Di corsa alla Bosio (26,5 km – 1550 m D+)
Torre di Santa Maria – Sentiero Rusca – Chiesa in Valmalenco – Primolo – Lago di Chiesa (1612 m) – Rifugio Bosio (2086 m) – Piasci – Son – Torre di Santa Maria
Periodo: Giugno 2022
Partenza: Torre di Santa Maria, Valmalenco (780 m)
Distanza: 26,5 km
Dislivello: 1550 m
Acqua: fontane agli alpeggi
GPX (clic dx, salva link con nome)
Ecco un bel percorso trail, tutto (o quasi) da correre! Primo dei molti nuovi giri in Valmalenco che ho in programma per il 2022, si svolge interamente su facili sentieri e strade carrozzabili che collegano gli alpeggi e il rifugio Bosio. Quattro ore esatte per me che sono ancora fuori allenamento, di sicuro voi riuscirete a fare meglio!
Parto di buon’ora da Torre di Santa Maria, paesino alle porte di Chiesa in Valmalenco, dove trovo facilmente parcheggio davanti al cimitero. Ho dormito poco ma sono determinata a sfruttare questo sabato di sole per un bell’allenamento! A fatica mi metto in moto in direzione Chiesa in Valmalenco, attraversando Torre e andando a prendere il sentiero Rusca, che segue il corso del torrente Mallero.
Dopo circa 4 km di saliscendi, dove in realtà sono più i sali dei scendi, arrivo a Chiesa e lascio questa bella pista ciclo-pedonale per prendere la strada in salita. Attraverso il centro del paese e imbocco la strada che sale verso Primolo. Qualche tornante di asfalto e poi, finalmente, trovo un sentiero.
Sbuco di nuovo sulla strada all’altezza del piccolo cimitero di Primolo e la seguo brevemente, fino a incontrare varie indicazioni, tra cui quelle per la Bosio. Attenzione: i cartelli sembrano indicare la strada privata verso sinistra, mentre il sentiero, meno visibile, passa poco sopra – infatti la scritta “Bosio” è accompagnata da frecce verso l’alto.
Riprendo dunque a salire nel bosco lungo un sentiero facile e morbido, coperto da un tappeto di aghi di pino. Si tratta del n. 316 in direzione alpe Pirlo, alpe Lago e rifugio Bosio.
La salita è inframezzata da tratti quasi pianeggianti e corribili. Ben presto arrivo all’alpe Pirlo e qui prendo la strada carrozzabile in direzione Lago di Chiesa: ci sono diversi sentieri che portano alla Bosio, di sicuro più belli e panoramici, ma oggi ho deciso di mettermi alla prova nella corsa in quota e mi attengo al programma.
Evito un ultimo lungo tornante passando per il sentiero bollato che trovo sulla destra e in un attimo arrivo a Lago di Chiesa, che non è un lago ma un alpeggio.
Riprendo qui la strada verso destra, seguendo le indicazioni per la Bosio. Da un cartello apprendo di essere oltre i 1600 m di quota, il che spiega la fatica. Alterno corsa e camminata fino a trovarmi sulla destra un sentiero che mi permette finalmente di camminare senza sensi di colpa, poi riprendo la strada, che sale ora più dolcemente verso l’alpe Airale.
Di fronte a me si stagliano i Corni Bruciati, alla cui sinistra si trova il passo di Caldenno – da cui potrei comodamente tornare a casa, se non avessi la macchina a Torre di Santa Maria – mentre a destra c’è il passo di Corna Rossa, che porta in Val Masino. Siamo qui sull’ultimo tratto di sentiero Roma e infatti trovo le indicazioni per l’ex rifugio Desio, che si trova di là dal passo di Corna Rossa, prima della Ponti. Sulla sinistra, oltre il torrente, compare finalmente il rifugio Bosio.
Mi fermo al rifugio giusto il tempo di una barretta e riparto in discesa verso Piasci e Torre di Santa Maria. Sono qui sul percorso della VUT, che seguo a ritroso: dalla Bosio a Piasci incontro parecchi runner che lo stanno provando. Il sentiero è bello morbido, facile e corribile, e man mano che perdo quota vedo che cominciano a fiorire i rododendri.
La discesa fa ancora qualche scherzetto – brevi tratti di salita, sempre corribili – e in alcuni punti è un po’ bagnata e fangosa, ma ben presto arrivo a Piasci.
Piasci è di gran lunga l’alpeggio più bello di questo versante della Valmalenco, almeno per me. Tenuto benissimo, con baite stupende, fontanelle, mucche al pascolo e bambini che giocano, gode di una vista mozzafiato sul gruppo del Bernina e fino al pizzo Scalino.
Seguo sempre il percorso della VUT, che conosco ma che è difficile percorrere a ritroso! Il segnavia è il triangolo giallo rovesciato. Comincia ora un tratto di sentiero fantastico, corribilissimo, che mi stavo pregustando da tempo e che mi godo in completa solitudine fino al punto in cui si attraversa il torrente e si risale un pezzetto verso l’alpe Son.
Da qui la discesa diventa meno bella, ma sempre facile. Ci sono un po’ di erbacce e ortiche, che di sicuro verranno eliminate a breve in vista della gara. I segnavia della VUT purtroppo si vedono a fatica in questo senso di marcia, per cui se volete rifare il giro consiglio di affidarvi alla traccia gpx. Senza grosse difficoltà, perdendomi forse solo un taglio di tornante, raggiungo comunque Torre di Santa Maria e il parcheggio dove mi aspetta la mia macchina.
Gianetti – Omio (15,5 km – 1550 m D+)
6 Giugno 2022 by marta • Valtellina Tags: bagni di masino, corsa in montagna, kima, passo barbacan, rifugio giannetti, rifugio omio, skymarathon, skyrunning, trail running, val masino, valtellina • 0 Comments
Da Bagni di Masino al rifugio Gianetti (2534 m), sentiero Roma per il passo Barbacan (2570 m) e discesa dal rifugio Omio.
Periodo: Giugno 2022
Partenza: Bagni di Masino (1172 m)
Distanza: 15,5 km
Dislivello: 1550 m
Acqua: ruscelli lungo il percorso
GPX (clic dx, salva link con nome)
Finalmente, dopo quasi due anni di assenza, sono tornata a fare un salutino alla mia amata Val Masino! Questa volta insieme a Lucia, che sul sentiero Roma si muove come un milanese in circonvallazione. Il terreno tecnico è tanto il suo punto forte quanto il mio punto debole, per cui raggiungiamo un compromesso: salita alla Gianetti e discesa dalla Omio ciascuna al proprio passo, mentre insieme faremo il Barbacan, la parte più tosta e divertente del giro – anche perché lassù, tanto per i tapascioni quanto per i top runner, è poco raccomandabile avventurarsi da soli.
Parcheggiamo alle sette di domenica mattina ai Bagni di Masino: troviamo solo un paio di altre macchine, mentre più tardi si prevede il pienone. Partiamo di corsa per un primo, breve tratto in piano, e in un attimo siamo al bivio Omio-Giannetti. Prendiamo il sentiero di destra per il rifugio Gianetti, dato a 3 ore e mezza di cammino, e da qui Lucia parte a tutto gas. Io con calma supero le roccette chiamate “Termopili” e procedo nel bosco su facile sentiero, con una salita per il momento abbastanza morbida.
Uscendo dal bosco mi trovo ad attraversare ruscelli e torrentelli in piena. Fate attenzione ai lastroni di granito: da asciutti tengono benissimo, ma bagnati possono diventare molto scivolosi. La vista si apre sulla spettacolare corona di cime della val Masino, da dove l’acqua scende a cascate.
Dopo un tratto pianeggiante e un po’ fangoso lungo il torrente, la salita diventa più impegnativa e il sentiero si perde un po’ tra l’erba alta e il granito. Nonostante i bolli, sono riuscita a sbagliare strada in un paio di punti, inducendo all’errore anche un simpatico signore con cui ho fatto l’ultimo tratto fino alla Gianetti. Niente di grave comunque, sia io sia il signore siamo arrivati tutti interi al rifugio dove abbiamo trovato Lucia pazientemente in attesa da mezz’ora. Il rifugio è ancora chiuso (apertura prevista per il 13/06/2022).
Il cielo è piuttosto cupo, ma decidiamo di fidarci del radar di Meteo Swiss che non dà rovesci in mattinata. Salutiamo dunque il simpatico signore e imbocchiamo il sentiero Roma verso il passo Barbacan, seguendo le indicazioni per il rifugio Omio.
Prima della salita ci aspetta un tratto pianeggiante dove, arrancando, cerco di tenere il passo con Lucia che ovviamente è partita di corsa. I ricordi vanno indietro di un paio d’anni, quando con Samu e Meme provammo il giro del Kima: questo tratto verso il Barbacan, l’ultimo dei sette passi del Kima, era sembrato infinito. Certo farlo con le energie ancora fresche, dopo neanche un paio d’ore che si è in giro, è tutta un’altra cosa.
Troviamo solo qualche lingua di neve, facilmente superabile: una situazione davvero inusuale per inizio giugno. Viste le difficoltà del sentiero Roma, è sempre meglio accertarsi della praticabilità dei passi chiamando uno dei rifugi, almeno a inizio stagione.
Aiutandoci con le catene, ci arrampichiamo per roccette e ben presto raggiungiamo il passo, a poco meno di 2600 m. Ah, non l’ho detto prima perché di solito il sentiero Roma è preceduto dalla sua fama, ma ovviamente si tratta di un percorso non adatto a runner o escursionisti poco esperti. L’ambiente è spettacolare, ma severo e selvaggio.
Dal passo al rifugio Omio per me è un’agonia. La discesa è infatti un concentrato di pendenze ripidissime, sassi sdrucciolevoli, erba bagnata, fango, acqua che scorre a fiumi su quello che dovrebbe essere il sentiero, buche nascoste dall’erba, bolli sbiaditi e poco visibili. Una trappola mortale, in poche parole. Ne ero consapevole, ma anche questa volta ci resto male. Lucia, invece, in quattro salti è già alla Omio.
La Omio, a differenza della Gianetti, è già aperta e un buon numero di escursionisti sta salendo da quella che sarà la nostra via di discesa per Bagni di Masino. Lucia deve ottimizzare l’allenamento in vista del Kima 2022 e decide quindi di correre a manetta fino a San Martino, dove la recupererò in auto. Io a questo punto smetto di stressarmi e mi limito a corricchiare, cercando solo di mantenere l’equilibrio nel fango.
Man mano che perdo quota, la situazione fango migliora sensibilmente – non al punto da arrivare alla macchina con i piedi asciutti, ma almeno da restare in equilibrio. Rientrando nel bosco, il sentiero diventa più corribile, e ben presto mi ritrovo al bivio Gianetti-Omio incontrato alla partenza. Da qui al parcheggio è un attimo!