata. Comincia infine la discesa lungo gli Scudi.
Le catene, come già detto, non sono in ottime condizioni e conviene usarle il meno possibile. Procediamo piano e con cautela. Quando finalmente ci sembra di avere toccato terra, la pacchia dura poco, perché ben presto il sentiero cede il posto a una nuova parete, questa volta più franosa e instabile.
Dopo avere perso quella ci pare un’infinità di quota, con un certo sollievo vediamo che il sentiero riprende a salire. Tutto intorno a noi i camosci corrono e saltano sugli sfasciumi, incuranti dei continui crolli. Poco male, il sentiero sale rapidamente e in un attimo siamo di nuovo in cresta. La Grignetta sembra sempre lontanissima, sono ormai le 19,30 passate e la sete ci sta provocando strane visioni. Decidiamo allora di prendere il sentiero in discesa per Balisio, visto che è indicato e che è parte del percorso di gara della Utlac, che si è tenuta giusto ieri.
Si tratta di un sentiero che conosco per averlo già fatto seguendo il percorso balisato della gara. Oggi però le balise non ci sono, gli organizzatori sono stati troppo solerti nel rimuoverle! La prima parte di sentiero, nonostante il recente passaggio della gara, è nascosta dall’erba e ben presto ci rendiamo conto di esserci spostati troppo a sinistra. Perdiamo un po’ di tempo a cercare una via alternativa, poi ci rassegniamo e torniamo indietro. La traccia qui allegata è già stata corretta, potete seguirla con fiducia. Scendendo nel prato, andate verso la pozza d’acqua che si nota dall’alto.
Raggiungiamo una malga e, da qui, il sentiero diventa molto più semplice (e visibile). Una facile discesa nel bosco ci porta a incrociare la traversata bassa, che imbocchiamo in direzione Pialeral. In realtà, scoprirò più tardi guardando la cartina, si sarebbe potuto anche proseguire in discesa lungo lo stesso sentiero, accorciando il percorso senza passare dal Pialeral. Ma in assenza di indicazioni abbiamo preferito non rischiare. La traversata bassa, antipatica per i continui saliscendi, ci porta al Pialeral e alla sospirata fontana, dove facciamo indigestione di acqua. Poi prendiamo il noioso ma veloce sentiero in discesa per Balisio, e per questo ultimo pezzo ci tocca accendere le frontali che previdentemente abbiamo portato con noi. Pensavo di essere alla macchina per le 21, invece sono ormai le 22 passate quando ci arriviamo!