Venerdì 23 settembre si è corso l’ultratrail dell’Adamello e, con la mia amica Marta iscritta alla 90 km e una giornata dal meteo semplicemente perfetto, ho colto l’occasione per prendere un giorno di ferie, staccare pc e telefono e mettermi sulle tracce della gara.
Il giro che mi sono inventata in questa occasione è un bel lungo, facile e corribile, che mi ha richiesto circa 7 ore. Sono passata principalmente per stradine sterrate e mulattiere, con appena un quarto del percorso su sentieri degni di questo nome, comunque mai impegnativi. Al passo di Pietrarossa, a quasi 3000 m di quota, si arriva con un sentiero poco più che escursionistico, che in assenza di neve non presenta alcuna difficoltà.
Parcheggio al centro eventi di Vezza d’Oglio, da dove la gara di Marta è partita stamattina alle sette. Sono ormai quasi le dieci, ma il fondovalle è ancora in ombra e la temperatura non supera i dieci gradi. Poco male, i primi chilometri sono tutti da correre e mi riscaldo in fretta. Seguo per 3 km la pista ciclo-pedonale che costeggia il fiume Oglio, fino al piccolo centro di Stadolina.
Qui abbandono la ciclabile e svolto a sinistra, per poi prendere la stradina che sale in paese. Trovo una fontana dove mi fermo a riempire la flask e togliere la giacca, visto che al sole la temperatura è decisamente più gradevole. Dopo una ripida salita imbocco verso destra via Dante Alighieri, che mi porta al paese successivo, Vione.
Seguendo le balise della gara, risalgo verso il centro del paese e arrivo alla chiesa, ma poi mi accorgo di essere salita troppo e mi tocca scendere un pezzetto: devo infatti prendere la mulattiera per Molina Lecanù e Roncal, che passa poco più in basso.
Le indicazioni da seguire fino a Roncal sono quelle per il percorso mountain bike n. 11, una stradina semipianeggiante, morbida e corribile.
A Roncal, di nuovo, attraverso il paese in salita e, superate le ultime case, raggiungo una cappelletta. Qui abbandono il percorso n. 11 e prendo la mulattiera in salita verso sinistra, che porta verso le baite di Castèl. Si tratta di un altro percorso mountain bike, il n. 58, che seguirò da qui fino Sant’Apollonia.
Non vedo più le balise e mi convinco di avere sbagliato i calcoli: pensavo che questa salita, in cui guadagnerò circa 800 m di dislivello, coincidesse con una discesa della gara in cui intendevo incrociare Marta, ma evidentemente mi sono sbagliata. L’unica cosa che posso fare ormai è salire il più in fretta possibile, sperando di incrociare il percorso di gara alla fine della mulattiera. La fortuna è dalla mia parte e mi ritrovo effettivamente sul sentiero balisato (che poi è sempre il n. 58) da cui stanno arrivando i concorrenti della 90 km. Metto la giacca e faccio uno spuntino, in attesa di vedere arrivare la mia amica.
Marta arriva prima del previsto perché, come scoprirò più tardi, non siamo al 35° ma solo al 28° km della gara. Evidentemente non ci ho capito una mazza, ma sono stata fortunata e l’ho incrociata per puro caso dopo appena cinque minuti dal mio arrivo. In fretta e furia tolgo la giacca e mi metto a correrle dietro, ché il passo di Marta è micidiale anche in una gara così lunga.
Percorro con lei un paio di chilometri in leggera discesa e, alla baita Somalbosco, la saluto e prendo il sentiero in discesa per Sant’Apollonia (sempre il n. 58). Arrivata in paese, svolto a sinistra in direzione del passo di Gavia e prendo la mulattiera pianeggiante che passa poco sotto la strada. Sono di nuovo sul percorso di gara, ma questa volta in senso opposto.
Le indicazioni da seguire, da qui fino al passo di Pietrarossa, sono quelle del sentiero n. 158 per il rifugio Valmalza e il bivacco Linge. Da entrambi passa la gara e mi rendo conto che è lungo questa mulattiera, e non quella precedente, che avevo calcolato di incrociare Marta! La rivedo passare, in effetti, a metà tra il rifugio e il bivacco.
Superato il bivacco (2273 m), mi lascio alle spalle i volontari, i concorrenti e il clima festoso della gara e mi avvio in solitaria verso il passo di Pietrarossa, che non è indicato ma si vede in lontananza. Da qui in poi non incontro anima viva se non stambecchi, cervi e marmotte. Il sentiero non è sempre evidente, né su questo né sull’altro versante, ma i bolli ci sono e basta seguirli. La traccia gpx può aiutare a procedere più in fretta e consiglio, a chi voglia ripetere il giro, di scaricarla.
Con un ultimo strappetto su pietraia raggiungo finalmente il passo di Pietrarossa (2958 m), da dove si apre una vista spaziale sulla Valle dei Messi, da cui arrivo, e sulla Val Grande, da dove scenderò per tornare a Vezza d’Oglio.
In realtà, guardando oltre il passo, vedo solo un enorme precipizio e mi domando se non sarebbe stato opportuno prendere qualche informazione sul sentiero per la discesa. Vedo tuttavia che i cartelli indicano Vezza d’Oglio a 4 ore di cammino non in direzione del precipizio, ma verso le montagne a sinistra. Seguo dunque i bolli lungo un breve tratto di roccette in cresta, forse l’unico punto un po’ esposto del giro, e raggiungo una croce e un altro passo non meglio identificato.
Da qui il panorama è ancora più bello e, soprattutto, la discesa assume un aspetto decisamente più umano!
Seguo i bolli giù per la pietraia, accompagnata dagli stambecchi che non si fanno scrupoli a smuovere sassi, e comincio piano piano a perdere quota. A tratti riesco a corricchiare, mentre altri punti sono sdrucciolevoli e mi costringono a procedere più lentamente. La pietraia cede via via il passo a un pratone, dove i bolli sono meno visibili e il sentiero è stato danneggiato dalle piene dei torrenti. Niente di difficile, ma perdo un po’ di tempo per capire da che parte andare. Finalmente il prato finisce e raggiungo una comoda mulattiera.
Devo avere superato velocemente sia il bivacco S. Occhi, sia la malga Val Grande, ma non posso fornire dettagli a riguardo perché non mi sono mai fermata. Dall’inizio della mulattiera manca una decina di chilometri a Vezza d’Oglio, ma ormai posso procedere a passo di corsa e ben presto raggiungo il parcheggio al centro eventi. Manca ancora parecchio ai primi arrivi della 90 km, ma io il mio dovere per oggi l’ho fatto e, nell’attesa, posso concedermi una meritata birretta!
Anello in Adamello (40,5 km – 2550 m D+)
24 Settembre 2022 by marta • Valtellina Tags: adamello, bivacco linge, bivacco s. occhi, corsa in montagna, passo di pietrarossa, rifugio valmalza, sant'apollonia, trail running, ultratrail, valtellina, vezza d'oglio, vione • 0 Comments
Vezza d’Oglio – Vione – Roncal – Castèl – Baita Somalbosco – Sant’Apollonia – rifugio Valmalza – bivacco Linge (2273 m) – passo di Pietrarossa (2958 m) – bivacco S. Occhi – malga Val Grande – Vezza d’Oglio.
Periodo: Settembre 2022
Partenza: Vezza d’Oglio (BS)
Distanza: 40,5 km
Dislivello: 2550 m
Acqua: varie fontane lungo tutto il percorso.
GPX (clic dx, salva link con nome)
Venerdì 23 settembre si è corso l’ultratrail dell’Adamello e, con la mia amica Marta iscritta alla 90 km e una giornata dal meteo semplicemente perfetto, ho colto l’occasione per prendere un giorno di ferie, staccare pc e telefono e mettermi sulle tracce della gara.
Il giro che mi sono inventata in questa occasione è un bel lungo, facile e corribile, che mi ha richiesto circa 7 ore. Sono passata principalmente per stradine sterrate e mulattiere, con appena un quarto del percorso su sentieri degni di questo nome, comunque mai impegnativi. Al passo di Pietrarossa, a quasi 3000 m di quota, si arriva con un sentiero poco più che escursionistico, che in assenza di neve non presenta alcuna difficoltà.
Parcheggio al centro eventi di Vezza d’Oglio, da dove la gara di Marta è partita stamattina alle sette. Sono ormai quasi le dieci, ma il fondovalle è ancora in ombra e la temperatura non supera i dieci gradi. Poco male, i primi chilometri sono tutti da correre e mi riscaldo in fretta. Seguo per 3 km la pista ciclo-pedonale che costeggia il fiume Oglio, fino al piccolo centro di Stadolina.
Qui abbandono la ciclabile e svolto a sinistra, per poi prendere la stradina che sale in paese. Trovo una fontana dove mi fermo a riempire la flask e togliere la giacca, visto che al sole la temperatura è decisamente più gradevole. Dopo una ripida salita imbocco verso destra via Dante Alighieri, che mi porta al paese successivo, Vione.
Seguendo le balise della gara, risalgo verso il centro del paese e arrivo alla chiesa, ma poi mi accorgo di essere salita troppo e mi tocca scendere un pezzetto: devo infatti prendere la mulattiera per Molina Lecanù e Roncal, che passa poco più in basso.
Le indicazioni da seguire fino a Roncal sono quelle per il percorso mountain bike n. 11, una stradina semipianeggiante, morbida e corribile.
A Roncal, di nuovo, attraverso il paese in salita e, superate le ultime case, raggiungo una cappelletta. Qui abbandono il percorso n. 11 e prendo la mulattiera in salita verso sinistra, che porta verso le baite di Castèl. Si tratta di un altro percorso mountain bike, il n. 58, che seguirò da qui fino Sant’Apollonia.
Non vedo più le balise e mi convinco di avere sbagliato i calcoli: pensavo che questa salita, in cui guadagnerò circa 800 m di dislivello, coincidesse con una discesa della gara in cui intendevo incrociare Marta, ma evidentemente mi sono sbagliata. L’unica cosa che posso fare ormai è salire il più in fretta possibile, sperando di incrociare il percorso di gara alla fine della mulattiera. La fortuna è dalla mia parte e mi ritrovo effettivamente sul sentiero balisato (che poi è sempre il n. 58) da cui stanno arrivando i concorrenti della 90 km. Metto la giacca e faccio uno spuntino, in attesa di vedere arrivare la mia amica.
Marta arriva prima del previsto perché, come scoprirò più tardi, non siamo al 35° ma solo al 28° km della gara. Evidentemente non ci ho capito una mazza, ma sono stata fortunata e l’ho incrociata per puro caso dopo appena cinque minuti dal mio arrivo. In fretta e furia tolgo la giacca e mi metto a correrle dietro, ché il passo di Marta è micidiale anche in una gara così lunga.
Percorro con lei un paio di chilometri in leggera discesa e, alla baita Somalbosco, la saluto e prendo il sentiero in discesa per Sant’Apollonia (sempre il n. 58). Arrivata in paese, svolto a sinistra in direzione del passo di Gavia e prendo la mulattiera pianeggiante che passa poco sotto la strada. Sono di nuovo sul percorso di gara, ma questa volta in senso opposto.
Le indicazioni da seguire, da qui fino al passo di Pietrarossa, sono quelle del sentiero n. 158 per il rifugio Valmalza e il bivacco Linge. Da entrambi passa la gara e mi rendo conto che è lungo questa mulattiera, e non quella precedente, che avevo calcolato di incrociare Marta! La rivedo passare, in effetti, a metà tra il rifugio e il bivacco.
Superato il bivacco (2273 m), mi lascio alle spalle i volontari, i concorrenti e il clima festoso della gara e mi avvio in solitaria verso il passo di Pietrarossa, che non è indicato ma si vede in lontananza. Da qui in poi non incontro anima viva se non stambecchi, cervi e marmotte. Il sentiero non è sempre evidente, né su questo né sull’altro versante, ma i bolli ci sono e basta seguirli. La traccia gpx può aiutare a procedere più in fretta e consiglio, a chi voglia ripetere il giro, di scaricarla.
Con un ultimo strappetto su pietraia raggiungo finalmente il passo di Pietrarossa (2958 m), da dove si apre una vista spaziale sulla Valle dei Messi, da cui arrivo, e sulla Val Grande, da dove scenderò per tornare a Vezza d’Oglio.
In realtà, guardando oltre il passo, vedo solo un enorme precipizio e mi domando se non sarebbe stato opportuno prendere qualche informazione sul sentiero per la discesa. Vedo tuttavia che i cartelli indicano Vezza d’Oglio a 4 ore di cammino non in direzione del precipizio, ma verso le montagne a sinistra. Seguo dunque i bolli lungo un breve tratto di roccette in cresta, forse l’unico punto un po’ esposto del giro, e raggiungo una croce e un altro passo non meglio identificato.
Da qui il panorama è ancora più bello e, soprattutto, la discesa assume un aspetto decisamente più umano!
Seguo i bolli giù per la pietraia, accompagnata dagli stambecchi che non si fanno scrupoli a smuovere sassi, e comincio piano piano a perdere quota. A tratti riesco a corricchiare, mentre altri punti sono sdrucciolevoli e mi costringono a procedere più lentamente. La pietraia cede via via il passo a un pratone, dove i bolli sono meno visibili e il sentiero è stato danneggiato dalle piene dei torrenti. Niente di difficile, ma perdo un po’ di tempo per capire da che parte andare. Finalmente il prato finisce e raggiungo una comoda mulattiera.
Devo avere superato velocemente sia il bivacco S. Occhi, sia la malga Val Grande, ma non posso fornire dettagli a riguardo perché non mi sono mai fermata. Dall’inizio della mulattiera manca una decina di chilometri a Vezza d’Oglio, ma ormai posso procedere a passo di corsa e ben presto raggiungo il parcheggio al centro eventi. Manca ancora parecchio ai primi arrivi della 90 km, ma io il mio dovere per oggi l’ho fatto e, nell’attesa, posso concedermi una meritata birretta!